UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945
54 ro di una luce irreale, una sofferenza fittizia. Tom– maso non sperava neppure di addormentarsi, le pal– pebre non gli si chiudevano, respirava a fatica nel buio. D'improvviso il ronzare degli aereoplani incise la notte, gli aereoplani che passavano sui monti ver– so le città delle valli. I vetri tinnivano forte, vi-– bravano le pareti di legno. Almeno arrivasse il sonno. Giungevano lontane esplosioni, come tonfi del sangue, di una palude chiusa, stagnante. La guerra sul mondo, e siamo noi stessi a fare la guerra. Arrivava il sonno. Tommaso chiuse gli occhi. Se almeno rubassero la neve stanotte, men– tre noi si dorme. *** Tommaso non era ancora interamente sveglio, ma udiva le voci degli altri intorno alla sua bran– da. E' meglio restare così, senza dare segno di vita, ascoltare, tanto non puoi fare nulla, la tua sorte è chiusa, e da tempo. Tommaso sentiva le voci e il sangue fluirgli dentro come verso un approdo di quiete, una tregua. La voce di Attilio, la voce di Federico. « Ormai siamo in un maledetto casino», diceva Attilio, « chiameranno la polizia, ma non si può lavorare». « Lascia che chiamino la poli– zia», diceva Federico, « che vadano loro a lavorare sopra, con la tormenta>>. Il vento arriva anche qua al campo. Delle parole, una storia nelle parole: mi– seria e umiliazioni, furore. E fuori jl vento, le porte, le imposte sbattevano con dei grandi tonfi. Tomma– so alzava la testa verso la finestra: tra la fessura delle imposte era una luce Uvida, con i rami degli abeti frenetici, la neve impazzita. « Un maledetto casino», diceva Attilio. Poi si chinava su Tom– maso, « come va ?», diceva, « come va ? Ti ho pre– so il caffè, il pane». Aveva una fetta sottile di pane tra le dita, una tazza di caffè nell'altra mano. « Vuoi bere? », diceva, « questa è la razione per i malati ». li sapore del liquido era disgustoso, fa-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy