L'Unità - anno IX - n.36 - 2 settembre 1920

150 guerra, e come tnnte altJ-e-, stradette in piccoli pncsi non capaci di sopportarne Ja 9[.>C&l di mnnutcnziouc; e nulla. si fe– ce degl'impinnti idroelettrici. Gli o,;.. mi <io,·c \"Cnnero impiegati al ricupero del nwteriule di guerra. (e si sarebbero pt•csh,ti bPnif.:-.imo i prigionieri, ma. si tennero qua~.j sempre lontani in seguito nlle 1irotcste dei socinlisti che rnlevnno risel'\'flto il 1avoro per la, mano cl'opem lo<'-nlc) lavorarono secondo il solito con ta.lc fiacchezza. da, non compensare affat– • la spesa. della loro mercede. Inoltre ogni giorno numc.ntn,·ano le pretese te– nute deste J>Crragioni elettorali da- so– cialisti e da clericali: ora gli operai esi– genrno d'esser tenuti a la,·orare sul po– sto, ora non \"Olevano allontanarsi nem– meno di dieci chilometri dal loro paese! E cosl un grandissimo oumel"o di barac– che, le quali a,·rebbcro dato un legname prezioso, giil. tagliato e squadrato, per la ricostruzione, restavano in aJta. mou– t.sgna a. ·l!fa&clarsi e marcire sotto la ne– ,·e e la tormenta! III. L'ammlalatraa:loae civile Agli ultimi d'agosto il I Ufficio lii &ciol– ..,e o meglio cumbiò nome: divenne la, Direzione Mlli(Jlrc Lavori per la Pro– vinci'I_ di Belluno. Con saggia disposi– zione eSl!o lasciò la, porte della Provin– da di Treriso, che avevo, a.ile sue dipe.n– de111..e; in cambio aseunee anche il Zolda. no e il Cadore. M& questa. nuova Dire· zione do,·eva via ,•ia refltringersi e poi sciogliersi, per cedere il posto &ll'Uffi– cio tecnico del Ministero delle Terre Ji. bernte per la, Provincia di ,Bellnno. Si pnl'S.11·0 dall'autorità militare a quella eh-ile : ma. i criteri in fondo erano gli stea~I: ,·tvere allo giornata, acquietando gli operai fino ·aJ.l'anno pro88imo, in cui •i s1x,rarn che si sarebbe aperùl qualche ,·la d'emigrazione. Qtll'i,Jtu era in ~Rtt.101 •. n. anche l'opinio– ne deJl'iwrocato .Pictriboni, deput.ato dt J!clluuo e Sotto 11egretnrio a-I Mi}'i•tero delle· Tene liberate, lln dn.l momento deIJa, ,ma. costituzione. A dire il ,·ero, nel geona io 11i sperò molto da questo Ministe– ro, tanto più che l'n<lagio, da, noi a!t– lentr·ionali ritenuto prerogathll degli aùitnnti del Meuoglorno: • il Governo ci ba abbandonati» si- faee,·a, udire ora. anche fra le Dolomiti. E ,·eramente si so 1-el,bedetto che a Roma neppure si CO· noscc!-1$e In posizione geografica, di Bel- 111110,giacrhè dal Ministero dell'lstrn• ziouP giunge\'ano lettere coll'indiriu.o: 1.lellnuo (Pro,·. di Udine), .Misurina. (Ca.– dore, Pro,·. di Udine!). Non si può negare però che il nuovo 1!inistero abbia 1ipc80 molto; ma si de– \'e pur riconoscere che se la, Nazione ba. ormai speso moltissimo per le terre li– hcrate0 (si purloNu di un miliardo e mezzo un anno fu, cd ora la cifra è raddopi;,ia– ta !}. molto s1>esso i suoi denari sono sta– ti "IW'Si as~ai malo, e i ri8Ultati ful'ono ns,ohnamente impuri al sacrificio. L'on. Fradeletto accettò il gravoso in– carico cosi c-ome a,·rebbe accettato quel– lo di Capo di Stato Maggiore dell'Eser– C'ito o di lfinistro Qcl Tesoro. E ovvio dle compcten1..a tic-nica non poteva aver– ne. Re almeno~ fosse circondato di per– sone "ernmente rnpnci; ma nemmeno per ombra'. Fu un rifiorire di client.ele, di ~ente adda di canonicati, alla quale le h•rre liberate erano uu pretesto ottimo P"" eoones~a•·e agli occhi suoi e del pub– bli<·o. n1pidigie e nmhizioni. E quando nel maggio 1'011. Frndclctto fece una vi– r,iila nella Pro\'incia e spa1·se fiu_mi d'elo– ,.Jl!Cllza, F-Ua cura precipua fn di fare la 11r·opnganda <'lcttol'nle per il suo mag– ~ior dipe11rl4•ntC'. on. Pil:lr1l.>0ni. 1-: (·o,tni :i,1·,·a purtroppo seguito le -0rnw dL·l m:w~trn: arPn1 <·omiuciato t·ol 11,n11inu1·p~11 i,,:1•~1·1•tariop:ntirolare un jmpit•f!ato po~tnlL•, ~z1.('tticr" a tempo pt•J:--(l, 111mr·h1' 1wo1l,i.1gnrnlist..., elettorale. e 1., :1,·(·Y:t fatto a1u·h(• c·.a,·alie1·c « per le Ap<"1·i.tli IK"nf'm(•rt.•111.f' "· rrn c·ui ma$simn. ~r.1 (p1C'll.1 ,r,'""'t'l'P i--tnto f.(>tnJH'P imbo· w·nv, dun111tf' la ~11('r1·n, dopo d'a\'(•rne 1 u,"lin1 t.o 1~1 rn·,·e:o1~i tù. lutnnto ,~1· allP;tJ:Prirt- l:1 nuo,·a bu- L'UNITA' ror11tzia s'era ~lnhilita n rrrm·iso unn ~JK'l'ic <li ~uC"cm•r,,ale<lel )finiat.ero delle '.l'<•rr(' lihc•rate. e qu<'sra era tutta, dell'o– no1"(•,·ote Pìetriboni. Cbe vantaggi abbia a l)i>OI"ta to questa !i,;t1(•t·u 1'8a le (a Ile terre lil,t•1·11tt.·,~·intende). io non uprei dire. (",•rto ehe 11011 sempre Si tro<ò in perfet– to ,u·,·01-do con Rom&. E cio anche per– du} nclln nomina dei succcssh•i Ministri e Sottosegretari, secondo li solito, più r,hc ollu vera capaciti\<' onestà d'intendi– mc-nti. Ri badò il, intrighi e bizze di ca– rnttcre politico e 1-egionnle. Ma. nemme– no i Yeneti erano aodn,ti d'nccordo tra, 101'0: fin <lui primi giorni tra Friulani da un lnto. Rellune~i e Trevigiani e Vi, eenlini dall'altro, i-.·ern ma.nife,rtato uno wtrnno e disgustoso nnta.gooismo. Mn in mez1,o a. tnnte grettezr,e ai pen– SR\'Jl finalmente a, pagare i dnnni ai pro– fughi. A questo punto però non i soli operai mai anche impiega.ti e ticchi, igno– ranti e colti, mostmrono, ~l,hre poche ec– <·ezioni, la. stessa. ment.1,lità: paga. il Go– ,-eruo, arraffiamo qnonto più lii pnò ! I po,·e1i narravano d'e...:sere benestanti àl tempo dell'inrn~ione,' i bene8tanti d'esse– t'C ricchi., i 1·ird1i d'c-~1-e E ;t.ra ,riccbi. Il Oo~crno allora volle stubiliro alcune for– me di cout1·ollo. nrn si cndde in una, serie Ji lnnguggiui: elenchi interminabili di ogg<-tti perduti. testirno1tinnw per lo più troppo l'aghe, dei dnnni sotrerti. Credi.a.– mo che molto meglio l!!lt-ebbef!tato tissa– re alcune categorie di da.oneggiati, io base alle entJ-ate e al numero dei com– ponenti la famiglia, e dare-,. ogni .f•mi– gl.ia , se<:ondo la propria. r.ategoria., on.a ecru, indcnnitù. Ne,rnche quCBto sistema a,·rehhe orit.ato tutte Je ingiustizie, ma, surebbe stato probubllmeute il meno pe-~io. A ouor<' ,lei ,·ero 1>e-rò,molti oggetti ginni-.ct•()n Belluno. sto,•ijrlie e mobili spe– c·i:ilmenn~. e furono n~ntluti con grande ril.Ja~ ·ni 1>rofnghi. Elihene, di questi rnnh1gf!i i-.; pnò <lir che Jn massa non ba mostrttto d'i1t·corgersi, mentre nvrcbbe nA.-Jui più upprer.znto mm più sollecita. lh1uiclrrnione dell'e indennità. Cot:11 pure non scm('rf' alle buone inten. zioni dell'nutoritù, ;.,~n:rnntiva eorrispe– Hero i riflnltati. Per ertentpio, uno d('i problemi lllllggiori fu anche quello di ri– donare alla Pro,·ìncia. il bestiame, di cui l'uvenrno prh·ata. llolti de' l>uoi che a.n– corn rimnnevano, passnrono in Austria e in l'ngheria dopo l'armistizio di Villa. Oiuoti, sotto il na80 degli Ufficiali delle Oommissioni militari italiane di control– lo, nè soppiamo elle siano più ritorna.ti ! Si pensi quole donno tria stato questo per uon 1wo,·iocia quasi prh•a. d'indu– strie e in gran parte vh·ente dell'alleva– mcnt.o del bestiame. !'li diedero alcuni bo– ,·ini e specinlmente cst\'alll e muli dell'e– &'rcito, .ulle famiglie più danneggiate, ma iu seguito si ijtnbilt il 8istemn. delle aste pnrtendo da. pre1,zi lmssissimi. Allora dall~ pinnm·a \'enetn fu tutto un accor• rere d'ac-capanatori. e le fiere famose di Yerona e di \'irenza rigurgitarono di ca\'alU che a\'1-ebbero do\'uto esser ce– duti ~tto prezzo agli aoitanti danneg– giati delln Prm·inc·ia di Belluno! Inoltre il Genio ~lilit:ne p::igo"u cost profumata– mente i carri e i rrl\·alli JH'c~i nl suo ser• dzio, che in hrc\'~ un J?rnn numero di equini d~inati ::1ll'ug1·iroltnra, passò a J!l":n~are i;;;u1JC' ~()('~e tli rie<»-truzione delle terre liberate. t'n'nltrn opt•rn di g-iusti1.ia, sempre in fatto d1 riparazioni. ~nrebhe ~tats, quel• 1:i di fnrc in modo c:10 i contadini e i l'imasli in gcner:llc, r<•:-,tituiii.'òJCt·o, magari JH'l' pir·r·olo <·ornpcnso, In robn, n,sportatn 1\:-1 li<' ,•111,,c. l ·~d nnn ~l'idn del C'omnnclo ~11p1·<•1110 i-iulJito dopo In lihertlzione, e 1·01urni11:1r:1 [){'ne ~,•f'1-i~s-imc. "Nnturalmen– l(\ 11Num110 r():-;titul. T.R eontestazioai circa, In prop1·it·lù rl('i mohili, tnppcti, indu- 111(•11ti t• l :iltM. <>rano numf'rose- e rese. più flif1kili a <1(•finire in ,1ua11to gli oggetti t•rano 1·imu!'Sti:.;pt·~lit> ro~l i,.ciupati da per– i11•n· il loro rispetto (li primn. Fra, le per- 1-i,(>JH' 1'i m:Hrte 1>rentlcr:1 l'id(•n che le sof– f l•u•11z1• p;\lite, 1:) dove i profughi erano fn~::{iti anilando~i :1 ~odel'e su~siùi e im– pit•1.d1i i--tr.ionliu:u·i ~iustHiCa$.'iCl'O ogni n approprinzion<-'. L'nn Rartina di lJf'lluno \'ide un::t domenica io un pnc~ dei din– torni unn contndina ,·cstita rl'un suo ele– gante paltontino, riconOSC'ibilc :lll("bc dai bottoni. FcC"e pet· fermarla, e farsi 1·esti– tuirc il 5;110: ma. qu<'lla si rnis(' a stril– Ja1-e come un'aquila « ai ladri, ai ladri!». Si rnctolse ,,;ubito una, follo min:1N'iosa. J•1 l'ingenua sartina mi dichiarn,·a che non :H'rclJhe mni pili ferurnto una C'onta– dii1a.pc1· l'invere sia pu1ie un solo bottone. E in queijto modo il Governo hfl speso, come ho detto, ben tre miliardi; e d,,en– do alla giornata, traccheggiando e facen• do opera di giustizia e d'ingiustizia, h& ottenuto di non eonteut.are nessuno. non ha ekeguito un disegno orgnoico di la– ,·ori publ>lici, ha rafforzato i socialisti che hnn &1pulo sfruttare il malcontento largamente diffuso. 11 Oeuio Cirile non bn funzionato me– glio di t1uello militare. nè in sostan7..a ha NJ>e~ m~lio il dewu'O, nt} h:1.~perpe• rato mt'no mnteliaJe, nè l.111 e~n:it.·1to un pit\ efficace controllo. Dìf:fn~si il sistema delle cooperath·e, spuntnte orunquc come i funghi, queste bnnno prete!itO dal Governo d'a,·er sem– pre nuovi lu.vori da e!iK'guire e, Ni noti beuc, sul posto e perciò scuu1, In, possi– bilitù d'ada.ttarli ad un pia.no 01·gonico. Ji; il Oo,·eroo non ha 1·isJ>o8touè f,t-}: nè no; ha continuato a. \'h·erc allo. giornata oon– ~enclo ora un milione, ora meu.o mi– lione-, ora ottocentontiln. lire. pagnnclo Sf)CS"O in ritardo SOLto la pt'<'f<Sioncpitl ,·iolenta . .€ passato un nitro nnuo e l'e– sodo degli emigranti temporanei in Frau– cia. S,·iz1.ern, Germania e _\ustrin non è n-,·\'enuto, stnnte In. crisi economica che ancora tra vaglia quCflti paesi, o perohè il DOb'tl'O Oorerno oon ecceSHO. di zelo hn creduto di do,•er negoziare la nostra. ma– no d'opera. 80prattotto con l& Francio. D'altra, parte non si sono tentate nuove ,·ie d'emigrazione In paesi lontani come l' Amerkn, vuoi per na,turnle indolenza. rnoi 1>er<:hè socia listi e cleri cali desidern– ,.H no d'aver FtOttomnno l'clt.•mento ope– l"Jlo. Co•l a 1>000 a poco. e>11che (><'rla. tm– sf'orma7lone degli animi• prodotta dalla guerra, e per l'nct-edere d'elrmenti estra– nei peggio che sonersh·i. malgrado il tradizlonn.le patriottismo, e il buon sen– so di queste popo1nz.ioni. i.:i:imo giunti all'ultimo .ciopcro abbnstn111.11dilfuoa– mente nn,r1-nto dai giornnli, durnnt~ il qunle ~i n~h1té ud a.tti e a, ~enf" di fe– roce violenza. Un tempo, in momenti di diffloolt,\ • pericoli gra"i, il Senato romano emano– va il suo « Videan.t oon.tUle, ». J noi ora il rimedio e la. sah•ezza. non ce li pnò dare un Ministro, nè un Sottosegretntio nè un deput. 'l.to nè un capolega, nè un prete; il 1-imedio e la salvez1,n, è neceSt-:n– rio che emergono dnllo •plrito di /!8Cl'i• fleio <' dalla costa.oza: e rettitudine di tutti I cittadini. Firenze, luglio 1920. PIERO PIER[. Un cQnvegno abruzzese ~o pcriodi<·o 1·egiouule romano, Ab,1,:– zo-Moli8<', si è fatto promotore di un oou– Vegno u1Jruz1,ese-moliJQ1no,cl1e ai ternì nc•– gli ultimi giorni del corrente agosto o nei primi di settembre a, Castellttmmare Aclrittlico o a l!C6Can1i. Il convegno (a quunto nununcia Abr11zzo-Jl0Lise) non ,·uol cRsere manifestazione cli partito o di tc11dc11za,;ma soltanto accolta libera cli uomini d1e, esmuinando. i problemi delln politi,·n, rc~donnle, troggsrno rlfl c1tw– Slo ("~lilli(• (']('1111·11ti pt·e(•ii,.j di Ol'iélll:llll('I\, to ,, Ji azione L·o111•(1t•1l<' p •r rh•olrr1·li. Hi– ... oln.:rli 11011 dul punto (lj d:,;ta an~n~ta– rnt•lll(' utilil:lrio ilèllll politirn 1·t•g-in11nìt· 't't·tllio i-:tilc (:1ccnl1onag~io ,tra urnitr e min:1,•(•ìo:,;o ,li porti e strade e ponti e li"''IIÌ dir-Ctti ('1:ir~iti o strappati secoa– ,lo trittri e-lt·tto1·ali o ron intimida. zioni dc11111~o~i,·o-p:11 la111t•ntnri); ma iln I punto <li riHln <lell'inlercsse nn:donnlc. ~hi<'tlawcnte e larg:lmentc intf'i-o. il qu:1- le ~sige appunto il rh~orgere (lelJc anto- 11omie lot·111i t' il rn,·,·inir~i drlla ,·it::. prop1·ia nd ogni regione·; eh~ ,1c\'e sot– tral'l'c qu:rnto ba di suo. di CHrntt('1'isti- co, di imlhidualc, al 1>0teresoffocante del gon:l'llo cenlt·ule e <.lella ùu1'0crazia. Cosi p1'0111cue AD1·uzzo.Afo/iac. i,; noi saremo lieti se la p1-ome.ssa, sarà mante– uuta: ~e l'iut.euzioue e la ,·olootà dei pro– m<,tori uou bi.I i-:111110 u11dite dai fn.tti; se il courtg110 uon comincerà a dir male ùt:l 1c Uovcrno ,, uou 1,e1·ché si iwmÌ..!,(:bia, di u·oppe cose, u1u J}el'Chè non se ue im• mischia nbOust1111w - non perché RolW.l, Luroc1·atica, esiste, mn. perché non dà, di più, uou concede ubbastanza. a.Ile solleci– ta.zioni dei deputati ai loro « onorevoli amici>) e 1< curi commendatori» del Go• \'el'no e dei ministeri. Lloma, òurocra tica. non si muove; sia– mo <l'accol'do. Il e< Governo», siamo d'a,,c. cordo, non funziona . .Ma. se fosee al po– tere 'l'izio, e non Coio che c'è, se fosse.ro a dirigere gli uffici .lle,·io e Sempronio, e non quelli che ci sono, non sarebbe lo stesso? 'l'lzio e Sempronio fnrebbero più fa,·ori all'Ahruz:r.o, se sono a.bruzzeei.. Può darsi. Ma ruol dire che un'altra re– gione (quella. di Gaio che adesso è al po– tere) sarebbe sacrificata. Se la. politica 1-egiooale fosse questo, soltanto quelllo; se i giornali regionali facusero eolo per questo la. ,·occ grossa; se per questo si indicessero i oom•egni, varrebbe meglio cancellar le regioni anche dall'ultJ.ma. lo- 1'0 c.9pt'C8sionegeogrnflca (la tinta ,•erde, rosa. o gialla, degli, 11-tl'lJ.ltinidi geogra- 61> elementare), risparm1nre la carta. del giornali e le spese dei convegni. Ma, fortuuilt11111ente, non è sempre co• si: c'è unn politica regionale, ci sono dei giornuli regioonli, ci 90no clei convegni regionali che scr,·ono appunto a, questo: a f1ll'e ehe non sin sempre cosi:, la. favola dell'italiano che ha eternamente la sua. J'erctola (grande difetto e grande Yirtù) nel enor-e. Ecco perchè salutiamo bene augurundo i centri e le forme di attività re-.giouule che si propongono quest.o in• tento. .€ l'intento confessato di Abnizzo-Jlo– litt. Au1,,'1lriamo con fede che, a Pescoro, un primo che sia. an– principlo di f. o. realtà. Raccomandiamo agli abbo.natJ che ancora non hanno COllUlhlto iI°lol'O dovere, di pag&l'Ci con COI'– tese sollecitudine il loro abb 1ona– mento. L'1lmmlnlatra1:1oae. I Il..,. I •pnaiia • .... ,.... ,., ~ ..... RENATO SERRA Della raooolta completa delle opere di R. S, eooo uoclti: SCRITTI CRITICI I G. PaacoÙ, A. Beltramelli. Per un e&talogo (C..rduoei o Croce), Uotratla– tiones. Lln3 SCRITTI CRITICI ! Il e Ili' i Carducciano. (t:ommemorazione di G. Carducci, Vnmorc nella poesia <li G. Carduoei, Albo Carduoeinno, Melica. e I Lirica. ,lei Seftoccnto, A.lfre1lo l!nnzini, Severino Ferrnri). Paseolinna (Lu C,mzone del Curroo– cio, Giovanni Pascoli, J,a Commemora– zione di Pn!l<'ol1). Lire 7 LE LETTERE 1 Oon l'aggiuntn. dei ft'Oommeut.i ine– diti ,lolla, socomlu pa.1·to o uu indica OllOIUUStico. I Lire 7 I Q11cno volume 6 l'ulUoo ttudio 4'Ullfleme stilla - I In,liriz:arc oomm issio11i e ooglfo. nlla I SocieM Anonimu. g(litriee "LA VOCE" I 18, Trinità dei Monti - ROMA, 6 Stai>. Tip. R. Garronl - Rorua \

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