L'università libera - n. 4 - aprile 1925

L' U N I V E [I S I T À L I D E R A J07 slo i più, senza curarsi troppo del problep,a di Dio (influenzati com'erano dalle jdee razionaliste e positiviste predominanti allora fra i repubblicani •e rivoluzionari francesi), accettavano però praticamente il concetto, che Mazzini faceva derivare da Dio, che la vita sia una missione di lotta e di sacrificio per il bene e per il progresso dell'umanità e che quindi l'idea del dovere debba essere la molla pl'incipale dell'azione politica e sociale degli individui e delle collettività. Politicamente Mazzini, in questo programma, pres·entava la Repubblica come una cc istituzione educatrice », da cui il cittadino avrebbe imparato cc a intendere la libertà come condizfone di 1,esponsabilità e diritto di scelta fra i mezzi diversi che possono condurre al fine comune; l'eguaglianza come libertà di tutti, condizione di dignità umana e base indispensabile dell'associazione; e l'associazione, come legge dell'umanità, potenza moltiplicatrice di facoltà, di forze, di conoscenza, •e sola normal•e via di progresso». Da ciò deduceva che il ripetere, come molti facevano allora e non pochi anche oggi (e lo stesso ragionamento vale per ogni altro ideale di progresso umano), che prima bisogna pensare a fare i repubblicani e poi la repubblica, cc non è se non uno dei tanti errori politici coi quali i sofisti capovolgono la questione » (1). L'unico articolo, oltre il cc programma>> suddetto, che Mazzini ha pubblicato nell'Italia del Popolo di Roma, uscì in data del 2 aprile 1849. Esso è brevissimo, e cominciava con la ripetiz.ione d'un suo motto dell'anno prima a Milano: cc La guerra regia è finita: cominci, se l'Italia vuol salute davvero, la guerm del Popolo. L'articolo si riferiva, evidentemente, alla· fine della guerra tra il Pi•emonte e l'Austria con la sconfitta di Novara di pochi giorni prima. Questa fine miseranda Mazzini l'attribuiva, ancora ima volta, al fatto che la guerra era stata fatta dal Piemonte più per timore della rivoluzione repubblicana che per amore alla causa unitaria. « La guerra avversata per lungo tempo, tradita la prima volta, ricominciata per l'impulso venuto dall'Italia repubblicana, ha per intento supremo non la cacciata dell'Austriaco, ma la congiura contro il principio democratico rappresentato dal centro » (2). (1) Idem, idem, pag. 93. (2) Idem, idem, pag. 97 e 98. - Con le parole « La guerrn regin è finita; In guerra del pnese incomincil). » Mazzini cominciava nell'agosto 1848, dopo l'occupazione austriaca rli l\lilano, un energico appello slamP.ato alla macchia: Agli Italiani (Vedi Scrilli di G. M. vol. 38°, pag. 213). - In quanto nll'accusa mazziniana che il governo piemontese si giovnsse delln guerra nll'Austria per combnllere la rivoluzione, essa fu ripetuta nel Parlnmento Subalpino dall'on. G. Ferrari anche per la g11e1Ta del 18f>9, in una seduta del 1860; é Cavour, allora ministro, assenlr interrompendo l'orljore con le parole; « È vero! ».

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