L'Unità - anno VIII - n.51-52 - 25 dicembre 1919

L'UNUA Politica estera e disciplina interna (Discorso pronunziato alla Camera dei Deputati nella seduta del 21 Dicembre) Il segreto diplomatico. Onor~voli colleghi! La breve relaziont del ~ ministm degli esteri è l'ultimo anello di una catena, di cui ignoriamo t~tti o quasi tutti gli anelli precedenti. Lo. stesso ultimo anello non ci risulta in nessuna maniera chiaro. Il ministro degli esteri, per esempio, ha accennato ad un memora,,dum, di cui i giornali hanno anche dato dei frammenti, non so fino a che punto autentici. Sarebbe stato bene, mi sembra, che questo ffumoromlum non fosse un geloso segreto diplomatico, ma fosse comunicato a11aCamera per farle conoscere lo stato delle cose con clementi più sicuri e più precisi. Cosi pure, ieri sera, un deputato ha accennato ad un do– cumento di origine americana, e il presidente del Consiglio lo ha interrotto, suscitando in– certezza sulla autenticità se non dell'intero do– cumento, per lo meno di qualche parte di esso. Da cinque anni noi continuiamo a giuo– care ,cosi a mosca cieca su tutti i problemi della politica estera. Permettetemi di richiamare la vostra at~ tenzione sopra un punto di più speciale im-· portanza. Da un anno a questa parte, non c'è accusa di infedeltà e di mala fede, che larga parte della stampa italiana non sollevi contro gli alleati dell'Jtalia. Ed è evidente che la conoscenza documentata, sicura, delle respon– &-abilità in cui possono essere incorsi quei Governi negli ultimi tempi, può e deve avere un peso assai grave nel determinare il nostro giudizio nella Politica estera più op– portuna per l'Italia in av~enirc. Anche i po– poli dei paesi a noi alleati hanno il diritto di sapere di che cosa precisamente noi accu– siamo i loro Governi. Solo da una discussione ampia e serena. su dati di fatto positivi e concreti, possiamo sperare il sorgere di un nuovo stato di fiducia reciproca, unica garanzia cli pace. )[a come discutere seriameQte fra noi, come discutere seriamente con gli altri, se ci mancano gli elementi sicuri Yi ogni discus– sione, se d ,·erigono gelosamente sottratti' tutti i dati, di fatto, ali' infuori dei quali è lavoro di ipotesi, e può essere arroganza ogni addebitamento di responsabilità? Non insisto più su quest'argomento estre– mamente deiicato. Ma qualche accenno retro– spettivo non sarà inopportuno per chiarire le idee. Noi ignoria~o ancora il testo del trat– tato della Triplice 1 alleanza, che univa l' I– talia nel !9?4 agl'Jmperi centrali. Se il Go~ verno austriaco, nel maggio 1915, non ci avesse fatto il favore segnalato di pubblicare quattro degli articoli della Triplice, noi sta– remmo ancora a domandarci con angoscia, se il nostro ç;overno fu o no fedifrago, procla– mando la neutralità oell'àgo,to del 1914, e dichiarando la guerra nel maggio del 1915. E per conoscerne di più sul trattato della TripUce, dobbiamo ricorrere a un \'Olume del Pribram, uscito alcune settimane or sono a Vienna, grazie alla liberalità, con cui il Mi– nistro socia1ista, Otto Bauer, ha permesso al– l'autore del volume di sfruttare gli archivi di Vienna. È da questo libro, che apprendi~o, nei particolari caratteristlci, un fatto'~grave, che già si intravvedeva nelle Jlanorie di Luden– dorff: che cioè nel giugno del 1913 - mentre durava ufficialmente, secondo i patti del 1902, l'intesa pacifica-italofranco-inglese, parallela alla Triplice - il Governo dell'on. Giolitti e dell'on. di San Giuliano autoriz– zava i nostri Stati Maggiori della Guerra e della l\larina a stabilire colla Germania e coli' Austria una convenzione militare, ter– restre e navale: mettiamo. cioè, il dito su una delle maggiori responsabìlità della guerra europea. Se vogliamo sapere qualcosa di quanto avvenne fra Italia, Austria e Germania, dal momento dell'invio dcli' ullù11alum alla Serbia, all'av,·ento alla Consulta dell' on. Sonnino, - dobbiamo ricorrere al Libro ,osso pubbli– fato dal GO\·erno austriaco nella primavera del 1915. Noi non conosciamo ancora nei lt'sto uffi'– cialc il famoso Tranato cli Londra, ìmorno a cui si imperniano tutte le discussioni. le ac– cuse, le apologie, le recriminazioni dell~ nostra politica estera. Noi conosciamo solamente la traduzione tedesca e inglese della traduzione russa, del– l'originale francese, del 111emorandum dell.'apri– le 1915, pubblicata dai bolscevichi sulla fine del 1917. E questo è il memora11d11m, non il trattato: è il compromesso che si fa in attesa di stendere il testo definitivo del contratto. Il trattato definitivo sembra (perchè qui di solito lavoriamo al solito su ipotesi) sia sta– to firmi:1.t9nell'autunno del 1915. L'on. Tit– toni, nel luglio scorso, .annunziò alla Camera che avrèbbe chiesto ai Governi alleati l'au– torizzazione ad aprire questo vaso di Pandora. Finora l'apertura non è a\'venuta. li che fa supporre che o l'on. Tittoni si è scordato, via facendo, di fare la domanda, oppure che il vaso di Pandora contenga troppa roba, che non fa onore neanche ai Governi dei paesi a• noi alleati. (Commmh~ approva:.ùmi ali' .F.strema Si11ish'a/ In queste condizioni di ignoranza, o pCggio ancora di informazioni tendenziose, - iÒ prima dell'apertura della seduta, nel corridoio dei passi perduti, ho sentito tre diverse versioni delle dichiarazioni, che il ministro degli e~teri avrebbe fatte; e queste tre versioni erano com– pletamente diverse dalla quarta testè aun'un– ciata dal Ministro degli Esteri (ilarità - com– menti), - in questa condizione di ignoranza, ripeto, e di informazioni tendenziose, messe in ci-colazione dalle persone così dette bene informate, che sono il flagello degli Stati mo– derni in materia di politica estera, - ogni seria discussione sul passato e nell'avvenire della nostra politica estera, non è che un gioco d'aizardo. Riassumendo, domando che il Governo puliblichi, prima che vengano in discussione i trattati di pace, i documenti diplomatic: della neutralità, della guerra, delle trattative di Parigi, in modo che la Camera possa discu– tere con conoscenza di causa i resultati di questi ultimi cinque anni di politica estera; le respons.1.bilità del nostro Governo e dei Go– verni a noi alleati nelle difficoltà, da cui siamo accerchiati; il progrnmma della nuova polilica estera dell'Italia (r). li problema adriatico. Superato questo punto pregiudiziale, ma secondo me fondamentale e gravissimo, del dovere ohe abbiamo di affermare il nostro di– ritto a non essere più trattati come bambini e come deficienti, entro in merito a quanto ha detto l'onorevolè ministro degli esteri. Tratterò l'argomento con tutta la discre• zione, che è doverosa ,.per ciascuno di noi, qualunque siano i suoi precedenti e le sue opi– nioni. Vi sono però due punti, ha quelli toccati dal ministro degli esteri, sui quali credo si possa parlare con ftanchezza e con chiarezza, senza correre pericolo di danneg– giare nessun interesse legittimo del paese no– stro, o di altri paesi, con cui siamo alleati e in contrasto. Il ministro degli esteri ci ha fatto sapere che uno dei punti tuttora in discussione nella questione de111Adriatico, è quello del~disanno e della neutralizzazione della costa slava; e ci ha informato che quanto ci è offerto aon è la neutralizzazione \"era e propria, non è un •di--armo veramente efficace e tale da assicu– rarci la pace nel mare Adriatico, ma solo un clbarmo a scartamento ridotto, che ci obbli– gherebbe a continuare negli armamenti in questo mare. Ebbene, onorevole ministro .degli affari e– steri, ella ha il dovere asooluto, imprescindi– bile cli esigere il dis~rme as~oluto, totale, ga– rantito di tutta la costa slava dell'Adriatico. (Inlerruzùmi - Rumori). l?erchè deve rimanere bene inteso: che quelli fra di noi di parte democratica - per- (i).L'ordine del giorno 1 non nccett:i.to dall'ooor.e– revole Nitti. fu respinto dall:i Camera. chl· di fronte al1a necessità dcll,t gu<.:rr,--isono uniti naziom1listi e democratici, ma la distin– zione tra di essi deve rimanere ben netta; sllprattutto in questo momento, in cui urgono i problemi della pace - quelli tra noi, di parte democratica, che si sono assunti I~ ter– ribile responsabilità (ed è stata una responsa– bilità che ha richiesto una grande dolorosa forza d 1 animo per essere affrontata. non è stato un problema che abbiamo risoluto a cuor leg– gere;>)noi che ci siamo sottopo:iti ai terribili sacrifici della guerra, l'abbiamo fatto, tra tutti gli altri motivi, per questa concezione fonda– mentale: non vogliamo più navi da guerra nell'Adriatico, vogliamo la pace in Adriatico. (Rumon· - Iuterru::ioni al/' eslr(ma sinistra). A noi non importa un metro quadrato di più o un metro quadrato di meno; a noi im– porta che in Adriatico non vi siano più armi, non anni sla,·e: e O\"e queste non vi siano 1 nemmeno am1i italiane. Perciò raccomando al Governo di esaminare il problema se non sia il caso di offrire a nome del!' Italia, per patto internazionale, la neutralizzazione dell'intero Adriatico e non soltanto della costa slava. (I11• lerru::ùmi del 'estrema sùzisfra). Non sarebbe il disarmo totale del mondo: sarebbe ua primo passo: il disarmo totale nel– l'Adriatico. E sarebbe per tutti gli altri po_. poli ciel mondo un grande esemp,io di pace e di civiltà. (l11lerruzio11i del/' on. Gra::i'adti), Onorevole Graziadei, ella nel r915 era fa– vorevole alla guerra! GRAZIADEI. Io ho sempre dichiarato che sarebbe stata una guerra lunga; e che impe– gnarvisi allora era una prova di assoluta in• capacità (Commmli - inlerruci'om). S{\LVF .•MINJ. Osservo che nel messaggio del Presidente Wilson dell'aprile passato, •è scritto: « Si propone che le fortificazioni co– struite dagli austriaci sulla sponda orientale dell'Adriatico siano rase e distrutte penna• ncntemente >, (ftll~rruzi<mi). Ora desidererei dal minisiro degli esteri una risposta chiara e precisa su questa domanda: le ultime proposte rappresentano un passo indietro difronte a que– sta dichiarazione p_ubblicanell'aprile 1919? (1). Vengo al secondo punto. L'onorevole mi– nistro degli esteri ha accennato alla tutela degli italiani, che resterebbero al cli là del .r1uovo confine. Su questo punto non è possi– bile che ci sia dissenso fra i,partiti di questa Camera; anzi non sarà inopportuno ricordare che il Trattato di Londra, non essendo stato fatto con alcuna preoccupazione di giustizia nazionale per chicchessia, abbandonò città e nuclei italiani al di là del nuovo confine, senza dire una .,ola parola in loro tutela. Ma, quando noi parliamo cli tutela degli italiani, a cui deve· corrispondere il rispetto del diritto nazionale degli slavi al di qJa del nuovo confine (e su questo punto amerei che l'onorevole ministro degli esteri completasse il proprio pensiero) (2) noi dobbiamo dire fran– camente che co:;a_vogliamo. Perchè, la tutela degli italiani da parte nostra, e la tutela dei diritti clegli sla\'i da parte degli slavi, pQÒes– sere fatta con diverse intenzioni, dagli uni e dagli altri: o con animo malefico ed ostile, che cerca cli sfruttare qualm1que patto si fac– cia per la tutela di queste minoranze, e pren– de pretesto dalle difficoltà cht: non possono non nascere giorno per giorno, per suscitare 'nuO\'C liti ad ogni passo e tenere desta la face dell'irredentismo cli qua e di là': oppure può essere fatta con buona volontà e con buona fede, col proposito di sradicare i germi degli irredentismi. e di affrontare, col desiderio sincero di pace, tutti gli ostacoli, che debbo– no sorgere dall'impossibilità cli troncare con taglio netto le difficoltà della convh·enza di stirpi av,•elenate da cinquanta anni di odi fra- o) 11 ministro degli esteri non ha risposto alla domanda. (::) :Nel disco;so del zt dicembre, l'on. Nitti ha dichin :no: ,, lo intendv che sicno tutell\ti il diritto t: Il s 11timemo delle minorante s :wc, che entrano nel nuo,·o confine >. La dichiarazione i11 prima jxrso11a Jù,golau impegna tutto il Go,·erno? 247 tricidi :,e, inati fra esse dalla burocra~ia au– " )tria.ca. (f11terru::iom). Comunque il problcm~ delle garenzie giu– ridwhc :-.i ris Iva, restera sempre il problema fondamentale dello stato d'animo, con cui vogliamo ~!Tramare la soluzione o meglio la n.alizzazionc della soluzione del problema. Eb-– bene quale stato d'; nimo intendiamo noi di alimentare? l\li rendo conto che lo stato d'animo degli Slavi é oggi così esaltato, così irritato. che le difficoltà saranno sen.1.adubbio assai gravi. ;.\fa, signori, in politica internazionale, se si vuole lavorare per la guerra, si rinfacciano agli altri le loro colpe; se si ,·uole lavorare per la pace, ci si picchia in petto per le colpe nostre, e si comincia a dar l'esempio della buona fede e della buona volontà ! ( Commttlli). È vero! Lo stato d'animo degli Sla\'i è oggi esaltato ed irritato; ma da parte del Governo italiano, da parte degli organi che erano , se non ufficiosi, certo fedeli ai go,·er– ni precedenti, non è stato mai fatto nulla per calmare quello stato d'animo. (Commenll). Tutto è stato fatto per inasprirlo, per e.<¼isperarlo, per provocarlo! Gli Slavi commettevano errori e brutalità; ma da parte nostra, invece di dare prova della nostra superiore cidltà millenaria, di cui dob– _biamo essere fieri 1 invece di conserva\e lim– pidità di coQcezionc~equilibrio di visione. gran– de moderazione, linea costante di giustizia 1 non c'è stato che un rifiuto siCJtematicofin da principio di qualunque trattath•a diretta con gli interessati. Abbiamo preferito accordarci con la Russia dello Czar, anzichè venire di– rettamente ad accordi con gli interessati. Questi accordi forse non sarebbero riusciti. (I1tlerruzio11i al/' eslrmla sinistra). SALVEMINI. lo non so se nella ,ocietà socialista non ci sarànno difficoltà di questo genere. Ma l'Italia, assumendo l'iniziativa degli accordi, essa che era forte, che a,·e,·a così alta e lunga tradizione di civiltà, con un popolo debole, se anche non fosse riuscita nelle trattative, avrebbe dato prova della sua buona fede e della sua buona volontà, lascian– do agli slavi le responsabilità del mancato accordo. E avremmo avuto con noi la coscien– za morale del genere umano, ohe per cinque anni abbiamo sistematicamente sfidato, cre– dendoci i più forti e rifiutando ogai tratta– tiva. Il Governo attuale mostra, se il de,iderio non mi inganna, di aver compreso i risultati della dolorosa esperienza di questi ultimi a011i . Da avversario leale (un deputato che faccia lealmente l'opposizione non domanda che di diventare m;nisteriale; il guaio è che sono quelli del Governo, che non lo·permettono con la,loro cattiva politica!) se il Govemo coi der cumenti che ci pre,senterà (perchè oichiaro da parte mia che non crederò altro che ai docu– menti} ci dimostrerà che la sua azione corri– sponde à questo, che sembra il nuovo indirizzo.. che intende dare aUa politica adriatica, io sarò ben lieto di dargli il mio voto favorevole. Per ora non mi sentirei il diritto di darglielo. La politica estera dell'Italia. Ma l'Adriatico non è il mondo. L'Adria– tico è nel mondo un piccolo laghetto, in cui abbiamo avuto il torto, per errore Pi visione, d'incatenare per questi anni l'Italia. C'è da risolvere. il problema della nostra posi1,,ione nella politica internazionale. Su que-,to problema l'onorevole ministro degli esteri nulla ha detto. Solo il Presidente del Consiglio nel discorso dell'altra sera ai– chiarò che nessun impegno i1 Governo avrebbe assunto, se non dopo che la Camera si fosse pronunziata. Prendiamo atto volentieri di que– sta dichiarazione, la quale ci consente di rin– viare la discussione sistematica della politica estera a miglior tempo e a miglior occasione: perchè purtroppo tanto sul discorso della Co~ rooa quanto ,ull'csercizio provvisorio stiamo parlando di un po' cli tutto, e le discussioni hanno l'apparenza di una stazione ferroviaria dopo lo scontro di due treni : è una grande confusione di rottami e non si riesce a fissar nulla. ì\ta, senza la pretesa di intavolare una di– scussione, poichè ieri un collega deWaltra parte della Camera ha creduto di fissare in un di-

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