UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944
74 utilità dal momento che scrivendo a chiarifica– zione del mio cuore, può darsi che le mie rifles– sioni siano utili a qualcuno ... Le mie note non provengono da velleità filosofica, bensì da quel bisogno che un uomo ha di fissare le proprie ragioni di fronte all'arte e alla vita stessa; parte– cipandole non si dovrà quindi vedere in esse l'eco d'una superbia ma soltanto il desiderio di mostrare una propria convinzione». La convinzione è in noi stessi, una discesa avvertita e viva, non chiusa dall'egoismo, da una misera avidità dei nostri limiti fisici: in noi possiamo riconoscere gli altri, i desideri e gli smarrimenti che ci uniscono in una comune condizione di umani. Dobbiamo in tale ricerca esperimentare la serenità: alla vita sentimentale arriviamo ingenui e l'ingresso in essa deve es– sere quieto, più di istinto che di raziocinio. Lo squilibrio della nostra esistenza materiale e mo– rale si acuisce quando dobbiamo rimanere affi– dati soltanto all'aridità dell'intelligenza: l'edu– cazione senza il soccorso dei sentimenti è irri– mediabilmente desolata. Dobbiamo invece con– servare sempre la possibilità di comprendere gli altri, e di giustificare a noi stessi questa com– prensione. La possibilità di avere acuti senti– menti coincide con la possibilità di avere libera fantasia; dobbiamo saperci dominare con l'equi– librio dei sentimenti, non rinunciando ad essi per una sterile solitudine, ove il palpito del nostro sangue diventi meccanico suono, per un deserto di pietra lunare. La ragione della nostra
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