UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

48 le sillabe dei nomi italiani, polacchi, ucram1 e era tutto sporco di matita copiativa ìn volto, sul naso, sotto gli occhi. Chiese a Tommaso come stava, se ora avrebbe lavorato, disse che l'ingegnere aveva fretta. Parlava male tra i denti radi, tremava co– me di febbre. Perchè occorre lavorare, anche i malati, i moribondi devono lavorare. Cerca di non protestare, sarà peggio: tu sei t)rigioniero, sei ope– raio, devi lavorare. Tommaso raccolse la pala coper– ta di neve. Gli dolevano le gambe, tutte le ossa. La neve ora viene a vento, ora è tormenta. Il vento ve– niva dalle alte abetaie con un urlo di mare, lungo il pendio sì sollevavano nuvole bianche, accecanti. Tommaso chiuse la bocca, l'urlo delle abetaie entra– va nel cuore. Occorreva proteggers,i, non bastavano le mani al volto e il freddo penetrava dentro, mor– deva la carne. Ora tutti gridavano, come gente che si arrende, sgominata da una battaglia im– provvisa. Capo Lorenz, capo Adam gridavano di lavorare, italiani, polacchi, ucraini volevano tornare indietro, non lavorare più. Ormai correvano verso la discesa nella tormenta, le pale infitte nella neve era– no i relitti di un naufragio. Capo Adam bestemmia– va, cercò di rincorrere un ragazzo ucraino che aveva un grande ciuffo di neve sui capelli. Aveva alzato il braccio per colpirlo e il ragazzo chinò il capo, Adam cadde nella neve, gridando con la gola stroz– zata. Era affondato nella neve più su delle ginoc– chia, sembrava che non si sapesse e non potesse più liberarsi. Urlava. Tutti scappavano; la tor– menta infilava il pendio verso la valle. Tommaso non riusciva a respirare, il naso, il mento gli do– levano e le gambe stanche gli impacciavano i pas– si; sentiva che la febbre gli saliva il sangue, gli gravava le membra di stanchezza. Fece un passo, due, tre: gli occhi erano invasi da una grande ombra bianca ed era inutile gridare, il corpo si piegava. Si sentì sorreggere proprio quando l'ab– bandono scivolava nella dolcezza. « Che hai, co– me va?», diceva Attilio». « Sono ancora mala-

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