UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945

Chi ha detto « Plus d'é/11s » era egli stesso uno degli eletti - almeno sotto un particolare punto di vista; poieh è un uomo può avere un certo genere di ric– chezza spirituale (per la quale sarà compensato) e nello stesso tempo mancare di certe altre doti o doni (del che sarà punito). Intellettualmente, ad esempio, egli può «avere>> e gli sarà dato; ma affettivamente ed esteticamente, potrà essergli tolto perchè non ha. Dal punto di vista umano, la Natura delle Cose è profondamente iniqua. E' impossibile giustificare per l'uomo le vie di Dio in termini di morale umana o persino di ragione umana. Negli ultimi capitoli del libro di Giobbe, Dio viene giustificato, non per la sua bontà, non per la ragionevolezza di quanto Egli dispone, ma perchè - come viene attestato dalle sue creazioni strane, enigmatiche e spesso sinistre - Egli è potente e pericoloso e meravigliosamente inventivo al di là di ogni con– cezione umana; perchè Egli è nello stesso tempo così terribile e così meraviglioso che non possiamo amarlo o temerlo sufficientemente; perchè, infine, Egli è assolutamente incomprensibile. L'asino sel– vatico e l'unicorno indomabile, il destriero che ride in mezzo agli squilli di tromba, il falco e l'aquila feroce, << i cui piccoli pure succhiano sangue» - tali sono gli emblemi di Dio, gli animali araldici issati sui pennoni del cielo. Le ragioni dette dalla colonna di vento - o megl,io le semplici affer– mazioni di un fatto prodigioso - superano le forze di Giobbe. Egli ammette di aver parlato di cose « che non comprendo, cose troppo meravi– gliose che io non so. Per la qual cosa io mi aborro e mi pento nella polvere e nella cenere». La parola di Giobbe è, mi sembra, la parola finale su questo argomento sconcertante. Per esprimerci 59

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