UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

sponde e parlccip:1 ad una poliLica sociale: la sua destinazione è sociale, essa esiste veran1ent~ come fatto attuale e contemporaneo se essa è sociale: ed ecco allora, l'uomo, anzi l'Uomo, ridiventare il protagonista, il dèstinatario dell'ar– chitettura, non più in tern1ini din1ensionali, 111a, più intin1amente, in tern1ini n1orali. La protagoriana ccmisura dell'uomo ll trascen– de cioè la sua figura fisica, e si dimostra invece come misura di dignità umana: e dell'architet– tura viene ad istituirsi un nuovo giudizio un1a– no, in termini non di rapporto dei n1uri con le figure degli esseri umani che li abitano, ma nei termini d'un rapporto di civiltà (sociale) fra l'Uomo e la sua Abitazione: così e non pit1, soltanto, fra un uomo e la sua casa. (Ed eccoci finalmente fuor dei termini pu– ramente estetici nel valutar l'architettura. Con– tradizione in termini, trattandosi cli un'arte? Sarà: ma reazione alla disastrosa invadenza del– l'estetica - pensiero contemplante e non morale agente - malattia del nostro pensiero, diser– zione della nostra azione, causa della nostra viltà e degli errori del nostro giudizio. Noi siamo tutti ancora dei cc belli addormentati nel bosco ll dell'estetica. L'estetica mette il carro innanzi ai buoi: per essa la bellezza è prete– rintenzionale: essa insegna la bellezza che è in- 21

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