L'Unità - anno IX - n.5-6 - 29 gennaio-5 febbraio.1920

?. S. A,·evamo scritto quel che precede, quando abbiamo letto nel Giornale d'Jtafi, del 20 gen'naio 1920 che « il patto di Londra • mantiene l'unità d'Albania )I,. La !:attica dt:lla menzogna cvntinua allegramente ! - Il Gior– .11ale d' llalia garentisce eziandio che rimanendo l'Italia ferma all'attuale uti Jxmidetis, « l'Al– bania non sarà sacrificata~>: cioè finge di ignorare che l'Albania settentrionale è già stata occup<!,ta dagli Slavi, comr,lt S~mui10, come rivelò ufficialmente )'on. Tittoni alla Camera nel luglio passato. Niente rivoluzione Dunque,' anche stavolta, niente rivolu– zione! Scoppiato lo sr:iopero postale-telegrafico– tclefonico, l'on. D'Aragona, segretario della Confederazione del lavoro e deputa,to socia– lista uflìciale, « si abboccò coi dirigenti del « movimento per tentare di trovare il ter– « reno adatto alla ripresa delle trattative e a « pos::.ibili accordi ». Aggiuntosi allo sciopero postale lo scio– pero ferroviario, l' Ava,,til lungi' dal soffiare nel fuoco, ci tenne ad insistere che il nuo,·o sciopero aveva carattere strettamente econo– mico, e non politico cioè rivoluzionario : « se << poi in :;uesta torbida situazione altri elc– « menti dovessero intervenire colorando a « tinte J)()litiche l'agitazione e facendola sboc• « care in un'azione che andasse oltre gli at– « tuali scopi economici, il Partito socialista « esaminerà quanto riterd opportuno di fare, « valutando gli elementi di giudizio a propria « di~posizione ed assumendo tutte intere le « proprie responsabilità ». Cioè il partito so– cialista non cerca di trarre a risultati rivo– luzionari il movimento economico, ma sta alla finestra a guardare, e si riserva di assu– mere a suo tempo intere le proprie respon– sabilità, che potrebbero cqnsistere anche nello sconsigliare lo sbocco oltre gli attuali scopi economici : perchè l' Avaflii l non pro– mette di secondare lo sbocco, se avverrà. Lo stesso avvenne nel la prima settimana del luglio 1919 per i tumulti del caro viveri. Lo stesso è avvenuto nella prima setti1l1ana del dicembre 1919 per i disordini che accom– pagnarono l' apertura della Camera. Finchè le acque sono chete o quasi, tutti promettono la rivoluzione : non appena qual• cosa di simile alla rivoluzione si presenta sul- 1' orizzonte, tutti a sconghmire il fantasma. Cioè il senso della realtà finisce sempre col– i' imporsi : un movimento rivoluzionare non può riuscire, finché c'è un governo disposto ad adoperare lé armi per soffocarlo: ed il go• verno d'oggi, e quello di domani, in Italia, non si arrende e non si arrenderà. Forti sul terreno legale - elezioni, scio– peri - i socialisti ufficiali si sentono deboli per le strade. Perciò corrono ai ripari, quando gli elementi più esaltati minacciano di tra• sportarc la lotta appunto nelle strade. Ed è bene che sia così. Perchè un movimento ri– voluzionario, sedato nel sangue, sarebbe se– guito necessariamente da un tentativo di rea– zione militare, da cui nessuno - nè conser• vatori, nè rivoluzionari - hanno nulla di buono da aspettare. I generali li abbiamo provati in guerra : immaginiamoci a provarli in pace ! Ma questo minacciare Continuo una riVo– luzione, che. non arriva mai, questo succedersi di docce ca~e e di ~occe fredde, questa in– quietudine che viene eccitata sempre e non sfogata mai 1 stancano la gente pacifica, esa– sperano i conservatori, deludono chi asl?etta la palingenesi da un giorno all'altro e passa da un insuccesso all'altiO: preparano, insomma, il paese ali 'idea che cosi non si può andare avanti~ e bisogna farla finita anche a costo di una reazi0ne militare. Noi, anzi, ci d0mandiamo se certe mollezze govemative nelle prime fasi di tutti i tumulti non siano freddamente calcolate perchè nasca negli anirni lo. spavento e il furore della con– servazione, e non solo sieno giustificate le pic– cole repressioni dei giorni successi"i 1 ma sia anche preparata negli animi, per il mo– mento cpportunn la repressione sistematica in grande ... L'UNITA Un grave errore L'Agenzia Volta comunica ai giornali una informazione 1 dalla quale risulta che il Consi– glio Centrale della Associazione Combattenti, condannando lo sciopero ferwviario, ha ap– plaudito a quelle sezioni e a quei soci, che nell'interesse superiore del paese si sono ;\do– perate collettivamente o individualmente a diminuire il danno che nell'economia nazionale deriva dallo sciopero. Se la notizia è vera - e non c' é nessun · motivo per dubitarne - non esitiamo ad af– fermare che il Consiglio Centrale dcli' Associa,,– zionc dei Combattenti ha commesso un gra \'C errore. Che lo sciopero ferroviario danneggi l'eco– nomia nazionale, è evidente: che uno sciopero nei servizi pubb'ici, come quello delle poste e delle'ferrovie, debba essere vietato dalla leg::.. ge, è pacifico anche fra molti socialisti ufficiali, dopo beninteso che sia btato assicurato al personale la possibilità di far valere legalmente e permanentt:mente le proprie ragioni; che lo sciopero ferroviario, in quesro momento di difficoltà economiche, non sia davvero destinato a facilitare la ripresa della \'ita nc.,rmale, è chiaro come due e due fan quattro. E si capisce che queste considerazioni abbiano determinato la deliberazione del Consiglio Centrale dell'Associazione Combattenti. Ma c'è _il rovescio della medaglia. I lavo– ratori del~e aziende statali non hanno nessun mezzo per far valere legalmente e costante– mente le loro ragioni, in confronto della in– differenza e della immoralità del\' alta buro– crazia romana, la quale non si muove se non col coltello alla gola; da venti anni, ogni ,·olta che si minaccia o avvierie uno sciopero in un pubblico servizio, tutti gridano che occorre dare ai pubblici funzionari il mezzo per far valere ecc. ecc., ma le cose finiscono sempre con un– aumento di stipendi, rimanendo illeso il dis– potismo della burocrazia romana; da vent'anni a questa parte, ad ogni accenno come sopra, tutti coloro che utilizzano il servizio pubblico che in quel momento è in crisi, strillano che bisogna farla finita, non solo con gli scioperi del personale, ma anche con la incompetenza e coli' egoismo della burocrazia romana, che è responsabile del malcontento e delle crisi, ma passato l'uragano ognuno ritorna ai fatti suoi e non' se ne pa~la più. Oggi succederà allo stesso modo, cioè anche questa tempesta ser– virà solo ad aumentare le spese e a lasciare sempre viva la fonte di nuove convulsioni. In queste condizioni, tutto ciò che contri– buisce ad attenuare le crisi, è tant'acqua al mulino d_ellaburocrazia romana. Ogni azione . che ~ontribuisce al mantenimento dello « statu quo,., non è che un premio di assicurazione alla malvagità burocratica. L'interesse superiore dèl paese non è che uno sciopero come quello de!le poste o delle ferrovie, finisca al più presto:•è che duri fino a quando la burocra– zia romana sia disarmata una volta per sempre. • Biasimiamo purP, i ferrovieri ed i po.stele• grafonici, per quelle parti delle loro rivendi– cazioni, che cl possono sembrare ingiuste; ma guardiamoci bene dal. renderci solidali con .... quegE altri. Le organizzazioni dei Combattenti, se inten– dono esercitare azione politica, debbono stare attente assai a non cadere nel trabocchetto dell' anti-bolscevismo. Il peggior bolscevismo è quello della burocrazia romana. L' As.'lOcia– zione Combattenti non deve rubare ai nazio– nalisti il mestiere di punta d'n.vallguardia dei partiti conservatori contrai! proletariato.Essen– do formata \n gr":_ndissimamaggioranza di pro– letari, essa deve essere una forza proletaria, fiancheggiatrice di ogni rivendicazione prole– taria, quando questa sia giusta; testimone impotente ed accorata, ~a non nemica, quando si tratti di rivendicazioni eccessive o infon. date. Certo p'.:>trà avvenirle anche diassumereatti– vamente posizione contro movimenti proletari: qualora cioè questi siano diretti a creare il di– spotismo politico di un gruppo oligarchico a danno della intesa classe proletaria. Ed anche potrà dare una mano alla difesa borghese: qualora cioè si manifesli nella borghesia un tentativo serio di riforma interna che abbia bisogno cli aiuto per non naufragare. In nessun caso deve servire ad t\ssicurare la digestione e il sonno a una borghesia vi– gliacca e cialtrona, la quale per sentire ru– more ha bisogno assoluto <Ji pedate. La deliberazione del Consiglio Centrale è anche inopportuna. perchè gli organi direttivi dell'Associazione Combattenti sono paralizzati da una profonda crisi di dissidi, dimissioni, accuse, inc~ieste. In queste condizioni quel che occorre è superare al più presto la crisi convocando un Congresso Nazion:-ile della Organizzazio~e. Ogni manifestazione di ten– denze politiche finchè il Congresso non abbia risoluto il problema dell'orientamento generale, non può avere che il significato di opinioni individuali., le quali non devono passare-come opinioni di tutti gli associati, G. S. I punti di vista cristiani Il Cit1adi110 di Brescia, organo del P. P. I., nel suo numero del ~ i gennaio 1920, dà in prima pagina la diffusa notizia di una Impor– tante Coflferm.;;a Ag,'(lria tenuta a Brescia dal– l'on. Fontana, direttore del Segrdan'ato Agri– rolo 1Vazùmale. I lettori cÌcll'U,11/à, (n. 49, 1919) conoscono il memoriale, che questo Segretariato ha <lira-. mato a tutte le Associazioni ed Enti Agricoli: memoriale in cui, fra l'altro, si affe_rma che so{o con una politica ,z tendenza Jorlemmle libe- 1·1'sln, è possibile detenmimre quel/' ambi'cnlt, che è condisione ù1dispmsablle per la rù:ostruzùme eco- 11omica e _Jinam:iafia della JVazione. L'çm. Fontana, nella sua conferenza di Brescia - inforq1a il Cit1adù10 - esponendo il programma <.!elSegretario Agricolo Nazio– nale, ha trattato anche l;l questione doganale, ed ha illustrato « con parola facile e conve– nientè - citiamo alla lettera - gli effetti delle nuove tariffe èloganali sullo sviluppo dell'agri– coltura in confronto a quello d~lle industrie siderurgiche». p foglio clericale fa seguire alla relazione un commento redazionale, che incomincia cosi: « Ci compiaciamo di ogni « sano movimento inteso alla razionale soluzione « dei grandi problemi agricoli »; e fiTUsce cosi: « Solo quando si darà a tali problemi tutta la «.dovuta itllportanza e saranno stati giud!cati « d 1/l 1 alfe;;:;ada! punto di vt'slll crùtù1110, si sarà « fatto un passo avanti verso la tanto sospi· « rata 1;ace sociale ». Ma lo stesso giornale, nello stesso numero, reca in terza pagina, una corrispondenza da Pezzaze, intitolataPe,-../e ,miiiàedi Va/feJiwnpia: L'opera dell'on. Salvndori~ In detta corrispon• <lenza è narrato qualmente il prefato rappre– sentante bresciano del P. P. 1. fu ospite in casa del Parroco, « dove parlò ai minatori del « paese, riferendo loro tutte le pratiche espe– « rite in riguardo ;.d nuovo s~iluppo delle mì– ,« niere locali ». Ecco, secondo il (ì"ttadi110, le parole dell'o• norevole del P. P. I. «Sono stato, egli disse, alla « direzione generale della Società Anonima Alti « Fornì di Terni, ck>mandando un colloquio << col Consigliere Delegato comm. Giuseppe « Orlando. E dopo avergli esposta la situazione « di Pezzaze,"con i relati·. i desiderata di tutti i << lavoratori,mi è stato rispòsto, che la Società \( ha ·vivissimo desiderio di trasformare l' im– « pianto attuale, molto antiquato, con i più << moderni sistemi meccanici e ciò sarà fatto « prossimamente. In primavera si inizieranno « tali lavori, e pertanto due rappresentanti << della Società, gli ingegneri Cadorini e Bian– « cotto, dovranno venire a Pezzaze in questi « giorni per gli opportuni provvedimenti. Pure « in primavera si affronterà l'impianto per la .: perforazione ad aria compressa, e faremo s,, « du il governo sostmg(l I' ùulustri'a siderurgica « con dazio di pro/e:;io11e >>. «- In soslanza, prosL'gui !'on. Salvadori - « trovai il comm. Orlando bm dis/X)sto ad agti'c, « impegnandosi a procurare un efficace e dura– « turo lavoro a tutti gli abitanti di Pezzaze. - ~ L'onor. Salvadori terminò dicendo: - « Se, come spero, potremo raggiungere I' in– « tento attraverso l}uesta strada, credo di aver « ottemperato a quanto mi è stato richiesto « dagli amici del luogo». Noi domandiamo : Il punto di vista oùhaflo dalla cui altezza, secondo il foglio clericale / bresciano, bisogna guardare questo ed altri pn ... • blemi 1 è il punto di vista Agricolo Nazi.male del Segretarjato dell' antir·rotezionismo del- 11on. Fontana, oppure è quello della Terni, del protezionismo siderurgico e dell'on. Salvadori? Oppure ci sono due p~mli di vlS/a cn"s!Umi: uno autiprotezionista per i contadini del Basso Bresciano, ed uno protezionista per i minatori di Valletrompia? a. m. Benemerenze siderurgiche Per i nostri cantieri -dice « un personaggio del ceto industriale•commerciale triestino:, al Lavoratore di Trieste - per i nostri cantieri la va male. Ai nostri cantieri non manche– rebbe il lav, ro: manca ptrò il materù,le. Av– viene che si parli spesso dcli'« Ilva » e della scarsa fornitura di lamiere ... Ci3 è vero:l'<<Ilva» non ne fornisce a sujjic-imu,: I'~ E/va » non può fominu a sujjicm~a, chè deve provvedere an– zitutto ai cantieri propri. l\Ia solo di lamiere han bisogno i cantieri per la costruzione di piroscafi? Ben altra necessità ... - I macchinari? ... - No. l macchinari che si facevano un tempo venire dai paesi tedeschi, possono per la maggior parte venir costruiti qui. Abbi.uno delle fabbriche di macchine c.he nell:i cos• truzione delle medesime incontrano una sola difficoltà: la pmun'a di malerù,le e in generale di metalli, mentre gli impianti e le maestran– ze nulla lasciano ~ desiderare. Ma, ripeto, non i macchinari 1itardano od impediscono addirittura il completamento di qualche pi– roscafo in costruzione, btnsl ofite la 111a11can;a di lamiere, quella di urlo ferro lavoralo e di altre parLicolarità che a torto si crederebbero minuzie. Tuuo ciù pro\'cniva dalle fabbriche del!' Austria tedesca e della Germania, nè si potè sempn negli 11//ù11i tempi sopferire al bùogn<J col prodo/lo delle Jahbn.'chedel. regno. Ora. con– siderate le dUlìcoltà dei trasporti e gli incep– pamenti nei rapporti con quei paesi non !!olo, ma ancora la crisi in cui questi si dibattono, si comprenderà di leggieri quale ripercuSiione tutto ciò abbia sulla nostra Industria navale. Così parla il personaggio triestino. La conclusione sarebbe che bisognerebbe fare entrare in franchigia in ltalia le lamiere . e il ferro lavorato e tutte le materi prime necessarie alle costruzioni navali, da qualun– que paese vogliano venire 1 senza preoccuparsi dei guaiti della Uva e dei gic,rnali da es~a foraggiati. Ma il « personaggio » non domanda questo. Non domanda niente. Probabilmente ha da domandare anche lui un po' di protezione doganale per il suo cantiere: e per ottenere questo favore, deve rimanere al guinzaglio della /Iva. Perçiò si limita a sterili lamentele: per i nostri cantieri la va male ... La semina del malcontento Si legge nell'ultimo num,ro della .« C r– ,.e,r/t » che la Giunta del Consiglio Superiore della P. fstruzione, interrogata dal Ministro circa la nomina dei vincitori dei concorsi ge• nerali già espletati, pro1,one, fra l'altro che mediante un decreto-legge le nomine sieno rin.viate al venturo anno scolastico 1920-21 per non turbare l'assetto delle scuole durante l'anno scolastico. Conseguenza: 1. disoccupazione dei vincitori, parecchi cx militari con famiglia a carico: 2. perdita di un anno per la carriera e la pensione per i vincitori che non hanno voluto arraffare di qua e di là supplenze provvisorie, ed hanno aspettato ingenuamente l'esito dei concorsi: 3. sfiducia completa verso l' Amminis– trazione,che aveva assicurato nellqstesso bando di concorso di procedere ad una nomina im– mediata (v. art. 2 del D. L. 25 aprile 1919). U~ Vl,'.,,CJTORE. Si può aiutare l'"Unità" pagando subito I' abbo11a111cnto, sen;a aspet– tare sollecita·;Joni, che richiedono ingenti spése postali e rendono più grave il lavoro dell'amministrazione.

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