UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

''UOMI TI E NO'' Da e Conversazione in Sicilia» ci separa una guerra, questi anni di orrore che tutti abbiamo vis– suto e patito, anni che pesano nel bilancio di quelle pagine, apparse in momenti abbandonati delle let– tere italiane, momenti di un'euforia, di una presun– zione, che dovevano essere scontate poi col silen– zio, con una scoperta di impreparazione davanti al– l'urgere di domande, di impulsi, di sentimenti: e quelle pagine di Vittorini, se pure si affidavano al simbolo, molto spesso non sollecitavano ad essere interpretate, molto spesso il simbolo, o la protesta, o il furore apparivano soltanto e unicamente gioco, libresco, anche scaltrito, che tuttavia rivelava il modulo delle derivazioni e delle contaminazioni. Certo, in quell'occasione. le pagine di Vittorini in– cidevano l'attenzione, sebbene non completamente il cuore, ma, se andiamo a vedere le reazioni di allora al suo libro, poche voci sembrano avere indovinato, o almeno sospettare, la via giusta, lo spiraglio per comprendere: ci lasciavamo distrarre, mentre oc– correva impegnarsi contro la parte più sorda; e quanti non hanno giocato allo stupore sul linguag– gio, sul taglio degli episodi e del dialogo. sullo scan– dalo di certe righe? E possiamo poi essere sicuri che non si sia creduto alla protesta sociale, alla socialità di Vittorini, come si è detto, soltanto per l'episodio del siciliano che mangia arance con la sua sposa bambira? Erano momenti molto abba1>- 89

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