L'Unità - anno IX - n.33 - 12 agosto 1920

J .- i36 fl q1~alc protesta vivnmentc anch'esso con– tro il Trattato di Versailles, contro quello di San Germano, e contro tutta l'opera del– la conferenza di Parigi; ccl esige che siano "stracciati n - è questa la Jonnuta, che spesso ,5i ripete - tutti quei documenti di violenza e di frode; e spera arrh·arvj attra– verso una universale. rivoluzione comunista, i,nportata nell'Europa centrale ed occiden– tale dal_le armate bolsce,·iche: dopo la quale rivoluzione lotte le questioni di frontiCl'C milill\_ri, di minoranze nazionali, di dogane. crr•.. ~i troveranno superate, risolute <1ua!i automaticamente,•ncl nuovo .5pirito di giu– gtizia e dì pace della rinnovata umania .. t,iù che un prognunmu di tecnica politica in1mcdiatn, sembra a me questa una aspet– ta1.ione rnessinnicn, ailologa a <1uello che sulla flne del secolo XVlll faceva accoglier·e in Italia, in Belgio, sulla riva sinistra del Reno, i sanculotti ctella Francia giacobina al grido di uguerra ai palnz.zi , pace alle cu.panne! "· E' una rect&religiosa, di rronte olla. quale nulla 1>0BSono i dubbi del rngio– na~ento arido. .\la questi dubbi sono leciti. Le armaié russe, se urri vassero in occid,ente, ci porle– rcbb&ro forse il comunismo: non ci porte– rebbero certamente da mangiare; e noi cor– riamo il pericolo cli morire di fame, sol6 che si disorgonizzi ancora un 1>oco·1a vec– chia mncchin.n produttrice. Primum vivere àeinde ph:ilosovhari! E poi, per quanto i ratti della ~toria non si ripetnno rnai, pur non è possibile al no· stro spirito sottrarsi alla suggestione della esperienza del passato. La quale dice che la lihertà e lo gfustizifL debbono e.ssere conqui- . stat~ col dolore ed il sacrificio degli inte– ressati, non 1>ossono essere importate in nessun paese dat)e baionette• di un altro paese. E l'esperienza ci rende anche preoc– cupati e dubbiosi innanzi al costituirsi del– la Russia bolscHica in forte potenza milita. re. I generali giovani e fortunati non hanno mai portaÌo fortuna agli ideali rivoluziona– ri, di cui sono i figli. 1 La&.1ssia sembra a tutte le persone bene inror~te essere giun– ta oggi .al momento critico della l\Ua evolu– zione intema: nel <1uale si \ 0 edrb. davvero - ed io mi auguro con h1tto Jl cuore che si veda ctnvvero - se il Qolsce"'·ism~ riuscirà a sottrarsi a quella, che sembra 1a legge di– Sperante di tutt8 le guerre: che la vittoria mHitare abbmti.scè, rende ingiusti e milita– rizza i vincitori, mentre la sconfttt~ umaniz- za nel sacrificio e nel dolore i vinti. , Questo spie.go un fenomeno curioso in Ger– mania ed in Italia: il nazionalismo bolsce– vizzante. Perchè noi abbiamo anche i ·na· zionalisti bolscevizzanti. I quali vogliono al– leaTsi éon la ,Russia bolscevica e· augurano il p'rogreeso delle armaté bolscevich~ per– ctlè seoarnno da una nuova crisi europea, provocata dalle vittorie russe, la possibilità <ti pescare nel sangue chi sa mai ·quali pe– sci; e sfruttano le proteste ti';oluzidnatie contro il traitato di pace per rafforzare il militarismo nei -paesi non ancora bolsceviz– zati, in attesa che si militarixzino i paeai Ì1òlscevichi. State in guardfa, colleghi socia. listi, contro lo sfruttamento che gli uomini di destra fanno delle vostre proteste, delle vostre speranze, della voetra stessa t-ermi– nalogia. 11nin mostra di avef capito il pericolo: ed è per la pace. Qualche generale bolsce– vico, invece, sembro. .inebriato g.a1 .filtro del– la ·fortuna, che, come il filtro d·ella Circe o– merica, trasforma gli uominL in ~nimati. La politica mazziniana In attesa che si squarci \·ersO la Russia il velo detravvenire, e lecito, io credo, e– strarre dalle concezioni del socialismo l;ffì. ciale italiano quanto è in esso di utile, e di umdno. e di immediatamente realtzza– bile. 1E,' lecito, ne sonO convinto, al nostro Go– verno, seguire nella politica internazionale una finea, che non dirò democratiCa, per– chè in Italia la pn.,tica della democrazia è diventata qualche cosa di tro.p1>0miserabi· _le e ambiguo per 11011 dar luogo a equi\•oci: la chiamerò una linea mazziniana o bisso– latiana. Urw politica, che faccia dell'Jtalia la sini;tra ri 0 !ormìsta dcll 'lnte.sa , mentre la 1•·rancia è stata condotta dalla c~ità dei suoi governanti a prendere la posizione del– la destra conservatrice; mentre la catapulta no r L'UNITA' cti Lenin funziona da estrema sinistra rivo– luzionaria; e l'Inghilterra, come è sua abi– tudine, funziona da centro. Noi non dobbiamo uscire dalla alleanzo delle Potenze vincitrici, col proposito di stracciare, carne si suol dire, i trattati: qne. sto può ,fari@ la Russia, data la sua J)OSl;io– ne geogrnflc•a e la sua estensione; non può Jorlo l'ltalin, d~ta la sua posizione geogl'afi. ,<.-a e le sue condizioni economiche. Noi dob– biamo rimanere neiralleanza per riformare• i trattati. Rimanervi lenlme,nte. togliendo agli alleali, con una polilìca clt'iora, cipet-0 con una politica cJiiarn, il sospetto che noi si stia in agguato, per buttarci dalrattra parte alla primn occasione. Rimanervi col programma, a"perlamente affermato, ·di ra– re costante' opera di mediazione pacifica tra \·incitori e vinti; di rnr ammettere al più presto nel conocrtC?europeo, a condizioni e· guaii a tutti gli altri, la Russia e la Germa• niai nrfinchè la revisi'?ne elci lrattati,.li pa– ce avvenga col loro concorso e col loro li– bero con.senso, e impegni perciò moralmente tutti; di ottenere che siano limitati e con– trollati, per aCcordo generale, gli armamen– ti dei vincitori, ,'così come sono limitati e controllati gli armamenti• dei vinti. Ora se In parola degli uomini di S1ato floa <leve servire sempret come pensa\'a Tayllc– ~and buon'anima, a nascondere il pensiero, sembra a me che le dichiarazioni ratte dal- ,· l'onorevole ~nnistro degli affari esteri, dia– no, non dico l'assoluta certezza, ma qualche ele1nento bast.evole. a (arei sperare una poli– tica, quale ho avuto or ora l'onore di deli– neara. La ulsl rasso,polacca :,.;;e11a questione dei rapporti attuali 1 tra la Russia e la Polonia, l'onorcrolc. J\·Jinistro degli affari esteri ha latta delle dichiarazio· ni, che io non esiterei f).d affermare soddi– sradenti, se non avessero il diretto di essere solamente platoniche. Non può infatti bastare che l'ouorevole :'i'l.inistrodeplori gli errori dell'Intesa e della Polonia verso la Russta, pure affermando, con la nobile parola, che cc il ritorno d.i una Polonia unita, su la clisfhtta cli tre dlsi>oti– s,ni imperiali, costitoisce la più pura luce del trattato di Versaillea ,>. Bisogna non li– mitarsi alle parole. Bisogna agire perchè le ingiustizie comp,i-e.ssecontro la Russia siano riparate, e .perchè rindipendenza e runità çlella Polonia siano salve. Bisogn..a che il nostro Governo otrra senza ritardo ai du.e bèlligeranti la sua mediazio– ne amichevole su Oasi ·pubblicamente affer– mate. ~1ediazione amichevole ho detto: e non mediazione ispirata a propositi di a~ruffare la matassa in Oriente per trovare, in nuevi imbrogli orient~li, l'arma. di nuovi baratti e nuovi ricatti occidentali. Jlerciò mediazione !iu principi •pubblica– mente affermati. I quali principi non posso– no esa~re che quelli accennati ieri dal no– stro ~finiStro degli esteri, ma un po' meglio chtiariti e svilttppati. Fu enorme errore, se non addirittura con– sapevole ,.Perfidia, del Trattato d;i Versailles que'tto di aver costituito ex novo lo Stato po– lacco;- incluctendovi, specialmente verso est e vel'60 sud-est, ·estesissimi territori abitati da popoli in gran maggior;nza non polac– chi, e non dando per giunta a questo Stato, verso nessun dei suoi vicini, confini defini– tivi! Bisogna dunque che la •Polonia ~ia. rac– colta in confini più modesti, più ragionevo• li, più rispondenti alla realtà nazionale po– lacca. Liberata dàl fard.elio• di popola~ioni allogene, di cui la Conferenza di Parigi l'ha .grnvata, la Polonia non deve_ essere una barriera creata per intercetta re la Russia dall'Occidente; d·eve c.ssere il \·estibolo del– l'Oriente slavo verso l'Euro1>a germanica e latina .. \la la Polonia t1a il diritto di vive– re indipendente nella sua unità nazionale, senza che nessuno, nè In 1;·rancia nè la Rus– sia; a\}bia diritto di imporl~dal di fuori con le armi e coi trattati i suoi ordinamenti in-· terni. Ora, signori, il nostro paese è il solo tra quelli delrTntesa, che possa assnme1•e l'ini• z.lo.tiva di proporre la me~iazione !li quelle basi. Perc11è la nostra Ca1nera è stata finora la sola assemblea rappresentativa, che .prendendo nel dicembre passato al mano al Gòverno - ed insisto su questo particolare: CO JH'eodendo la mano al Governo - abbin con \·oto unanime arrermata la necessità della ripresa dei rapporti diplomatici con quel qualunque Go\·erno, n cui il popolo russo vo– glia affidare, il suo destino. Perchè -. rico– nosciamolo lealmente - l'azione internazio– nale del Partito socialista urflciale ha fatto dell'Italia per la. Russ.ia bolscedca un paes. quasi a)leat-o, il cui intervento mediatore, in , ,questo mo1nento, nella vertenza con la Po– lonia, verrebbe accolt(I senza sospetto e con fiducia fraterna. E la crisi russo-polacca deve essere per noi l'ultima spinta, perchè l'lntesa arrivi alla revisione del Trattato di Versailles'. E poichè nell~ politica internazionale europea ,tutti i problemi dipendono uno dall'altro{ è evidente che la grande breccia aperta in .Polonia eia Lenin nel Trnt.tato di Versailles, non si può chiudere senza una revisione generale di t.utfì i trattati. Ed è nec~sa 0 rio 1 che ·questa rcyjsione nvvenga con l'inter– vento della Russia e dolio Germania. l'\orl, intendiamoci, con la illusione ..ti fare il 11ionmne1111t1naere vere'H.n_ius, che aspetta– vamo ùnlla Conferenza della 1>nce; ma obi proposito, mQd.esto od umnno, di correggere oggi gli c.-rori, che çggi sono causa di crisi, salvo a corrèggert via via, di giorno in giorno, i mali che si racciano avanti a do– mandar:e fa cura. Di lJ/la rapida siJtemazione dei pcòblem\ dell'Eui;opa orientale, noi italiani abbinino· bisogno più di ,qualunque altro paese d'Eu– ropa. Perchè prima della guerra noi ci nu– trivamo in larga ·proporzione ciel grano u· craino e del grano rumeno. E oggi dobbiamo cercare che la pace ed il lavoro siRno as– sicortlti, e che l'importazione delle macchi– ne e dei concimi sia attivata con la Russia, prima della prossi1l)a stagione delle semine, se non vogliamo essere condannati alla ca– restia per un aono di più. • Ebbene perchè l'Italia non assume la ini– ziath·a della mect.iazione? Perchè il nostro '.\linistro degli e.steri si acçorU,enta di affer. mazioni, a cui non corri;ponde nessun ge– sto di realtà? _Perchè tardiamo? Nella seduta del 22 luglio scorso io a.e-· ccnnavo che u In lcr1:tczza non è permessa ctagli eventi c.he possono travolgerci da un · momento all'altro n. I ratti di queste due ultime settimane hanno dimostrato che quel– la preoccupazione non era fantastica. Per– chè tardiamo? L'Italia e l'Intesa Forse il nostro M.inis&rode.gli esteri esita a prendere· una iniziatiNa proprJa, pèr ri– guardo ai ·governi alleo.ti . Ma se gli uomini francesi -e inglesi hanno conservato gli OC· chi per vedere, dovrebbero essere lieti che l'Italia, appartandosi in tempo dai loro er– rori, si sia messa in condlzione di poter ri– parare oggi ai loro errori, per il bene di tutti; e dovrebbero lasciare mano libera al nostro Governo. Il quale, -del resto, dovreb– be ricordars.i che l'Italia è paese alleato, non è paese vassallo, e che una opinione nostra dobibomo e possiamo averta, ~ dob· biamo poterla affermare a fronte alta, in una questione, come lJiiesta, che è per noi di importanza vitale. D'altra parte, per quella che ho chiamato la noStra politica di s'inistra, il nostro Go– . verno può e deve fare assegnamento sulle correnti della opinione· pubblica'" di tutti i Paesi. (L'oratore si ferma per bere). Una voce dalla lribu~a della stampa: Non beva troppo! ~ SAlJV..EMINI. crn non parla, ·perchè non ha idee, non ha bjsogno di bere. :,.;;oiabbiamo l'abitudine, quando parlia– mo d~ politica estera, di usaTe parole collet– tive: Francia, Inghilterra, Italia, ccc., co– me se i paesi fossero blocchi monoUtici, che si muovaTio compatti in una direzione retti– linea, sotto un unico impulso. ~1a le nazio– ni, per fortuna, non sono formazioni ofnv,ge. nee, bensì concrezioni spirituali altraversa- • te e affaticate da correnti divcrsi,simC, in cui non è impossibile. quand,o si abbia la visione chiara del p,rnto cli appoggio, inse– rirsi con la propria volontà pe1: imprimervi. nuòve direzioni. In Inghilterrn esistono movimenti laburi– sti, tadicali e pacifisti giganteschi, i quali incalzano giorno pér giorno tl Governo di Lloyd Georgc, e lo cosfringono a continue trescenti concessioni. Un voltime, come quello di Keynes, di critica radicale, spie– tata contro· le sleolità politiche e le asSur- ,,,.dità economiche della pace di Versailles, si è venduto per 100 mila copie nel mondo an– glosassone in dieci mcs.i. E chi afferma che la vittoria dell'Intesa è stata altrettanto fnutile per la cnusn della pace e della gin· stizia internazionale. quanto sarebbe 6tata In vittoria della Germania, donebbe do– rntrndnrsi, in coscienzn, e, nella ipotesi 1 in una \·iltoria tedesca, la Germania a\'rebbe d8to l{Uel che ditnno tutti i paesi dell'Inte– sa: 1111 così,,Jargo numero di spiriti liberi e inquieti, non abbrutiti dalla vittoria, riso– luti a lottar~ contro i loro Governi per rima– nere fedeli alle promesso della giusta pace. .· (.\ppro1:a:.ioni). Ln Francia è più ièstìa el movimento (Com111e,1ti): è un paese profondamente e– saurito dalla lotta o quasi stuperatto dalla vfttorin, in C\ii la massa del I,)Opolo,flnita la guerra'l non ha an1to che la smania di rHornare ni propri affnri, ed ha lasciai& con deplorevole noncuranza libere le mani al proprio Governo. ~•a i sintomi della rea– zione si manifestano e si moltiplicano. I no– stri giornali nnst:ondono questi sintomi: 1>erchè vogliono darci l'impr-essione di una Francia compattamente nazionalista, a!fln– chè ntalid si oonvinca della neceSBità di es– sere nnch'essn compattamente nazionalista. ~ta, o prima o poi, e primo forse che-altri LttOn credo, il gnllo ritornerà a cantare. Or ih GoVerno italiano dovrebbe essere il dortnitan.titmt animoru.m ezcubitor. Dovreb– be, con unn vera e propria diplomarla pub– blica, intensificare qu&Ste correnti revisio– niste e antimilitariste inglesi e· fMlncesl, e rafforzar~ con esse le proprie inizintive di pace. 1Equeste iniziatlve può prenderle in con· dizione di perfetta legittimità: perchè glJ stessi trntlati di pnce ci dànno questo di– ritto. Tanto il Trattato di Vorsaitle1, quanto quello di San Germano, hanno una prima parte dedicata alla Società delle Nazioni. Due anni fa tutti erano fanatici della So• cietà delle 1'azioni. Oggi tutti sono scettici. Eccesso runo e l'altro. E nello scetticisll\o attuale si co'nrondono coloro, che hon \ 1 '<r gliono saporno della Società delle Naziont, perchè lemono sieno incatenate da essa le forze del pnssnto; e coloro che Im rifiutano, perché non la trovano sufficiente a garenti– re le rorze dell'avvenire. La insoddia[a71one ingenlla. delle sinlstr-e viene sfruttata, Orà come sempre, dai colcoti furbeschi degli in– soddisfatti di destra. Ma c'è nel Patto della Società delle Na· zioni un articolo, l'acticolo 18, il quale au– torizza. ciàscun membro della Società & pro– porre. all'Assemblea generale di procedere ad u un nuovo esame dei trattati dtvenuti inapplicabili, e delle situazioni internaz'io– riali, il cui mantenjmento potrebbe mettere in pericolo la pace del mondo ,1. E' un'affermazione ancora platonica, la quale non si concreta in un sistema di ga– ranzi giuridiche: e questo è il male. Ma è un principio di diritto, che il nostro Go– verno deve rivendicare, facendo leva sull& opinione pubblica di tutto il mondo, perchè il principio sia trasfe~ito d~i pezzi di carta nella realtà. ){eri~o delron. ,Nitti, dobbiamo riconoscerlo seni.a preoccupazione di grÙppi e di partito, è staio questo: che -·pur man. canclogli la facoltà delle realizzazioni imme• diate - ha cominciato ad affermare quel prindJ)fo; e forse senza neanche prevedere la larghezza dell'ondata. che avrebbe solle• vata nel mondo, ha guadagnato all'Italia nei popoli una disposizione di simpatia mo• raie, che i suoi predecessori avevano com– pletamente distrutta. Bisogna continuare per questa "';a. L'Ita– lia, elle è la più piccola delle grandi poten– ze e· la più grande delle piccole, non può vivere degnamente e civilmente nel mondo, se non seguendo questa via. ,)1a, signori, per ·pot.,er fare questa poli– tica, per poter corlsTgliare gli altri a rar pulizia in casa loro, dobbiamo comìncfore èon lo spazzare davanti al}a por'ta di casa nostra. _11.astrlatedesca Jugoslavia Un problema preciso 'è stato suscitato dal– l'on. Turati coi suoi emendamenti sul pro– blema dell'Alto' Adige. lo conosco l'orien-

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