Via Consolare - anno I - n. 5-6 - aprile-maggio 1940

una razza che nella fatica ha trovato l'essenza e lo scopo della esistenza e alla terra e alle braccia ha chiesto tutti i doni della vita. Sulle. creatlljl"e dci « Malavoglia n, di « NoveHe Rusticane n , di << Mastro don Gesualdo n pare che pesi I' oppressione di un fato, pare che pesi ,una maledizione. E a questa maledizione sopraggiunge unico conforto la gioia di faticare, di faticare sempre : una gioia - se si potesse dire - dolorosa e amara : proprio come quando sulla terra arsa e polverosa del latifondo cade la pioggia di estate, acr~ di polvere afosa e insieme umida di refrigerio. La verità nuda e semplice rimane sempre fa terra : mentre in quasi tutti gli scrittori serpeggiava una vena di socialismo, Giovanni Verga riafferma questa verità forte e primitiva : la proprietà. Lo studio e l'indagine delle anime è grandissimo in V erga : ma più che le anime vivono, ancora con maggiore intensità, le cose: le cose in cui si è immateriata, in cui ha voluto prender peso e corpo come in uno spasimo di incarnazione J' anima degli uomini : la casa, i mobili col loro respiro del passato, la barca, J'allbero del nesipolo. Forse questo è il vero e solo realismo del Verga : se realismo - secondo il suo étimo - deriva da res. Le cose si trasfigurano e si umanizzano : l'essere dei Malavoglia si è immateriato nel legno della loro barca. E quando interviene la rovina e la sciagura, spesso le creature di V er,ga non piangono : sono impietrite. Le cooe soffrono, ma mm lacrimano. E questo è il miracdlo verghiano. Anche Gabriele d'AnVIA CON.SOLANL FondazioneRuffilli- Forlì nunzio aveva cercato di fissare in un gesto, in una cosa l'anima dei personaggi e aveva cercato di trasfonder.e lo spirito dei suoi eroi come in una meravigliosa statuaria : ma quella che in d'Annunzio rimane statuaria, in Verga diventa natura. La tragedia delle anime si fa tormento e passione di zolle, ansia di terra; e quelle ossa di faticatori bruciano di dolore o si sfaldano propr,io come terra pietrosa che si sia inaridita. Oggi l'intera opera verghiana appare come un poema di passione e suona con la voce deg,li antichi « axamenta >J che l'eterna stirpe italica cantava nel tempo antico. Con la voce sacra degli « axamenta >>: e le figure primitive dei romanzi di Giovanni Verga sono come tanti a-sceti di una religione dai riti eterni : la terra. Solo nell'opera di questo grande Siciliano il travaglio della stirpe trova la sua vera espressione. Anche perchè - quella di Verga _:_ è opera vigorosa, robusta di energia ,umana : senza pissidi o confeSJ,,ionaf;, senza Cristofori o Borromel, senza ar,gani di Provvidenza, ma ricca di falci, di vanghe, di gomene e di canapi e popolata di anime che devono combattere col loro nudo coraggio. Secondo ogni autore, secondo ogni visione d'arte la Vita prende una s·ua configurazione : per esempio in Manzoni la vita potrebbe prender la figura di una placida cameretta con un lettino dove dormono ·i fanciullini e a cui a sera la Provvidenza rincalza le coltri ; con Freud si ridurrebbe a una stazione di monta ; con Pirandello assumerebbe l' aspetto di un nosocomio. Ma in Giovanni V erga la vita ~1 configura in questa sola forma : un camipo, un campo dove è necessario lavorare, rompere la terra, incallire le mani e incidere più a fondo le rughe. Immaginate un campo a mietitura sotto il sole forte: si lavora: poco d'ombra rimane o niente : le fronti trasudano nella gran calura e arsura. E - forse - il sudore sazia come l'acqua. li sudore : ecco il sorso d'acqua. Immaginate un campo : senza in13alata e senza i c1pressetti o le saggine del ,Pascoli, senza panteismi, senza gli alliellimenti dei giardinieri dell'arte, senza pletorismi alla Carducci : dove occorre lavorare per una necesità fondamentale . e umana, quella di dare pane ai figli e vincere la fame : a eSISosi potrà assomigliare l'opera di · Giovanni Verga. Oggi il popolo italiano ha la sua ipoteca sul futuro e sulfa storia : le culle e i campi. E tutta la nostra attività di stiripe ha un presupposto e una necessità: l'abbondanza umana e terrena : di uomini e di grano : è lo stesso. La terra ai figli della terra : e oggi che la Sicilia è tutta in piedi per l'assalto al latifondo, ;pare che i « vinti >i di « Mastro don Gesualdo n e dei « Malavog•lia >> perdano la loro malinconia e depongano la loro amarezza per schiudere l'anima e le labbra al sorriso. Perciò il centenar,io verghiano ricor;e con particolari feli- . . . c1 ausp1c1. l vinti, i vinti della vita, i proletari e gli umili sono oggi i vincitori. Non è tempo di malinconie e di tristezze, il nostro : come già si placò-l'anima sdegnosa di Alfredo Oriani, così oggi si rasserena la severa figura di Verga. 19

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