UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945

che rammentava strepiti di morte, scalmi rosi dall'agonia dei remi, lo scafo che ruttava la carne dei compagni e come un girasole l'elica tesa sull'onda all'ultima luce del mare. Anna Suchert, quella notte, su mille spanne d'acqua con la vita raccolta tra le mani come un sasso da gettare ai coralli del fondo, un vento mi portava il tuo sorriso - ed era odoroso di menta. Ora la neve diventa acqua dolce e mi bacia le tempie: un ruscello di latte mi lava le braccia, una zolla mi cresce vicino i suoi tiepidi fiori di cielo; non è triste il mio regno, Anna Sucliert, è meglio /restare cosi che con tanta terra adosso: qui posso sognare il [tuo viso seguendo da dietro le palpebre il rosa del sole destarsi al mattino e svanire ogni sera nel!' ombra. Qgi appena trascorrono gli echi di caccie lontane, lla vipera fruscia come un flauto e desta le foglie, non giunge il [frastuono degli asfalti scavati dai passt~ ma s'odono gli astri sciamate dai monti ronzando attraverso le nubi. Ritorna a primavera, allora il declivio del prato sarà verde di piccole foglie e tra scapola e scapola coglierai ciclaminl~ Anna Suchert: la mia pena fu /breve, mi dissero di scendere subito dalla corriera, ricordo un fumo lieve sugli abeti e dal silenzio un fremere di parole nel palo del telegrafo; 17

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