UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
echi nella mia paura febbrile), ebbi la sensazione di quanto fosse stato colpevole quel nostro incon– tro e cosa significasse per me essere divenuta l'amante di l\Iario, Rosa era ormai perduta : se vo– levo conservare quella felicità di sensi dovevo con– siderare mia sorella come una nemica. Quell'ipo– tesi era però ancora assurda. Subito il rimorso mi assediò. Conobbi una impreveduta lotta in cui mi sfogavo insultandomi e disprezzandomi. Non po– tevo più ricominciare. Tutto era difficile e cattivo attorno alle mie forze che cedevano, tacevo per colpa dell'orgasmo di perdere Rosa e Mario assie– me. ~1a ogni simulazione era straziante. Sperai per poco che una soluzione avvenisse in qualunque senso, purchè io non ne avessi più parte. Vissi così giorni terribili in cui mi chiudevo in discon– tinui e violenti terrori, finchè l'esasperazione arri– vò al culmine e credetti d'impazzire. Ma la sera in cui avevo deciso tra me di confessar tutto a Rosa, sperando debolmente che la sua bontà mi consolasse e sciogliesse la nostra disgrazia, un contadino portò la notizia che la carrozza di l\.fa– rio s'era ribaltata sulla strada a pochi chilometri da casa nostra. Mario era morto sul colpo. *** La famiglia di Mario ne ordinò i fune.-ali nella città natale. Noi rimanemmo escluse dalla ceri– monia. L'esserci separate dall'unico uomo che ave– ,·amo considerato vicino a noi, e così importante per il nostro futuro, ci mise in un orrido struggi– mento. Rosa non sapeva trattenersi. Ogni tanto udivo il suo urlo rompere le ore troppo silenziose. )l,fj bastava 1111 nulla per comprendere quando aves– se bisogno di una mia parola o anche di una men– zogna. Abbracciandomi convulsamente spesso ella 4J
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy