La Voce di Molfetta - anno II - n. 16 - 22 aprile 1951

• 2 Quando il prefetto Errico F.erorelli conseguì la .licenza liceale, . in- su~ sostituziòne· fu -inviato nd lugfio· 1889 nella nostra camerata, che portava il nome dell1 Madonn;t del B. u on Consiglio: il giovane Gaetano Salve– mini, -già pronìosso -alla terza· ·clas"-e liceale. Tale cam-:-rata era -composta di una ventina di epis,·npii:;ti, fra i quali N i e o l'a Altoui.ne, P;1~q11é1lt Amato, Vin("enzo e Scrgi,; Azzaritri ~ France~co Cé!h·ario, P:isquale l in, e. Gaspare De P,1 1 mé-1,Antonio Gagli r– di, Michele Marzoc1 a, ,Leonard,"i Mi.– nt-rvm1, Gennaro Nuo.vo, A ntnnio Palmio1ti, Franct·scn Patimo,Giuliano 1 e Sa,·è:·io .S~ìadétvecchia, n. -menico · Tattoli, · alvatore Valente, lo sèri,·en– te e<l :-tltri, di cui il tempo ci ha sof– fiato il ricordo. Er~1vamo tutti stu.de -nt; ùel ginmt– sio, e l;., prestnza cii un prefrt:o, del quale era mnlto twta !;1 pn ,fr,n– da cultura, ci infonch--va am1•re ::In studio.' Egli ci fu St mpre 1•n,dign di esaurienti spieg-c.zi ~ni nella prep;.1ra– zionc rlei compiti dur:inte l';1hnn -,;co– lastico, Ed anche nelle va c .t n z e, p<1go solt..nto di esse·e in qu ,lche m0do utile agli al 1 ri. Pa quest<1 sua appassionata dedizione. la nnstra ri– conoscenza nòn · a,·eva limiti , Prs0 di lui, che riusciva ad ottene:·e facil– mente da noi tutti un conte>gnn esem- · plare e un Jiu..n c~ito n• gli ,studi. Persino· durante le ore ricreative, agli s~:aghi rumorn~i pr, feriva ;-iss:– stere alle nostre pacifiche partite a duma o a scacchi, per le qùali si costituivano dall'una e dall'altra parte larghè schiere di sostenitori·. Quando nel I 890 .il Sal':emiui con– seguì il diploma di maturità classica con una media sbalorditiva negli esa– Il].i orali, in cui nano alli-neati sol– tanto· dei dieci, ci invitò tutti a pran– zo nella villa Palumbo (, ggi .P,cca), nei pressi del « pulo- », òove la sua· famiglia era in villeggiatura. Tale cortesia fu da noi ricambiata I'indo– marii con un· altro pranzo offerto a lui eq. alla fc1mi_glia. e::òsÌ '.he fu ne– cessario trattenerci in vii la per qut Ila notte. Per Finsuff1cienza dei . letti, molti di noi fmono costretti a tr<1- scorrere )e ore. nottunie;n piena con– templazione delle ~te Ile ed a soppor– tare con s~ojca rasc:egnazicne la fre– sca ond<!ta che precede l'alba. In quPJla titanica I o t t a di ·r.-•sistenia -alle blande carezze del :--onno, s11 bi– rqno ~e violente cQnseguenze i ben colmi -alb.rri di susine tsisten1 i· nel giardino stesso, p<:-rchè, ad un c, rto momento, ci lanciammo all',-iss;.ilto dell:-t. gustosa frutta, di cui non rimase alcun esemplare sui rélmi. L! chias– sosa vicenda di tale dev.-1stazi,·,ne durò fino a quéindo si d<wettr-10 ri– sarcire i ,·anni materiali al padrnne. In noi era la cerkz7.a ,:issoluta rhe G-ietàno Salvemini sarebbe rimasto prefetto anche nel! 'anno s"'guente : ttlé- supposizione trovò conférmà, nel fatto che· il 20 settembre dello stes– so anno egli prese i due ordini mi– nori". lVIa nel novembre, su consiglio dell'arcidiacono Giovanni Panunzio, preside .delle scuole del SPminario, egli depose l'abito t": si recò a Firen.:. ze per concòrrcre ad una b0rsa ~ di studio, che gli avrebbe permésso di frequentare i c0rsi di quella Uni, er– sità. Allo scopo di facilitargli li po8- sibilità di contrarre ottime ,imicizie, il Panunzio stesso· gli affidò lettere di presentazione per l'ex candidato politico al collegio di Molfetta,· Fran– cesco Curzio di Acquaviva, nmico di"-Pasquale Villari~ e p r l'ingegnere Corrado 1 \1.in ~rvini di . Molfetta, oi cui poi sposò la figlia. Da quel m·)mentv cominciammo a tenerci in corrisponden •a c,-n lui, che se·rbò vivo ~ carn ricordo della n0stra persona, come tes~iwonian,) alcune sue lettere in nostro pos~< s:::o·, di cui ci piace pubblil'arè lçi pr_ima in data 3 gennaio 189!: I • LA VOCE DI MOLFETTA RICORDIIGAETANOSALVEMIN1 - Il E PISCOPISTA Il . CARI SSJMO SAMARELLI « l\'11 hai dato un pi; cere c,.sì g1:an– dP, l osì bello con L-1 tua Jettfni, che io non so trova,e p~nole convt·nienti per pnterten~ ringrazian ; vorrei esse– re .,t Molfttt:i e pre.so di t·e rei' po– tt 1ti b;.wi:ne e rno:--trn1ti , he- il tuo amico nc,n :-i è null,, mut;.1t« 1 eia qrn-1 che l ,a primél, P. che C••nt -nu..1 ,,d am,ir(· caldam<.nte t~ e tutti gli altri tuoi comp Jgni. G he vuoi! In qursto 'paese. tc1nte n1igli;L lcntano da quello in cni io ho !,,sciati tanti g, a•i ri– cordi, t;·,nti élmici d1eio ~.mc1vo,ome fratelli. è per me un bel gi()Jno qu~ilo in cui posso uin': Ecco, i miei, (lm– pagni · non si d1mentict:no di mF_: uno di essi mi scr,n··. Io t'ho voluto ranto ben ..... ho t;.11110 ..:rnato ti." e ,;tia la r;-111,err1ta, che sta11,:o i·n mezzo a voi mi semlra\-,! ,'i :--1are in mezzo a t,inti fr;-itclli. Ecl in rimp·:-ngo.~ern– prc qu, i giorni ;1,·,·,--11trna1i dw io bo passati insieme con ,··11i Dimmi una cosa, mio caro e buon Samarell i, il ·pref ·tto nuovo chi è? Lo ti nete LOn– tento? Digli da p .rte mia che io non posso dirgli altri I a ,·os rn riµuardo che q~1esto: sono buoni r<1gazzi; ho pas,;-ito con es~i mi anno bt-llis--imo; amali . come fratt lii, tr;.,tu-1li con.e amK1 e te 11t· tr0ver;-ii C('nt<nto ... ». ((Tu ' erto \"(Il rc·-ti S,1 rer,· C• mf' sto io a Firenze. St:-i zitto, eh e ora· ti vog-lio fare una chi~1c1hierata sul pro-., posito,, che ti servirò ad· ufo. Tu· avrai già visto chè hn impar,,to molte frasi fiorentine; per fS.: ::idufo. Vedi bene che non perrlo il mio tempo. Quando .verrò a M0lf( tta mi metterò a parlar fiorénti1,o, e ti dirò: Senta, bilmbino; la 'un l'h,i mai 8cntico (p"r sentito) dirf' ecc. e< c 1\1:a·bando a~·li scherzi. Firenze, c;.,ro ll•i<\ è uh pr1e,e dove tutro è g 1 ?-7;in~o. llll to è· ;:i rtistico, t u-t,. è geni ile, tutto è bello. TÙ vai p, r li.,-. strade.e Yedi di con– tinuo pal~zz[ne ch_e ognuna è un ,·ern gioiello. Qui, caro mio,. le c;.ise le lisri,ino·, le• pittano, le lucirlano. 1 ►~ lan11 o come JH•i foremnio di un paio d_i.scarpt". Ognuna è come u,,.nninn(Jlo degno di ess•·r tcnutn sotto una , am– pana di ni~tallo. Sbocchi in piazza de I Dunmc·, e che Vt di ? D:1 una_ parte una mole immen~a tutta di m,nmo, , con una fa1'ciat:! },, 11 i:-;siwa tutta lé.t\·nratr1 a m.:nnii in mor'~ co~ì fine, c< -sì !-Otl i ìc éh<' se-nìbr;.i un me1- le1_t_o <•<l una 1'rina. di~Venezia Volg-i un. pn1 o lo scui-ird0 ··più inmmzi · e vedf un -c;,rnp;-inilp' bel1issirno e ~u– bl mP, tutto rriarn,i, tutto are hi, tutto statui~e, pr<•prio tutt, • merletti E' il campanile di Giott·o, alto almeno due vol·e più di quello della no~tra tattedbde Volgi la te~ta a sinist, a e vedi un edifi. ·io µiccinn !)icrino in paragone della mole immersa del Duomo, anch'.e"SO tutt,, marmi, con la _cupol,;1 ac-umipat~ ed elegante.•Che cosa è? E' il. battistero. Ti avdcini e scorgi le por·e bellissime di b.ror zo, ~colpite dal Ghiber1i, che l\1ièhelan– gelo · chiamò_ le p1,rte del par..,diso. Ma questo non è nt!lla ; n0n ti <lico nulla se entri nel ·Duomo, che è di una grandezza che· ti atterrisce, se gu;.,rdi J,, rùpol,:i dèl Brunellcsro chP ., ti fa venire i brividi nel le o~sa ,.i} s0lo ~~a1darL:, se· µ,,i s.-1li sulla pre– detta cupola, o sul < ampanile di Giotto (,~ si paga·mezza lira) tu vedi· ai tuoi piedi tutt: 1 lél v;-ille rii Fin nze circondata da· re !li ne e da monti 'coverti di nevP' e P' ,j . più \·icino ancorn a te tutta h. città. d_i :f i•enze dai tetti rossi. attr<1ver:élt<1clall'Arno, rhè sembra uh s, rpente d'argento. E Yt>di da m 1 a ra1 te la to· rP- ·òel Pal.-1zzo Vf<.:_chin, dall';-iltta il C;. n:i– p,mile di Santa Cn ce, d,d,',:I ra la Mole di Santa M.ni .-1 N (1,·ell ; e tu sei pre~o dalle ,·< rtigini a ,,r den quel p èse così grande tutto diste,o ai tuoi piedi, e nello ~corgere tanti uomini che corrono affacendati per le ~t,éiòe e st rnbrano tallte f..1miche piccine piccine Non ti· dico nulla se p· i ""i in piazza della Signoria: ria un~c1pane la mole s, ve1a e mae– stosa del Pa razzo Vecchio, con la sua sndla torre, e la ::tu porta postrl · da un Iaro; dall'altra Lt loggia dei Lanzi, che sep iva per i priori della repubblic;,i. 601entina a raccogliere il popolo; ed ora è tutta ripiena delle più b;: 1 le sratue ,he sif no uscite:: da scéilpello umano. E poi peri:, pi,.,zza s,,no diss.:minate le st~tue; gui Er– cole del. Bandinello, qui due altre donne ignude; qui lél colos:,;,tle statua di .N" ettuno trasportato nella ~ua con– chi~lia dai cavalli, neJ luog0 dove fu b, uciato Gerolamo Savon.:rola; più in là t1Il( ora la ;t;-itua in bn nzo di Cosimo dei Medici. l\1a questo non è nulla; cammini verso l'Arno, ed entri in -una ga_lleria (la ga!le1ia degli U ffizii) nelle cui mura stanno un numero ~randissimo di statue; ·e ti sembra d'entrare in una n .. gg1a ; ed a mano !--inie.tra tu vedi due porte; una ·che < onduce alle gallerie degli uffizii in cui sono raècolti i riù bei quadri e le più belle statue in nu– mer, 1 i11finito ; e l'alt• a mena éllla . Biblioteca Nazionale. Non ti dico nulla poi se vai a visitare Santa Croce! se vai a visitare l'inferno_ dP) Palazzo .Vecchio, se vai a visitare S. lVIa_ria N ovellà ; se esci un poco fuori le porte di Firenze e vai .a vedere la Certosa, o Fjesole, o ti f;;i una gita per le colline che· circond'ano, 1 ome una corona, Firenze Ncn te r,e parlo perchè ti ho seccato a bbasfanza. Que~ta é ~irenze. I a vita poi che vi ~i mena è una vita quieta; mono– ton ·, un poco anc:he uggi0s'.l. I cit– t;.ia.;ni son tutti affacce,,dati; ,·anno tutti tacitun,i per la loro strada; qui nc,n senti il chiasso di Napoli, dove sembra che tutti sieno pazzi o spi– ritati ; questo è il paese del silenzio; si grid;-i di -pi:ù nel nostro piccolo M<>lfcft;-i.E rlire d:e è un paese così bf Ilo ! Dovunque tu vai non vedi c 1 ·e statut-, e statue e statue; e poi ~u ni mi muro ci è una lapic 1 e, su un:1 P' i- ta una corora e C< sì ai se– guito. Qui leggi che ,:bitò Ro:--sini ; lì che morì Macchiavt Ili ; questa fu la . casél di Guiccia1 dini,_ q~esra la CélSa di Dante Alighieri, que-sta la càsa di }-oleo 1'ortin;-iri; qui abitò Malatcstr1 Ba.glioni durante l'as~edio di hrt>nze ; e così cli seguito J teatri poi sono qualcosa di. grandios0. Ci •è il Paglia no che è quanto la nostra. Catttdr;.i le ! Non ti parlo poi del.le 0pere,. ch·e vi sj recitano ! E così il teatro Nuovo, la Pergola, il Niccolini e tanti e tanti altri Acc-idn1ti. dico io fra me qualche volta, perchè non sono ran_to ricco da poter veniÌe ogni ~èra c1nch'io··a divenirmi come tanti alti i' miliunarii? ·Via, lasci,:mo questo discorso ;- chè sr ti dicessi tutto ciò , be vorrei,· farei ·girar la testa a te -. , rl un rochino· anche· a me. Che ti p,ir·e dell,:1 cicalata che ti ho fatto? Ora parli mo un. poco dei nJstri affari A Firenze bancherotte ne trovi jn .0!!ni stracla ; e puoi compe1are qu nri libri .yuoi. Se ch·edi r0mr.nzi dt li' Invern:zio, ne trovi dove vuoi ( d a prezzi· convenientissimi; se vuoi altri lii .ri non devi fare altro < he cercarli--; s 1 ln alcuni sono molto-rari. ·rom e la lettera 1 ura di. SPttt mbrini, che· mi è stato imp...,ssibile t, ovare per me e per il rrefettc 1 Mastrora~ ~ qua.- Perciò_ se hai bisogno di c_ualche cc sa. disponi di m~ senza comçli- ment i; rhe io sono pronto a.servi1ti in tutto cin che ,·01rai. Spero intanto ,,: e, doro questo lunghissimo lette- 22 Aprile \ 951 rone, tu trii vorrai far la grazia di un' ,dt;r,a tua:: lettern. ·Ti prego di salutare caramente da - partè mia · Az~~triti. ~i meraviglio che non abbia rice,·uta la mia carta da visita ; io ricordo benissimo di . avergliela mandata. anzi d1 aver detto a Mastropasqua che gliela f,.cesse pervenire p€r mezzo di De Palma, o di M~uzocca o · Eli altri. In ogni modo ti accludo qui una carta da \·isita per lui; bacialo da parte mia; digli che io gli voglio sempre bfne, e chè non mi .rlii;nt ntico di lui, e cÌH." un..l sua lettera sarà pt-r me la benvenuta. Saluta pPr me Ettorino Spadavecchia ; gli scriverò fra giorni ; saluta Mastrop.-1~qua, e tutti gli altri. Ti prego poi di sa lutafe ad uno ad uno tutti i ,·ecc:hi amici della nostra camerata. Seri, imi e dimmi : che vita menate al Seminario? STate contenti? Forse tu h;ii svestito l'abito di prete? Se è così me ne dispiacerebbe, non perchè volessi che tn ti facessi p: ete, ma perchè quell'abito tiene 1 accolto I, i studente e lo costringe a stud:iare. Hai c<1 pito dunq~e? Scrivimi subito, fammi una lettera lunga, fammi scri– vere da Tattoli, da De Pa]m !, da Marze cca, d<t Azzariti, uno dietro l'al~ro, anche nello stesso fuglio; e se ne t mpirete due mi farete doppio piacere. Saluta òa parte mia Sah-a– tore Valente, digli che aspetto da lui una lettera in rispos a alla mia. e che mi obbf'disse m tutto ciò che in e~sa gli ho chiesto. Addio, mio caro '1mico ; non ti dimenticare de] tuo Gaetano. , N. B. tome vedi il m10 carattere non è molto migliqre de] tuo, e tu suderai un po< bino per capirlò. Ma che vuoi ? Co~ì è il carattere degli uo111inigrandi. ( Accident~ ! vedi che già mi credo uomo grande? Nella pro~sima lett~ra scrfrimi che :-ono propr o un uomo grande, perchè mi .sento tanto piccino, t:,nto imbecille, tanto asirio, che ho proprio bisogno che qualc1:1no mi dica che quanto a questo dico proprio la verità). Un abbraccio. Gàetano Domanda a l\'I astrorasqua : Cosa è successo di Facchini ? . In una succe~siva lettera del 14 geri~aio il Salvemini ci inviò una sua forografia, che cc,nserviamo presso di noi. come uno, dei ricordi più cari di un·a sincera amici,ia_ contratta nel Seminario, e confermata per lungo tempo anche attraverso gli sviluppi e le vicis~itudini òella sua movimen– tata vita professionale e po]iticd.. Nel rievocare questo kntanissimo e sorri– dente periodo di giovinez.za , il nostro ari imo ritrova, per un momento, la serena quiete, che allietò i nostri giorni più :elli. E Gaetano SalvF– mini, che ne 1 ,·orticoso turbine della sua molteplice attività ha raJ?giunto brillantemente - ~ presàg<;>il cor gliel disse - uno dei più alti gradini della considerazione internazionale, siamo certi ricorderà con viva emo– zione questo attimo di vita giovanile e non serberà rancore Vfrso il caris– simo amico, che ha voluro su quesk colonne aprire una simpatica paren– tesj . di un passato pieno di ~orriso e di luminose speranze: ' 'FRANCESCO SA::\IARELLI << Salvemini e un omonimo >> ci> Il Governo ci doveva interpellare Pel Delegato De Martino in Andria Ed era lì sul letto ad infilarsi Le babbucce: Alla po1ta (era in al– [bergo l] Un bu so o due. « Ma chi s~ete? » « De Marti119 » Sfacciato, non ricevo» Era l' ambasciatore De Martino. • S'accomodi. iJ i scusi ... Ma che svi- . · [sta !] ,, Co~a si fa in America ? » E finì La sommaria tolettil del mattino. Febbraio 1950. Giacinto Panun::io (f) Fu nel 1920.

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