UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

conic preoccupali per tlll gioco a11dato a 1nale, ci accompagnarono in frettoloso corteo sino al can– cello della villetta, e là mi affidarono a Rosa. Sentivo il cuore battermi forte. Appena rimaste sole, appoggiandomi al braccio Ji lei, tentai qual– che passo, ma incespicai. << X on sto bene, Rosa», dissi piagnucolando. Speravo di ottenere una rispo– sta. Sentii invece uno strattone al polso. Ripresi il cammino, stentando. Nella corsa del sangue cerca– vo però di capire e di sollevarmi. >!on riuscii. 11 i era difficile orizzontarmi nella \·aga chiarezza del plenilunio, ero tutta un brivido. Le spinte che rice– vevo eia Rosa, la quale camminava in gran fretta, mi arreca vano gran tormento. X on sapevo distin– guere i larghi ciottoli aperti sotto i nostri passi. Avevo paura dei cipressi alti oltre i muri dei giar– dini. I cespugli, gonfiandosi nella larga aria not– turna sulle sponde dei campi, prendevano per mc luccichii inconoscibili. A tutto il freddo del buio si aggiungeva ancora in mc il rovello di non sa– pere a quale stranezza avevo partecipato poco tempo prima. Scoppiai allora in singhiozzi. Te– mendo di cadere mi appoggiai a Rosa tanto da farle credere che la \·olcvo abbracciare. « Cosa ho fatto?». dicevo in un \·iolento isterico pianto, « dim– mi, ti prego. cosa mi hanno fatto fare .... ». Nemmeno alle lacrime Rosa seppe concedere. Con Yiolenza si liberò di me quasi facendomi ca– dere a terra. << Taci », mi rispose con sdegno, << ho soltanto orrorC' cli te. Andiamo a casa. Qui non è possibile parlare». Ri11u11ciaia comprendere, seb– bene quell'insulto mi avvilisse, riempiendomi di timore. La nostra villa era ormai a pochi passi. La rico– nobbi tra le lacrime, tutta investita dalla luna, fred– da e ostile come se non dm·esse ricevermi che mor-

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