UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945
so lui stese una mano. L'aveva posata in grembo a Kata, sotto la stoffa leggera sentiva il calore del– la carne, il suo essere donna. Gli veniva da pian– gere, una dolcezza che lo prendeva come un tra– dimento; nello stanzone l'ombra diveniva grande, pesante. A Tommaso sembrava di sognare: sen– tiva le voci degli altri divenire esili, confuse nel– la nebbia. Capo Adam doveva essere in baracca, parlava di polizia, di arresti e gli operai grida– vano. Poi qualcuno accese il lume a petrolio, la luce fu racchiusa dal buio, un segno favoloso nel– lo stanzone, pell'afa dei fiati. Era l'ora del ran– cio; Kata doveva andare a distribuire, si alzò e la mano di Tommaso cadde tra le pieghe della coperta. Anche gli altri uscivano. Poi la porta sbattè dietro all'ultimo. Tommaso era ri– masto solo con la sua febbre, la testa vuota e gonfia. Il lume a petrolio apparteneva ad un'altra terra, era oltre un confine, forse oltre la salvezza, gli oggetti nello stanzone ne ricevevano una polvere incerta, tetra. Un paesaggio fermo che d'improvviso un grido può mutare, sconvolge– re. Un grido che rompa la coscienza, queste umi– liazioni, questo nostro accettare quotidiano, ma siamo muti nell'attesa e tratteniamo persino il re– spiro. Tommaso sentiva il freddo salirgli dentro nel sangue, si toccava la fronte, indugiava con le dita fredde sulla pelle arida. Attendeva il ritorno dei compagni, le loro parole confuse, le loro vo– ci, quelle eccitazioni che si placavano nel sonno, i ricordi, le speranze. A muoversi la branda cigo– lava sotto, quasi in un lamento. Poi qualcuno che tornava dalla cucina aprì la porta, il lume a pe– trolio si spense. Buio: e tratteniamo il respiro, aspettiamo che l'altro parli, osi le parole. *** In mezzo alla notte Tommaso ebbe desiderio di Kata. Era uscito fuori della baracca ad orinare,
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