L'Unità - anno IX - n.36 - 2 settembre 1920

148 Lo ha rtlagnHìcnmente poslo in evidenza il Koyncs, nel suo ormai celebre libro sulle conseguenze economiche della pace. 11 L'1Eu– ropa continentale costituisce il centro di po• polazdone più densa nella storia del mondo, e abituntu ad un tenoro di vita elevato. Es– sa non pu" bn.stnre a se stessa. Prima-della guerra essa provvedeva ai suoi bisogni per mezzo di 11n'orgnnizzazionc delicata e com– plicata, riposante su fondamento. di carbo– no, di ferro, di trasporti, con la quale chie– c.tcvn senza nrresto ad altri continenti, un continuo flusso di alimenti e di materie pri– me. Ora <1ucsta organizzazione è sconvolta, è interrotta. Se non sapremo ricostitu.irla, un immane crollo minaccia l'Europa. Rico– stituirla significa riporci, una buona yolta, nl lavoro, con l'o.niicn energia, e insieme ni– pone in normale funzionamento il meccanL smo teènico ed economico degli scambi in– ternnzionnli. A <1Uestodeve essere volto o– gni sforzo non solo nostro, mn dell\Europn. l'uo~i di ciò, v'è la rovina di tutti 11. ... :--Jonmeno esplicito nello. <.-ondnnna, seb– bene egli muova da criteri un po' diversi, è il nosLro Azimonti. In un poderoso articolo i.lei Gfornale di a• gricoltu.ra della Domenica, dopo aver rico– nosciuto che, por fortunn, Il disegno di legge è inattuabile perchè la mancanza di un ca– tasto ngrnl'io impedisce di poter imporre so– pro una base ·sicura e concreta un cruoh1insi aumento delle col.ture, alimentari, egli giu– qica t1,ttavia il progetto wssoi periooloso u perchè, ptirtropo, diventando legge, vo. nel– le mani della. burocrru;ia centrale, dei PTe– Jetti e delle C-Ommission.i provinciali di a– gricoltura e di nitri organi, tutti quo.1i os~ sessiono.U dall'ideo. di non rare mancare 1 viveri alle città e disposti più 'a tartassare l'o.grlcoltore - dipinto come In bestia nera - che non o.d aiutarlo nei c,otldiani sfori.i che fa per produrre, \'incendo le clifflcoltò climal.iche, de1ln mono d'opern, dei me1.zi scar!-i e proibitivi nei prezzi, e n impcd,ire che, nll'ultimo, endo. vittima d,i. uno. qual– siasi e-0mmlssione c\i rcqnisb:ionc! 11. o Le terre incolte o mai coltivate, egli con· tinun, sono tutti\ una conseguenza, nelle re. glonJ dove esistcno. del clima contrario alle produzioni erbacee tipo frumento, del ter– reno roccioso o poco profondo, delJa acnrsez– zn della gente, delÌn deficienza dl'"'cnpitoli liquidi nasorbiti dallo Stato coi prestiti e non mni ncc-resciutisi, perchè difficile o Im– possibile In formn7Jone del risparmio, dota lo olentoric_tà delle produzioni. Una provincia in Italia, la Capitanato, ha dato l'esempio della più estesa dlssodnzionc di pnsooH 'che si sin avuta, dopo l'nbolizio· ne del regime forzato del Tavoliere, per al– largare al massimo In coltura dei cereo.li . Ebbone la Capitanata, con la cerealicoltu– ra alla mercè del clima, non ho potuto oon– solidare In pTopria economia; anzi è stata ed è periodicamente affLitta da crisi tanto gravi da richiedere l'intervento governntivo per evitnre la complota rovina dei coltiva• tori cd il ritorno o.Ho stato anteriore di ni– stretta colti.1rn granaria. Dove il capitale· è scarso, dove ìl territo– rio è inabitabile, dove il clima è contrnrio alla ccrenlicoltura. per consolidare la eco- 11omia pnrticolnrè e generale, non c'è da fa– re oltro, per orO.,che associare la p :1stori1.ia . olla grnnioollura in n1octo tale che cp1el1a snlvi l'Intrapresa produttiva. e ne ossicuri la continuit?,, malgrndo il periodico verifl– cnrsi delle male atmr.te . ~cl ).lezzogioi-no, se si vuole veramente tendere a risollevare l'economia generale e a migliorare le sorti de-i lavorotori agricoli che formano In grande mossa della popola– zione, bisogno prcpors.i un pinna organico di trnsronnazioni fondiarie e colturali, le qunli conducano atl ottenere do.I suolo nella 1nn.ggior copin, quei prodotti. ai <pini~più si confanno te condizioni cli clima e dl terre– no che n.on µouono muJarsi. e, ad esem.– pi~, date 1111 pezzo di terra al contadino. ~u– glicse, vi pinntcri\ In vigno. _ror~e~on 111lv.1 ~ mn.nctorli, consociandovi nei pr1m1 anni del legum.i. E san'l. il meglio_ che p~trà fa~e. Com1>llo di Go\·e1110che s1 rispetti è. o1 m– se.gnarc Al contadino a piantare. In v1gnn e gli alberi nel miglior modo, e d1 preparare olla produzio.ne di es.~i il s·icuro colloca· mento. Espropriare delle- tene incolte o mo.I ool– tivnte nel ).Jczzogiorho per darle ai coltiva– tori con l'obbligo di rare dello cerealicoltu– ra per i- nnnnte (sino al 1923-24};vuol dire illudere tutti, preparo.re - 1a rovina dell'eco– nomia singola e .generale. ' J.e disposizioni contenute nel progetto di legge diventano poi inique, deleterie allo. &– conomin singolo e a cru~llo. generale uelle regioni dove pretenderebbero di deprimere colture ricche - quale nd esempio Ja ca– napa. - per forzare a colU\ 1 0.re grano od nltlU cereali. Questo è i1 colmo contr'O il quale In rea– zione degli agricoltori per forte che possa L'UNI'TA essere, ~nrù sempre, secondo noi, giustifi– cata. Fa piangere o fa ridere, n seconda. ciel temperamento, leggert nella. relazione: 1c Niun dubbio che anche quest'ultima coJti. vazione - la canapa - sin. utile nello. ro• ta1ionc e pel ·proprio pro<lotLo; ma è questio– ne, <1ui pure, di propor-Lione e di misurd. Gincchè,. risulta che (nel 1919} la provincia <(i Ferrara. coltivava a. canapa. il 18.70 per cento della superficie tiot..."lle dei seminativi· quella di .\lapoli il 20 per ecÒto; a tacere, c1i nitre provincie; e molti competenti ritengo– no queste cifre inferiori nl vero. Ora. una ragionevole limitazione di questa coltl\·nzio– ne può dare, actuolmente, a quella alimen· tare, un incre·rnento non trascurabile 11. AM quel ragionevole! lo norl so quanto pn.gherri per sapere chi è lo scrittore d,i quel periodo e se, puta caso, f.ossc un colle– ga, per n<lditnrlo allo benemerenza degli ng-ricoltori ferrnrPsi e campani!.. Non nutro 'dubbio nlcuno che i ferraresi snj)rnnno far valere le rn.gio,1i cd il merito della C'Oltnra per la qunle con tanta com– petenza ha scritto e parlato ripetutamente il Pcglion; mi sin concl'sso di scrivere due righe in difesa dei canopirultori campani, i quali -purtroppo - anzichè difensori, han– no tro\"ato finorn tra i colleghi più facil– mente dei detrattori. La. coltura. della canapa che occupava. nel prdoclo nnte guerra éicca 25 mila ettari tra le due provincie di :\lapoli e Caserta, si è indubbinmente molto o.llargntn sotto la spin– ta. de~li olti prezzi e credo che nell'annata 1918 e sncc('SBive o.bbia potuto occupare, for– se, 40.000 ettari nelle due pro,•;ncie. Com~ dimenticare che è proprio mercè ta– le coltura che trovn Occupazione la densissi– ma !popoiozione agricola? Come vivrebbero ~li 800 e più abitanti pe,· km. q. che vivono sul territorio pinna tra Napoli e Caserta in quei popolosi comuni rurali, se non fosse il lerritorio soggetto a colture tra le più at– tive? Come t;ì può imporre una restrizione della coltura della cnnnpn senza provocare disoc. cupn,done. dis~e~ti .finanziari, sconvolgim;n– tt dell'economin privata e generale? J piccoli affitti che aVTElhbero dovuto essere prorogati con l'aumento massimo del 15 per cento del canone, furono in gran parte in– vece, ver accordo fra Le 11arti, rinnovati con aumento notevole del conone, in grazia ol– l'a lto p'rezzo del filo. Si conturberebbe tutto ciò per guadagnare 10·15 mila ettnri 0l10 coltt1ra frumentario, ~ro1.,ocando la clisoccu.pa ;ione su ,vasta scnra? " ~ · L'n.gricolturn meridionnle deve diventare esportatrice in assai più forte m ~su.ro. dl quel che sin attualmente se si vuole chb riftoriscn; non. deve vedersi costretta, per necessità contingenti, alle quali o.Itri rimedi debbono, dn un Governo che si rispetti, es– sere trovo.li e applicatì} a retrocedere suJla faticosa via delle intensificazioni colturali. Ln canapa è un prodotti') di .esportazione di primo ordine e sarebbe bestiale' provvedi– mento, in Campania. piò ilncora che nella. bassa volle del Po, imporne In restrizione della coltura.. ~l grano .in maggior copia di quanto se ne produca attua.lrnenté sl potrà anche ot– tenere, pu rchè non mnnct)tno a tempo op• pÒrtuno i concimi in tutta la vnllnt.o. del 1Po e nelle zone del centro d"Itolin. dove le p~o– duzioni sono dn mettersi in diretto. refo.zio– ne col consumo dei concimi fosfatici e azo– tati. Pel '.\lezzogiomo, è inutile i11udcrsi: semino.re cli più potrebbe volere dire unica– mente buttare più ~me in terrn: In entità effettiva della. produzione totale è, e non potrà. rare n meno dì essere, (in.o a 171 ~a11.ào non si res-tri11ga di mollo l'area coltwnta, in diretta dip,endenza clell'andomento clima– terico 11. •'• :--Jellostesso Giornale di Agricolt1tra della Domenica il prof. Francesco Caletti viene con nuovi argomenti jn aiuto dell.n. tesi del Serpieri e dell'AzirnonU. u Si dovrà, egli chiede. ripeter~ orn per la centesima volla ciò che è, od era, diven– tato un lucgo comune, che la superficie gra– naria., in Italia, è giù troppo estesu'! Quello che era. vel'O ieri non è più vero oggi? Lo rilevò nettamente, poco dopo il 1860, Pietro Maestri, Il (Juale era un medico che faceva mogniflcnmcnte della statistica. So– no stnte le cifre e il 1 metoòo dei c·onfron~i internuzionali che gli misero in evidenza ti vizio della nostra agricoltura. Lo hn ribadi– to. con un formidabile corredo di nuove e po.silive considerazioni, il sommo economi– sta rurn.le Stefano Jadni, che ha visto a fon· do nell'organismo economico dell'Jtalia, co– me nessuno primn di lui. E' tornato a con– fermarlo il nostro illustre e caro Chino Va– lenti. forte di tutti i nuovi e più sicuri da~i statistici che egli avevo. saputo raccogliere, coordinare, intendere. R, specialmente appunto per '1uesti nuovi dati, una di quelle verità au cui parrebbe 1CO non si potessero avere due opinioni. Basta il rileva.re i rendimenti della coltivazione del grano in certe zone e nictterli in reln. zione col costo e con quello che, con coltiva– zioni e, criteri meno casalinghi ed indivi. duoli, sarebbe possibile ottenere. :\la ecco ciò che si sente rispondere, re– stnn~to sempre, nelle risposte, nel campo ge– nerico delle affermazioni, tutto è buono per accrescere la quantità ciel prodotto grnno! Non sarò così ingenuo di contro-battere o. lungo l'affermazione. LIBinaucli, il Serpiert l'Azimonti, ecc., ciascuno con corredo di ar– gomenti e di cognizioni proprie, ltanno ta– gliato la via ad ogni arzigogolo governati– , ,:o. L'estcn<lere artificialmente, con imposi– zioni sommarie od improvvisate, la superfi– cie n grano ecc., significa lucro cessante e danno e1hergente. Significa in breve: do. un loto, scombussolare gli equilibri aziendali e colturali che si erano formati, sotto la guida delle <..'-Onoscenzc dirette dei luoghi e il pun· goto del tornaconto individuale e quindi spo– stare e danneggiare tutta una serle"di in– teressi, che vanno dn quello dei proprietari a quello dei colth·atori, ed inoltre cagionare per effetto finale la diminuzione ciel valore della produzione agraria, quali che siano In forma o i prodotti in cui essa SI concreta, e del reddito e della ricchezza del paese-; da un altro Iato, Rcemare In produzione cli mol– i i generi che servono pure essi dfrettamente al consumo alimentare ç di altl'i che si pl'O• duoono con maggiore convenien1n (esempio, In canapa}, che possono essere scambiati col grano estero, e che, quindi, dal punto di vista della n06tra economia e del nostro consumo, 0<1uivulgono ad una indiretta pro• tluzione del grano. L'istrumento con cui si vorrebbe realizzare questo mezzo governativo di accrescere In produzione del grano non è meno improprio. Sono i terzi, i• fiduciari del Governo che dovrebbero sentenzinre, caso per ca.so, sullo. estensione della coltura ecc. J casi snrnnno milioni. E chi dà la capacità, Chi dò. gli oc– chi di Argo a codesti signori, i <tunli auguro che non si trovino, dato che molte brave ed esperte persone vogliano serbarsi la flduci(l. e la stimp. dcglf ag,icoltori e della gente Se– rin e non es.sere i passivi strumenti di qua– lunque capriccio demagogico e governativo'! - E dove mai costoro troverebbero le )ndica– lioni occorrenti per concretare l'opera pro– pria, dn.l momento che non abbiamo il ca- 1asto agrario se non per pochissime zone e non abbiamo quella statistica delle aziende che io vorrei quanto prima rilevata in for– mo. di censimento? In che modo, J)Oi, dato che si emettanùOrdinnnze, controllare l'ese– cuzione esatta delle medesime, gareggiando cogli e.spedienli agili e multif.ormi di tutti gli i-ntcfcssati, animati dolio spirito ciel tor• noconto e dnl desiderio di evitare un Ingiu– sto danno? E tutto questo diciamo senza cnl– cnre trop-po sulla dolorosa esperienza che abbiamo tratto dal.le sofTÒcanti.esigom·.e go• n•mntive del periodo che attraversiamo. Gli istituti e gli uomini che volevano sostituirsi ai privati, direttamente interessati e, com– provati, hanno ratto quasi tutti clamoroso fallimento. Non pochi agenti od esecutori del Governo più che sentire il toTnaoonto dal punto di vista del. pubblico, lo hanno inteso dal punto di vista personale, ed han– no fatto gli O.Nàri propri· con danno e de– morn lizznzione generale. li provvedimento è, per giunta, avvelena– to dalla sanzione dell'espropriazione. Sem· bra che esso sia come un pretesto per\giu– stiflcare la sanzione. Espropriare, per cau– sa occasionale e con senten1.0 improvvisata f)er rlal'e ad altri privati la term, significa acuire artificialmente la lotta di classe. Si acc,·esce rodio frn il vecchio cd il nuovo pro– prietario e si aizza contro quest'ultimo tutta In schier,a dei bramosi (siamo in un paese di altissima densità di popola1Jone rurale!) che siano rimasti insoddi.sfntti. E lo. stessa espropriazione è, alla sua volta, avvelenata dal criterio di stima delle terre esproprinn– de, criteri,o che sembra un'irrisione e che, secondo molti, giustiflcn appunto U sospetto che più che volere accrescere la produzione grano.rin, si vogliano avere tene a buon mercato, mezzi cioè per conseguire i Intenti. scopi demngogtci. Ecco quello che si prepara a. questo no· stro paese, che già ho i nervi ·cosl scossi ~ che nspettn il momentO di riprendere il suo c.qnilibrio normale e il suo buon senso tra– dizionale. E tutto questo. per~hè qua e là, in bcn piccola proporzione, vi saranno terre che forse potrebbero, con un certo sforzo, essere spinte alla cerealicoltura. Per ecce– zioni di scn1·so vniore: si orgnni-iza tutto un provvediinento generale, il quale è già per .::estesso un ostnçolo al progresso della pro– t,luzione rnrnle. Nè si dimentichi che queste terre eccezionali non potrebbero dare un frutto n.grario se non a scadenza non breve, mai ,per il raccolto prossimo, di•cui il mini. stl'o mostra di preoccuparsi. Eppure la realtà delle cose, rilevata sin- ceramcnte, è .lì grande semplicità e indica– 'il da fa.rsi. \"olete acC'rooe"rc la produzione del grn- 11n ùaLa recononiia r1, stnte> \"i sono ilue m~zzi, frn loro coordinati f! in conformità di quanto sino ad oro si è ri– saputo: a) Onte agli agricoltori i mezz.i per in– tensificare lo produzione: me1.zi , cioè, ma• terinli {dai concimi chimici alle sementi) e buoni consigli tecnit:i. b) Onte o.gli stessi lo stintolo economico ad intensificare In produzione, per modo che la in.sensiflcnzione corris1>0nda alla conve– nienza di chj deve operar&; e cioè, o scema.te i co-sti della. produzione, o accrescete i prezzi del prodotti; an1.i, prendete nddiritturn que– st'ultimo provvedimento, poichè, purtroppo, ,per ora, i costi non si potranno, di regol~ diminuire. Ciò che può fare lo Stato non è ingerirsi direttamente nena produz.ione e sostituirsi a colui che poi dcv.e Q8ire.. ~ire per conto proprio, con tutte' le responsabilità, ma. se– condo il tornaconto '<liun nitro, è una con– traddi1.ione in termini, è fuori della natura umana. Chi non vede questo va incontro aUe più gravi e sicure delusioni n. ... Uno rh;nione, in fine, di competenti, la Comndssione- cli studi tecnici ed economici della Federazione Italiano dei Con$orzi a– grari, adunatasi a Firenze, presenti i pro– f€6So{i Al1>e,Caletti, Serp.iert, Filoni, Iosa, Soresi, J3ianchi, F,e,rrari 1 l'ing. :\forandi ed il dott. Roineri, ha concluso che il suo esa– me del disegno di legge con un ordine del giorno in cui: 11 ritenuto che 1 una rapida ostensione del– la coltura grnnoria nei luoghi e nei Qlodeeti limiti In cui essa è conscnti~a dnll 'orgo.ni – smo tecnico della ,produzione, poco o nulla · gioverebbe .se nttuatn a danno di altre col~ ture alimentnri -O anche di coiturc esporta– bili, ie- presento. quindi· cosi scaTSi margini da partore ben piccolo contributo alla solu– zione delle 1mminenti nostre difflcottà• ali– mentari, le quali possono essere supernte e– sclusivnmente oon nccordi intemado.tia.lii ritenuto cirn una estensione della coltu– ra. granaria sa.robbe d'altra parte in contro.– sto con le direttive consiglio.bili alla nostra -ngricoltura nel suo o.spetto normale -e- social– mente. più proficuo, il q·uale esige piuttosto diminuzione ehe aumento della superftcie granaria, particolarmente per una miglior& sistemazione della montagna, ed esige tuter la. ed incremento dei prodotti che meglio possono farsi valere nei mercati est&ri; • ritenuto che I continui interventi e vin– coli posti alla produ:r.ione , rntntre risultano o supernul se in armonia col tornaconto del– l'ngricoJtore, o inefficaci ae oontrastnnti con esso, recano tuttavia il grrwe danno di in– tensificare negli agricoltori uno statd d'ani– mo del meno favorevoli olla produzione; t d'arviso che i citati provvedlemntl deb- · bnno, ifl .mnssìmo. es.sere IY'<;plnt\; · che ogni sforzo del Governo debba voi· gersi n rendere possibile ed agevole o.gli a- " gricoltori l'adozione del mezzi necessari ad una produzione granaria intenso. e in parti– cola re dei concimi o. ... Se questo dicono i competenti, è poi alta– mente sintomatico di trovare a priori con- # dannato dn una rivista s,ociolista un dise– gno di legge che è inf.ormato, o voleva in- , ronnarsi appunto alle idee dominanti nel campo socialista. Eppure la -condanna non potrebbe essere più completa. da parte di chi attualmente dir~e la Critica Sociale. u E' cosa continuamente ripetuto., egli seri. ve, che ci sono terreni improduttivi da met– tere a coltura.; che possiamo e dobbiamo, più specialmente, produrre in patrio. una maggior qua_ntità di grano, tanto quanto basti ai no.~tri, consumi. E in ci.ò parecchi compagni nostri si trovano perf~ttamente di accordo con economisti l)nzionalìsti. Anche Giolitti lo ha detto, nel discorso ricordato, con una leggereza da. orecchiante, che è pro– vn della sel"ietà e-on cui si preparano fra noi le riforme più importanti. Il fatto è invece che terreni di valore agrario, lasciati in– colti o improdutth,i, no(\ vi sono in Italia; ,·i sono solo terreni coltivati con merzzi tna– deguali o jn modo irrazionale. Ma una deUe irrazionalità mQ8g·iori consiste appunto neJ. la soverchia estensione data alla coltura del grano, a cui furono· adibiti terreni che, per ragioni telluriche e climatiche, sono ad essa •assolutamente inadatti. La pianta del grano - ci suggerisce un compagno che P oompe– tentissimo in materio - vuole teneni mez– zano pesanti, profondi,- pianeggianti; clima ove In mnturnziooe sin favorita d,a uno tem– peratura che aum'l',,llti gradualmente, dn qualche p.ioggin primaverile, dall'assenza. di venti impetuosi durante la fecondazione o di. forti venti caldi durante In mntura1,,ione. Ora basta dare una sguardo n.11acarta ge-0- logica d'Italia. e consultan?, anche superfi. cialmente, le raccolte di dati offerti dall'Uf.

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