UOMO - Anno II - n. 2 - aprile 1944

alla scienza pura, come abbiamo visto nel Varisco, nel Troilo e nel Tarozzi. Esce, naturalmente, dai fini e dai limiti dei presente lavoro esaminare le dottrine di questi pensatori nei confronti del critici– smo rosminiano; ci basterà osservare che dovrà es– serci, necessariamente, una certa affinità di spirito e di pensiero fra questi che possono chiamarsi cri– tici del positivismo, e la critica rosminiana che prc• cede il positivismo ed impedisce, in certo qual modo, di arrivarci. Soprattutto abbiamo tenuto a segnalare, nel positivismo, l'im1>ossibilità di mante~ nere l'identificazione della metafisica con la scienza. Nei riguardi dell'idealismo, la cosa si presenta più difficile e più complessa, giacché l'idealismo, portando sul piano metafisico il dualismo gnoseolo– gico di soggetto e di oggetto, e intendendo supe– rare il dualismo stesso con l'identificare il soggetto con l'oggetto, il pensiero con la realtà, ha rinun– ciato al principio di non contraddizione. Quindi, segnalare una contraddizione o anche semplice– mente un'evoluzione interna nel sistema idealistico non giova pili; infatti, abolito il principio di non contraddizione, viene a mancare, a rigore, lo stesso criterio con cui giudicare della coerenza o meno di un pensatore idealista ai presupposti idealistici. Così che, quando vediamo degli idealisti che, in so– :;tanza, cessano di essere idealisti, per accostarsi anch'essi al realismo o allo spiritualismo (pensiamo al Guzzo, al Carlini, allo stesso Croce), noi 11011 possiamo pi,1 segnalare questo fatto come una vit– toria della logica, come abbiamo fatto coi positi– Yisti, ma, se mai,. come una vittoria della realtà 15

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