L'università libera - n. 7 - ago./set. 1925

L' U N I V E R S I T À L I B E R A · 215 « distinte; ma ciò sarebbe pure di grande interesse pel natura- « lista filosofo. « Ho detto che la maggior parte delle isole sono tanto vi- < cine che si vedono l'una dall'altra ... Debbo aggiungere che « nè la natura del suolo, nè l'altezza della terra, nè il clima, nè « il carattere generale degli esseri associati, e perciò la loro a- « zione reciproca, possono differire molto nelle varie isole. « L'un~ca luce che io posso spargere su questa notevole dif- < ferenza negli animali che abitano nelle varie isole, è che certè « correnti fortissime del mare che si dirigono in direzione oc- « cidentale e O.N.O. debbono separare, per quello che riguarda « il trasporto per via di --mare, le isole meridionali dalle setten- « trionali; e tra queste isole settentrionali venne osservata una « forte corrente N. O. che deve separare effettivamente le isob ~ .!ames e Albemarle. L'arcipelago è libero da ogni uragano di « ,·cnto, nè gli uccelli, nè gli insetti, nè i più piccoli semi pose sono essere_ portati da un'isola all'altra. Ed infine la profon- < dità del mare tra le isole e la loro origine da quanto par~ « vulcanica (in senso geologie~) rendono molto improbabile che « esse fossero mai unite: e questa, probabilmente, è una consi- « derazione molto più importante di qualunque altra, rispetto « alla distribuzione geografica degli esseri che le abitano ... Ho « detto che l'Arcipelago Galapagos può dirsi un satellite attac- « cato ali' America, ma si potrebbe meglio chiamarlo un gruppo « di· satelliti, tra loro fisicamente simili, organicamente distinti, « quantunque intimamente affini, e tutti affini in un grado « ben spiccato, sebbene molto minore, .al grande continente « americano ». · · E si delinea in queste isole anche la teoria degli istinti. ·Dopo avere accennato al fatto che tutti gli uccelli terrestri di quelle isole si lasciano facilmente avvicinare e quasi toccare dall'uomo, il Darwin narra : « Nell'isola Carlo, che è stata colonizzata da circa sei anni, « vidi un fanciullo seduto accanto a un pozzo con un bastone cino in mano, col quale uccideva le tortore ed i fringuelli che « venivano a bere. Egli se ne era già procurato un mucchietto « pel pranzo; e mi disse che soleva sempre stare ·accanto a quel « pozzo per quello scopo. Sembrerebbe che gli uccelli di questo « arcipelago, non avendo ancora imparato che l'uomo è un ani- « male più pericoloso che non la testuggine o l'ambliringo, non « ci badino, nello stesso modo in cui. in Inghilterra gli uccelli « timidi come le gazze non badano alle vacche ed ai cavalli che « pascolano pei nostri campi ». Sono poi richiamate le osservazioni simili, fatte da altri viaggiatori in altre terre inesplorate, sopra la grande famigliarità degli uc<;elli per l'uomo (sarebbe interessante sapere come sono le cose att~almente) e si arriva alle seguenti considerazi~ni: « Da /

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