Unità proletaria - anno II - n. 21 - 5 novembre 1973

3 Qualebattagliaecologica? La classe o~raia non può permettere la distruzione della natura e dell'ambiente provocata dall'aggressione capitalista, non può rimandare a «dopo» la lotta per la salvaguardia degli equilibri naturali, ma considerarla uno degli aspetti della battaglia che combatte ogni giorno contro il padrone, nella fabbrica e nel territorio Riproduciamo alcuni passi da « L'imbroglio ecologico• del compagno Dario Paccino, che contengono alcune proposte che riteniamo assai stimolanti e sulle quali è utile che il movimento operaio si misuri concretamente. ... «D'accordo che punto di par• tenza per combattere il padrone, si tratti di sfruttamento o di danni ecologici, è la fabbrica. Ma la fabbrica oggi è solo una delle cause, anche se la più rilevante, delle malattie dei lavoratori COI)· LA NAL zie alrmdustria antinquinamento. Solo con una politica che miri alla città a misura d'uomo, è possibile cancellare le cause ambientali di malattia, tutelare integralmente la risorsa umana. E perciò è necessario battersi per: 1) ridurre e possibilmente eliminare i veleni che ristagnano nelle nostre città; 2) prosciugare tutte le fonti di • inquinamento (urbano ed extraurbano), e arrestare il flusso nella biosfera di prodotti di rifiuto non metabolizzabili; 3) stabilire su scala nazionale un asset• to del territorio che conservi il suolo (scongiurando così, per quanto è umanamente possibile, altre alluvioni disastrose, mentre si contribuisce a risolvere i problemi di penuria d'acqua di tante nostre regioni), e distribuire le attività produttive in modo da evitare abbandono da un lato e congestione dall'altro; 4) garantire all'un.iversalità habitat confacenti dal punto di vista dell'igiene e della profilassi nei luoghi di abitazione e di lavoro, nelle scuole, nei luoghi di cura e di svrgo, e in generale ovunque si debba tutelare la salute pubblica; 5) difendere alla fonte (sui campi, negli ambienti terrestri spon- • ATTIA • QI ncsse con condizioni ambientali tanci, nelle acque), e lungo le s(a,ro.evoli: malattie che derivano catene di distribuzione, la genuiinoltre «dall'ambiente che la fai,. nità degli alimenti. briu determina e dalla struttura Neppure con questo tuttavia si imposta dal capitale agli aggio- risolverebbe il problema ecologimerati urbani,.. Cosicché, anche co, sia perché il concetto di ecose dell'ecologia si accoglie sol• logia è più vasto (inglobando l' tanto la lotta per la salute, tale imperativo di non costringere la lotta deve rigu,udare. oltre la (al,. natura a vendicarsi) di quello di brica, anche la città. politica ambientale diretta a gaN0n deve essere però il tipo rantire la salute dell'uomo, sia di lotta sul quale sarà presto perché anche l'Italia, come la Cipossibile l'intesa col padrone: lot-1 na, fa parte del mondo, ragione ta limitata a contenere, o tutt,al per cui anche noi, come i ci.ne.- più a migliorare, gli attuali livel- si, non potremo mai aspir&re a li d'intossieaziooc ambientale gra- nutrirci di fauna marina non inBibliotecaginobianco quinata, se il mare che circonda la penisola, e in genere i mari donde provengono i nostri alimenti ittici, continuano ad essere raggiuti da fonti inquinanti. Naturalmente, così stando le cose, si può porre il quesito di com~ arrivarci a una politica di difesa integrale della risorsa umana, con un padrone che dispone della città come vuole, e un'opinione pubblica da lui condizionata al punto, da ritenere senza scampo il ricatto inquinamento o disoccupazione. Ma in sostanza è lo stesso quesito di come arrivare alla rivoluzione in un paese come il nostro integrato nel sistema imperialistico americano: quesito che in realtà è l'alibi del riformismo, interessato a ignora-- re che sempre, ovunque ci sia un padrone, c'è lo spazio per una proposta rivoluzionaria, da costruire giorno per giorno con una lotta intesa a «dividere l' uno in due» anziché a «riunire il due nell'uno». Quel che è certo, è che se la città a misura d'uomo figurerà fra gli obiettivi della lolla politica rivoluzionaria, non potranno mana care i risultati, se non altro quello di demistificare il padrone anche sul terreno ecologico. E ciò tanto più se insieme con gli obiettivi più facilmente orecchiabili della salute e della casa (appunto la città a misura d'uomo) si porrà anche quello di ristabilire, nei fatti, il primato della natura, poiché «le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo», e perciò il suo primato è anche il nostro, cosicché - se essa veramente vien prima di tutto - non potrà più darsi leviathan socioeconomico che imponga la subordinazione dell'uomo (della sua sa• Iute, della sua felicità, della sua lotta di liberazione) alle istanze produttive. ... Ora, in questa luce, il padrone (capitalista o burocrate), ancor più che nella collocazione che gli è propria, di sfruttatore e fascista (potenziale o in atto), appare in quella di grotte• sco fossile vivente, incapace come tale di rendersi conto che il palazzo d'inverno, prima ancora che dal suo nemico di classe, è minacciato dalla finalizzazione al profitto di ogni cosa, anche della natura, che produce la vita e la fa evolvere solo in condizioni adatte, cessando le quali, si torna Per la vita, contro all'inerte. Ed è perciò anche in questa luce che, nella lotta per portare avanti la proposta rivoluzionaria marxista, deve essere presentato, perché sia chiaro a tut• ti che, liberarsi Ji lui e della sua sporca scienza, è necessario non solo per liberare l'uomo dallo sfruttamento e dalle ideologie che lo giustificano, ma anche per impedire che il palazzo d'inverno, anziché da Spartaco, sia distrutto dalla natura». • I veleni

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