L'università libera - n. 2 - febbraio 1925

L'U.NIVERSITl LIBERA 49 ancora secoli dai quali una sola lezione n'è dato imparare, quella di evitare ad ogni costo il loro risorgimento. La storia utile, la storia che dovrebbe andare per le mani di tutti, piglia le mosse dal tempo in cui vincitori e vinti; ridottisi ad abitare una terra medesima, formarono un solo popolo; o più presto da quello in cui l'idea del pubblico bene fu il veicolo che gli ricongiunse; ed i popoli governarono e non furono governati. Nelle diverse regioni procedette più o men rapido il travasamento dei vincitori coi vinti, nelle une depressi i primi; nelle altre sollevati i secondi. Il quale travasamento per altro, gettò le fasi di un ordine pubblico solo allora che p~polo e proprietà assunsero un nome distinto. Dopo l'inonùazione dei barbari, i popoli d'ogni paese erano aggregati all'esJrcito. Ma siccome l'esercito, non volendo rimettere punto della sua forza, dovette mantenersi stabile, e commettersi ad un capo col quale accumunava · ogni potere sino ad insignirlo di un'autorità quasi dispotica, accadde spesso che ·codesto capo, proclamato ·re dai barba1·i, dopo essere stato l'uomo dell'e.sercito ne divenne il padrone. Lo guidò, l'obbedì, lo padroneggiò. Il governo militare si trasformò quindi in patrimoniale; popolo ed esercito pertennero meçlesimamente al re, e furono amministrati al solo vantaggio del re. Durando siffatti governi militari, o patrimoniali; mentre i Franchi teneano la Gallia, i Visigoti la Spagna, i Sassoni e poscia i Normanni l'Inghilterra; od i re di cotesti popoli vincitori signoreggiavano esse contrade, ·1•1talia non indugiò guarì a comprendere e dichiarare ch'ella era donna di sè medesima, a recarsi in proprio la somma delle cose pubbliche, e ad indirizzarla al miglior essere di lei. Non altrimenti che gli altri popoli dell'occidente, invasa l'Italia dai barbari, spogliata, avvilita, sconvolta, si travagliò indarno a ributtare i suoi vincitori, a cacciarli dalle sue terre, a riordinarsi in un solo stato. Qui come altrove, l'antico corpo sociale era annientato, ma qui più che altrove il principio della vita covava di sotto ai ruderi del colosso atterrato. Soggiacquero gli Italiani come nazione, ma gli amminicoli della loro gran lega sociale, le città, le borgate, i primi elementi insomma che costituivano la nazione, si riscossero, ed affidarono a sè stessi la propria difesa. Ogni congregazione di uomini sopravvissuta al naufragio della grande congregazione ebbe l'ardimento di sussi- . stere da sè; si fu di leggeri capacitata aver lei degli interessi da salvare, delle idee superiori alla tema; delle virtù che poteano procacciarle la vittoria. Gli Italiani specularono il bene dell'universale, non il bene de' padroni alle spese 'dei servi; dap- ·principio i battiti del cuore, e subito la loro intelligenza li avvertì che avevano ancora una patria; per questa ei diedero i primi all'Europa un solenne documento di pubbliche virtù; Appena ebbero cominciato a i:eggersi da sè e per sè, nell'età di mezzo, lorquando gli altri popoli viveano una vita miserrima, eglino av-

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