L'Unità - anno IX - n.10 - 6 marzo 1920

L'UNITÀ scuole dello Stato, battendo nella con– correnza tutte le altre iniziatJv~ priva.te: <>) perchè essa sola possiede un per– sonale celibata.rio, orgaJ1izzato nelle coD– gregazion.i re1igiose, il cui costo di man– tenimento è infinitamente inferiore a quello di qualunque aJtro possibile eser– cito di insegnanti laici; bi perchè essa possiede la maggiore capaciu\ di raocogliere i fondi nocessari a.I mantenimento dcli~ sue scuole; e) perchè grazie ,a,Jla. .{;a .diffusione internazionale Q allp. sua gerarchia aè– ce.ntrata, essa può sovv<\Pire le ocuble ita– liane con una lru-ghez!a, che sarebb<j ne– go.ta ad ogni aJtra società privo.ta; e il fa~o che l'Italia, sede del Papato, ~ per il cattolicismo la _più importante fupzio– ne strategica, farebbe a,lfuire più inten– "3mente aJla, scuola privata clericaJe ita– liana gli aiuti di tutto il mondo catto– lico. In queste condizioni, Pa.bolizione delle 0<,uoledi Stato ci porterebbe i.n pocMsBi-– mi Mwl.i aUa formazione del monopolio, cioè aJJa,tirannia clericale. E come non possiamo rinunzia.re alla. politica, cli far sostenère al aoverno - oioè di impàrre COattivruntmt: aJ paese - le spese necessarie a impedire il for– matisi del monopolio ocol~stico clericale, cosi non possiru:noabbandonare, ne.a.nche Oli s~nòi,' nelle scuole govemative, 90- 110 diocesi ormai a un livello sc.andaloeo. Gli esami sono o a-boliti o ridotti a· una bui·letta,. Iu queste condizioni, non c'è più fum.iglfa che sia disposta " far u.so, per i &-uoi tigli, ùelle scuole priva.te. Le scuole go,·el1lati~c sono prese d'assalto da. una, clientela, informe e tumultua1i.a, che domanda. alla, scuola,, non una. seria istruzione, lD.a il pe-ao di carta senza fatica, per conquista,·e gl'impieghi. Sotto la p1'C$ione della creaeente elientelo., il Gove<·no moltiplica istituti e claoo ag– giunte; racca,tta insegnanti no'u laurea.tj, ·e llla,_"'1J'.Ì fra i delega.ti di 1>ubblica, si– cnrezza,; non a.vendo i mezzi per man~ tenere degnamente ta,nte scuole, le ma,n– tieue uelle peggiori condizioni possibili. Queste condi1.ioni ~ude<;<H-ose i:eo.giscono sugli studi, il cui livellO si deptime sem– pre più, e sugli esami 'che diventano sem– pre più illusori e formali. Così le inizia:_• tive libere sonQ uccise dal dAtmping delle scuole di Sta.oo. Alle scuole priva.te non restano che i rifiuti delle scuole pubbli– che. r... legge consente la esistenza di scuole Ubere; ma. Ja pratica a.rnministra– tiva annulla la Hbertà concessa daJla legge. L'Italia, è di fatto in regime sco– la.stico di monopolio statale: ma mono– Polio ottenuto a, furia di djsordi.ne in– tcllettuaJe e morale. in minima parte, aJle scuole private il diritto di concedere certi6eati di studio ' n-ven ti rn lore legaJe. Di questo disordine si p1-evalgouo i cle– ricaJi per eb~iedere eh.e ~,Ile scuole priva– ~ sia. trasferito il di1itt-0 <li concedere i t.itoli cli studio ai·enti \'aJore legaJe, esten– dendo l'istituto del pareggiamento e con– cedendo commissioni di esami· pl'eSSO i ~ngoli istituti privati; presto cbiedera,n– no ehe gl'insegnanti privati entrino nel– le co=issioni di esame delle scuole pub– ùliche. e che il Governo clia sussìdi aJle scuole private perchè possano meglio competere con le scuole pubbliche. I cle– ricali, iitsomma, domandano che il ei&te- ~ella società moderna,•abolitoogni pYl– vHegio giuridico della nascita e della' rie. chezza, stabilito àJ pr,incipio che la cJas. e:ifiCazionesocia le de"e essere regolata se– condo il merito ùi ciascuno, e eh.e l'eeer- · , ciz.io delle prof~•ssioni e dei pubblici im– pieghi dev'esse1·c subordinato a,l posses- so cli un determinato li\'ello di coltura,, la Scuola è diventata uno degli organi p,iù delicati della struttnra sociaJe, in quanlo """"'esercita la funzione non solo di istruire e di educare, ma o.nche di ac– certa.re la capacità ed MSegnare a cl&– 't!Cuno il suo posto nella gerarchia 80<'.µI,· le. E qn~ funzione selettriee e clas– siflea,triee non pnò """"re, logìcamente e moralmente, eh~ delle ocnole dello Sta- to. Mentre, anzi, la. funzione educatrice può essere abbandonata a,nche del tutto Alle ~noie private, la funzione politi<Ja dello. eelezione e della c1a1!8illca.zionenon può _,.., ~rcitata. che da funzionari pubblici, indipendenti dagU al..,,... che devono cla88ifioore. Un insegnante pri– vato, . pagato direttamente dagli Alunni o da un'~iazlone privata che ha in– tel'e88e a raecogliere• nelle sue l!Coole il maggior nwnero J)Oll8ibiledi alunni, può eeeere senza dubbio on ottimo educatore, ,.,,,. può eBsere che "" pe8Bimo eB<Jmina– tore, perchè non lw> di'fron:te agU <>!Unni • la imU.pefld13114a econom-iofJ neoe88tlria. , Nelle 80cietà democratiche moderne, perta.nto, la conceseione di titoli di ,rtu. dio o.venti vo.lore lega.Je per l'esercizio delle profeeeloni e -per il oonaegoimento • ma delle faoilitazion-i non j,wn~ioni più a solo bc11eficio d<jle scuole pnbbUche, 111<> vengano a11imesse alla <YttCcagnanche le scuole private. Sa.rebbe il peggiore dei di– sastri per la. coltura e- per la moraliu\ del paese. :~foi sosteninm6 un'opposta soluzione: ..non bisoi {l.la estendere nlle scuole private i diritti delle scuole pubbliche, ma OCC!)•· re ridurre il numero delle scuole pub– bliche a quelle che il Governo può d.,.;,. rosa.men fu mantenere; occorro riorga.niz- . 1.are gli esami, in modo che serv'ano ad .eliminai-e dalle sc,tole pul,>bliche, -ridott,e di numero, tutta là, clientela sovrabbo1' dan.t.e; e quanto maggiore margine d'a– zione si lascia in que,,-oomodo alle scuo– le priva.te , tanto più rigidamente si de– \'e mante.nere nelle ocuole pubbliche il monopolio degli •esami. Affinchè gli esami Bieno vera.mente ri– gidi. è neco,,sa-rio che sia o.bbandono.to in tutte le scuole, daJle università aJl,i ele– mentari, il s-i.stema. attuaJe, in cui l'in• segnante·di scuola, pubblica, che ha istrui- di uffici pubbllci, non poò,ei,eere ohe tun. Il zione di Stato: è questo il principi~ clie to l'alunno durante l'anno, funziona. qua.– si sempre o.Ila, fine dell'anno come esami– no.tare. Cioè l'~gno.nte giudica,... sè i fra.nceei chiamano il monopolio ,...,ver– rittmo. Questo monopolio degli esamJ, con eselusione ru,soluta daJle couunissioni di esami di ogni insegnnnte primto, è una necesl<ità 9J)CC1almente fu ItaJia, dato il bÌM!8o livello morale del paese, e data la oj'.lini,,ne che le fa.màglie ho.uno 'della uti– Mtè. degli studi. Se anche con insegnanti pag,.ti dal governo ili esami sono.:. quel che ~o, quale spo.ventevole giornea di corruzione e di a&inltè. trionfante diven– terebbero eari, ee nelle commiso,ioni di esa,me ent.raeeero esaminatori pajl8,ti da– gli ete8Si co.nd !da,ti? -La oonclnalone cli questo ragionamento è 11empliro: a) non ·si delJbono abolire le scuole governa.ti ve ; b) le scuole governative debbono con– servo.re il più rigido monopolio degli """· mi per la concessione di ti~li di st~dio aiven ti vELlore lega1e. Questo- oon mo! dire eh; dobbiamo oo– sere i11cantati del funzionamento delle attuali scuole go,•eri1ative e dell'attuale sistema di esamL st-,; l'appaltatore funziono. come ool– lo.boratore; chi ha, meno lavo.;.to dura.n– te l'anno, ha, il dovere di e•••m-e più in– dulgente negli esami; e gli alunni hann.o interesse ad avere~ non l'insegnante che l.·wora molto ed è severo agli esami, ma quello che non fa il sno dovere e perciò è obbligato ad essere indulgente; e gli scioperi sono aJl'ordine del giorno, per– cbè l'insegnante, che per un motivo o un aJtro non può fare lezione, è costret– to ad éa!ere indulgente a fine d'anno. Biaogna. che gli alunni sieno esamina.– ti e giadicat:i, non daJl'in,iegnante che li deve mandare via dalJ.it,propria. scuola., ma do. quello che deve riceverli nella scuola sn«essiva e deve aoppoftarne il pee'o e la respon.eo.bili tà. , N 01t pi,ù esami d,i promozioni,; omtff.. que e,,a,n,i di ammissione; e alla. fine de– fili studi 1tniver8itari, esami di abilitazio– ne p1-ofe8"ionale, in cu,i le di,r;erse facoltà si c<>11,trolpino a vicmida e abbiano} la 1-e– s7><»isabilità delle boocia.tw -c. E •fii esa,. mi di ammissione, da-to il numero limi– ta.lo delle scuole pubbliche, debbono fun– ziona.re come es.a-midi coneo1"90:in quan- o to nllc scuole 1,Wbhlichc s.nan11-0 ammessi solame.nte i miJ!lio1'1: nuo,·o elemento di rigidità nella, sele11.ione, e pe.l' cbutrac– colp,o nella, prcp;Ha.zione della, $Co1arcsca. ~upponiamo ('he nel 1870 i no~tri uomj. ui di ,::..roverno avessero detto: noi abbia..– UJQ in Itnlia J03 ginnasi, 78 licei, 55 scuo- le Loouicbe: le s1.:uole tecniche servono / ,dia, piccolo, borghesia e a,l pl'Oletariato superiol'e, e n~n ce ne s..1-1-à abbastanza. _per molti anni, dunque moltiplichiamole pure (ma diamo ad esse forma, migliore, e non pf'eteudiamo che le facoltà univer– sitarie ci dfo.no gl'in.seguanti anche per• esse ed atlldiaruole a, iJ1segnanti elemeuta.- l'i Slq>el'ioti preparati da speciali scuole normali, come si fa, in tutti i paesi più r-a– gfouevoli del nostro); ma, non fonc:}i..'l:Dlo più nè un liceo, nè un ginnasio nuovo; di– ·Stribuiamo fra. le diverse regioni quelli c:he c:i sono, in modo più ragionevole; tuUi j denari, che spenderemmo a, fon– dare ~innaei e )icei nuovi, impieghiamoli a, far andare meglio che sia possibile questi che abbiamo; se c'è gente, che do– ma.nda nuovi licci e nuovi ginnasi, se li faccia, a p1·oprie spese; ai pochi licei e ginnasi, che intendiamo doc-orosamente ma.J1tenere 1 affidiamo gli insegnanti mi– gliòl'i e gli aJunni migliori; e i primi par ghiamoli bene perchè non se ne vadruto a.ile scuole private, e gli alunni poveri manteniamoli agli studi con tutti gli aiuti finanz.ia ,ri necessari. ,:lupponiamo che nel 1870 fosse stato fa.t• to questo ragionamento. Oggi le scuole tecnièhe sarebbero salite da 65 a 246 e e forse a un numero anche più alto; i gin.na.si governativi non sarebbero 289, ma sarebbero sempre 103; i lieei gover– nativi non sarebbero 137, ma. sa.rébbero 78. E non ci sarebbero in ciaBCu~ istitu– to che 1>0eheclaasi aggiunte. E ciascuna classe non a\'rebbe più di 25 alunni nelle ocuole inferiori e più di 30 alunni nelle superiori. Le 246 ocuole tecniche, affida– te a tre .insegna,nti elementairi su~riori, ci costei-ebbero la, metà di quanto ci co– stano oggi con sette p1-ofessori la.nreati o equiparati. I 103 ginu.ssi e i 78 lieei di allora ci costei-ebbero quanto ci costo.no i ~ ginna.si e i 137 licei d'oggi ; ma. aa– rebbero gi11,nasi e licei sul serio. E ac– canto a. qu~te scuole sul selio, avrebbe– ro ,wuto agio di svilupparsi molte scuo– le private, a cui si sarebbero rivolti tut– ti gli alunni, che non. avessero trovato posto nelle scuole pubbliche. E dalla concorrenza fra, scuole priva.te e 8CUole pubbliche in un rigido sistema di esami <li a.mm \s,,;one e di esami di Stato la. ooltura nazionale' avr("bbe avuto un. 'ine– stimabile guadagno. Ebbene quel che non si fece nel 1870, ta.cciamolo Òggi: riduciamo alla, metà i ·Jicei e i ginnasi governativi, r.iorganiz– ziamo con serietà gli esami, e laocÌll,lllo per tutto il resto campo libero alle ini– zia,tive private. Un sistema <li esami di ammissione 80· · stituit.o all'attuale sistema, di escuni di promo::io-M, dà ai clericali piena soddi- ~ sfazione in quella, pa,rte, in cui le critiche loro aJl'attna,Je sistemi,, acolastico sono gin~tificate: pone; cioè, gli alunni di tut. te qe scuole, e fJUblJliche e pravate, nelle medesime condizioni di fronte agli esa– minatori, ed1elimina l'attnn]e rovirioeo privilegio d(lgli alunni pubblici, di essere giudica,t.r a, .tlllf d'anno dagl'in.aegnanti, da cui sono stati istruiti. Inoltre, la li– m.ito.zione del nnm<1ro delle scuole pub– bliche toglie ai clericali ogni ragione di !amento contro il monopolio di fatto, con cni il Governo, moltiplicando senza freno le ocuole, rende impossibile 1.-. vita all'in– segnamento privato. Quel che nelle domande clericali è giusto, l'accettiamo:' tutto iL-TeSto lo rifiutiamo 'con jnt-ransigenza i~crollabile. • Rifiutiamo sopratutto il loro tentativo di l'Oll}.pereil monopolio degli e."1Jlli'. Su ,questo punto, nessuna transazione, a.n– che minllna,, è po8$Ìbile. E questo non per. odio a.nticle.rica.le - l'odio a.nticlericale vuole il divieto del1'inoognamento priva– to e H monopolio scolastico di Sta,to; - ma, pe1-chè se.ntia.mo il don~re di difende– re contro questo pur largo tent:..-.tivo di djoorganizz.azione inlellettull.le e morale 39 deJla gio\·en t.ù I che oou Ja ba.ndie.J_.a del.la , • l.iliertà della scuola» involge una esten– sione delle attuaJi la.rghew,e di esa,mi del– le scuole Jlubbliche aJ.le plivate, inten– diamo difendere c1uellc ultime 1-eliquie di ooriet..\ scolfi-stica., che ancora., ci riman– gono,. nell'interesse del paese. Un errore di proporzioni .Ed ecco dO\'e ,·orrei pregare gli amici nostri, che hanno aderito al cc Fascio d'e– <lucaziòue nWonaJe », di 1>erm.ettermi unH ~l:isc.1·,·,izione a I !'a ppr.:llo c:he essi ban– uo tfrmato. lu quell'appello la, 4uc,,1Jone centl-ale del monopolio degli cs.1wi e a,ppena adom– l.11·a,ta,, "elle parole che- io ilo sottolinea.– !<!: '<\ lo 8tato ùe,·e teuer formo a.I <lir'.it– c< to <h a,bjlitai·c e~. cù esso SOlo, alle <eviù iluµv1·ca.uti funzioni 'ucl.la, \'ita so-. cia,fo »; va,role. u·oppo \'agl.Je, in cui non e a.tl 'e.nuatù, oow.e :;i <leve, il mollopolio dtgli c:s..wui pe1· tu l,t1 i ili1,1lvruiaventi va,– lort: legale, con cJ8soluta ~Jusione degli i.nsegJJ.a!l}t,i vrin.1..t.idalle commissioni di esame. Questo è li pullto ceutrale dello. disputa fra, i cle1·icali e .uo1. B i;u que– .st.o µunto ocoorre e&;eI"t <li u.ua.chia,1·ezi'-at e t.ii uuai intranl:!igenza fe1·oce. li nou ·arnl'e w"-SSO iu luce neu·appello que8to pu.uto, ha, pel'llH.~. S.SO ai gio1·naJ.i cle1·ica.h di creru:e l'equhvco. J.i.: per rom– pei· l'equivoco o<:C-01Tc t.:.llUu·iJ·e questo punto. \ :,_ « l de11utati dcl .1:'. l'. 1. ùon inten– douo - .crive il Lowt;a,i,fo-Radice - (u·a.nue il solo Anile) lu, HIJertù. u.1· nOSIJ.'o. w.oùo; non accettano il noi:itl'O cl'ite.rio che 1·iuvigol'irehbe la scuoi& ui Stato. Vo– gllouo ~cuoie proprie (llbe1·e, d.ioono), oon. · 11edi <lii el!lam.e, (e forse su.s.:;iàii). Delle scuole dello ,Siato (come tale) essi, pera douat~, ise ne fregano. . "Uhiaifamo IJene questo punto, pel'chè se no tiniremo coll'esser gioca.ti dai preti e da-i massoni, a un lcillpo !. Quelli si di– mllte1·~0 della scuola, di Stato; questi vogliono l'ingross.ameuto all'infinito del- 41- non•sé.uola o auti-l:ieuola che è, oggi, la scuola di Stato. Noi vogliamo invece « I.o S-tato SW1,o e ~mpre superiore &ile fedi e a;! ogui dogma e partito o setta, e 18' sua scuola sana., pel' 1-ea.lizzar\' i il meglio di noi: la libel-tà ». Ott.imàllleuw <letto. Ma. 8o.rebbe bene ehiu.rim qufflto punto ool'appeUo. Nel: qua.le è. i.nco1'80, pertant,o, un errore di proporzioni, che i nostri non mancheran– no al più presto di ripa,ra,re. G. SALYEMINI. Due 'fittorie del P.P.L 8u1 Seoolo del 24 febbraio, O. A. An– driulli, cicb.iam& l' &tten:t.ione sn due con– quiste, che per vie tr-.. verae ha, reaJ.izzate il P. P. I. nel problem& della Scuola. La primo. vittoria è lo. nomina dell'OD. Meda nella. Giw,ta del Consiglio Superio– re della Istruzio11e Pubblica. ) « Ohe il Meda. - osserva. l' Andriulli - fosse statp eletto ultima.mente insieme o.J. l'on. 1-->ietru,vaJJe a 1-appretìe.Uta.re la Ca.– mera in seuo aJ Consiglio Superiore, nul- ja di straJ.to, po•to che il euo partito con– la per cento voti. Ma la Giunta - o.ilo. quaJe è deferito l'incarico di disciplina.re e indirw.w.1·e i lavora del Consiglio, di ese– guil'De i deliùerat;i e E1peSSO Òi 808tituir– glisi a-ddirittura - non è di nomina elet– tiva. I suoi membri sono scelti dal Mini– stro in seno al Consiglio, e perow l'e..– tmta deU'o1>.Meda d1>1wada u-n eBplioòta atto <U Governo. Nè si dica che lo. desi– gnazione è fa.tto. in omaggio al fine senso ginriclico del deputato mil&nCBe, piutto– sto che al peso parlamentare del ~uo par– tito. In fa.tti il poeto, che egli è velluto a coprire, era tradizionalmente oecupato dagli ingegneri, ed_el1),.rimasto libero ap– punto per lo. morte àel pro!. Oanevazzi cli Bologna, O;-a un cosi cospkno ramo clell'insegnaménto non a,vrà più alcuna espressione in seno alla Giunta, ma, in j oompenao ce l'an-à un partito politico». Più importa.nte è l'altra vittoria. Ma è rappresent.1,ta da ano dei soliti 'decreti– legge, ti qaaJe col pretesto di determinore le norme per la, vigilan1,a sugli istituti di istn1Zione medin. indicati nell'art. 1 del.la Jegge 27 A'i uguo 112, n. 677, stabilisce : «_Al't. 5. - Proposte d'ispezioni ge11e– mli potm1rno anche farsi per gli istituti d'iHtJ.·uzionp e di educazione non· pareg– giati m<Mitenuti da Pm·vinoie, Cc»nu.,ii cd altri ent·i moraU., ma, queste dovranno /

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