UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

46 sono andare in fretta, intervengono confusioni, ri– tardi,; i capi sono sul lavoro anche malati, occorre lavorare, fare presto. Cadeva la neve. L'incerata della marina da un anno era rotta, lacera, la– sciava filtrare acqua, la camicia, la maglia si incollavano bagnate sulle spalle. Spalare neve, e le dita si gelano sul manico della pala, que– st'umido addosso opprime, occorre lavorare, man– dare avanti la linea. Tommaso era tornato al lavoro quella mattina stessa, senza neppure av– visare il capocampo. Arrivato dall'ospedale a notte fatta e subito la mattina al lavoro. E' inu– tile tutto, anche usarsi misericordia: nelle tregue nascono gli sconforti, le rese del cuore, ed è peg– gio. Meglio stancarsi, essere sempre ottuso, iner– te, tanto gli avvenimenti ti schiacdano, il mondo non ti lascia vivere. Tu sei nella non vita,. non sai vivere, è inutile continuare con le parole di pri– ma, di prima che la tua vita fosse recisa, è una menzogna inutile questa, una falsità contro il cuo– re, contro il tuo sangue. Ormai sono parole, illu– sioni, propositi trascorsi, tu alla giornata puoi chiedere solo da mangiare e dormire, salvarti fi– sicamente. Quando era andato in cucina a pren– dere il caffè e il suo pezzo di pane, Tommaso ave– va visto Kata: si erano guardati attraverso lo sportello e nei loro occhi era disagio. Cercare del– le parole, e gli altri operai si pigiavano dietro. Tommaso aveva preso il suo pezzo di pane, la sua tazza di caffè di ghiande. Kata gli aveva sfiorato Jà mano. Tommaso scuote la pala, la neve non si distacca. Davanti a lui era un polacco, dietro un ucraino, neppure poteva parlare e forse era me– glio. Aspettare; è da tanto che attendiamo, ogni momento può recarci salvezza, ma qualcuno co-. mincia ormai a credere che noi non si abbia sal– vezza, che una condanna troppo dura pesi su noi : a questo vuoto ci hanno condotto i nostri anni, g1i anni dei compromessi, e le nostre esistenze sprecate. Era inutile che Tommaso pensasse an-

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