UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

60 e di insidie, con le tarantole gli scorpioni e i ru– mori tetri nel buio. Molti degli altri dormivano nei cigolii brevi delle brande, la stufa diffondeva in– torno afa, aridità. Tommaso era venuto dall'ospe– dale, era tornato da due giorni, ora gli operai erano in sciopero. E, tormenta, un episodio di questo in– verno che non vuole finire. Sembra di vivere sol– tanto in inverno, una stagione di crudeltà, senza tregue, speranze, nella prigione assurda della neve. Tommaso si ricorda di avere visto un ragno cam– minare sulla neve, nero in un deserto di bianco, sen– za confini. Ma almeno il ragno può farsi una tela delle illusioni. Noi siamo senza illusioni, senza capa– cità di illudersi. Abbiamo tentato, ma non sappiamo credere alle nostre parole, chiudere gli occhi in un abbandono. A Tommaso tornarono in mente gli occhi di Eric sulla slitta insanguinata, il giorno che quel palone era caduto su di loro. Sembrava ca– desse una foresta, e lui era andato giù premuto nella neve, gli si era empita la bocca di neve. Ora non sentiva più male al braccio, non riusciva a pensarci neppure: piuttosto un'altro maìe aveva den– tro, un vuoto, uno sbigottimento, come se le tem– pie fossero divenute troppo fragili per sostenere l'aria. Tommaso voleva chiudere gli occhi. Starnane Kata gli era corsa incontro con le braccia pro– tese, il terrore, un grido di terrore che incrinava l'aria livida. Poi, di nuovo silenzio: il capocampo raccoglieva la rivoltella, Kata si asciugava le mani nel grembiale grigio e le imposte sbattevano nel vento. Un episodio d'i1werno: gli operai non voglio– no lavorare, arriverà la polizia. « Quanta neve ha fatto?», chiedeva Tommaso con le labbra aride, « quanta neve ha fatto?» Domenico teneva la fronte premuta contro i vetri, la sua testa era nera, oscu– ra, un disegno di cartone. « Almeno ottanta centi– metri di nuova, almeno ottanta centimetri. Le spal– lette sulla strada saranno due metri ». Momenti nel vuoto, un'esistenza malata condotta agli estremi per viltà. « Diocane », diceva Federico, « e vogliono far

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