UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

24 scuterne il valore, prima, eppoi di oppugnarlo in un campo di speculazione meno elementare. Ogni cosa nel creato, infatti, è già misura di esso, ossia di tutte le cose: per ogni essere vi– vente, insetto o mastodonte, la propria misura è la misura di tutte le cose: per l'essere pen– sante - eccoci a noi, all'Uomo - è ovvio al– lora che l'uomo assuma la propria misura, per necessità logica e d'esistenza. Ma la sua funzione pensante istituita in se, come auo puro del pensiero e non pi,, ri(erita come alto umano, può ben presumere - ecco quel che voglio dire - che nel creato esistano delle misure (armonie, moduli, tempo, ritmi) di un ordine superiore ed autonomo, algebrico, o cinetico, o cosmico, e diverso dall'umano anzi ad esso addirittura, per destino, impercepibile. La misura dell'uomo, definizione tanto orgo– gliosa, è solo quella delle limitate facoltà uma– ne: è piuttosto un limite che una misura: noi concepiatno, e 111isuria1no,tutte le cose a !i,nite d'uomo. G10 PONTI

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