Via Consolare - anno I - n. 5-6 - aprile-maggio 1940

giorni or sono urì suo solido articolo su « Meridiano di Roma » intitols,to·: « Estratti ed Opuscoli» e ruel quale accennava al forte contributo che tali brevi pubblicazioni poi:ta.no all'andamento della letteratura nazionale. « Occorre pensare e far riflettere che lavorare in piccolo non è una mencmaz.ione, nè soltanto un atto cli modestia. E' un atto di consapevo lezza e, forse, sintomo profonclissimo di alta sensibL!ità politica. Perché niente di più confortante deve esserci, mentre colla sua indomabile forza il IDuce crea e combatte al di sopra di tutti e da solo, vedere ognuno a.J lavoro, anche ad un modesto la.varo senza enfasi, senza sbandamenti, Se.tl· sa superbia e in silenzio». MMS'I1I.DE ~GUZZI: Iride • Car• mi, elegie, Iclilli. Eclitoi:e L. Trevisini - Milano L. 10. E' uscito a cura deu· Editoi:e L Trevisani di Milano un libro di carmi, elegie, e idilli di AriStide Laguzzi. La vena facile e scintillante del Laguzzi ha creato alcune composizioni di grande efficacia. La sua poe!lia assume accenti notevolissimi specialmente quando è ravvivata da motivi patriottici. Immagillli semplici, toccanti, verso sciolto, facile, carezzevole, espression: pie.t1e di vita rivelano in queste composizioni poetiche uno sforzo lodevolissimo verso la perfezione. In mezzo a tanta farraginosa produzione poetica odierna i caniti del Laguzzi meri tano di essere messi in giusta evidenza perchè contengono qualcosa di nuovo e rivelano un··iSpiraz.ìone profonda. MORTARE.TTO Sono falsi i rapporti fra i giovani e le ragazze. Ne vedete là un gruppetto. Scherzaoo; sentite che riSate. Ma non risate compatte, a petto pieno. RisatelJe sommesse, piene di sottintesi, strozzate, Jenate... Possibile che si debba i:idere tutto il santo giorno ? Possibile che, anche ridendo, non si possa ridere lungamente, le lagrime agli occhi, nel pieno rigoglio della risata sana ? I ragazzi dicono che le donne sono cosi, che hanno bisogno di es.sere tratta,te cosi. Sarà. Ma allora mi spiego - io vecchio canuto - come questi giovani non si intendano più. E come fra di loro sia così facile, ad un certo momento, la sorpresa del « non ti conosco più ». L'uomo è un ammasso fisico. Per trarne la nota spirituale occor~ re che il dolore duramente lo percuota, come il battaglio la campana. Avete osservato quel che capita in un cosidetto « parco dei divertimenti» ? Fra !o stonare eccitante dei radiogrammofoni, fra le gi:ida di imbonimento, la gente che é arrivata contegnosa e severa, muta improvvisamente attegg:amento e potresti dire anche carattere. Gente che si butta sulia giostra, diStinti signori che fanno calci a.Jl'aria, vorticando sui seggiolim volanti, signore che gridano nelJ'eccitazione VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì del giro della morte, soldati e borghesi che tirano al bersaglio attorno a quattro ragazze belloccie, e altri che iva.nno sugli automobilini della piSta elettrioa o sui razzi interplanetari. Questo complesso di divertimenti banali costituiScono una valvola di sioorezza contro la malinconia cronica e contro la pazzia. Ma guardate bene? Guardate come ognuno rivela 11 suo personaggio segreto, quello che non ha potuto essere e che la vita ha fatto cli tutto per uccidei:e; il grande oacciatore, l'esploratcre, il volatore, l'uomo dalla vita eccezionale, eroica, tumultuosa. E' il nostro intimo personaggio che la vita scarta dalla sua rappreserutaz.ione perché di tendenze anarcoicli. Noi ci adatti.amo, ma dentro ne soffriamo e la safferenza accw;nula pensieri di rivolta. Cosi che sia benedetto il cie!o quando, per pochi soldi, ci é dato di liberarcene e di evitarci i gravi impicci del dover~i sul serio dare ad una vita fuori dell'ordinario, e chiSsà, forse, del carcere o dell'arrostime.t1to fra i cannibali. Io scrivo per un solo lettore. Poichè fra i ventiquattro almeno che anch'io mi avrò, non più d'uno - lettore o lettrice - potrà seguire nel profondo il filo del mio pensiero. Così é per ciascuno di noi che scriviamo. La nc:stra sorte é di rendere a butti palesi le scie delle nostre idee, ma sulla nostra barca soltanto un'anima può essere ospitata e finchè essa non è a bordo la nostra navigazione è vana. La legge delJa coscienza ha una quarta climensione inesplorata; infatti, come si spiegherebbe che, pur restando tutti nei limiti dell' onesto e del giusto, alcuni uomind possano fermarsi su di un piano piuttosto che in un altro? Qualcuno rimane a.Jla periferia, altri vanno in profondità. La donna che allatta il suo bimbo, come la donna che prega ha un· aureola che la consacra. E' una creatura che attinge l' eterno. Quest' oggi Vittoria mi ha confidato un suo grande dolode. Vittoria è una bimba - ha sedici anni - ed è circondata di ragazzetti dell· età sua e di ad9le5eenti che fanno alle prime prove con la vita. Sono veooti su insieme, scherzando, ridendo; se qualche altro pensiero c' era, era una piccola vanità, un desiderio d' essere notati, la voglia di far come fanno i grandi. Ma, oggi, mi ha detto Vittoria che ha scoperto come tutto stia per f\rure o, forse, sia di già finito. Perché ora essa pensa - le donne a sedici anni pe.i1sano già, ma in buona parte si fet!lllano li - e si è accorta che qualche cosa non è più come una volta. Una volta tutti quei ragazzi le staivano vicino, facevano a ga.ra 25

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