UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

to », disse lui, « non posso camminare». « Devi camminare», diceva Attilio, gli sorreggeva la vita con un braccio, un braccio duro, forte che faceva male; e le orecchie ronzavano, il cuore era in go– la, un grumo che non voleva sciogliersi. « Proprio tornare a lavorare con questo tempo», diceva At– tilio, « anche tu sei pazzo, perchè non hai insistito all'ospedale? perchè non ti sei fermato dal dottore giù in paese? Ti potevano dare qualche giorno di riposo al campo». Parlava con fatica lui pure e camminavano in una nuvola bianca, le abetaie era– no scomparse, inghiottite dalla tormenta, solo l'ur– lo si sentiva, arrivava dall'alto e portava via le voci diverse, verso gli altri abeti a valle. « Sei ca_ pitato in un pasticcio», diceva Attilio, « un ma– ledetto casino: qui comincia lo sciopero e avre– mo presto i poliziotti addosso. Dovevi restare in ospedale». « Non importa», diceva Tommaso. Tan– to si conosce che non apparteniamo alla sal– vezza, davanti a due vie sapremo sempre sceglie– re la via sbagliata. Ma è inutile anche pentirsi, non si torna indietro, non vogliamo neppure tor– nare indietro, occorre accettare ogni giorno e at– tendere. Anche il furore, la rivolta, naufragherà: è impossibile risolvere la propria sorte. Attilio sosteneva Tommaso e parlava, ma lui non po– teva più sentire. Al campo lo distesero sulla branda e Kata gli portò il caffè. Tommaso vedeva il volto della donna confondersi nel colore della febbre: lei gli aveva aperto la camicia sul petto, con le dita gli sfiorava la pelle in una carezza. Co– me prima che Tommaso partisse per l'ospedale. Ma ora dietro Kata era anche il vecchio incon– trato la notte e i compagni dello stanzone. L'aria era afosa, i volti rossi. Tommaso si sentiva per– duto in una distanza, in una condanna senza re– missioni. Uno è malato e non capisce niente, ma nessuno capisce niente. Solo umiliazioni e furore, e tra le due vie quella sbagliata. Kata sedeva sul– la branda bassa in ombra, accanto a Tommaso; 49

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