non trovi nella mia verzura - del cuculo ozi"oso i piccolini ..... » • Tornare vorrebbe dire rivedere il suo nido: Ma da quel nido rondini tar.dive tutti, tutti migrammo un giorno nero : io, la mia patria, or è dove si vive: gli altri son poco lungi in cimitero. Non può tornare perchè troppo grave è il ricordo del suo grave dolore : perchè il suo animo di giovane venticinquenn"e non ha ancora raggiynto la serenità dell'uomo maturo : meglio forse esclamare con uno scetticismo che vuol celare un tormento ed un pianto: Io, la mia patria, or è dove si vive. Ma invero neppure nel periodo giovanile, in cui scrive articoli an~rcoidi firmandosi romagnolescamente « Zoca e manèra » - ceppo e mannaia - e in cui inneggia al cuoco Giovanni Passanante quando attenta alla vita di Umberto I..... « col berretto di un cuoco faremo una bandiera ..... » , riesce a dimenticare il suo paese. Chi mi ricorda il mio dolce villaggio ove piansi per più d'un abbandono: ove la luna ha così mesto il raggio e le campane. così mesto il suono ? Tra il verde cupo biancheggiar gli avelli le pietre miliar della mia vita scorgo..... Per questo - per il suo dolore - l'uomo non giunge all'odio, anche se il rancore contro la società, che non ha saputo punire l'assassino ~ Ruggero Pascoli e ha permesso che la famiglia dello sfortunato fattore dei principi Torlonia si trovi nel disagio materiale e morale, lo aveva portato - in certi momenti - a negare le ingenue, cristiane idee di bontà, che la buona mamma gli aveva, più che insegnato, istillato. 14 FondazioneRuffilli- Forlì Ed il giovane si riprende, si nhra m sè stesso, dimentica le lotte del mondo ; tutta l' insofferenza della vita che lo circonda si risolve in un desiderio triste di morte: Vorrei morire, esser morto vorrei ; ma lontano, lontano di qui : nel breve campo ove dormono i miei, ove canta tra i pioppi il luì. Più tardi farà amaramente dire ad Ulisse, l'instancabile vagabondo : Morire ma nella mia terra morire..... Ma l'accasciata soffocata parola della madre : « Zvanì ..... " , che gli sembra di udire nei momenti più difficili della sua vita, lo incita a resistere e più calma e rasserenata diviena la poesia del romagnolo. È il periodo di Myricae. La tragedia della sua famiglia è il tema sempre vivo e dolorante e nello sfondo di essa è San Mauro « o mio nido di lodola tra il grano » perduto e lontano, che sembra, con una virgiliana concezione della natura, vivere il dolore del poeta. Per questi egli lo sogna e lo npensa : Rivedo i luoghi ove un giorno ho pianto, un sorriso mi sembra oggi quel pianto. E quei luoghi son cornice al ricordo dei momenti felici e delle ore amare della fanciullezza : è il Rio Salto che col suo scorrere lo fa sognare, sono i pioppi che, rumorosi del fruscio delle foglie, gli fanno vedere .cavalieri erranti e quando il vento si tace gli amici pioppi brusivano soave tentennando lungo le sponde del mio dolce fiume, è la gran Torre da cui dovettero partire per andare nella « bianca casina - che aveva ai piedi tante verbene - e sui pei muri VIA CONSOLARE r
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