Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

Ferruccio Cerio ha presentato qualche hanno fa « Sinfonia di ognuno " dicendo più con suoni che con situazioni gli aspetti mediocri della vita di un uomo qualunque e le sue non realizzate velleità di evasione da quella stessa vita. Tutta una vicenda di pretta marca intimista che può essere resa in tutta la sua complessità psicologica soltanto dalla radio. Tutta la vicenda è infatti un colloquio intimo e continuo dell'uomo con se stesso. Un idillio radiofonico ce lo ha presentato invece Vittorio Minnucci nel suo « Oltremare» una vera composizione lirica più che una commedia. Anche qui l'at• mosfera non è data dalle si- .tuazioni ma dai suoni e dalle voci. La trama, semplice, lineare, con situazioni abbastanza lente ma convincenti, ci narra come si amano, si sposano, soffrono due giovani che assurgono per questo a nobiltà di simbolo. Quello che di originale abbiamo notato è il vivere dell'uno nell'animo dell'altro. Difficile che i due giovani siano materialmente insieme. Il loro psicolo- .gico dialogo di anime è piu convincente di qualsiasi banale dialogo di amore. Recentissimo è il lavoro radioJonico di Ernesto Caballo « La ballata del Grande Invalido» . In questa cinematofonia non ab- -biamo individui ma simboli, anche se persone sono quelle che agiscono. Una realizzazione cinematografica di quest'opera sarebbe possibile soltanto se si volesse far perdere tutta l'accorata poesia, tutta la commossa passione che anima le varie voci JIIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì dando loro una personalità definitiva come dovrebbe per forza di cose accadere. Questo è quanto è stato realizzato fino a questo momento per fare della radio una nuova espressione d'arte. Ma ciò che si è fatto ha importanza fino ad un certo punto : quello che conta è quello che si farà. Dai giovani dovrebbe venire il più fattivo contributo alla soluzione del problema. Abbiamo avuto modo di leggere due cinematof onie realizzate da due giovani camerati. L'una è una libera interpretazione di un racconto di Italo Sulliotti e si intitola « Il naufrago ». La ragione centrale del dramma, cioè onore e divisa intesi come realtà, si esplica nel manifesto tradimento di Nicola, il naufrago, che è invece non solo compimento perfetto del dovere, ma aderenza sentimentale e spirituale alla realtà della Patria, che trascende l' individuo per esaurirsi in complesso sintonico che va dal comandante ai marinai. Questa cinematofonia potrebbe intitolarsi, e forse con più ragione, « La patria » . La seconda è invece un delicato episodio della vita di Beethoven, il momento di quella crisi psicologica in cui egli scrive qu~lla pagina meravigliosa della « Sonata al chiaro di luna». Appunto così si intitola questo che potrebbe anche essere un idillio radiofonico. Tanto l'una quanto l'altra esprimono sentimenti nuovi che non potrebbero essere compresi o riuscirebbero stucchevoli se le due cinematof onie venissero staccate dal microfono o meglio dall'altoparlante che dà loro una nuova espressione, un nuovo e più intenso. intimo significato. o;a non resta dunque altro che i dirigenti della nostra rete radiofonica si convincano della necessità di dar posto ai giovani se davvero si vuole fare di questa radio, ripetiamolo ancora una volta, una nuova espressione d'arte. L'argomento affrontato dal nostro Strino è dei più avvincenti e costituisce il tema di un capitolo di quell'arte moderna che vogliamo realizzare. Anche la sua conclusione che addita i giovani ai responsabili della Radio italiana non può non trovarci consenzienti. Basterebbe che i giovani fossero chiamati ad impratichirsi un pò anche dei mezzi tecnici della Radio perchè qualcosa potesse venire fuori di significativo. Siamo certi che altri nostri camerati vorranno interloquire in questo argomento per dimostrare come l'intelligenza della gioventù italiana sia anche in questo campo sveglia e attiva. ,,::-- {<-';i; '<- __,,-.,.._,.I§~ -4" - ........... ---~""""5i:;- 27

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