UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

chi, erano soltanto bianchi ora, offesi: anche lei umiliata, ma non dipende da lui, da noi tutti, irre– titi da una sorte di miseria che batte sul mondo. Ora Kata pareva vergognarsi della sua nudità, si copriva il grembo con una mano, forse avrebbe pianto. Non parlava, è questo che attira Tomma– so, il muto dolore del mondo. Intorno la stan– za con degli echi di luce debolmente sparsi : il mantello del vecchio appeso sulla porta è co– me un fantasma, pauroso e buio, il vecchio sta chino nella fiamma rovente della stufa, forse non osa voltare la testa. Ma non accadeva nul– la. Tommaso guardava Kata, i piccoli seni, quel corp·o senza bellezza, con la mano aperta sul grembo : adesso provava nausea, come davanti a qualcosa di disgustoso, qualcosa che non si può sopportare. E l'ira sboccia fuori in gesti affrettati, questi gesti non vogliono essere crudeli, solo è meglio che sia finita presto, è meglio per tutti. Tommaso aveva raccolto le vesti di Kata, le buttò su di lei, sul suo corpo nudo, la sottana ros– sa, la camicetta a scacchi, le calze, degli stracci rosa che non commuovevano. Dei momenti che sono trascorsi e che non possono tornare, una vita recisa, un filo che si è perso. Poi Tommaso andò verso la porta, uscì nel freddo notturno. Cammi– nava fuori rabbrividendo, ma la porta si è aperta ancora dietro di lui. Kata si protendeva nuda sulla soglia, disse qualcosa forte, un insulto. Tommaso aveva capito, ma lui era malato, la schiena gli si spaccava cli febbre. Rientrò nello stanzone, afoso cli fiati, i cattivi odori dei corpi, il fetore delle pez– ze, dei panni bagnati. Ogni tanto qualcuno si gi– rava nel sonno, le brande gemevano con dolcezza. i sogni si invischiavano nell'affanno. Tommaso si sdraiò nella sua branda: la febbre lo riprendeva con violenza, gli battevano i denti, con le dita cercava di contenere le tempie, quella loro vita disgregata. Uno parlava nel sonno, non si distingue_ vano le parole ma si-conosceva l'angoscia, prigionie- S3

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