UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945

metafisica. Essa può riporre spontaneamente e sincera– mente a se stessa i problemi della vita, può cercare per nuoYe vie la sua propria verità, ritrovando in quella liberata ragione la luce universale in cui s'apra la ·sua concreta coscienza progressiva 1 e per cui si crei, in ri– posante sicurezza, il suo mondo libero e sereno. ANTONIO BANFI Coro Va/secchi, mi chiedi cli esprimerti la mia opinione sulla situazione degli <<intellettuali» in questo momento, e sui « compiti della cultura». Io 11011 ho che poche e molto semplici idee in proposito, e riesco con difficoltà ad adattarmi alle odierne discussioni sull'argomento, che derivano in gran parte, o mi sembra, da questioni cli terminologia. Per me la cuitura non è che la coscienza stessa della vita. Essa costituisce, nelle sue forme superiori, la filo– sofia, l'arte, la storia, la scienza intesa, quest'ultima, co– me conoscenza della realtà naturale, e non come « tec– nica», che è tutt'altra faccenda. Ma una tale coscienza, oltre ad enuclearsi in opere, scritte, stampate, dipinte, ecc., è la stessa che si esprime, in ogni momento della vita dell'uomo, allorchè questi, interrompendo il filo del– l'azione quotidiana, osserva, riflette, sente ed esprime «disinteressatamente», come uomo in universale. È naturale che, in base ad un concetto cosi generale, e magari ovvio, riesca difficile intendere il significato cli espressioni come « funzione della cultura», « cultura pro– gressiva» o << cultura conservatrice», o rendersi conto di quali possano essere stati ieri o quali potranno essere do– mani i « compiti della cultura». Il senso, il valore, la fecondità di un'opera di cultura non penso possano mai ridursi ad uno schema, per vasto o aperto che sia, così come non può mai ricondursi ad uno schema l'atto mp– rale, che sorge bensì come affermazione di un universale, ma sempre innestandosi su di una contingenza nuova, imprevedibile e irritornabile. 16.

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