L'Unità - anno VIII - n.47 - 20 novembre 1919

230 grande massa degli altri lavoratori, i paria della t.erc.._, i contadi.DI braccianti del Mezzo– giorno. Tipico esempio quello della recente legge sulle pensioni per la invalidità e la vecchiaia. Per il modo come il decreto•lcggc 21 aprile corrente anno è stato congegnato, è senz'altro escluso dai benefici tutto il bra<:ciantato agri– colo meridionale, che non dipende in modo abituale da nessuna azienda: sono esclusi anche i piccoli proprietari e i piccoli affittuari, che non sono ..:erto dei benestanti. Il decreto escludé queste categorie di lavoratori perchè non pos– sono fruire del contributo del datore di lavoro, che varia giorno per giorno o si confonde nella stessa persona del lavoratore. Era assai più semplice <lisporre un congegno che assicurasse a tutti indistintamente gli aventi diritto una modica peru:ione mcrcè il ricavato di una im• posta speciale da esigersi nei mc,cJi, con le forme e coi privilegi delle imposte dirette. 0:,/ consensodei soci'alistiujjiciah~ si è invece prefe• rito un sistema complicato che richiederà, per essere applicato a favore di poche classi privi• legiate di lavoratori, un enorme congegno burocratico che sarà una vera cuccagna per gl' impiegati del centro. Per concludere: senza creare nella grande massa degli elettori contadini l'attesa del mi• racolo che, per ovvie ragioni, non può aver luogo, sentiamo di poter dare l'affidamento che, se saremo eletti, a nuove soverchierie a danno della maggioranza dei lavoratori ci opporremo con tutte le forze; che ogni provvidenza la quale valga realmente a migliorare la sorte dei più umili, sarà da noi studiata, proposta e caldeggiata, con tutte le insistenze e i mezzi del caso. lo personalmente, anche senza fare ora professione di fede socialista 1 non rifuggo da qualsiasi forma anche radicalissima negli ordt– namenti attuali della società 1 purchè possa es• sere in realtà efficace a migliorare le sorti di coloro che soffrono 1 che mancano ancora del necessario e non soltanto a mutare i padroni. Per quanto modesta possa essere la mia persona, sembrami che, per coloro che mi hanno udito, debba dare qualche affidamento di più dplle vecchie figur-0dei clcpntati mcenti che a nulla hanno giovato nell'interesse generale, dedite solo ai favori particolari. L'onestà dei miei propositi può essermi rico• nosciuta da chi mi ,conosce. Quelli che non mi conoscono, non è infondato supporre pensino, se pur non lo dicano, in cuo~ loro quello che il contadino di Ruvo espresse a voce alta nel comizio del tS corr. rivolgendosi .a me e a Salvemini: « farete anche voi come gli altri». No, amici, permettete: nella nuova Camera, come nella vecchia, sarà il numero che conterà per le deliberazioni; noi potremo trovarci iso• lati in minoranza. Ma non mancheremo, in ogni caso, se eletti, di tomparire periodicamente per rendere conto deWopera svolta e per chic• dere il vostro giudizio .. EuGENlO AZU.fONTI. Le elezioni / a Torino La situazione elettorale nella provincia di Torino, considerata da un punto di visla astratto, si presenta molto oscura e confusa. Però l,t lotta elettorale non si può considerare da un punto di vista 1 astratto, non è dialettica filosofica, ma problema di contingenza politica. Chi vuol restare tra le nuvole o baloccarsi nel gioco delle categorie dello spirito e dei sillo• gismi della false morale generica non si occupi di problemi sociali. Io credo che nessuno dei nostri amici uni• fari possa accettare ad occhi chiusi sulla sua tolalità neanche una sola delle liste che si contendono il campo tra noi. Ma credo anche che astenersi sia follia accademica. Se noi scendiamo dal!' esame delle liste a quello degli uomini, troviamo figure sospette, insignificanti, scialbe, disoneste o le poche sin– cere, nulle politicamente a prive di sufficienti garanzie. Ma troviamo· un uomo: .Edoardo Gù·elli. Io sento, come assoluto dovere e imprescindi– bile necessità 1 per le nostre convinzioni, la lotta netta e decisa e la propaganda più in– tensa per la sua riuscita. Dobbiamo per altis– sima idealità politica svolgere la nostra azione . L'UNITA per concentrare sul nome di Giretti il voto preferenziale di chi vota )a Sua lista 1 o il voto aggiuntivo di chi ,·ota un 1 altra lista non bloccata. Mi spiego, in poche parole, per i moraliz• zatori dell' ast~tta ragion ragionante e giu• stifico. 1. 0 Noi c nosciamo Giretti. Sappiamo la sua indiscu-:sa sincerità e serietà. Lo amiamo come uno dei pochi rappresentanti 1 in Italia della mentalità politica unitaria. e come una delle figure più limpide e più significati,·e della nost-ra vita pubblica. Il suo nome è l'affenna• zione più bella e più nobile che si possa fare in Torio·, contro l'affarismo giolittiano e side• rurgico, contro la mentalità bolscevica 1 cleri• cale e demogogica, \ antro le aberrazioni del nazionalismo megalomane. 2. 0 Giretti, accettando di far parte del bi eco della villoria, non ha accettato ness~a transazione colle sue idee. È libero di svolgere ed è il solo che svolge oggi nella provincia di Torino il programma economico liberista. 3.° C'è un altro fatto per chi ancoravo– lesse far questione di formule. Per merito di Giretti il blocco di cui egli fa parte ha posto in programma la lotta contro i privilegi pro• tezionisti e contro la bardatura di guerra, e in tema di politica militare ha accettato il concetto della nazione armata qu;i.sinegli stessi termini in cui l'abbiamo posto noi unitari a Roma. 4. 0 La rappresentanza proporzionale, cosi come è stata votata e truccata, insieme a molti miglioramenti, ha avuto lo svantaggio di ac• crescere enormemente le spese elettorali. Per votare una lista omogenea di persone intera• mente serie e sostanziah:oente d'accordo con le nostre idee, bisognava avere mezzo milione per· fare le spese. Siccome in politica le idee, come tali, non contano e valgono solo i risul• lati concreti co: mezzi reali che li hanno pro– dotti, può, in pieno accordo con la propria coscienza, rinunciare al voto per questa pregiu. diziale solo chi avesse offerto esplicitamer· mezzi finanziari per impostare una lotta meglio differenziata. 5. 0 Disertare le urne 'per un simile pregiu• dizio è peggio che rinnegare le nostre convin• zioni. Bisogna porre la questione nei suoi ter• mini. Votare Giretti liberista è fare un'afferma• . zione concreta di idealità politica. Dal nostro voto e dalla nostra opera può dipendere la sua riuscita. Se vinciamo (e sta in noi la probabi• lità della vittoria} abbiamo un uomo di più, una tempra cli lottatore di più, per le nostre idee. Se ci asteniamo da ll 1azione diamo la nostra approvazione e il nostro voto ai siderur• gici e ai militaristi. Qui il dilemma nasce dalla realtà e non da una astratta dialettica. Contro le coalizioni di tutti gli incoscienti, cli tutte le nullità e di tutti gli avversari nostri abbiamo una ~ola arma: far riuscire Gir~tti. Chi non la usa è un salariato. di Dante Ferrasis o di Cichin Barberis. Chi si astiene, vota contro. E per gli unitari v~tare contro Giretti è rinnegare le proprie ide~. PIERO GOBl:.Tl"J. Le elez.ioni a Leçce Gli stessi motivi, eh~ debbono spingere i no~tri amici di Torino a votare la lista cosi detta « della Vittoria» dando il voto di pre• ferenza a Giretti, dovrebbero consigliare gli amici della provincia di Lecce a votare la lista «indipendente•, dando il voto, di pre– ferenza ad Antonio de Viti de Marco. Nella lista della provincia di Lecce, anzi, in cui è entrato il de Viti non figurano nemmeno uo– mini, come l'on. Boselli e l'on. Bcvione, che sono fra i peggiori corresponsabili della stolta politica nazionalista e sonniniana, le c.ui con– seguenze stiamo oggi scontando con ~ma– rezza. La riforma elettorale, approvata quando meno' l'aspettavamo, ed applicata senza dare il tempo necessario a una' metodica chi.arifi• cazione di idee e di situazioni, ha reso neces• saria in tutta Italia la pratica dei connubi fra individui di tendenze diverse; cd io ne so qualcosa per la fatica disperata 1 che ho do• vuto fare in Terra di Bari per resistere a pressioni, e lusinghe, e ricatti 1 che tendevano I tutti alla formazione di una lista unica di concentrazione. come si diceva liberale demo• cratica per cui lavoravano la Prefettura e la Massoneria. Le difficoltà, che ho dO\'UtO Su• perare per e,·itarC questo guaio, pur avendo quaggiù un lungo passato di lavoro politico, e godendo dell'aiuto di una organizzazione di combattenti 1 che è fra le più solide e le me• glio orientate d'Italia, - que::ite difficoltà mi consentono di apprezzare senza eccessive esi• genze la posizione di uomini, che come il de Viti, non hanno avuto il tempo di fare un sufficiente la\·Oro di propoganda e di orga• ni?.zazione preparatoria, e sono costretto per• ciò ad associarmi con uomini di orientamenti diversi per entrare nella Camera. Certi con• nubi, che nella futura lotta elettorale sareb– bero delittuosi 1 rappresentano una necessiti transitoria, ma non evitabile, oggi, se non si vuol rimanere esclusi dalle correnti della ,•ita pubblica. E necessario che nella nuova Camera en• trino ad ogni costo alcune decine di uomini, solidamente preparati: capaci di dare un orien• tamento chiaro e deci:10 alle centinaia di altri deputati nuovi che verranno senta idee defi– nite1 stanchi del passato ma non capaci di tro– var la nuova via. Fra questi uomini necei• sari ci sono Giretti e de Viti. Sui compagni di lista - è vero - non suscitano tutti il nostro entusiasmo. Ma, come osserva giustamente il Gobeui, ìn quelle liste, se non vi fossero entrati Giretti e de Viti 1 sa• rebbero entrati chi sa quali pcscicani. Dove non abbiamo modo di affermarci, per ora, su un candidato nostro, con tattica intra■• sigente, noi dobbiamo cercare di aiutare quello fra i candidati, da cui possiamo sperare che alla Camera lavorer~ per le nostre idee. In questi casi bisogna votare la lista, dan• do il voto di preferenza al solo candidato, in cui abbiamo fiducia. Ma non dobbiamo astenerci: perchè :nella prossima Camera ci sarà da fare un lavoro ciclopico, e uomini come de Viti e Giretti non si trovano ad ogni angolo di strada. g. s. Programma Unitario Cm·o Cmupa, Ti mando l'ordine del giorno votaro dalla .e Lega democratica per il rinnovamento del• la politica nazionale ~ la quale ha creato per i suoi aderenti che partecipano alla lotta elet– torale come candidati, alcuni doveri relativa• mente al programma da concordare coi col• leghi di lista e da svolgere nella propaganda agli elettori, Non trovo che nel programma del Partito del Lavoro vi sia sconcordanza sulle questioni concrete di politica estera e inter~a che 1'01·– dine del giorno della Lega stabilisce, mentre per parte mia aderisco al più largo indirir.zo di trasformazione sociale che il Partito del Lavoro si propone come 01>era immediata. Credo pertanto inutile richiamare i punti del programma di politica estera sosten.uto dalla Lega, che nello statuto del Partito del Lavoro non trovano particolare accenno: co• me la soluzione del Problema adriatico con l'equo riconoscimento dei diritti slavi in Dal– mazia di fronte alla rivendicazione dei diritti italiani sulla Venezia Giulia, su Fiume e iu Zara, e come la proclamazione del non inter~ vento nelle questioni interne della Rus!lia: poichè queste soluzioni .si deducono facilmente dall'art. 2 del programma del Partito del La• varo, mentre i tuoi precedenti di parlamen• tare e di giornalista ne ranno attestazione i•• diretta ma ben autorevole. Trovo nello statuto del Partito vigorosa– mente delineato il principio che la trasfor– mazione sociale, con 1 'abolir:ione del salariato e il superamento della lotta di classe, non ~i attendono da un progressivo e mostruoso ac. centramento delle funr.ioni dello Stato 1 nu dallo sviluppo dei sindacati e· dal loro perfe– zionarsi come strum~nti di org-anizzazione pro• duttiva. Per la prima volta, forie nella 1,toria del movimento socialiita questa idea solita.ria si traduce e si iocarna, con la (orza di u■ giovane istinto, nelle istanr;c concrete di u•a grande organizzazione di masse lavoratrici. l! cosi la confusione comune fra il concetto 1anc di statizzazione e quelle;>di socializzazione viene superata e il processo sindacale si pre– senta nella sua legittima e irresistibile te11.• <lenza verso il decentramento e l'autonomia. Alla luce di questa idea io intendo che gli esperimenti di immediata socializza7.ione esemplificati dal progratnma del Partito• del Lavoro, come la socializzazione delle case ur• bane, la gestione municipali,:zata degli approv• vigioq_amenti e la trasfon;nazione del possesso della terra, implichino senza alcun equivoco fa disdetta di qualsiasi sistema di accentra– mento e di burocra~izzazione male esperimen– tato durante la guerra. li programma del Partito del Lavoro ac– cenna alla abolizione delle barriere doganali come a una meta fissa che le classi lavora• trici devono infaticabilmente avvicinare nel dare opera allo stabilimento della società giu_– ridica delle Nazioni, e limita alla stretta ne• cessit:\ le difese transitorie che possono essere accordate all'industria nazionale: finchè con• dir.ioni generali di reciprocitù e di eguaglianza non siano conqui~tatc. Ma perchè la divisione internazionale del lavoro - vero fondamento dell'eguaglianza • giuridica degli Stati - sia raggiunta, occorre che ogni Nazione si tro,:i preparata a SYOI• gere quelle attività che per il complesso delle condizioni naturali e sociali fra. cui la produ• zione si svolge, le appartengono: occorre cioè la graduale eliminazione di tutte le industrie feudali, veramentt: parassitarie. le quali vivono a spese della nazione s~to la salvaguardia dei sistemi protettivi e producono in realtà una distruzione di riccheu,a. Senza di ciò- la struttura economica interna dei singoli Statl costituirebbe, essa, l'ostacolo pili formidabile allo stabilimento di una equa federazione in• ternaziooale. Non di altro, infatti, si alimen– tano tutte le tendenze nazionaliste e imperia~ Hste rivolte alla conqltista delle materie prime, delle zone di espansione, delle chiavi com• merciali e strategiche - conseguenze ineso• rabili di una economia chiusa - le quali per• petuano e rendono insuperabile l'antagonismo fra i popoli. Ora, l'Italia è fra le Nazioni alle quali il problema si presenta sotto la pressione di una ferrea necessità. Nessuno pensa a provocare una catastrofe industriale che sconvolga a un tratto l'organismo produttivo della Nazione: ma nemmeno il problema della trasformazio• ne industriale può essere rinviato ad un fu– turo 'assetto mondiale ; esso si' traduce in una lotta contro il protezionismo specialmente si• derurgico che, favorito dal momento politico, corrompendo gli organi massimi dello. Stato e inquinando le stesse correnti della demo– crazia, tende a elevare al ma-;simo grado lo sfruttamento di una determinata e ristretta categoria di imprenditori a danno delle atti– vità creatrici del popolo italiano. Questo è per certo il pensiero dei compagni che hanno costituito in Liguria il Duovo patto dei lavo– ratori, cd essi infatti, anche nella lotta elet• torale imminente, vedono erigersi come loro naturali antagonisti appunto le rappresentanze pHt cospicue e più significative di quella con• gregazione di interessi. Termino richiamando la tua attenzione sul punto del programma della Lega ~e reclama pregiudizialmente, avanti di ogni altra prov'.. vidcnza sociale, la estensione dèlla legisla– zione operaia vigente alle classi lavoratrici che ne s~no ancora private, specialmente alle· classi rurali : e non dubito su ciò del vostro consenso. Cosi io ho interpretato il programma del Partito del Lavoro: sono certo che tu mi di• rai che non sono in errore. Gertova 1 19 ollobre 1919. Tuo aff.mo ' UBALDO FùRJ.lEh7INL Detti memorabili « Vi sono in Italia due scuole politiche 1 delle quali la prima vuole che il deputate si occupi solo di affari pubblici, la seconda che si occupi anche degli affari privati dei citta– dini. Io, modestamente, appartengo alla se• coada scuola •· Dal discorso t!ttlorale del/'011. Caso, compag110 di lista delt'oll. De Bel/ii ntl colitgio di JJa,-i, il 2 mmembre 1919, ad Altm,mra.

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