L'Unità - anno IX - n.1 - 1 gennaio 1920

2 :\fa vi sono altri fatti, i quali tendono a far ucclcre c-ht non I soli Stati Maggiori • studias ..ero •· ma i Governi stessi d'Italia, di Germania e d'Austria, ai tempi dell'on. Giolitti e dell'on. Di San Giuliano. cioè fra il gen– naio 1912 e la primavera <lei ,9;4, fossero cl'ac;c,,rdo a interpretare la Triplice in maniera diversa da quella con cui era stata interpre– tata negli anni precedenti. L'impegno di rinnovare la Triplice deve es– sere 'itato preso dal!' ltalia, nel gennaio 191~. quando l<iderlcn \\1:tchter, ministro degli este– ri di Germania, venne a Roma. Ebbene, tre giorni dopo la partc1w.a di Kiderlen \Vachter da Roma,scoppiano, il 16e il Ii gennaio 1912, gli incidenti del Carth11g~ e del Afanouha. Nel- 1'ind ·lente del Carlha,:t, la ragione era dalla parte cieli' Italia; ncll' Incidente del ,lfanouba. l'Italia aveva torto. Se i rapporti italo-francesi fos,cro stati ancora guidati da spirito amiche– vole►questc piccole faccenduole sarebbero state slskm;ite in ventiquattr'ore; invece furono ina– !ipriti, da una parte e dall'altra, al punto dd condurre I due paesi ad una rottura violenta. li 23 marzo 1912 1 I' lmpcratpre Guglielmo può far notare a Berchtold, secondo ci rivela ora il Pribram, -che I' ltalia nell'Africa .:ielten– trionale si troverà. presto in attrito con la Francia, e abbandonerà. l'Adriatico all'Austria. E po1,;higiorni dopo, l'Italia, che non ha po• tuto nel novembre JQI I spamre una cannonata a Pre\·esa senza provocare un quasi ultimatum dcli' Austria, occupa ti dodecaneso. senza pro• l~te dcl1e alleate: così modifica di sua ini. ziativa lo s olu 1"4 del Mediterraneo orien• tale. Resterà in vl~ore, almeno, l'intesa con la RuS$la, che ha aiutato cosi cordialmente I' 1- t.tlia durante la guerra di Libia? - Neanche per idea! Nel dicemhre IQI 2 1 appena annun– ziato 1\ rinnovamento della Triplice, i nostri diplomatici negli Stati balcanici ricevono l'or– dine di cambiare politica dalla sera alla mat• tina, non coordinare più l'opera loro con quella clegli agenti russi, e mettersi a rimor– chio degli agenti austriaci e tedeschi. Nell'estate del IQJJ, poi, Giolitti e Di San Giuliano fanno qualco11a di più: mandano il ca~ di Stato l\'la~giore Pollio in Germania a ·nego"liare 'tma· con~·eoz:one m111t'are: H boeben e il Bnss/ou si trova\·ano forse a l\lessina, nell'agosto dd U)I4, appunto per effettuarvi questa convenzione militare? Rinnovando cosi la Triplice nel dicem– bre 1912 1 e preparando nell'estate del 1913 una convenzione militare, Giolitti e Di San Giuliano non assume\'ano certo un impegno e.splicito e positi\'o di interpretare da ora in poi l'alleanza con Intenzioni ostili alla Trt. plice Intesa; nC!>sundocumento gl' Imperi cen– trali hanno potuto pubblicare contro il nostro paese, per dimostrare che il nostro Governo foitse tenuto ad interpretare la Triplice come ad essi piaceva. La itc:,aa convenzione mili• tare del giugno r913 non ha, probabilmente, Il carattere di contratto vero e proprio, ma la sua entrata in vigore è subordinata sempre a un cambiamento· nella politica estera dcli' I~ talia, che non i.1 era ancora manifestato in forma chiara. )f.t sta il falto che nel periodo dal gennaio 1912 alla primavera 1914 1 cioè fra l'inizio della guerra libica e la crisi che sostitui al Mini– stero Giolitti il Ministero Salandra, la politica estera dcli' Italia 11011 /11 pùi co.rl thiora, come era stata nel periodo 1902-1912. L'intesa italo-francese non fu disdetta: ma un nuovo orientamento francofobo cominciò a farsi strada. Documento di questo nuovo stato d·animo nelle nostre sfere dirigenti, è la lettera di Ca– doma a Spingardi, pubblicata dalla Stamp, neni ottobre p~ssato: 15_maggio 1912. « Caro Spingardl, Ho molto lavorato per l'assetto provvisorio di que,ta. frontiera da attuarsi all1atto della mobilitazione e richiedente molto denaro. Ancora ci vuole molto lavoro per fare delle strade che non .si possono improvvisare all'atto della guerra e spero che mi potrai dare il ne– cessario che non è molto. Si sono spesi e si spendono milioni a centinaia sull'altra fron– tiera ma il J>trirolol do quula parlt e 110n da qutl!o. I france:,i non c1 perd neranno mai Tr:- L'U;\;lTA poli, e Tunisi è assai più perkvlvsa di Salo– nicco, anche ~e \'i arrh·ano i no-,tri buoni a– mici del nord-est. Tuo aff.mu Lnm C~\DORXA ». t:na mobilit.iz1one e una guerra colla Fran• da, dunque, comincia , d cs... ere com,iderata come probabile e vicina. f~.rì In 1iiph·, flltua h111110/i;:o di m,llersi ù, sospello: t gl' Imperi Gtlllrn 1 i hott110 11uliz-o di spirare d1e I' ft(l/ia li ucom/,n} nella guerra, che 1.·o,mo prtf.Nirnmlo. Quali vantaggi si aspetta~ser1 Giolitti e Di San Ciuliano da questa politit:a, nessuno lo ,aprà mai. Dal L,b,·o rosso aush1.1~·0 del 1915 e dal libro t·trdt italiano. ri~ulta che fra noi e gli alleati non e' erano patti chiari su nes– sun , dei punti po~:,ibili di contrasto fra noi e loro Tenevamo le isole dell'Egeo, e CO;,,Ì pre– paravamo all'Austria un pretesto per dire che e:,sa lntende\'a fare altrettanto in ~erbia, e che la itua occu1>a1ivnedella Serbia face\'a mjonl alla nostra occupazione del dodecane.--0. Sta– vamo a fianco a fianco coll':\u"itria in A,bania: ma era una guerra dlMiimulata, più che un'a– zione comune. Accennavamo a !!Cpararci dal– l'Inghilterra e dalla Francia, e ci era\·aruo se– parati dalla Russia, ma non ave\'amo nessuna prome9sa chiara e positiva di nessun gen~re da parte dei nost~i alleati. E per giunta ci rendevamo ostili, senza alcun equivalente van– taggio, la Creda e la Serbia. Non mai come nella prima metà del 1q14, I1ltalia i,i é tro\'ata isolata nel mondo, sospettata da tutti gh an– tichi amici, disprezzata e in,idiata !-.pecialmente dagli alleati. Dallo -,tes:»opunto di vista della politica nali.sto, cara agli uomini come Di San Giuliano, la nuova politica non avl!\'a nessuna giustific:azione di nessun genere. Nell'estate del 1913. gli alleati tentarono un primo as..aggio, domandando al governo italia:m se potevano fare ; -.~gnamento sul- 1' intervento dcli' Italia in guerra al loro fianco. se aves.:,ero assalita la Serbria. Giolitti e Di San Giuliano, invece di rispondere rhe una ,iuerra di questo genere era contraria all1 arti• colo VIl della Triplice, e perciò avrebbero denunciata I' alleanz.a, clkhlararono che in for- 1.a del trattato, art. IV, l'Italia si sarebbe di– chiarar1. ne_utr~le. F'lgl' ImvNi ,rPtHraH, sic1:1ri che 1 1 haha sarebbe rima~ta almmo neutrale. ~i lanciarono !' anno dopo nella guerra. Non pre\·edevano che, dei loro fedeli in Italia, Pollio sarebbe morto nel luglio 19q, Di San Giuliano sarebbe morto nell'ottobre, e Giolilti non a\·rebbc potuto ritornare al go– verno, quando ad essi faceva comodo. E cosi tutta la loro illusione italiana :,i i,fasciè>. Ma è innegabile che a illudersi furono autori1.Mti non dal popolo italiano, a cui fu fatto credere che la nuo,·a Triplice non dif– feriva dall'antica; non dal I testo ·scritto del trattato di alleanza, che rendeva possibile, ma non 11uusaria, la interpretazione che faceva comodo a loro; ma dagli uomini, che si tro– vavano al Go\·erno in Jtalia, fra il 1912 e il 1914, ed erano morti o avevano perduto il potere nell'ora della crisi. Noi mettiamo, così, la mano su una delle responsabilità della guerra europea: la respon– ...abilità personale dell'on. Giolitti. G. SAL),'DIIS"I. Congresso della Lega Democratica di Rin– novamento della Politica Na– zionale. Siamo lieti di awnmjiare a lulli gli amici che prima dr/la prossimd riaper· tura della Camere1, sarà li!nulo in Roma il ;.,u lònf[resso di Iulli i soci della Lega. Il Congresso avra inijio i11 un giorno che sard stabilito, e re!o palese 11elpros– simo numero del 'Unità. Pttradessopossiamocougrande appros– sim0ji'o11e aJfermare cheil lò,rgrt?ssopotr(l iuaug,u-arsi il 2-1 o 25 G,muaiJ 1920. Gli '1miciche 1 1 i iulen•erra,mo d01,ra11- uo coniare di rimanere a Roma J giorni. L' lj~JTÀ. Abbonatevi subito: la forza di I un giornale settimana/e è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: :: Le provincie della nuova Italia Il P1·e. 1 frlente della Cniouc tielle prot:iu– cie ha, Ùlt'tfofo le Oepula::ioui P1·ori11ciali ad rspl"imel'c il loro arriso i11merito alla 1·ifonna e/elle chcoscJ'izioui prol'illciali. Ji"'n, le rii;posle pcr1•c1wtr al/'i11t•1'/o. 111e1·ita special(• olft-uzioue r111eslo della /JrJm/azioue P1•fJl'i11ciale di Prn·ia. di cui è. stato 1·ela– to·re l'art·. Alberto Prfon1. 1 • Nelle e categorie :,i, dc.:lineate dalla circolare deJ:a t:nione la prima riguarda il numero e la drco~crizlone delle Provincie. È intuiti\'? che il quesito relativo alla op-, portunità di mantenere in ,·ila la« Provincia» e quello con~~ueniiale relativo alla circOXrl– :done, cioè a la \ :-1.:,titàe quindi al numero delle Provincie, è :,ubor.dinato ali' altro 1ela– ti\'O alle funzioni da attribuir:,! a tale Ente. in quanto che non le strutture detem1inano le funzioni, ma le necessità delle funzioni dcter• minano le corrispondenti strutture degli organi. 11 que:,ito perciò si rbol,·e e s: sostanzia uel- 1' esaminare be, negli Stati moderni, vi siano un complesso di funzioni, e di pubblici ser"fai, che male possano e-.sere affidctti \·uoi allo Stato, vuoi ai Comuni, di guis..1che si renda neces– sario con11ervare, o creare l:n 1-.nte intermedio deittinato ad alJsumer~ quelle funzioni e quei senizl. Senonchè, seguace. nel campo delle scienze giuridiche, politiche, del metodo proprio alla ~c·uola storica, io non vedo utilità c!i sorta nel proporre e risoh·ere quesiti teoretici, percl è ess1 traggono la loro sorgente non dalla realtà vh·ente delle co..e. ma soltanto dalla scuola, la quale, per sua natura, piega alla necessità puramente formale delle generalizz...t1.ioni e delle claosificazioni. La ci\'iltà latioa, nel suo periodo più spltn~ dido, non conobbe in Italia una potestà in– termedia fra Stato e Municipio; e l'istituto municipale, con ordinamenti di autonomia, o, come suolsi dire• oggi, autarchia illimitata, quali ogg'~dì a moltissimi. anche del piì1 audaci · sembrerebbero esagerati e pericolosi. visse e fiori contribuendo per secoli al progresso del– l'umano incivilimento; e le circoscrizioni am• ministrativc del basso lmpen.,. a mio avviso, nessl•na corrispondenza hanno colla nO!it~ Provincia. Le circoscrizioni territoriali extra e sopra municipali ~ono sorte e si mantennero come con~eguenza deg-li istituti feudali, e continua– rono a \'ivere negli Stati sorti sulle ro\•ine di quegli stessi is.t1tuti, non i.olo per la fona delle tradizioni. ma anche in -..-onnessione alla diffusa e tacita con\'inzione della necessità che il potere centrale abbia disseminati per tutto il territorio del pubblici ufficiali rappreseotanti la sua potestà politica ed esercitanti, nell'am– bito di determinate circoscrizioni, funzioni di Stato sotto la direzione del potere centrale. Quelle circoscrizioni, salvo I confini topogra– fici, sono oggidì le Provincie. E la necessità di mantenere in vita la Provincia è concomi– tante e in!t<:indibile colla nece~ità di mante– nere in \'ita quei rappresentanti locali del 1>0- tere centrale, necessità che non potrà scompa– rire o modificarsi finchè sarl conservato quel• l' enonne cumulo di fum:ioni d'ogni genere, che è andato e va accentrandosi nelle mani dello Stato, che dilaga nella vita d'ogni più piccola città, d'ogni più umile villaggio. ·Rom– pere questa, che è una catemt a mille anelli, saldata a fuoco con una rete di Interessi pa– lesi e occulti, legittimi e illegittimi, è vano sperare; contenerla forse è possibile; ad ogni modo la materia ~ politica e sfugge al nostro argomento. Se io sono nel vero, ~e la Provincia, nella sua origine e nella sua realù pratica è una circoscrizione :enitoriale, che è nata e si è mantenuta per designare i limiti entro cui deve esercitare la sua potestà il rappresentante del potere centrale, ne consegue che la rappre– sentanza elettiva della Pro\'incia dovrebbe avere per 'ìuo scopo fondamentale di essere e costituire il pubblico Consiglio d1 quel rap• presentante nell' e~ercizio della pote&tà a lui delegata llal potere centrale. Sìittema, cotbto, che in modo i,Cmplice e spiccio, O\'C il suo funzionamento foitM!n::tta– mente disupltnato, può attuare iu buona parte il tanto de11idcgato e sempre in· fatto vilipeso decentramento. Oggidì il no:,tro JJrcfetto è sorretto da molteplici consigli nell'esercizio delle l-tUC fun,'.ioni: Giunta Provinciale Ammi– nistrativa, Comnussione di Bencfic.-cnza,Con– :..1glioSanitario. Cons:iglio di Prefottura, ecc.: solo i rappre&entanti della Pronncia non son<l i suoi con:,iglil!ri. t lo spirit,, del sistema delle leggi, dei regolamenti è coiti J>enetrato e sa– turato d1 tale concetto, che ì Prefetti, benché siano autorizzati dall'art. :.p, n. 4 dcli.a l~pge comunale e pro\•lnclale, a domandare il voto dei Co;lsigli Provinciali :,u materie di loro competenza, mai non fanno uso di tale fa– coltà. Egli è. a mio avvi:so, manifCjtO che se la rappresentanza elettiva della Provincia fo:,se costituita come un pubblico Consiglio nel qua– le si e:1aminassero e praticamente quindi, neliJ. immensa maggioranza dei casi, si risolvessero tutti gli affari d'interesse locale, ai quali deve prov\·ederc il Preretto, si creerebbe per ciò solo una fondamentale ragione di vita all'isti– tuto, si realinerebbe per una parte notevole l'ideale del decentramento, i,i purgherebbero le aule e le :;cale ministeriali dal SObpetto e dalla taccia di e!.!>Cre centri di intdghi e fa– voritismi connessi a clientele d'ogni genere, e si attuerebbe infine una azione amministrativa inspirata alle vere direttive democratiche. Oggidì invece la vita della Provincia, roar– tata fra una porzione delle strade, da ·una parte, e l'intero Manicomio dall'altra, manca d'ogni ... piegabile ragione di esistenza~ e piut– tosto che un Ente attivo, per amminlstraziooe diretta e per responsabilità propria, va pie– gandosi, nella sosianza delle cose, a diventare una mera circoscrizione tributar;a, in quanto• chè una gran parte delle erogazioni sono fatte a favori: di altri Enti autonomi e sfuggono· quindi non solo alla gestione ma per11lno al CO!ltrollo della '.'!Ua rappresentanza. La competenza atti\'a si riduce a quella parte di strade che la legge le affida, e al Manicomio, in riguardo al quale nessun ra– gionevole moti\'O può eitsere· adotto perchè il carico finanziano per il ricovero, il manteni– mento e la cura dei malati di mente debLa essere sostenuto In globo dai contribuenti provinci.ili, anzkhè repartitamtote dai contri• buenti dei Comuni a cui i malati apparten• gono non altrimenti dai malati di altre ma– lattie. E mi arresto su questo primo punto l er non tediare, concludendo che la Provincia deve es~ere ma,ntenuta, e dopo a lei essere affidata la funzione fondamentale di Consiglio Pubblico Amministrativo, avanti al quale deb– bano essere proposti, discussi e risoluti tutti gli affari amministrativi toccanti l 'interes.se dei pri\'ati, e degli Enti pubblici esistenti nell'am– bito della sua circoscrizic...ne territoriale; sah-o ad aggiungere a questa funzione fondamentale altre funzioni di dlr...tta amministrazione, sem– :'re allo scopo di attuare il decentramento, e senza pregiudizio degli istituti di giustizia am– ministrativa, da riformarsi in modo da gene– ralizzare la conce-.sione dcli' azione ai privati e agli Enti, tanto come azione privata a di– fesa dei loro interessi singoli. quanto come azione popolare a difesa, sia di un interesse pubblico, sia della mera osservanza della lc:gge. 2°. In ordine al numero delle Provincie, a mio avviso, è fondamentale rispettare in questa materia le tradizioni del nostro risor– gimento; ritocchi alle circoscrizioni dovranno sempre eitserc ammesse; ma pretendere di idea– re teoricamente i caratteri topografici delle circo:,crizioni, e poi classare le Provincie in base a tali caratteri è un vaniloquio, e può diventare un vaniloquio anche pericoJoso. Dalla divisione Augustea dcli' Italia in XI regioni, le quali for11e rispondevano alle ori– gini etniche delle varie popolazioni italiche, e il cui scopo non i: conosciuto, le circoscri– zioni in Italia subirono nel corso dei secoli iofinite \ ariazioni. I

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