UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

58 na ed attiva. Colui che non la il politico cli profes– sione ha bisogno di poche idee, chiare, precise, che siano o sembrino indiscutibili e buone in tutte le occasioni. Non può rimanerne privo senza essere turbato. I periodi di crisi, quando son travolti i consueti pilastri e ognuno si sente portato a dire la sua - più per istinto che per necessità - rappre_ sentano per lui momenti di grave turbamento. Non apprezza l'idea in fieri. Non comprende la lentezza nell'affermazione dei nuovi principi. Esige che sia presto ricostituita la tranquillità politica per tornare alle solite occupazioni. Non pensa che anche questa è una costruzione per cui occorre posare mattone sopra mattone. Solo il medico sa osservare senza impazienze il decorso della malattia e studiarne i sintomi, mentre cerca di secondare le reazioni na– turali dell'organismo 1:>er affrettarne la catarsi. Fi– no a quel momento il paziente si sente malato e il cittadino è realmente uno spaesato: irrequieto 1 so– spettoso, malcontento. Così succede anche oggi qui, in Italia, dove alle tante violenze della guerra si è aggiunta la contrap– posizione degli animi, seguita al cedimento del principio politico che era stato durante un venten– nio l'elemento di coordinazione ideologica ed orga– nizzativa di tutte le attività nazionali. Il problema, che si impone alla soluzione, continua a mantenere il duplice aspetto di ideologia - direttiva proposta all'individuo - e di organizzazione - risorsa della società. Intanto che tra mezzo agli interessi ed alla teoria si vengono sistemando, ad opera di filosofi, sociologi 1 politici 1 le nuove correnti cli pensiero, è

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