L'Unità - anno VIII - n.42 - 16 ottobre 191900

210 Si potrebbe in ogni mo<lo porre per que• sta sopratassa un limite cli esclusione per i redditi, ad esempio, non superiori alle 6000 lire annue. Tale si:Jtema avrebbe il \'antaggio di sem• plificare enormemente l'azienda; darebbe alle pensioni il carallere che debbono· avere, di opera di solidarietà sociale; imporrebbe alle classi più abbienli un obbligo a beneficio delle cli1ssi lavordtrici, darebbe a tulle le classi più po\'ere una pensione eguale, 1.:sciando alla li– bera iniziativa di ciascuno di aumentare que– sto minimo a proprie-speu con assicurationi supplementari. Il sistema adottato in ltalia, invece, col consenso dei socialisti uffici~tli, che si sono data la voce per non parlare rJj questa mostruosa iniquità, conduce a una prima e più palese ingiustizia che la pensione è pil1 o meno alta, secondo che più o meno a!to è il salario del– l'assicurato, abbandonando il sincero concetto democratico, che dovrebbe tendere ad una pmsione medi'a invalidità e vecchiaia uguale per tutti. Con ciò - ri:1etiamolo - non vogliamo dire che il lavoratore, che per sue capacità personali guada1na 30 lire al giorno, debba contentarsi della stessa pensione di un lavo– ratore, che ne guadagna 10. Ma assicunna una pensione media, che garantisca un minimo a tutti gli invalidi e ai vecchi, resterebbe sem– pre l'assicurazione facollativa a portata del la– voratore, che può disporre di maggiori risorse per prepararsi un maggiore benessere in caso di vecchiaia o di invalidità. E mentre la so– pratassa generale per l'assicurazione obbliga– toria si riscuoterebbe col sistema delle imp1- ste, nulla toglierebbe che l'assicurazione facol– tativa, per cui già esiste una organizzazione burocratica, si riscuotesse dall'ente assicu– ratore. La cuccagna burocratica. Pdma che fo~e ideato il decreto legge sull'assicuraiion: obb.ligatoria, e:;isteva già in Italia un ente di clir:tto pubblico che gestiva in forma facoltativa le pensioni invalidità e vecchiaia. Tale ente è la Cassa Nazionale di Previdenza; un ente della cui vitalità torpida e lenta è prova il fatto che l'assicurazione fa– coltativa ha avuto in Italia finora uno sviluppo meschino, quasi irrisorio. Dovendo rendere obbligatorie le funzioni assicurative esercitate da questo ente, e do– vendo quindi accrescerne la funzione e l'atti– vità, la prima idea che sarebbe venuta in mente, a chiunque non fosse un burocratico, sarebbe stata quella di esaTTlinare i congefrni della Cassa di Previdenza, le cause dei difetti della sua mala gestione nelle assicurazioni fa– coltati,•e; e probabilmente, semplificando i ser– "izi, e silurando alcuni padreterni inetti, si sarebbe potuto creare un ente snello ed agile, la cui organiu:azione periferica avrebbe po• tuto appoggiarsi all'organizzatione periferica o della Cassa Nazionale Infortuni, o dell'Isti– tuto Nazionale delle Assicurar.ioni. Ma poichè col dileguarci dcli' idea di un nuo,·o Ministero delle Assicurazio:1i sociali 1 una folla di buro– cratici del Ministero delle Pensioni (quelli delle 12 pratiche a_l giorno) temono che debba finire la loro cuccagna, e d'altra parte i fun– zionari della Cassa di Previdenr.a vog!iono pre– pararsi anche loro una loro cuccagna, ecco che è stata pubblicata la legge attuale. Cioè è venuto fuori, capol:1voro d' inge– gneria burocratica, un mastodontico ente in– titolato • Istituto Nazionale delle A<isicura– zioni sociali • la cui struttura fa rabbr. vidire, per le sorti del paese che deve sorportarne i I peso e la spesa. Il decreto incomincia a costituire il Con– siglio di Amministrazione di ben 26 persone. Dieci di questi padreterni sono burocratici romani. Per gli altri S':!dici, la cosa è conge– gnata in modo, che, seguendo il concetto ani– matore della legge, che è quello di favorire gli operai industriali, e di truffare i contadini del mezzogiorno, 11011 .1111 à fra essi 11eppu re tm solo rappresmlattle dei co11/adù1isftdlllme le s.: ,ne,,._ t!ionalz: Infatti i sci rappresentanti del datoli di lavoro e gli ott > rappresentanti degli assicurati sono designati al Ministro d' lndu!$tria, com– mercio e lavoro, che li nomina, sctg.'imdo 'i fra gli orga11izzah~ tenute presenti le dh·erse catc- L'UNITA gorie professionali degli nssicurati. Ora i con– tadini, che riemrano in questa legge (mez1..1<lri, affittu,ui) non sono nella grande massa profes– sionale organizr.ati. Dunque non potra.nno mai entrare nel Consiglio dcli' Istituto. Nè potranno certo s;·erare di eleggere a loro rappre::eutaote uno dei due membri che dcv no essere desi– gnati dalle Società di Mutno Soccorso o dalle Cooperative. Fissato il numero dei membri del Consiglio di amministrazione il decreto-legge si guarda bene da.I precisare, e afferma che « l'ordina– mento della Cassa Nazionale Ass. Soc. sarà disciplinato da uno statuto organico •• e che « con Regio Decreto saranno stabilite la mi– sura e il modo di retribuzione dei consiglieri di amministrazione ». Cioè 1 non è lecito sapere quale sard, almeno nelle sue linee generali, l'ordinamento del nuovo leviatano bu'.ocratico; e la retrilrnzione dei consiglieri d'amminil.lra– zione è rimessa alia discrezione dei burocratici del Ministero de\1' industria, che manipoleranno il regio decreto. Però si crea - e questo è es– senziale - fin da ora il primo canonicato: il direttore generale della Cassa Na.:ionale l er le Assicurazioni sociali è nomin-1to con Decreto Reale promosso da due ministri, da quello del– !' Industria e da quello del Tesoro, e non può essere rimosso nè sospeso che con decret,, reale, proposto <foi detti ministri. Perchè un Direttore generale deve essere mandato via da due ministri? La ragione è evidente: se non è amico l'uno, sarà amico l'altro: se ncn si è protetti d.-.ll'uno, si è protetti dall'altro. La logica avrebbe impo– sto che il Ministro da cui il direttore gene– rale dip.:nderà, potCsse rim~overc e so.:ipcn– dere il direttore generale, su proposta del con– siglio di amministrazione, o degli organi di controllo delle assicurazioni ~ociali, come l'I– spettorato c!d La\·oro. Ma, così, non si pote\·a creare un reuccio burocratico di più. La cuccagna dilaga. I burocratici, che hanno confezionato la legge, non si sono contentati di creare a Roma un ouo,·o Ministero; occorreva estendere la r.ona d'influenza del parassitismo burocratie"ò. Non si parla di autonomie regionali? Ebbene, in o.;-ni pro,•incia v:ene creato un piccolo ministero, e si possono crearne ;\nche più d'uno per provincia. Cioè i burocraiici si sono guardati bene dall'utilizzare la orga– nizzazione perifr:rica degli altri enti di di– ritto pubblico, che gestiscono le assicurazioni socialii ma hanno creato una nuova organiz– zazione locale. E non organizzano dei semplici uffici, che per ogni pro,•incia non:avrebbero certo richieSto più di quattro persone oltre un direttore e il per;;onale d'ordine. Im·ece si fon– dano t lst!tuti di Previdenza sociale i,, di re– gola uno in l'gni provincia, di regolo, poichè quando un Istituto non b:istas,;e a pascere tutti i protetti degli alti burocratici rom;tni « p ,tranno .e essere costituiti in una provincia due o più isti– « tuti di previdenza sociale». E oltre tutto il p'er~onale di ruolo, che di– pen 1erà. dal ccntr,,, e vin:ì a spese della Cassa delle A<i:sicurazioni sociali, pure a spese della cassa vivranno; in ogni istituto. 'pr,>Vinciale, i Comi/ali Dirtlli'vi. Perchè gli htituti Provin– ciali di Prev'clenr.a saranno retti da un Co– mitato direttivo, composto per un terzo da. membri nominati dal Ministro per l'industria, il commercio e il lavoro, di conceno col Mi– nistro per il tesoro i per un ter1.o da rappre– sentanti degli assicurati; e per un ter;,,o da rappre3::ntanti dei datori di law)ri, de,;ignati gli uni e gli altri dalle rispettive principali organii;mzioni funzionanti nella circoscrb:ione dell'istituto. Parrebbe dunque che, dopo aver fatto no– minare da Roma tutti i funzionari degli Isti– tuti provinciali, c.~opoaver fatto nominare da Roma "'' ler::o dei membri del Comitato di– rettivo di ogni istituto pnvinciah.•. i burocra– tici elaboratori del progetto si sit"no ritenuti sazi, poichè gli altri due ferzi dei membri li lasciano designare ~!le ori~nizr..t1.ioni 1ocali. Ma anche qui si fa la burl1:tta ! - La legge dice, si. che saranno des1i:rmli, ma non dice nè come, nè quan?o: anr.i 1 s' ;dfretta subito dopo a soagiungere, che, per ora, fino a che non sia possibile procedere alla regolare costi– tuzione dei Comit,iti, anche gli altri due tc11.i n saranno nominati dal Ministro dell'Industria.. Così con la nomina dei vari Co1uita:i diret– tivi, di cui non è neppure fissato il munero dei membri, si può collocare nelle pro\'incie, un numero di funzionari impressionante; e lutti i favoritismi dd1 1 alta burocrazia e del parlamentai ismo, possono avere piena soddi– sfazione. Criminalità burocratica. Nè dopo aver creata questa mastodontica impalcatura, la burocrazia è stata soddisfatta. Per commettere un nuovo arbitrio si è sen·ita di un espediente criminoso. Il l\lini-.tro Ciuffel:i, per dare parvenza co– stitutionale al decreto legge, lo presentò nel novembre 1918 alla Camera. Noi abbiamo di– nanzi il testo del decreto presentato alla Ca– mera. Ehbene 1 nel testo definitivo, pubblicato nella Gaz:el/a Officiale ciel 1° ma~gio 1919, sono stati inseriti degli articoli, che non esiste– vano nel progetto, e sono entrati di straforo nel decreto, e che dispongono: « Presso il Ministero per l'Industria è isti– « tuito un Ufficio tecnico attuariale per eser– « citare la vigilanza sulla applicazione delle t leggi di assicurazioni sociali e sugli istituti « di pre\•idenza in genere e per disporre gli « studi relativi alla ma.teria delle assicurazioni». Ma per la vigilanza non ci sono già or– gani competenti? Ma per gli studi non ci sono già i funzionari addetti? Occorreva evidente– mente creare un nuovo ufficio per qualche nuova promozione. E questo ufficio vivrà con un' ùnposta speciale sui premi delle imprese di assicurazione; e tale imposta si chiama « con– tributo di vigilanza ». Ecco una trov:.Ha destinata a un grande av,·enire. Ogni nuc,vo ufficio burocratico, che piacerà alla burocrazia cli creare, vivrà da ora in poi con imposte proprie. Lo Stato abban– donerà a un nuovo feudalismo burocratico il suo delicato potere di riscuotere imposte. Ri– torneremo al regime feudale quando il diritto di scorticare la plebe era ceduto dai re ai pri– vati; presto vedremo le diverse direzioni ge– nerali ottenere il diritto di battere moneta propria. Dopo avere curato la paTte che la inte– ressava, la burocrazia ha del tutto trascurato le disposizioni della. legge, che interessavano gli assicurati. La materia grave e delicatissim:i. dei con– trolli, è regolata in due righe: « La vigilanr.a .e per l'applicazione del presente decreto è « esercitata dal :Mini-.tero dcli' Industria C. .e e L. rn.:i lim:ti e con le forme stabilite dal « r'eJol::11ne11to ». Le penal.tà , altra materia delicata, da cui può dipendere l'effic,1cia di un provvedimento sociale, sono sbrigate in gran parte con la di– zione che « il regolamento stabilirà le penalità e le saozioni ecc. "· Per controversie, vengono istillliti, come · per gli infortuni agricoli, dei collegi arbitrali provinciali, cd un collegio arbitrale cent:alc; e il patrocinio degli assicurati contro l.1 inva– lidità e la vec..:hiaia è affidata a i-,titut: di patr ..mato. Cosi si viene .1d avere l'enorme confusion<! di una giu:isdizione arbitrale spe– ciale per gli infortuni agricoli, d'una ~iurisdi– r.ione arbitrale speciale per I' inva.lidita e la vecchiaia, mentre per gli infortuni cleJli ope– rai vige la giuri:idizione ordinaria. In questo labirinto, come !J. giustizia potrà mai farsi strada? La nostra azione. Questa legge è dunque un nuovo trucco, fatto per favorire le classi privilegiate degli operai industri ili e per creare una nuova ma– stodontica impalcatura burocratica "-he gra– verà sul\' intera na1.ione. E che il trurco si I stato premeditato, lo conferma il fatto che il decreto è stato ap– provato il 21 aprile 1919, qumdo doè poteva essere benissimo discusso e appro·:ato dal par– lamento. l\la per quanto la burocrazia abbia :atto bene il suo pinno e per quanto i privilegi po~– sano sembr:tr .! garantiti dalla le~alit:l. I' hn– pakaturn di questo edificio non è anc:ora nean– che costruita; il delitto di accordare un g,ande beneficio umano a spese dell'intera nazi,1ne, solo ad alcune categorie di operai, non è; con– sumato. Noi siamo ancora in tempo. Se su questo punto, che sarà uno dei fondamentali del no– stro programma, sapremo attrarre nella lotta elettorale l'attenzione delle masse, sventeremo il téntativo insano; e l'impalcatura andrà per aria, con gli f11gegneri e coi ca;>imastri. FAUSTO ANDREANI, Il Governo burocratico A una cinquantina di chilometri da Roma c'è la tenuta di Monte· Maggiore che era feudo del principe Matteo Scia.rra e con i suoi 2500 (duemilacinquecento) ettari pianeg– gianti e dolcemente collinosi, dava pane e vino abbondevoli a Fara Sabina, Nerula 1 Palom– bara, Monte!ibretti, J\'toricone, Monterotondo e non so quanti altri popolosi paCsi e borgate. La tenuta Sciarra, capace di tutte le coltiva– zioni per felicità di suolo, era un Eldorado di produzione. Espropria!o il principe Sciarra, la tenuta per poche centinaia di migliaia di lire passò alla Banca d' Italia che la riven– dette per un milione ai signori Dombrini che la cedettero per due al Duca Lante il quale la consegnò allo Stato per circa quattro. Lo Stato d impiantò un cosi detto deposito di allevamento di cavalli del La;.io. Ma non al• leva nult1. e si contenta di mantener su quel magnifico latifondo appena a:,>pcna dnque– cento cavalli, spendendovi intorno a L. 350 mila annue per impiegati e lavorazioni dopo avervi messo sopra non so quante altre cen– tinaia di migliaia. di lire in staccionate, ca– pannoni e villini per gli ufficiali e gli hupie– gati. E tutto ciò per tenere un paio d'anni a pascolare i cavalli acquistati dagli a 1 Jevatori prima di mandarli ai reggimenti, mentre con un lieve c..mpenso li potrebbe far custodire dagli allevatori\ medesimi. - Ma questo è nu_lla- direbbe Ferravilla se fosse ancora vivo. A Montemaggiore il direttore del deposito, che è un colonnello di cavalleria, e non credo abbia mai avuto molta dimestiche1.za con un trattato di agricoltura, rigidamente inchiodato fra i termini del suo bi~ancio di lire 350 1 000 annue con cui deve provvedere agli uomini e ai cavalli, non fa nulla, non rischia un soldo per la terra. Quel che viene viene. Le opere costano e.... bisogna far economia per non superare le.... 350,000 lire del bilancio caval- lino . Quest'anno usù la mietitrice, e il terreno non preparato diede il bel successo che pa• recchie centin:1ia di quintali di grano si per– dettero. Se ne perdette tanto di grano che le spigolatrici dovettero dividere :1 prezzo colla dircr.ione il loro ordinariamente l:bcro, gra– tui,o rnccolto. La vigna <li circa olio ettari è diventata una fore'ita di pampini s ;ipriccia.ntisi oggi con la furia di una foresta verg-inc che però fra un pak, d'auni sarà bosco e spini senia frutto. È la vigna di Renzo T,amaglino. Quest'anno una parte del\'a,·cna non fu mietuta e più di duemila quinta!i di fieno si allettarC\no non potendo lavorare su tutto il seminato la mietitrice o falciatrice, sempre per non toccare il bilancio destinato al per– sonale ,lei cinquecento caval1i. (.Do/I'« fdea 1Va:ùmalc » dei 25 se/lembre 1919). F. G. VITALI::. ~ GLI ABBONATI, che desiderano un cambiamento d'indirizzo, DEBBONO ac– compagnare la domanda con TRENTA CENTESIMI per la spesa di stE1mpa della fa– scetta. ~ .M .M ,& ~ ,& ,& Ci(:SAR Società Editrice Librai!&. ASCOLIPICEp,iO Abbiamo JHlbblicuto: EMIDIO CESARI cos• f: f: eom: tTNZIO~F,[(.Ì IN l'l',ILl,l ·· Lo scrutinio à lista con la Rappmentanza proporzionale :: •vvt~=~:~ 1 ~ ,;·:;1 rn;::,.~ 1 l ~ 1 ~~:~,~~:\~ 1 :,et 11 ~.40 ~missioni scrivere: Ci(:SAR-Ascoli Piceno

RkJQdWJsaXNoZXIy