L'Unità - anno IX - n.50 - 9 dicembre 1920

204 lo sfruttamento ln gronde di altri giaci• mont.i. Ma finito In guerra, sono rtcominQate le proteste. ~ sono proteste giustificate. A questo proposito, per quanto U richia– mo.re qualche precedente storico provochi talvolta in questa Camera urli d'indigna– zione, permot.tctcmi di ricordare che nella Storia Nnluralc Plinio ci dà la notizia che il Senato di Roma repubblicana, tenuta pre– sente In scarsezza del materiali di ferro in Hnlln, vietò con un senato consulto che fossero sfruttnte tulle le miniere italiane. (Commenti). E Il consumo tn Italia era co– perto dnll'lmportnzlone. La politica mineraria dell'Italia di oggi, i.n questo campo, senza arrivare al divieto assoluto, non dovrebbe essere fondamentA.1- mente dhersn: cioè noi dobbiamo sfn1ttare le nostre risorse in proporzioni assai ridO'-" te, col solo scopo dl non perdere del tutto questa tradizione industriale, di tooer die– tro al progreui ddln {ccnicn, e consen-are sempre una sufftclente maestranza da poter allnrgnre in ca30 di necessità. .E unn politica nnalO@o bisognerebbe fare anche per i cosldett.i combustibili nozionali. Io non eono un tecnico, e non posso met– tere In dubbio Il doto di folto presentai-O or orn dnll'on. Bianchi: che il coke metallur– gico posso. essere ottenuto col concorso di certe ligniti nostrane. Se questo proéésso tecnloo non domanderà allo Stat.-0protezio– ni speciali sotto tutte quelle fonne, di cui ha avuto bisogno finora la siderurgia e che l'on. Blancht ha or ora denunziale, nessu– no può trovar nulla a ridire sulla utilizza– •lone di quelle ligniti per opera dell'indu– Birla privata. Ma se queato aiuto dovesse euere richie– eto allo Stato, noi dovremmo rlftutarlo, an– che per non contrtbutre ad esaurire questi 41laclmont1 di combuaUblla I quali durante la guerra 11 sono rilevati preziosi, per quan– to la loro utUlzzazlone aia avvenuta 9peaso alla carlona. Ma ftn1t.a la guerra, via via che I prezzi del carbone estero scenderanno ad un Uvello comporlablla, la oonvenlenza di utilizzare Il combuaUblls nazionale dimi– nuirà In proporzione. Ebbene no.n si deve Incoraggiare con favori governativi, anche se rtchleat.l da cooperative operaie, uoo elruttamento di queatl depositi, che in caso dt nuove crisi .nel mercato del carbone po– trebbero tornare ad avere pel Paese una Importanza vitale. Da quanto ho detto, mi pare che si pos– sano ricavare alcune conseguenze. Una. con1e.guen1.a è che U contratto attua– le di ceoslone delle miniere demaniali del– l'Isola d'Elba all'Uva, che scade nel 1922, non deve eeeere rinnovato; ma lo Stato deve avocare a aè lo sfruttamento di quel giaci– menti, per disciplinarlo e circoscriverlo ln vista delle considerazioni politiche, che ho or ora accennate. L'o.ltro. con&c8'ue.nzn è che non si deve mantcnoro · la produzione al livello della guerra; cioè gli operai in soprannumero, che sono stati attirati In questi anni scorsi alla più Intensa lavorazione delle miniere, non possono continuo.re ln questa occupa· t.ione, ma debbono essere licenziati, asse– gnando ad essi una adeguata indennità di licenziamento, perchè abbiano tempo ed a– gio di cercarsi senza sofferenze una nuova occupazione. PERRONE - Questa Indennità non deve e... re pagata dallo Stato, ma dalla Società. (Commenti). SALVEMINI - Slamo d'accordo; ma lo non entro in questa discussione, che è se condaria pel mio argomento. lo intendo so– lamente affermare che non possiamo mante– nere lo sfruttamento del depositi al livello degli anni pa•satl esclualvo.mente per la preoccupazione di continuare a dar lavoro a maestranze, In cui funzione economica è ormai tlnllo. (Commenti - Interruiioni). PERRONE - Ma lo Stato non puq ne de– ve sostituirsi alle società· nel doveri verso gli operoi ! SALVEMINI - In 0801 modo, questi o– perai non possono essere musi sul lastrico da un momento all'altro, senza avere un"in– dennità di disoccupazione o di licenziamen– to. Da chi questa Indennità deve essere da- ta, è argomento a sè... • PERRON.E - Non è dovere dello Stato. SALVRMJNI ~ Io non difendo la Società: dico che lo Stato deve obbligare la Società a pngnre! L'UNITA L'lndu■trla slderargica Slrottaruenle connesso col problema del– l'industria mineraria, è quello deHa side. rurgia propriamente detta. Alla produzione della ghisa e dell'acciaio grezzo in Italia manco uno delle condizioni essenziali, cioè li carbone. L'on. Bianchi ha osservalo che il carbone è destlnn.to ud essere sosth .. ult!:1 nello side• rur.c:tio.dalla onerala elettrico, e <1uesta n. volu1.ione tecnica creerebbe in ltnlia alla siderurgia <1uellccondizioni di prospero svi– lup1>0,che finora le sono mancate. Però flno ai momento attuale, iJ tentativo ti ottenere, per mezzo dclrclettricità, il fer– ro direttamente dal minerale, non ha dato felici risultali dal punto di vista economi– co. (hlltrru:ione dd deputato Beretta}. L"ing:cgnere Piccioli, U quale e impiegato a .Piombino, sulJn Critica ,oclale del marzo passato hn. nffermnt.o prccisa1nente questo. Non bi&ogna equh·ocare fra la siderurgia e la seoonda invoroziona L'elettricità ha dato buoni ris11Jtatl economici nell'estrarre i pro– dotti di seconda lo.vorazlone da.i prodotti di primn. (lnterru.:ioni del deputato neretta}. Io non sono competente, ripeto le opinioni dell'ing. Borghesan, dell'lng. Piccioli, del– i'ing. Revessl. .. Voci: Quando l'hanno detto? SALVEMINI - Il Piccioli l'ha scritto nel mar,o del 1020, Il Borghesan nel 1918. (ln– terrt.:ioni da varlt parti). L'impiego della elettricità, secondo q11estl ingegneri, è con– veniente nella seconda 10\·orazione, ma non ho. dato rl1ultati ancoro economici nella prima tnvora7Jone. Certo la tecnica non ha detto l'ultimo parola; ma la politica di un paese non può fondar.si su ipotesi non an– cora realizzate. In ogni modo, anche se U carbone potesse essere sostituito dall'elettrlcltà In tutti gli stadi della produzione, resterebbe sempre, a danno della siderurgia italiana, Ja scarsez– za del mnterinle di ferro, dat.n. la nec888i.tà poUUca, In cui ot trovi.a.mo , di evitare l'e– saurimento dello nostre riserve. L'insistere nel voler mantenere In Itolin In siderurgia nello sviluppo attuale, equivale a tenere su un'industria, la <p1nlo consumerebbe alla cieca un patrimonio, che in futuro potreb– be diventarci prezioso da un momento al– l'allro. Comunque ai possa poi svo14Jere l'avveni– re, ala di ratto che finora la siderurgia è vissuta i.n Italia solamente ln grazia dei molteplici continui favori e succhionlsmi go– vernativi. L'on. Bianchi ha spiegato che dal Ì899 in poi lo Stato ha dovuto cedere a 50 centesimi la t.-Onncllata Il minerale dell'Elba, che è uno dei migliori del mondo, mentre prima del 1899 domnndnvn ì,25 la tonnellata. Siccome sono state estratte in questi anni circa 7.000.000 di tonnellate di materiale, è stato un primo grazioso dono di 50.000.000, cito fo.nno in media 4 milioni all'anno, di cui la siderurgia ha avuto bisogno. Al regalo della materio. prima si è ag– giuntn lo protezione doganale coi dazi di import.azione. Per esempio, prima d.ella guerra le travi di ferro tedesche si pote\'ano comperare al– la stazione di Chiasso a li re 13if,O per quin– tale; ma bisognava pagarle in Italia a lire 19,50 al quintale,. perchè Il dazio doganale di se.i lire aumentava circa del 30 per cen– to il prezzo. Siccome prima della guerra l'Italia con– sumava circa un milione di tonnellate al– l'anno di ferro e di acciaio, e la media dei da,J di protezione era di 66 li-re per t.onnel– lo.tn ., quosta protezione rappresentava. 65 mi– lioni d1 sopraprezzo Imposto o.i consumatori it.alin.ni; dc.i quo.li 22 milioni ,andavano ai si– dorurgiC;, cho produceval)o un ter1,0 del consumo; e ii ro'sto andava n.llo Stato, il qua.lo però ,po.go.va con lo. mo.no sinistra. ai siderurgici std prodot.tl che acquistava da essi, quello che guadagna.va colla mano de– stra in do.zi dO@'.nnnU. Cosi la siderurgia succhiavo. alle tasche dei consumatori e dei contribuenti nlmooo 25 milioni all'anno, mentre non produceva che per no,·antn milioni di materie prime. (Commenti). ;\la neanche questi favori sono bastati. L'on. Bianchi ha enumerai-O gli altri, di cui la siderurgia ha goduto, cd lo sorpnsso su di eosi. o Tutti qu<'Sti !a,ori erano domandati ed ottenuti con In promessa di rendere indipen– dente l'Italia dall'rst.ero. ~la tale promessa non pote\'a C'Ssercmanlenuta, e non è stata mantenuta. • Prima dcUn guerra lo siderurgia non era riuscita a coprire che il 3S per cento del fabbisogno 110.1.ionnlo. li r~sto reniva dall'e– stero. E ancho per produrre· in Italia il 33 per cento del fabbisogno, I siderurgici dovevano imporlo.re doll'estf'ro rottomi e carbone: co– sicchè, se non dipende\'Rmo dall'estero per il ferro, venivamo n dipenderne por il car– bone Durante In guerra, nel 1916, in siderurgia italiana ha potuto produrre 1,270,000 ton· nellate di acciaio; mn è stato sempre neces– sario importare dall'estero oltre S50 mila tonnellate di ghisa, tèrro e acciaio grezzo e prodotti scmiln,·oroU. E per produrre quel rniJione E: :!ìO mila tonnellate di acciaio, si è dO\l1t.J sempre Importare por 312 mila ton– nellate di rottami e per un milione e mezzo di tonnellate di carbone. li beneficio quindi si è ridotto a importare 1,800,000 tonnellate complessive fra rottomi e carbone, nnz.ichè 1,300,000tonnellnt, di ferro b di acciaio: nb· bioma cioè do\'ut.o tmpicgore 500 mila ton• ncllntc cli pltì net trns1>ortl I Lo guerrn foccndo realizzare guodogni favolosi nlln siderurgia, come o tutte le nitre industrie belliche, iivrebbe dovuto met– terla in condizione di vh•ere una \'ita libero. e s;na. ~ta I siderurgici sono come la lupa dantesca. che dopo il pasto ha più fame che pria. E un gruppo di essi cl ha fatto assistere nel 1918 od un nssnlto olle banche; e nel 1920 abbiamo avuto un secondo assalto. E <>g4iiti l'llva manovra per strappare al Gover– no una nuo,•a concessione delle miniere el– bane, approssimandosi lo. scadenza del con– tratto. E si domandano nuovi favori doganali. ln questo momento, <Inie le condizioni del cambt e quelle gro.vlsslme della produzione in tutto li mondo, i f11.v,ortdoganali non hanno grande Importanza; ma sono rlchle– sU ftn da orn. in vista del momento, in cui la produzione diventerà normale e i cambi mliilloreranno. Allora I dazi, richiesti oggi, comincieranno a funzionare.. Il peso di questi dai! posalamo proepet– tarlo In qualche esempio concreto. Nel 1913, col minerale elbano, che ooeta– va IO lire la tonnellata, dopo essere stato e– stratto ,e col prezzo, che ora sembra favo– loso, di ~ lire la tonnellata per il carbooe, una tonnellata di ghisa veniva a costare in lialla 80 lire, ln Inghilterra lire 71,25, in Germanio lire 50,20. Oggi - ripeto - coi cicloni, che nvvengo– no nei prezzi, non si possono lare confron– ti; ma si può fare un'ipoteel. Se U carbone costasse 200 lire in tonnellata, una tonnel– lata di g,hlsa prodotto In Jtnlln costerebbe 380 lire, di fronte 1illn 200 lire dello tonnel– lata inglese. Cioè, per tenero su la siderur– gia it.a.innn, bisognerebbe mettere -un dazio favoloso di 180 lire o tonnellata. Nella passata primo.vera i profilati prove– niea,ti do! Belgio e I loodini provenienti dalla Boemia, se tosse stato possibile tra– sportarli, sarebbero costaU, compreso il cambio, in Toscana. do GO a 80 lre il quinta– le; mentre in Italia Il ferro ooclllava tra le lire 130 e 150 Il quintale. Questa notizie le ho potuto avere da amici tndustrlali, che si interessano dello questione. A completare ti quadro delle benemerenze della siderurgia, non dimentichiamo cbe in momenti difficilissimi per ln crisi del carbo– ne, in cui potevamo importnre do 5 a 7 mi– lioni di tonnellnte all'anno di carbone su 10 o Il milioni di fabbisogno, è stato neces· sario cedere una parto di questo fabbisogno, coi trasporti corrispondenti, o.ila siderur– gia, mentre do,•evnmo ridurre il numero dei treni, limit.nre il consumo del gns in città, e mentre molte rnbbriche dove,·ano chiudere per mancanza di carbone. La slderargla e l'economia nazionale ~In quesla portezione doganale, di cui la siderurgia ha bisogno per vivere, rappre– senta sovratutto un enorme peso morto su tutto la vita economica Italiana. L'errore fondnmentale finora oomwesso io ,1uesLoctampo, e stato quello di credere che sin nccessari,a resi.stenzn di una siderurgia per lo vita delle Industrie metallurgiche e meccaniche. E' ,·ero precisamente U contraa rio. Le lndu~trio metallurgiche e meccani– che houno so,•rntutto bisogno di ottenere il ferro di primo lavorazione ol più basso prezzo po.;sibile, per poter 1u•odurre ai più corwenienli costi posslbill il ferro di secona da ltworazione e lo macchine. Al Congresso nnzlonnle dello Società com– merciali, tenuto in Roma nel 1914, la So– cietà meccanica lombarda presentava una distinta minuta drl mntcrlnll occorrenti ·a1a In costnizione di un lnminotoio a cillndrt e del dazio che si doveva pngnrc sulla ma– teria prima. Il ri!lullato del calcolo era che sui materiali adoperati biStJi~sva spendere un sopropreuo oer do :r.lo floun.nSLledi lire 142,60, ma lo protezione doganale data al la– minatoio era di lire 12G,~. Abolendo, cioè, il dazio doganale sullo materia prima, che va a vantaggio della sldentrgia, non solo n laminatolo non avrcbbc bisogno di protezio– ne, ma sarebbe tnvorito dn questa Ubertà doganale. La orovn del molto che ,1 ouò !ore In questo campo, è dato dn quanto, prima dela In guerra, si ottenevo sul regime dello im– portnzlonl t.cmpornneo. Cioè l'Industria dl seconda lavorazione e l'industria meccanica domnndovono continuamente in facoltà di importare In franchigia la materia prima, con cui elnboravnno i prodotti, che poi era– no riesportati nll'eetero . .E con questo di– mostravano che non avrebbero bht<l@no di protezione neanche In It.alln, se pote,•ano con i prodotti, fatti in ItaUa, far la concora renza sui mercati esoeri alle fabbriche ~ stere. Nel 77 noi avevamo in ltolla appena 12 mila operai metallrugicl e meccanici. ()gsl ne abbiamo 300 mila. E' un progresso mira– bile, che si è avuto nonoetante tutti gli In– ceppi creati nlln produilone del protezioni– smo siderurgico. Se venisse meno questo ostacolo, che aumanta Il costo dello materia prima, le industrie meccaniche Italiane po-, trebbero concorrere con maggior fortuna sui mercati estori con le industrie degli al– tri pa.eel; e potendo fare eul mercato Inter– no preul più baul, estenderebbero Il con– sumo, e la m"«l!ior produaloae &910rblrebbe un maggior numero di operai. Il soprapN1Czodelle macchine cade eulle spalle del coneumatort, paralizzando I pn,. gressl, epecialmeote, dell'&jJrlcollura.Nella scorsa primavera, un mio amico, che sta impiantando una azienda Industriale nel :Mezzogiorno, ml faceva os!lervare che, ae non avesse potuto introdurre in francht,la il macchinarlo, gralle alla legge pe1 Mes– zogiorno, avrebbe d~ pagarlo 90 Jlilla lire di più, e non gli sarebbe convenuto di impiantare la nuova Industria. Se in Sicilia o In Puglia si costituisse un gruppo di proprletnorl, che per far risor– litere lo. coltivazione di cotone, domancta.a,. scro che si vietasse l'Importazione del co– tone greggio, tutti I cotonieri d~Ua Lombar– dia e del Piemonte e le maestranze operate insorgerebbero: e avrebbero ragione. (Ap– prot·a.iioni). Ebbene per Il ferro noi non .dobbiamo ragionare diversamente. Il ferro è materia prima, come U cotone. Non cl d~ • vono essere due logiche: una per l'indu– stria settentrionale, ed una per l'lnduatria meridional~I (Approvazioni). Si protesta tanto contro li rincaro delle case. Mn a questo rincaro contribuisce ln prima linea l'alto prezzo del ferro: nella primavera scorsa l'accinto al comprava in Francia, cambio compreso, a. due Ure e ~ie– ci centesimi o.I chilo, e si P"llava In ltalla lire 3,15 nl chilo. E dobbiamo noi conti– nuare nd aumentare le tariffe ferroviarie per poter pagare n prezzi fnvolosl li ferro delle rotaie, delle macchine, di tutti gl'im– pianti? Nella politica della. libero. Importazione della mnterin prima è interessato anche ll proletariato delle indll!trie metallurgiche e meccaniche. Infatti interesse del proletariato è dl as– sicurare le mi.gltort oondtzionl di sviluppo a quelle imprese, che assicurino occupazione al maggior numero p06SlbUe di operai. Ora l'industria siderurgica non impiega mano d'opera che in parte minima: appena per U 9 o IO per cento dell'Intero cost.-0di produ-

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