L'Unità - anno IX - n.1 - 1 gennaio 1920

4 L' UKITA Unmiracolo dell'"economia associata,, sati, almeno diminuiti a~ai, se ì:: stato neces– sario mettere allo :,,tudio il progetto di razione e tes::ierare il consumo del caffè in Italia. La tessera del caffè. Una notizta poéo lieta per il grosso pub– blico dei consumat0ri ha fatto testè il giro dei giornali: il Governo starebbe studiando l'applicazione della tessera per il caffè. Tessera o no. è certo che da quando il nostro ,paterno Governo ha voluto estendere le amorevoli cure della « economia associata» anche al caffè, come a tante altre merci e derrate di uso. comune, è sorto per la prima volta il pericolo che venisse a~ mancare rn Italia il legume che era tanto prezioso ai tempi del giovane Signore del Parini, ma è diventato popolarissimo d po che, inw~ce dj giungerci da Aleppo o d,1 1loka, ess~ Li ar– riva per la massima parte dal Brasile. A d!fferenza di tante altre derrate impor– tate dall'estero, l'importazione del caffè non diminuì durante la guerra; anzi si accrebbe per il larghissi'mo uso n<;ll'alimentazione dei soldati. Questo è provato dalle cifre che se– guono: l:\IPORTAZl0:-;"E D1-'.L C,\FF?; Xo\TURALE lN ITALIA Aoni Quinta! 1911 294,796 1912 . 276,268 1913 . 286,593 1914 . 281,972 H)l5 . 399,662 1916. 489,615 I9li , 448,170 1918 . 516,379 V importazione adunq{;e si raddoppiQ qua:::.i dal 1911 al 1918, fino a quando la burocrazia romana non se ne oc~upò e la lasciò traa– qliil1a. 1 Il fermo sul caffè. È moltoJ probabile che questa crescente importa1.ione del caffè lasciato alle sole cure del commercio privato, mentre diminui\'ano tutte le altre importazioni vigilate e curate da!lo Stato, abbia dato sui nervi della Alta Buro– crazia romana quando al Ministero degli ap– provvigionamenti e del consumi alimentari imperava il non ancora onorevole prof. com– mendatore Vincenzo Giuffrida, inventore della « economia associata )). JI fatto .è che un Decreto di quel J.lini– stero in data del 14 luglio 1918, firmato dal :\Iinhtro on. Crespi, istituì presso il Ministero stesso un « _Ufficioper gli approvvigionamenti, le requisizioni, l'immagazzinamento e la di– :,,tribuzione del caffè •· I risultati della requisi1.ione furono che, come dichiarnva il ~linistro on. Crespi in una circolare pubblica del 31 agostO 191S, « il « Ministero degli approvvigionamcn ti e dei « consumi alimentari t.rO\'Òin Italia e viag– << gianti ben 530 1000 quintali' del prezioso « prodotto e li acqui~tò ai prezzi concordati, « assicurando» - "soggiungeva il )tinistro - « il giusto còmpenso agli importatori, ed evi– « tando l'a::;cesa ingiustificata dei pre1.1.i ». · ~la occorre aggiungere ciò che il Ministro dimenticò di dire, c:he il primo ed immediato effetto del fermo sul caffè fu di congestionare maggiormente il porto di Genova, impedendo ..;he il caffè che vi giace\'a fosse avviato e distribuito in tutta Italia come di consueto. Si produsse così nell'interno del paese una rarefazione del caffè, che permise a pochi di– -.onesti detentori di spingere i prezzi a limiti di carestia. Lo scopo, che si prefiggeva, in– vece, l'<( economia associa\a » del comm. Giuf– frida era precisamente quello di difendere i consumatori dalle ingordigie della speculazione privata! Il Consorzio per il caffè. Già sin da allora la Burocrazia ron,rnna coltivava il progetto di istituire il monopolio statale del caffè. J!a, per il momento, credette opportuno ,di rimandare l'attuazione di questo suo disegno a temeo più propizio, e acco'se le proposte che le vennero latte da una parte dei eommercianti-importatori di caffè per un ordinamento provvisorio del con.mercio stessso, purchè restasse salv I il principiò della diretta ingerenza governati,·~.. Così venile i~tituito il <~ Consorzio per la importazione e la distribuzione del caffè », in base alla facoltà che il Governo si era data col Decreto luogqtenenziale del 24 ago– sto 1918, K. 1261 1 di negare i permessi di importazione per determinate merci a Ditte private e di farne il privilegio esclush·o di Consor,d da esso stabiliti con per90nalità giu– ridica e durata sino ad un anno dopo la pro– mulgazione della pace. Il Der;reto luogotenenziale del J 5 settem– bre 1918, N. 1334 1 che costitui.va il Consor– zio, ordinava la requisizione generale del caffè importato dal Brasilè, stabilendo il prezzo di lire 650 il quintale per le partite di SantoS :,,uperiore arrivato eatro il 6 luglio 1918, e di lire 550 per quelle arrivate posteriormente. Tanto grande era la fede clei nostri Burocrati romani che bastasse che essi si impicciassero, fra le tante altre cose, anche del caffè, per farne immediatamente diminuire i pre1.zi a Geno\'a e sul mercato internazionale! 11 ?\lioistro Crespi, con un decreto in data del 21 settembre 1918, approvava lo Statuto del Consorzio e fis.Savai prezzi massimi a cui · le Ditte partecipanti al Consorzio dovevano cedere il caffè ai rivenditori, la differen1.a tra il costo e questi prez1.i dovendo essere versata allo Stato. Il prezzo massimo I er H caffè di tipo Sa11los prù;,d era di lire rn50, e quelle di tipo Sanlos supu ior di lire 1040 per quintale. . I prezzi di vendita in tutti i Comuni do– vevano essere fissati in modo da lasciare ai rivenditori un utile lordo di r6o lire· per quintale, comprese in questo utile tutte le spese di trasporto, di chizio comunale ed altre. La Direzione Generate dei monopoli commerciali. Bisogna dire ad onore delle Ditte, che en.,. traronç> a far parte del Consorzio per l' im– portazione e la distribuzionè del caffè (219 di « Categoria Jmportatori » e 63 .di « Catego– ria Agenti» alla fine del 1918) che esse, a differenza di altri Consorzi privilegiati, non cercarooo mai di :-1pprofittare del privilegio del quale lo Stato le aveva investite; ma anzi, accettarono forzatamente quel privilegio come un minor male in confronto del mono– polio governativo di cui erano minacciate. Esse reclamarono sempre, come fecer9 in un ordine del giorno votato all'unanimità d11l'Assemblca del Consorzio il 16 dicembre H)l8, .e il ritor– « no al naturale regime di libertà, che risponde ((veramente e armonicamente alte finalità mo– << rali ed economiche che· Governo e cittadini « debbono prefiggersi ». Questa però non era la itltenzione dell'alta Burqcrazia romana, la quale, invece, conside– rava il Consorzio per il caffè unicamente come una fase passeggera ed un gradino per arri· vare all'attuazione del suo ideale, consistente nel fare ciel commercio del caffè un monopo– lio di Stato. Con questo chiodo fisso nella testa, i pa– dri-eterni romani cominciarono ad istituire presso il )linistero delle Finanze la Direzione Generale dei l\Ionopoli Commerciali col De– cret 1 luogotenenziale del 18 Novembre 1918, N. 1721, che dava facoltà al Governo di tra• sformare in monopoli statali parecchi approv– vigio11amenti e, fra questi, quello del caffè. Finalmente un altro Decreto luogotenen– ziale del 18 maggio 1919, ~. 844, stabili c!1è, a decor'rere dal 15 giugno successivo, !o Stato do"esse assumere in proprio e con diritto di esclusività l'appron-igionamento e la \'endita nel Regno del caffè di ogni specie e qualità. Il trionfo dell'on. Giuflrida. C,011cotesto Decreto. la Direzione Gene– rale dei )fonopoli Commerciali doveva prnv– vedere ali 'approHigkmamento <lei caffè nel territorio del Regno ;nediante acquisti diretti all'origine: però, fino a c,mtrari;l disposizione, non poteva valer;;i dell'opera d} pri\'ati impor– tat◊ri. Come la Direzione Generalt: dei l\fonopoli Commerciali abbia .idempiutt) il questa :,Ua funzione, è dimostrat? dal fattQ che, mentre prima gli arrivi di caffè nei porti italiani erano se npre stati pari al fobbbogno del con– sumo internv, ora de\'ono cssert:, :,,enon ce;;- Già nei primi sette me:::.idi quest'anno le importazioni di caffè naturale, che nel corri– spondente periodo ddl'anno precedente erano state di quintali 31b,7.41, :,,i ridussero a quin– tali 227,123, dei quali quintali 188,535 im– portati dal Brasilé contro quintali 226,077 nei primi sette mesi der-1918. Non.sono ancora pubblicate le statistiche di importazione dei mesi successivi. 'n cui ha funzionato - o meglio non ha. funzionato - il monvpolio: ma è facile capire che, dal lu– glio in poi, si deve essere grandemente aggra– \'ata la diminuzione delle importazioni in con• franto dell'anno sc,rso. ~Ioti\'i di ciò? Semplit:emente la I oriosa e tracotante incompetenza della Burocrazia statale nella sua incorreggibile ostinazione di ,olersi sostituire forzatamente alle fun;r,ionina– turali del libero e responsabile commercio. Dal gennaio al luglio del 19r8, si era in pieno periodo di guerra 1 coi mari iofe:,,tati dai :,,ottomari_ni tedeschi. Eppure. gli impana tori priva.ti , con tutte le difficoltà dei noli, dei cambi ~ dei permes~i di importazione già al– lora imposti, riuscivano ad approvvigionare il mercato italiano ciel suo intero fabbi:,,ognù di caffè a prezzi relativamente bassi, tennto conto che sul caffè importato in Italia gravava già un .dazio dì lire· 130 p:nrabiic in oro per quin• tale ed una tassa di consumo, aggiunta al da– zio, di lire 50 per q.uintale. Ora, se viene a diminuire il rifornimento di caffè per tutto il fabbisogno del paese, il danno sarà duplice: per i consum:nori,. che dovranno cessare di fare uso di un prodotto divenuto ormai di primissima oece:;s'1tà; e per lo Stato, che si vedrà privato di una cospicua fonte cli reddito, pç:r colpa della sua Buro– crazia, e sarà quindi costretto ad imporre al– tri tribut( Godiamoci, dunque, que:,,t'altro miràcolo della « Economia ,~~sociata )lo! ltooARDOG1R.cn1. Vogliamo veder chiaro Pochi giorni dopo l'armistizio fu creato dal Governatore Militare della Dalmazia e delle Isole Curzolari un Ufficio di Propaganda e ne fu affidata la I}irezione all'ufficiale A. Norcia. Non fu fatto economia nè di personale, nè di carta, nè d'inchiostro e questo Ufficio Gover– nati\'O si dette svago di pubblicare oppscoli, fogli volanti, edizioni eleganti di propaganda prettamente nazionalista. È intervenuta intanto la spedizione zara– tina di Gabriele D'Annunzio e l'accOrdo,D'An– nunzio~Millo; dopo di che anche il suddetto Ufficio, pagato dallo Stato e c\.irettosempre dal Norcia, è p~·ssato alle dipendenze personali di D'Annunzio e di Mil!o. Ecco una circoìare che la posta mi ha por• tato giorni addietro. UF1::-rc10 ST,.\.".\.fl?E E PROPAG.-\XDA X. 468 di prot. ri~. -Zara ti' Italia, 4, r:t, 1919 Illustre Sianote, l' piccoli soldati me1·aviyiosi, i fanti del Carso e del P(ave che ont p,·esidicrno qne– stci crnfico te,Ta di Romct e di Venezia, stanno compiendo dellci ston'a, stan.110af– fermcmdo tni entusiasmi mfrahili é pri– , ,vazioni dolorose, il nosi,·o dfrUto in Dal– mazia,. Occon·e fcw sentfre e, qnesti su.pel'bi fi· 91-i d' Italici che da oltre 'ff,'1, cu1n.o sono schieraU SJJlla tiuea d' cwiist-izio, che non, sono soli., che non sono cUmenUcati nella vitct cisp,·ci dello, re9ione im11e1·vi<,di con– fine, m<i cha ,: citta<Uni m;i9Uori della )la.– zlone hmvno z· aniuw 11rotesa ve,-so i di~ feu.sori del diritto« pe,: nat,wae pe,· storia)I, verso -i soldati della vittorùi. L' Uflicio Propa9wul<i per tuttci lei Dal- 111azin, costihfito col consenso cl-i D' Anntm– zio e <li 1lfillo l<mcici •1111, fervido a,ppello alle personalità. em-inenti, alle a.ssocùizioni ai com·itat-i e alle .01·.9anizzuzio)ii patriot– tiche pere/tè con slcwcio [Jeu,eroso e fraterno voylicrno confr-ibuire (co11- dencu·o e male- 1·i<,li <li propc,q<mda e di assistenza) allo s110L9imento del suo l'Osto pt·ognwima cl' azione cii:i1e e hene{ìcu. li Capo T.:f/icio p,·opa_gauda A .. VORCJA. Per evitw·e f az-ione della censura o perchè i materiali <uTivino sicuramente è pe,· orci ;.,u/ispeusabile iJUlir-izzare ogni cosn: Alla. Direzione del gionl(i/e « La Dal- 111azi1, • Calle S. Vito 4 ZARA. Questa circolare è un documento non dub– bio della confusione dei poteri sulla linea di armistizio e della massima indisciplina che regna tra i fonzionari dello Stato. Jn base al contenuto di questa circolare e del suo stupefacente proscritto, io rivo!gerei a chi di ragione le seguenti domande. 1•) L'Ufficio Stampa, diretto oggi dal Norcia è il medesimo di quello che dipendeva qualche settimana addietro da Milio, Gover– natore l\Iilitare della Dalmazia e delle isole Curzolari? Chi pagava allora e chi paga a– desso? , . 2°) Le somme e gli indumenti che, se– condo la suddetta circolare, si vogliono rac– cogliere, sono destinate ai soldah' regolari che trovansi sulla li11eadi armistizio? In c;:iso af– fermativo, per quale ragione il suddetto Uffi– cio Stampa circJnda cli tanto mistero e di aria di contrabbando un atto che apparirebbe cosi semplice ed encomiabile? 3°) L'ammiraglio l\lillo è tuttora Gover– natore della Damalzia e delle Isole Curzolart? Come tale, in quale modo può concilare la sua carica di alto funzionario dello Stato con quella di complice nel deludere l'opera della censura di Stato, come risulta da quel poscritto?- 4°) Com' è che basta indirizzare roba e denaro al giornale « La Dalmazia • per sfug.. gire all'opera della Censura? Questo significa forse che, con con.smso dtllt autorità g<rvtmalive rl Zara, tutta la roba incliriz1.ata a quel gior– nale goQe... il diritto d' immqnità? . .. Ritengo sia necessario fare un po' di luce– in questo strano grovigho di uomini e di cose. Siamo stanchi di retorica patriottarda. Voglia-' mo vedere in faccia la realtà. G. BATTISTA PoLJ. Il granturco scarseggia, quest';rnno, in alçune zone del Veneto, ma è esuberante in certe altre, dove il raccolto è esuberaote come forse mai si ricorda. « Da due mesi - scrive Ugo Trerisanato « nella Gazzella di Vine:;ia - lo andiamo pr~ <e( dicando: lasciateci vendere il nostro gran– « turco ai paesi che ne sono sprov'visti ! Ma « il governo, piuttosto che cedere, pre:erisce « che vada marcio sui campi un prodotto cosi « prezioso ed abbondante. In certe .zone i .. granai sono pieni e la commissione d' in– « celta è incapace di raccogliere 11 prodotto .e per mancanza di mezzi e _di organizzazione. << Si aggiunga poi che i campi ingombri del « prodotto' non raccolto che sta marcendo, « non posSono essere preparati per altra col– « tivazione con danno grave pel raccolto « del 1920. , « Speriamo almeno che nel 1920 non esi– .« sta più il S. S. per gli appro,fvigionamenti « se non nella storia pel male che ha/atto». Protezionism·o siderurgico e costruzioni navali Per costruire navi, occorrono lamiere e prefilati. Il protezionismo siderurgico aumenta i prezzi delle lamiere e dei prefilati. Iholtre. l'industria siderurgica non è oggi in condizione di provvedere ai bi~ogni del- 1' industr!a n'avale, anche ai prezzi esorbitanti as:ijcurati dalla protezione. Dunque il prote;ionismo siderurgie? para– lizza l'industria delle costruzioni navali. EGISTO CA.SAGLI Gere,,te rup,msaòik. Tipografia Galileiana, Via S. Zanobi n. 64 .

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