L'Unità - anno IX - n.33 - 12 agosto 1920
problemi della vita italiana ----- Direttore: GAETANO SAL VEMINI-" Direzione e Amministrazione: Roma (6), Trinitd dei Monti, 18 J~ Abbonamento ordinario annuo L. 15, semestrale L. 8, per il Regno; Annuo per l'estero L. 20 ~ Sostenitore annuo L. 30, seme.strale L. 15 _,. Un num~ro separnJo ceni. 40 ~ Amm. Soc. An. Ed. , La Voce., Roma _,. C. C. con la posta Anno IX .:,, N. 33 .:,, 12 Agosto 1920 La .politica estera dell'Italia (Discorso p1·onunciato alla Caniera dei Deputati il 7 agosto 1920) Il problema pratico . Onorevoli colleghi, ussai oppurtu11amen– te la Camera si trova I.lavanti, nello stesso tempo, la pace di Sun Germano e le co1nu– nicnzioni fatte ieri dal' ~lini.stra deg1i esteri sull'indil'izzo 'generale tlella politica estera italiarto. Perchè i trattati di pace, di alleanza, e in genere tutte le convenzioni internazio– nali, valgono non tanto per le parole scrit,. te, quanto per le intenzioni, con cui i con– traentl si preparano ad eseguire l patti. 1 Il più giusto e limpido trattato di quesU> mondo può essere realizzato nella più per– versa maniera, non appena si pervertiscano le v<>lontàdi coloro che debbono eseguirlo; e viceversa il trattato più• equivoco, più sgangherato, più sopraffattore, può dlven– tore anch'es~o strumento di chiarezza, di e– quilibrio, di po.ce, quando le parti interessa– te siar\o condotte dalla necessità o do. una .soprnvvìmuta saggezza o. voler correggere gli errori e le iniquità injziali. Tratlati perfetti non esistono; come non esistono po.ci sicure e definitive; come non esisterà mai un giorno, dopo il quale gli uomini possano sperare di diventare una ~Ha per scmprc'saggi, giusti e felici. La pace e la giustizia sono creazioni di ogni giorno, che la nostra volontà deve rea– lizz.are in un travaglio senza tregua oon· tro le forze del male e del passato. E. w1 trattato di pace anche se, per impossibile ipotesi, dovesse riuscire esente da ogni di– fetto, non .sarebbe mai un documento defi– nitivo. Sarebbe sempre un punto di parten– za. per revisioni successive; uno. bozza., su cui occorrerebbe sempre ritornare per riela– borarlo. e metterla in relazione colla realtà, cbe è In continuo tavuglio di tras,tigura– r.ione. Se questo è vero, ne consegue che di fron– te a <1uestoTrattato di San Germano, come a quello di Versaillca, come a tutti gli altri documenti diplomatici fucinati e stornati 'a Parigi da un ano in qua, il vero lavoro uti. le non è quello di esaminare gli articoli uno per uno, denu"nziorne i difetti, e preparare testi nuovi, che abbiano la pretesa di c~i– ficare soluzioni i1npeccabili sub specie ae– ternita.tis. 11 problema Yeromente pratico è que11o di chiarire, meglio che sia possibile, quale sarà di fronte ad 1:.-.ssi la politica ge– nerale del nostro Governo; quale è lo spi– rito con cui il nostro Governo st prepara ad affrontare giorno per giomo le difficoltà delle realizzazioni, le necessità sempre ri. nascenti delle re,.,isioni. In Jtalia tutti siamo d'occo1·do nella con– vinzjooe, che il nostro Go\"emo non deve tm– pegnnre a nes..,m patto il paese in unn po– litica, la qunl,· sia diretta od imporre ai vinti' lo esecu,.i ne assoluta, intrnnsigente, integrale di 11,.1 ._,o tro1tato, oome di quello di Versailles, , ,ne di quello di San Remo. '.\1o è unanimità ingannevole. Perché J1 CO· stituirln concorrono, e vi si confondono, e vi si dcfom1ano a vicenda, correnti contrnddit.-– torie di pensiero e di 8entimento. Interven– tisti nazionalisti e ìllterventisti bissolatiani; ~ocinltsti n,·oh11,ionari e militnristi autori– tari: intesisti delusi e t1iplicist1 nostalgici; idee lealmente espresse. restrizioni mentali, econtentezze oscure~ rnnno deJla nostro opi– nione pubblica un caos informe d tendenze contraddittorie e arruffate, che si sforzano di influire disordinatamente da ogni parte sull'n1ione dei govemonti; imprimono o q1.1e– sta azione indirizzi mute,·oli; dànn<l spe,aeo alla nostra politica estero l'nspetto di una s~nge incoerente. cnpriccìoaa e pericolosa; ci hanno procurato finora diftìc-oltà ossai gravi; e più ancora ce ne propnrano per l'av– venire, nel so.sp &t.o uni\"Crsale, se i nostri 1 go,·crnanti non assumeranno la costante a– bitudine di pensare con chinrèz.za <1uello che devono wilere, 'e di volere unn cosa sola, e di dirigere la opinione pubblica, nervosa e disorientata, per quella Mia strada. La neatralltà deU'agguato Tutti, ho detto, in Italia, invochiamo la. revisione dei irattoti di pace. '.\la i nnzionn· listi la invocru10, J)erchè l'ItoJln non ha con– seguito nei negoziati tutti quei guiderdoni territ9rinli, che erano concretati nel tratta– to di Londrn, o che si aspettavano da ulte– riorl interpretazioni ed estensioni del trat– tato di Londra. Però sarebbero sempre pronti a dare il !Oro concorso a qualunque applicazione, e n,>ngari a qualunque peggio– ramento anchi più spiitnto dei trattati, a danno dei vinti, non appena ottenessero dal Quai d'Orsay o dal Foreing Office la pos– sibilità di realizzare in Adriatico, in Asia, in Africa le loro aspirazioni territorioli, bat– te1.Zate di 1iwtu proprio come aspirazioni nazionali. Salvo poi a riesaminare rldea dL una nuova alleanza con i vinti di oggi, non a1>pena <1uosti si sieno sollevati dallaro– vinu. attuale, e purchè da nuove alleanze di guerra a di rapina sia lecito sperare nu0- ve aspirazioni territoriali. Delusi dallo sciagurato andamento delle tratl~tive di pace, gJi interventisti nazio– nalisti si sono andati ll:\pidomente ricon• fondendo in t1uesti ultimi lllt!Sicon i triplici- . sti impenitenti, da cui si eraìiò violentemen– te divisi purante la guerra. Questi nostri concittadini - t triplicistt h~penitenti - si contentavano del vesoova• do di Treoto e della città di Gorizia, llnchè ebbero speranza di impedire l'intervento del– l'Jto.lia nella guerra. Dopo clie l'Italia entrò in guerra, adottarono il programma nazio– nalista. adriatico e orientale: quanto più ampio - pensavano, non a torto - fosse il volo delle speranze e .delle aspettativ.e, tan· to maggiori probabilità ci sarebb&ro state d.1 delusioni finali, che avrebbero consentilo ai vincitori della dWatta di ripetere il ritor• 11cllo: ~•Velo a\"evamo detto noi?11. E se la vittoria nvesse arriso alla Germa– nin, essi avrebbero lro, ·o.to naturale che la Potenza \"iltoriosa imponesse ai vinti di oc– cidente lo ~llél ferr('n 1 ;olontà, così come l'a– veva impostn allo RussiO.e alla Rumenio. net trattati di Brest Litowsk e di DucarMt. :\ta dal momento ohe vintn è stotn la Germania, si sono dati a rifiuta re con indignazione la pace cartaginese del signor Clemence'au; e predicano giusti:,jn e umonit:\ e clemenza \"erso i dnti. '.\In in renltà manovrano a limitare per la Germania le conseguenze del.la disfatta, nel– la speranza che la Geniinnia, riC06lituita rapidàmente. dimentichi quanta porte ha a. v11to l'Italia nello sua disfatta, e riprenda Nln l'lt:llin quell'alleanz:t ,smreauguratii, che non avrebbe dovut-0 essere spezzata mo.i. I trattnti dt pace messi insieme a Parigi - pensano questi nostri concittadinj - non poS6ono a,·Pre tuns.z:odurata. li popolo tede– soo resta sempre con quasi il doppio di abi– tanti della Francia, con la sua formidabile capacità di Javoro e la sua ferma volontà di unltà nazionale: o.nzi la n, ·olu:i.ione del– l'autunno d,l· J9l8, sUlantellondo le vecchie CO dinastie locali, ha rafYorzato l'unità nazio– n..il f:t.:rmaniett. EJ ,aHc spa.Ue de-Ile. Ger, mania non c'è più, e non può esservi per lunghi anni, un:1 Rus.sia oUeato. dello FrQJl– cia, grazie alla politica di ostinntò- suicidio. Iattn dal governo francese nei rapporti con la. Russia bolscevica. L'imperialismo fran– cese non può essere più che l"ombra di una iden sorpassato. Lo sforzo disperato e vòno di soffocare la vita ecopomica della Germa- ,nia e di rompcme l"unità nazionale, non è più J'imperialismo delle u guerre di magnifi– cenzu n di Luigi.XIV e di Napoleone: è l'lm– periolis1no della paura, che esaspera la Ger– mania senza eliminarla d.al g1uoco, e· che prepara. o breve scadenza una crisi. Ed in questa crisi, secon.do i nazionalisti e i germanofili italiani, l'Italia deve tenersi ptonto. a intervenire, per ~S{ po.gare a u– sura ciò che dalla Conferenza di Parigi le fu negato. . lo non criticherò questa 1>01ilica dal pun- lo di vista morale, sebbene, nella Camera in questo momento ci siano 100 deputati, i quali aftermano di rappresentare la morale del cristianesimo, e non dovrebbe percrò es– sere fuori di luogo qua dentro una discus– sione sui ·fondamnti morali della politica. f0 metto da parte anche ogni II ideologia democratica.,, conie si chiama il nostro O· rientarnento di pensiero da coloro, cbe si il– ludono di non avere nessuno. ideologia, per– chè hanno. In ideologia degli ulflclali di stato maggiore e degli azionisti delle fab– briche d'armi. In compenso, vi prego, onorevoli colleghi, di considerare, sul terreno esclusivo della cosidet'ta u politica realista o, le conseguen– ze ineluttabili ·di questo indirizzo di pen– siero. li quale ci condurr~bbe logtcamente a ri– gettare i tratto.ti di pace, e ad uscire dal concerto delle .Potenze 1 vincitrici per fare una politica estera di neutralità armata, in ·atteso, sta, 1 0 per dire In agguato, degli e– venti. Conseguenza matematica di questa politi– ca sarebbe che la Fro.nciu, m1QJlcciata in tHima linea dalla nostra neutralità d'ag– guato, risponderebbe 'irrigidendosi sempre più nello sfono brutale di garotto.rc la Ger- 111anin,aft)nchè questn non possa. mai muo– \'ersi, e non sia mni in grado di riprendere In lotto, allenta con noi. Questa politica cosfrTngerebbe •sempre più la Francia a stringersi, anzi ad assen 1 irsi, all'Inghilter– ra: lo quale minAccercbbe noi per mare, per impedirci di unirci alla Germania per ter– ra: questa politica. signori,-tonsolido il do– minio inglese sui mari. E preparerebbe per domani uno guerra, in cui la Francia sareb– be distrutta per ttrra dalla Germanio e dal– l'ltaliA n tutto "antaggio dell'Inghilterrai e l'Italia sarebbe nnnientatn per more dalla." lnghllterr~ e dalla ,Francia a servirlo della Germanio. E dove troverebbe l'Italia la. for– za fman2.iorio per contrapporre sul mare hrmarnenti adeguati ad una coali2.ione ·an– glo-frnncese, mentre In Germania dovrebbe aspetto re ancora molti anni per avere una !lotta·? • La massima necessiti E Ìion ci illudiamo, l'-ignorr, di poter sai• , are capra e cavoli, come qualcuno dice sot– lO,·oee: rimanere rioè nell'Inteso, -iah-o a ealtare nl momenoo opportuno dall'altra parte. Qu1:sta politica non ci 11spann'1erebbe ne°'su110 dei pesi, dei pericoli e dei danni Jella neutralità; e ,·i :1.jtgiut.:1gere-bb,quelli della pcitizione ambigua, passibile dj essere tacciata di slealtà. In fondo, se voglilLlllO ricercare proprio con coraggio le ragioni dei malanni, che ci sono toccati nella Conferenza di .Parigi, noi le tro,•eremo appunto nella illusione ostina– tamente nutrito. daU'on. Sonnino di poter Ja1c una pylhica Jj queito gwere, oltre che nell'abilità, diciamo cosi, eccessiva dei no– stri alleati. Per l'on. onnino la guerra ideale, la · iguerrn del cuore, la guerra da trenta anni ascpttala, era la guerra della Triplice, 'che l'Italia avrebbe dovuta combattere a fianco della Germnia. e dcgJi alleati della Germa– nia, contro la :Francia e contro gli allooti della Francia. Condotto JalJa Jlcbiarazione di neutrali– tà dell'agost.o 1914 (dichiarazione vivamente deplorala du lui) a far la guerra in tutt'al– tra direzione e con tutt'altra compagnia, l'on. Sonnino concepì questa guerra impre– veduta e non desiderata oome una semplice contestazione locale estranea alla guerra generale; come' una baruffa in famiglia, ri– sultato dello 4uale non dove, 1 0. essere ilè la disfatta toto.le deJla Ge.i-wanla, nè lo sfa– sciamento dell'Austria. 11 suo sl)gno era che Ja guerra finisse in un C(JUilibrio di fori.e, nella stanchezza univel'sale, nella quale Ja sola Italia - non sappiamo perchè - non avrebbe dovuto essere stanca; e, l'Ita.Iio., bi• lanciandosi nelle trattative di pace Ira le Poteuze Occidentali indebolite, e quelle cen– Lruli non• del tutto fiaccate, avrebbe potuto tornarsene a casa con le muni piene, o. spe– se t.lelle UJle e delle altre; un trattato di Berlino allo. rovoocia, in cui l'on. sonnino sarebbe stato il nostro Disraeli. E continuò In questa politica, anche dopo elle l"intel'Vento americano ne aveva di~~ stn1to l'assurdo. E vi rimase 'tenaceJJlente abbarbicato, anche dopo che il disarmo d.eJ. la Lermania e lo sfusciamento dell'Austria avrebbero dovuto fargli capire che tutte le due previsioni erano fallite, e aie occorre– v!1 cawbfare strada, o piuttosto dimettersi. E uscito dall'in!et-no della guerra, andò . alla. Conferenza di Parigi, nuovo Orfeo, vol– gendosi indietro verso il suo primo amore, la Germanlaj e, nuovo Orte.o, non ricuperò Euridice, e fu sbranato dalle Baccanti! Pere.Ile tutta la tenaci~ sua, è tutto ram. bidcstrismo deU'on. Orlando, servirono solo a <lare p1elesto a quelli, che erano ten~ per daV\·ero e umbidestri per davvero, di sciogliersi da. ogni obbligo di cordialità e dj soliJarie(à \Crso di noi. ignori, la massima delle nostre necessi– tà nozionali ·è quella di guarirci doll'nbi– tudine· ,r,ontratta nei secoli deUa schiavitù, di volere in-ere sempre una 1>oliticn di ri– cornbio. Que,stn, che all'estero è. chiomata !urboria. macchiavellinnat- e che anche noi cr<'dinmo furberia, non è che In goffa inde– cisione d.el provinciale sospetto.so, ,che per le vie dell:.i capitale teme di esser- truffato, (' si di'1 l'cirio dell'11on10che In sa lunga, e pri1110 delle venti{fUAttr'ore si trova im1nan– rabil111ehte nlleggerito del po1-tafogli da quelli che sono furbi sul scrio. Questa ten– denza olle u combinuzioni 1• dobbiamo ab– N111donarla, r:e voglinn10 che le alleanze d ,:er,·nno u <runiche cosa rfelle ore buone, co• rne ci impegnomo per le ore catti\·e; se vo– gliamo che i trattati ratti con uoi siano \•in– coli di fiducia sicura, e non semplici accor– di 1uomentunei, su cui ,1 è ■empre modo di j'.:tl\11lareper non rispettarli, al momento op– r:-ortuno. La neatralltà rivoluzionarla Al;li antipodi de1la neutralità nazionali– sta, noi abbiamo in Italia la neutralità ri– \'O)uzionario de) Partito socialista afikiale.
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