UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

50 ciai in disonliinala stanchezza a rammentare. Poltvo a malapena unire la causa della mia malattia al contegno di Rosa che non m'era più apparsa da– vanti. Delle tre ore in cui eravamo state ospiti dei W .. non ricordavo che pochi particolari, e nes– sun~ di essi mi dava una spiegazione. « Ho avuto la febbre, mi sono sentita male>>, mi spiegavo, « de– vo essermi addormentata tra gli ospiti : ecco il perché dell'ira di Rosa». Collegando un avveni– mento all'altro ero dunque giunta, pensavo, a c10 che più mi premeva. Ricordai che mia sorella mi aveva maltrattata. appena giunte a casa, e che questo mi aveva causato molto dolore. « 1ifi ha picchiata, ecco: per questo mi sono ammalata>>. Bal– zai a sedere sul letto e, piangendo affannosamente, chiamai la cameriera. Al suo arrivo la mia agita– zione non aveva più limiti. << Voglio che mia so– rella venga qui subito», imposi, « sono stanca di essere maltrattata ». Il mio orgasmo nasceva dallo scandalo delle per– cosse più che dall'essere stata dimenticata per tutti quei giorni. Lo ricordavo ora distintamente. << Deb– bo ricambiare la villania di Rosa con egual catti– veria>>, mi dicevo", « dovrà chiedermi perdono». An– davo così progettando la mia condotta futura in cui un'austera mia rivincita avrebbe dovuto mo– strare a Rosa quanto io le fossi necessaria e quan– to avrebbe dovuto d'ora in poi chinarsi a me in– vece di riprendermi con villania, quando la came– riera rientrò, dicendo che la signorina Rosa non poteva visitarmi 1 stava uscendo in ·quel momento, dovevo pazientare sino all'indomani. Tali parole mi sbalordirono. Che maniera d'agire era quella? :\!lisi i piedi fuori dal letto «Aiutatemi», dissi alla cameriera, « andrò a dare una lezione a quell'im– pertinente». Purtroppo però la mia debolezza era

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