UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945

mente vero, o « co11cetlo, come d1'ce il Croce, 1·eal~ ~'. così, i generi, ripeto, almeno iu. quanto en1,/nrici, per rimaner al Croce, come strmnenti di comodo, esùtou.o. 11,,Ja noi non. possiamo usare strumenti astratti che non. abbiano alcun senso per noi! Essi, invece, si riempiono della nostra viva e calda esperien.::a, essi, anzi, come tutti gli slru– menti deg/.i 1iomin.i (ma si tratta solo di stn,– menti?) posso,i o rinnovars i, an::fi si rinnovano, si fmi. pi1} agili e pen-etran.ti, o, come nel nostro caso, muoiono e rina scono secon do ragioni proprie della cultura e del 911.sto: certo, diverso, diversissimo fi, il sentimento dei generi che ebbero Aristotele o Orazio o Boileau o, poniamo, Card11cci o UngareJti. Certo di questi'. generi ne abbimn vi'sti morire, ne abbimn visti nascere, ne vedianio trasforma·rsi e rinvigorire: pensiamo al Poema epico, o al dram– ma pastorale, o 11011 so che altri. Il Croce co11 aspra ironia ci rimprovera una osservazione ana– loga. Ma da chi l'abbiam tratta, da chi ci è staia seg11alata! L'abbiam tratta, l'abbiam troi•ata pro– prio nel Croce stesso: Sulla rovina dei generi 11etti, dei « genres tran– chés », che Napoleone (romantico nell'arte della guerra, ma classico nell'arte poetica) prediligeva, trionfarono il dramma, il romanzo e tutti gli altri ge11eri misti (op. cii. pag. 501-502). dove l1inten:;ione di tono doppio non nega l'evi– denza e resistenza del fatto. Così, ormai è chiaro) io ho tentato (e i rimproverati ~ pare essere», «direi», i punti interrogativi., oltre che wia affe,·- 111a::io11e di civiltà letteraria esasperata da tanta presm,zione e Pretensione di diffuso malcost11nze letterario, volevano esser sapratt1tlto i segni della m'Ìa prudeuza in. un. argon-1,ento tanto Pericoloso) di mostrare q11ali caratteri l'esperienza della cri– tica, dell'arte, delle poetiche definisca hic et nunc rom e propria dei tlflri generi: su queste basi pot,-ei 51

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