Via Consolare - anno I - n. 1 - dicembre 1939

annunci_ato da mesi come un grande capolavoro, tale da rappresentare un avvenimento artistico, sia poi stroncato, come del resto merita, alla prima visione. Gli autori di tanti soffietti pubblicitari sanno meglio di noi che una rapa non produce zucchero e che l' illustre regista il quale sta preparando un film colossale, cova invece il suo piccolo, misero aborto. Perchè soltanto noi, fascisti universitari, dobbiamo risentire della mancanza di spazio nei giornali, dovuta alla sacrosanta battaglia per l'autarchia ? Conosciamo un certo giornale in rotocalco il quale esce ogni settimana con le sue immancabili dodici pagine e con le ancor più immancabili indiscrezioni sulla vita privata di questo -0 quello attore. Che cosa ci dicono di nuovo i processi ai film, i madrigali alle dive, i diecimila aneddoti e le Follie di Londra romanzate? Per spiegare tutto questo è scusa sufficiente dire che si tende a s p E « Non è più il pnnc1pe che chiama pe, una sera l'attore all'onore del baciamano. I!: tutta la nazione che riconosce agli artisti di teatro il contributo preziosissimo verso l'arte, la cultura, la civiltà del loro tempo e òel loro popolo. A un concetto romantico ed egoistico, si è sostituito un più profondo sentimento, che fa considerare l'attore come uno squisito fattore della storia nazionale •. (Ccsì Nico/,a de Pirro nel numero di ll(l1)embredi «Scenario). Si dice che oggigiorno il teatro italiano lotta per ridiventare popolare. J/IA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì creare un divismo italiano ? Il divismo avrà una funzione, ma si tratta di una funzione strettamente commerciale. Noi abbiamo invece bisogno di fare dell'arte. Con l'arte e la poesia risorgerà il Cinema, anche come industria, anche (non preoccupatevi porghesissimi affaristi) sotto forma di biglietti da mille. Se certi giornali a carattere divulgativo cinematografico, invece di perdere tempo e sciupare carta, pensassero seriamente a dimostrare che il settanta per cento delle pellicole italiane non valgono neppure le due lirette delle popolarissime, il pubbl~co andrebbe incontro al produttore coraggioso che tenta l'opera di pura poesia cinematografica e boicotterebbe la grossolanità e l' ignoranza. Perchè un film deve essere magnificato da quasi tutta la stampa italiana finchè non si è riusciti a fargli ottenere um riconoscimento ufficiale a Venezia, per poi essere giudicato serenamente z z I!: allora lecito il nostro dubbio; quando mai e quale è stato nel passato in Italia il Teatro popolare? Tralasciamo le Sacre rappresentazioni, i Maggi, i Carnasciali ; non abbiamo elementi per dire degli spettacoli veneziani - ma abbiamo la impressione che anche là si sia trattato di pubblico <borghese• -; il popolo, il frequentatore del loggione si è spellato le mani solo per l'opera in musica e per i drammoni alla Giacometti, melodrammi in sola prosa ..... Il teatro di prosa come fenomeno dignitosamente e vastamente sociale, (e cioè severamente) alle successive proiezioni nelle sale di tutta Italia ? Il pubblico finisce con l'essere disorientato e col perdere ogni fiducia nella funzione· della critica. Recentemente un giornale ebbe a dire che fino all'ultimo momento La Grande Luce aveva gareggiato con Abuna Messias per l'ambita Coppa Massolini. Credeva proprio questo giornale di fare un complimento ? Per chiudere ci piace di dire che non è borghese soltanto un film ambientato in quartieri di lusso, tra gente inutile e frivola, privo di un significato etico, ricco sollanto di scemenze dialogate. o fotografate, ma lo è per lo meno tanto un film il quale culli, col fatto di cronaca piccante, con la stupidità del luogo comune che piace al pubblico, il chilo di quel panciuto signore che desidera passare serenamente due ore nella tiepida semioscurità di un.a.sala cinematografica. Walter Dirani A. T I mi pare che finora si possa escludere dalla storia italiana - per colpa della storia o per colpa del teatro, non so. Ciò che oggi si fa - e il merito è più grande - è qualcosa di assolutamente originale - perchè sfido tutti gli autori italiani a sentirsela di rifare qualche cosa come la « Morte civile• - e merita di essere rispettato anche quando, per il tentare vie nuove, non arriva chiaramente alla meta. Son.o cose che dice, senza malizia, il Vostro TRESPOLI e non vogliategli male! 23

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