L'Unità - anno VIII - n.37 - 11 settembre 1919

190 bi: sappiamo nomi e l·ognomi di parecchi. e in 1>rima fila del capitano Miani e del tenente Bcltramc, c:dpied ispiratori del coraggioso mo– vimento, e, secondo la promCSM da me fatta a S. E. Nitti, li abbiamo designati all'Autorità per l'Inchiesta che dcv' essere fatta e si farà anche contro di loro. Quello che 3\'\'Cnnc della Camera del Ja. voro dopo l'invasione, si indovina facilmente: mobili sfondati, schedari di oltre trentamila schede strnppati o bruciati: registri distrutti: ritratti colpiti a morlC, anche quelli di Mazzini, :mchc que111di Garibaldi: i libri della Biblio– teca del Circolo di Studi Sociali buttati al– l'aria, i bellissimi gc!,!,i- una cinquantina - della sala di lettura infranti, ; vetri delle li– brerie in pezzi; e tutto in uno stato di di:,0r– dine spa\•entcvole. In questo regno della con– fusione I' autorit;\ giudiziaria ha fatto le sue brave pcrquisl1.io1,ied indagini senz' assistenza d'akuno che rappresent~ la Can era del la– voro, togliendo, ag'tiungcndo, trasformando tutto quello ohe le faceva comodo; e final– mente oggi, 16 agosto, dopo 12 giorni. ha re– stituito ai lavoratori la loro casa, senza volere nessun contatto con chi è, e fino a nuovo or– dine rimane, il padrone ~li casa. Dal canto loro, i diligenti il movimento soc-ialista à Trieste hanno fatto ogni sforzo per indurre gli operai a desistere dallo sciopero cht>, giustiticabillssimo come prote:;ta per quan– t'era avvenuto, si sarebbe prestato ad ogni M>rtadi rappresaglie; e la massa operaia, len. tamente, contro voglia, ha obbedito. E, oggi. a Trieste è tornata una certa tranquillità este• riore, che però non deve ingannare n~uno. 1-: prob.1b le che l'autorità abbia capito, alme– no un poco. la necessità di cambiar sistema: lo si vede da alcuni indizi; è certo che la stampa nazionalista locale ha avuto ordine di mutare modO di pro edere, pena il taglio dei viveri, e che ha smes..o la campagna di ca– lunnie e di provocazioni avviata contro i so– cialisti; è certo che i socialisti non intendono di raccogliere provocazioni e intendono di met– tersi al lavoro con tutta serietà pensando solo a ridare un po' di benessere a questa povera città dissanguata e languente! l\la qui, ph'.1che dall' Autotltà militare o ci– vile del luogo, più che dall'atteggiamento dei partiti, la pace dipende dalla forma volontà del Governo; che dev' es!lere volontà di atte– nuare le disc6rdie interne, di eliminare nei li– miti del pos!!ìbile le ragioni di competizioni locali, di lm1>0rreuna sada politica d' intelli– gente collaborazione, di comune opera in fa– ,·ore del bt nessne comune. ALOO 0REROORFER. Gli addetti commerciali I giornali torinesi hanno stampato di questi giorni Il segu_entecomunicato telegrafico, niente– meno dcli' Agmzia Sie/ani: " L'Agmzia Stefa11i comunica da Roma, in « data 20 notte: li Gion,ale del Po/>{)lo dice che « il Ministro dell' Indust1i:,, e Commercio, d'ac– « cordo col Ministro degli Esteri, ha nominato « addetto commerciale a Berlino, il dottor « comm. Ermanno Leumann, noto industriale ..:torinese. La nomina è stata accolta nei cir– « coli politici ed industriali col mas:;imo fa\·ote « e simpa.tla •. C'è difatti a Torino un dottore comm. Er– manno Leum,mn, tiglio del ricchissimo indu– striale cotoniero comm. Napoleone Leumann. Ma il detto signore, due o tre anni or sono, ha dovuto dimettersi dalla carica di consigliere pr1Jvinclal~ 1>eri comuni di Rivoli e di Orbas– sano, ove si era pensato a lui per la deputa– zione politica, in ~guito ad un provvedimento giudiziario che lo colpiva di interdetto sopra domanda della sua famiglilt, Non sappiamo che esista a Torino un altro industriale dello ste:-i.So nome, che abbia potuto richiamare l'attenzione òel Go\·erno e special– mente quella del torin~ sen. Dante Ferraris, ministro dcli' industria e del commercio. allo !,COJ>O d1 coprire il posto di nuo\·o addetto cvm– merciale dcli' Italia a Berlino. Se non si tratta di un caso di omonimia. si può oMCnare che un commerciante inter– .detto può e~ere panicolarmente adatto per far -ce~re gli effetti della interdizione commerciale della Germania. L'UNITA I feudatari « li primo posto, scrive\·amo nel 1913, fra le industrie protette ..,pelta in ltalia ali' indu– stria ~;derurgica. non per la sua importanza economica, ma per la potenza politica che la cricca ligure-to<,cana dei grandi feudatari del ferro ha saputo conquistarsi, facendo di un industria, che impieg,1 poco più cli 10,000 operai, la padrona dello Stato e riuscendo a costituire in suo fav, re la forma più complessa e più sfacciata di protezionismo». Dopo sei anni la situazione si è beasi modificata, ma ,i è modificata in peggio: se la guerra ha fatto crescere in milura rile– vante l' im1>0rtanza economica dcli' industria siderurgica, provocando non solo i fortissimi aumenti nomrnah di capitale. ma anche la moltiplica1.ione degli impianti e la intensifica– zione della prt>duzione, in proporzione enol"'– memente ::,uperiore essa ha aumentato la po– tenza e l' inframmettenza politica dei grandi gruppi siderurgici, che non sol() han compe– rato o laqamerae su,•venzionato i tre quarti dei giornali quotidtani ed un i;;rande numero di period ci e rivlste, non solo 1:iOn riu!jciti per questa via e rol mezzo dei loro uomini di fiducia ad influire indirettamente, almeno per tvtto dò d1e li interes--a, s·ulla politica ita– liana;· ma hanno trasforito a Roma i loro uf– fici direttivi, e di I.\ impongono la loro ,·o1ontà ai pubblici poteri, inten·engono direttamente nelL.1prepara1.ione delle leggi e dei decreti e nella scelta delle persone e si ~ono in Ime de– cisi ad entrare con qualcuno dei propri uo– mini nelle file ste53C del l\liniMero. Oggi' più che mai il pn•blema dcli' indu– stria siderurgica cosrnuiscc il lentro di tutto il nostro problema doganale : oggi più che mai, e particolarmente per I' Italia. trovano piena conferma le parole. che un deputato tedesco scri,·e\·a fin dal I905, che eioè: « la grande indubtria siderurgica è in tutti i paesi la principale rappresentante del pensiero pro· tezionlsta, e se e!iSa è eliminata dalle file de– gli i~teressati, la f,1langc protezionista viene ad essere .sensibilmente indebolita». Perciò in questo momento. in cui non bi tratta di rlnno\'are per la centesima volta la discussione accademica fra liberisti e_protezio– nisti, ma di decidere d'urgenza e sul terreno dei fatti concreti il problema dell'indirizzo economico e di tutta la fortuna d'Italia nel prossimo cinquantennio. è indispensabile ri– prendere in esame la situazione dcli' inJu:,tria siderurgica, com' essa era alla \'igilia della guerra e come è andata conformandosi nel– l'ultimo quinquennio, per poter giudicare la posizione ch'es .. a occupa nell'economia nazio– nale ed i vantaggi ed i pericoli eh' essa rap– presenta per 11 suo sviluppo futuro. .Il protezionismo siderurgico. Sebbene negli anni di guerra sia andato rapidamente S\·ilupp:mdosi 1 come accenneremo più avanti, il fenomeni> dell'integrazione fra i "ari rami dcli' indu::,tria del ferro, per cui uRa :,te~~a società parte ora dall'estrazione dol minerale per giungere alla fabbricazione della macchina o del piroscafo d'acciaio, tut– tavia i vari rami restano tuttora tecnicamente distinti, e fra e:;si noi d occuperemo partico– larmente soltanto del pnmo, cioè tlell'1i,d1ulnQ {U/ f,rrt) d, prù:o /avom:ione o ti1d11-slni2 side– n,rgùa propriamente detta, di quell1 industria cioè che tra.sforma i minerali di ferro ed i rottami di ferro usato in ghisa~ in ferro ed acciaio in pani, oppure trasforma la ghba in masselli ed in laminati di prima lavorazione. La presente siderurgia italiana de\"e la sua origine non ad una iniziativa schidtamente industriale, ma ad un calcolo· finanziario fon– dato sopra LII\ primo e sensibilissimo favore governativo, :;opra la possibilità cioè di sfru~– tare rapidamente a condizioni vantaggiosis– sime la ricchezza mineraria dcli' Elba. Fino al 18Qi la massima parte dei mi– nerali di ferro dcli' isola d'Elba era espor– tata1 e lo Stato, proprietario delle miniere, riscuote\'& per ogn: tonnellata del minerale di 1• categoria un canone di L 7,25. In quel– l'anno, per favorire l'industria che stava sor– gendo. si fa obbligo al conce~ionario delle miniere cl: vendere ai fonditori italiani il mi– nerale al preu.o di L. O a tonnellata ~to del ferro alJa spiaggia, riducendogli iu compen.so il ca– none a L. 0,50." per tonnellata, e limitando l'c!sportazione, per cui ::,i mantiene il canone a L. 7,25, a sole Ibo,ooo tonnellate annue e l'estrazione comple~1va a :?00,ooo. ln questo primo tempo il favore govcrmuivo, d1 cui be– neficano la Società Elba e gli Alti Forni di Piombino, si Ji1111ta CO:,Ì ad UJ\ regalo d1 L. 6 1 75 per tonnellata su un quamuauvo d1 100,000 tonnellate, in tutto dunque 675,000 lire l'anno, e si limita an1,;ora lo i,;fruttamcnto delle mi– niere in modo da impedirne il completo esauri– mento. Ma t! co::,icomodo as::iicur,1rs1dei pro• fitti a spe:,e dello :>tato, che prt:,to 11reg-dlo delle HM.>,ooo tonnellate a1>pare in1tuffiuente, e nel 1904 si riu:;c1 a far Includere nella legge per il nsorgimento mdustri,ale d1 Napoli la conces.,,,1one <.h estrarre altre 200 1 000 tonnel– late do1.ll ' Elba per destmarlc alla zona mdu– striale d1 Napoli; o subilo .sorge, come filia• zione diretta della Società Elba, l'J/v,.,, intesa ad evitare che ti grazioso regalo dello Stato paterno putes:,e andare in mani di,·cr:,e da quelle che già godevano del dono precedente. E ancora non basta: v'era sempre una certa parte del minerale che si scsuitava a vendere all'estero e per cui lo Stato seguiti.\va a per– cepire il canone d1 L. 7,25 per tonnellata. Anche q11esl1J0§"111 all'~coflomm ,u1i10110/t doveva cessare; e nel 1()07 l'Elba e la Piombmo ot– tengono che lo Stato protbi&ca l'esportazione del minerale ecl estenda il canone di L. 0 1 50 ali' intera produz•onc dcli' boia. riservata in– teramente alla itlderurgia nazionale e di cui il limite 6:,sato in 450.000 tonnellate annue. è tmnquillamente !tuperato senza che i strapo– tenti concessionari biano in alcun modo mo– lestati. Dopo quell 1 anno, infatti, le quantitil di mi– nerale Ctitrattc dalle miniere dcli' Elba sono_ state le 3eguentì : 1()07. tonn. 517,952 1908. . 539,120 •90</. » 505 0</5 19ro. . 532,671 1911. • JJ5,JdÒ 1912. . 513,704 1913. • 548,670 1914. . 649,561 1915. • ì50,000 1.irca 1916. . 850.000 . In un decennio dunque son circa 6 milioni di tonnellate che si ~no estratte dalle miniere dcli' Elba, e per esse son almeno 35 milioni di lire che lo Stato ha regalato ai siderurgici. In realt:'t il regalo è filtatoassai maggiore, per– chè in questo decennio i prezzi dei minerali di ferro, notevolmente aumentati su tutto il mercato mondiale, :1\'rcbbero permcs•o allo Stato di esigere un canone sensibilmente supe– riore ~Ile vecchie L. 7 1 25 per tonnellata. Ma sebbene in tai modo gli altl forni e acciaierie di Piombino, dcli' Rlba e dcli' llva abbiano potuto ottenere al I rezzo modestis– simo di 6 o q lire la tonnellata (secondo la qualità) il mineralo di ferro. che sul mercato lib,:ro esse avrebbero dovuto pagare a 18 od a 27 lire, ciSè han pret~so subito un favore go\·cmativo assai più rilevante, rappresentato dalla protezione altissima concessa ai prodotti della siderurg:a. Questa protezione ::,j può distinguere in due gradi: un primo gruppo di dazi, relativa– mente modesto, protegge gli !!ttabilimenti che lavorano il minerale od i rottami nazionali in confronto di quelli che producono il ferro o l'acciaio dai rott,uni o dalla ghisa in pani im– portati dall'estero. Contro questi concorrenti si è ritenuto sufficiente un .dazio d! 10 lire per tonnellata sia per la ghi!ja che per i rot– tami di ferro. Un .ctondo gruppo invece, enormemente più elev.1to, protegge tutta quan– ta la s:derurgia contro b concorrem.a stra– niera dei getti in ghba 1 dei laminati, dei tra– filati, delle rotaie e tra,·er1'ine, con dazi che ,·ariano da 50 a 1.zolire la tonnellata, e che, dati i prezzi sino al 1914 1 rappresenta,·ano in media il 30-35 per çento del valore dei pro– dotti importati. Poichè negli ultimi anni prima della guerra la produzione italiana di ferro e acciaio ha superato il milione di tonnellate annuo, e poichè la media dei dazi protetth·i si puù calcolare al mmimo a 05 !tre la ton– nellata, son cosi altri 65 milioni all'anno che lo Stato regala ai s1derurgid in forma d1 so-– naprezzi imposti ai consumatori. I risultati della protezione. Se almeno questi favori fo~ro stati dìst11- buiti fra un numero considere\·ole d 1 impren– ditori e di opcr,IÌ e se avessero dato vita ad un'industria fiorente e di sicuro avvenire, essi potrebbero essere giustificati anche agli occhi di quei liberisti, c.he :;appiano conciliare le loro idealità teoriche con le necessit;\ pratiche della situazione nazionale in un detcnninato momento. ~la in reali;\ chi ha trat.to il ma,– simo vant.·ggio dai favori governativi sono state tre o quattro S0('1et~1, riunite poi in un unico gruppo, .1 c.:ui "tODO riservati i minerctli dcli' Elba, con una macc.tran1.a totale di poco più di 10,000 operai; e M>ltanto una parte assai modesta di quei favori toccava ad un altra settantina di stabilimenti minori, i quali fra tutti impiegavano, nel 1q14 1 meno di ven– timila operai. Nt! l'industria chf' si è creata con quei favori dava, avanti la guerra, alcun affida– mento dl lunga e sicura v1talìtà, ammeno,·hè essa non ottenesse nuovi e maggiori aiuti dallo Stato. La consistenza rcqidtia delle miniere dcl– i' Elba, le sole che des~ero \'lta alla grande industria siderurgica Italiana, era stata \'aJu. tata nel IQOQ a 6 milioni di tonnellate. Con un'estrazione annua, che negli ultimi tempi ha oscillato intorno alle 000,ooo tonnellate, si po– tC\'a allora pre·.·edere che le miniere elbane si sarebbero completamente esaurite in poco più di un decennio. La realtà 11i è ri\'elata poi alquanto migliore delle pre\·i.,ioni, ma è indu– bitabile che, anche nell' ipote,i più vantag– giosa, continuando lo ::,frutt;1mento delle mi– niere nelle proporzioni attuali, in pochi anni si arriverà all'esaurimento completo. E allora? In questi anni di guerra, in cui il prezzo del ferro e dell'acciaio era aumentato nella proporzione del 1300 per cento, le vecchie e le nuove imprese siderurgiche si sono affret– tate ad a..sicurarsi tutti i giacimenti di mine– rali di ferro di cui si avessero notizie sicure o su cui si potessero concepire speraoze non del tutto infondate: così il gruppo del!' Ih,a si assicurava le miniere della Nurra nel &u;– sarese. e l'Ansaldo, diventata anch'eMa side– rurgica, si accaparrava le mm1ere d1 Cogne in Val d'Aosta, menlre altre società riprendevano lo sfruttamento delle varie miniere abbando– nate di V,11Camonica e Val Trompia. Ma in tutto le consistenze accertate di queste mi– niere non raggiungono gli 11 milioni di ton– nellate, di cui quasi la metà è dato dalle miniere di Cogne situate a 2700 metri di al– tezza, quai,i al livello delle nevi perenni. Am– messo dunque che, ei.1uriti i giacimenti dcl– i' Elba, queste altre miniere possano essere vlntaggio!;amente sfruttate nelle stesse propor– zioni, anch'esse in una doz1.ina d'anni o J>Oco più arriveranno all'esaurimento completo. E co11i l'Italia a\ 1 rà distrutto tutte le sue magre ri– serve di ferro per creare degli impianti indu– striali grandiosi e co.,tosia.slmi, che resteranno completamente inutilh:7.ati , se lo Stato non verrà ancora 1n aiuto del!' industria del suo cuore con nuo,i e più gra\'osl fa,•ori. La siderurgia durante la guerra. Ma intanto se il passato as:Jai prossimo è stato tempestoso ed incerto, se l'a,·venire è oscuro, il presente dell'industria italiana ciel ferro di prima lavorazione appare invece fio- , ridissimo e promettente. La produzione della ghisa, che nel 1914 era stata di 383,000 ton– nellate, ave\•a ragghmto nel 1916 le 455,000 tonn., e negli s1essi anni la produzione dell'ac, ciaio era salita da 900,000 a 1.,300,000 ton– nellate. 11 J 91 7 segna un nuovo e grande progres,;o sia nell'attività produttiva che nella potenzialità degli Impianti. I forni elettrici applicati ctlla siderurgia, che nel 1915 erano appena :?,, e l'anno dopo erano saliti a 40, nel 1917 a\·evano raggiunto il numero di 18j, collocando I' Italia al primo posto nello S\•i– luppo dell'eleuro-siderurgia; e in questo campo era stato sopratutto notevole l'adozione del forno elettrico pel trattamento del materiale di ferro ndla nuova miniera di Cogne, che

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