Via Consolare - anno I - n. 1 - dicembre 1939

opera attiça e multiforme ho appena tempo di curarmene. Capirai, ho una casa, una famiglia; sia pure composta di due sole persone (io e l'Augusta e -non più) ; è sempre una famiglia ..... Ora che mi rammento ti dirò di un pe'"ttegolezzo · sul quale bramerei una tua smentita. (Accenna a espressioni irriguardose che l'amico insieme a un aJ.tro avrebbe pronunciato nei confronti di parenti dell' Augusta). Ora come ti ho detto, io che conosco bene voi due, sono ben lontano dal pensare cose simili ; ed ogni modo una smentita sarò lieto di riceverlaanche per far tacere e dare una lezione, possibilmente severa, a certe pettegole che certamente hanno riportato cose non dette e non vere. Intanto io ti saluto e ti auguro mille cose affettuose. Ai sg,luti e agli auguri si unisce mia moglie. Un abbraccio dal tuo sempre aff. mo Arnaldo Mussolini Colpisce quel senso di intimità affettuosa che hanno le frasi dedicate a descrivere la propria vita; I' orgoglio di poter dire la mia famiglia, così come. in una lettera success!va dirà con tanta paterna sollecitudine e tenerezza mio figlio, parlando di Sandrino. L'uomo si delinea apertamente da qlleste righe di istintiva sincerità romagnola. Lettere scritte da Monza, nella sua permanenza a quella scuola che aveva preceduto l'andata a S. Vito, ci per111ettonodi riconoscere a fondo l'estrema sensib~ità d'anima di Arnaldo. t una sensibilità per tutto ciò che riguarda il ,proprio intimo, fatta di vera tensione spirituale e non si confonde colle . suscettibilità e le boriuzze. In definitiva egli attinge qui alla . comune vibratilità spirituale e sentimentale deUa sua gente che è tutto cuore anche se- cerca di dissimularlo colla ruvidezza esteriore e con mille rugosità epidermiche, quasi per un naturale apprestamento di difesa. A Monza c'era gente che brigava per rendergli insostenibile la posizione, senza che nessuno osasse prenderlo di fronte. Lo si attacca per i più futili motivi; qualcuno arriva a considerarlo tro.ppo di e lusso• per la sua cultura, e per il suo comportamento, che riconosce la distanza, in quel collegio di contadini ! Monza, 24 dicembre 1907. Carissimo S. Ho ricevuto solo oggi la tua buona lettera.,... Grazie delle buone parole che mi scri~i. Aspettavo con una certa ansietà una tua risposta e non ti nascondo che quando ho veduto che non arrivava, ho provato vivo 12 Fondazione Ruffilli- Forlì dispiacere, dispiacere causato dal pensare che tu mi avessi già mezzo dimenticato, e più di tutto che tu ·avessi classificato il mio eccessivo pessimismo, come ingiusto e imbecille. Tu invece hai compreso la gravità della mia situazione -~ mi hai detto le buone parole che aspettavo. E sono - come ti dissi - le prime parole buone che io sento ,giacchè a tutti ho nascosto la verità del come mi lrOIJaVO. Tu sai come mi trovavo a Cesena ed ora sono giunto a credere che venendo a Monza ho preso una di quelle .testate che mai si dimenticano. Così la mia vita. Il destino con me giuoca in un modo molto bizzarro e non so, non so fin dove si potrà arrivare. Alle volte ho il coraggio di formulare delle speranze per l'avvenire e di dimandarmi se questo bagno nel dolore non era forse necessarioper me e se questo non .sia il preludio triste di una felicità più bella, più sentita, più meritata. Esiste una sorta di affinità fra il suo spmto e il dolore, quella affinità propria delle anime meditative e delle intelligenze chiare che chiedono alle cose il loro significato e, mediar:1:teun'acutezza d'indagine per una superficiale sproporzionata, ottengono di giungere a strane rivelazioni nel ·gorgo del pianto. Quella domanda sul proprio destino è forse un presentimento? t una risposta che la ricerca di se stesso gli ha dato? Certo è che il suo destino in quelle prime dolorose vicissitudini si preparava; in quanto che ad affrontarlo egli stesso si maturava. Infatti, a ripensarlo nella sua straordinaria ascesa, dobbiamo con sincerità dire che egli non si dimostra un fuscello nel soffio del destino, ma del destino stesso è partecipe e collaboratore. Anche se nella grande costruzione dal destino perseguita egli non doveva essere il capomastro, pure risultò pietra non indifferente, ma angolare della coiltruzione tutta. 1n ogni momento noi possiamo constatarlo al suo posto, senza stacchi fra il peso e la capacità di sorreggerlo. t certo una notevole grandezza, questo equilibrio e questa rispondenza al proprio dovere quando il dovere è, di un tratto, così impensato e così vasto. .Ma il discorso condurrebbe lontano. Noi abbiamo oggi voluto soltanto fermare un istante di quegli anni formativi del suo grande cuore. Ci pare che meglio non avremmo potuto ricordare l'anniversario della morte improvvisa che lo accasciò per il troppo battere del suo cuore generoso. .Lo abbiamo fatto rivivere giovane agli occhi dei giovani che salgono oggi reverenti il colle di Paderno. Armando Ravaglioli VIA CONSOLARE T

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