L'Unità - anno VIII - n.35 - 28 agosto 1919

184 si trovavano su costoni sottoposti a creste oc– cupate dal nemico : di modo che la catena del Kolovrat, strategicamente di primissima importanza, era anche la nostra prima vera posizione cli difesa. Date queste considerazioni non si capisce come mai i Comandi non abbiano provveduto ad una completa difesa attiva del Kolovrat. Diciamo i Comandi : perchè lo schieramento delle truppe in linea spetta ai comandanti di settore ossia di Corpo d'Armata e di Armata; ma in questo caso, data la gravità delPattacco preconosciuto, e data l'importanza della zona, anche il Comando Supremo doveva int'!ressarsi direttamente della difesa della linea, correg– gendo e completando i provvedimenti dei co– mandanti di settore. In casi come questi un errore dei Comandi di Corpo d'Annata e d'Annata è anche errore del Comando Supremo, il quale o ha avuto il torto di non conoscere perfettamente lo schie– ramento difensivo del settort, o cor.oscendolo, ha avuto il torto di non correggerlo. In casi come questi, l'errore dell' tnreriore implica quello del superiore, che deve vigilare sem– pre sull'azione dcli' lnforiore. Durante tutte le offensive nemiche in qual– che punto di attacco la fronte cedette nel pri• mo giorno, per una profondità di circa quattro kilometrt senu che vi fosse nessun tradimento di truppe, Nel caso della battaglia Caporetto la normale profondità di sfondamento era suf– ficiente per portare le truppe austriache sul Kol0vrat, pieno di bellissime difese e di strade, ma dove la truppa ilaliana tra arrivala soloil ~4 mallina. Ora si sa come affinchè la truppa possa difendere bene una linea occorre che la cono– sca bene e che perciò cl si trovi da un po' di tempo. La brigata « Arno > invece arrivò in linea il 24 mattina, quando gid la lùua era;,,. vestila, e senza essere appoggiata da artiglierie, i collegamenti fra reparti e reparti non pote– rono essere presi ali' istante; il nemico riesci pertanto ad infiltrarsi. Le trincee erano del vecchio tipo, cioè coperte, e non permettevano U lancio di bombe a mano e gli immediati contrattacchi (queste trincee sono un'altra prova degli sbagliati principii dirensivi dei no– stri comandi, principii che si basavano sulla difesa rip:ida lineare, invece di ispirarsi alla difesa elastica a base di contrattacchi e di schieramento In profondità); ed anzi si trasfor– maroi:io in vere trappole per i nostri soldati, dal momento che il nemico, infiltratosi grazie al'.a mancanca dei collegamenti, riuscì a collo– care le sue mitragliatrici agli sbocchi obbligati delle nostre trincee, Il Comando supremo Ri difende, dicendo che aveva le sue riserve nella dovuta posizio– ne centrale, ed a distanza tale che avrebbe potuto lanciarle a tempo, lungo qualsiasi tratto di fronte minacciato, se le truppe di prima linea avessero fatta una normale resistenza. Ma si può rispondere: che, data l'enorme im. porta01.a della catena del Kolovrat, data la grande difficoltà di spostare le truppe in zona montana,1e dato che uno sfondamento iniziale di 5 kil. 1 ossia quanlo baslavaper portare gli au– striaci al Kolovral, non era ntTatto anormale, il nostro Comando aveva il dovere di guarnire preventivamente, specie in vista dall 'otTensiva, di numerose truppe e di proteggere con nu– merose artiglierie da sbarramento la posizione del Kolovrat, fornita di ottime strade e di ot• time opere difensive. Invece tutte le truppe erano addensate nelle prime cattive linee, che subito cedettero come tutte le prime linee vio. lentemente attaccate; le artiglierie di .sbarra• mento e le b.ombarde, con la mania di allora di mandare le artiglierie in prima linea, erano nella conca di Volzana e in Val Kamenca, e furon.1 naturalmente catturate; e sul Kolovrat unica e vera prima zona difensiva, e che per– ciò specie in vista dell'offensiva doveva essere completamente presidiata da truppe con mitra– gliatrici e cannoni, non e' era invece quasi nessuno! solo il 24 mattina, ossia troppo tardi cominciarono a giungere i rinforzi! Nel 1916, solamente per la mancanza di un buon schieramento in profondità ~i per– dettero posizioni come Campomolon, Tonezza e Verena; e per un miracolo non avvenne una catasfrofe. Per la stessa ragione nell'ottobre 1917 1 si perdette Kolovrat; ma il miracolo del 1916 non avvenne, e avvenne invece la cata– strofe. Questa in gran parte, dipese dal fatto L'UNITA che le truppe dell'ottobre 17 non erano più quelle del maggio. Ma non è lecito pretendere sempre che le truppe stiano li a correggere gli errori dei comandi! Conclusione. Tutto quello, che sopra abbiamo;> detto delle responsabilità miJitari, si riferisce a quella che fu l'azione dello Stato maggiore sotto il vec– chio Comando supremo, e non alla semplice azione personale del Capo Supremo,'generale Cadorna. Come l'Unità ha affermato nel\1ultimo nu– mero, si è manifestata in tutti i giornalisti no– toriamente asserviti allo Stato Maggiore del– l'esercito, la tendenza a scaricare tutte le responsabilità degli errori e delle colpe mili– tari sulla persona del generale Cadorna, sca– gionandone la gerarchia dei militari di profes– sione, che aveva il suo culmine nello Stato Maggiore. Ora queste gioco di bussolotti non deve riuscire a nessun patto. Quanta parte degli erreri di Cadoma è dovuta alla sua esclusiva azione personale? quanta parte è dovuta alle informazioni, che arriva, ano a lui, filtrate e falsificate attraverso la gerarchia dei comandi e attraverso i rapporti dello Stato Maggiore? Vi sono circolari di Ca– dorna, i cui prtncipii, se fossero stati applicati avrebbero evitati molti guai: sarebbe onesto attribuire la responsabilitltà della mancata ap– plic.izione tutta al Capo supremo? Ricordiamo, per es., la bella circolare del 17 giugno 16, in cui si legge: « Nell'attacco e la p1esslone uniforme su tutta la fronte non e ha alcuna efficacia. Occorre sfondare le linee « avversarie nei loro tratti più deboli i le e forze preponderino perciò in corrispondenza -« di questo..... Collegamento e cooperazione e fra unità contigue non devono, nell'attacco e indurre a tener indietro i reparti, cui sia « possibile avanzare, ma debbono mirare inve• « ce a trascinare nell'avanzata i reparti, cui si « oppongono resistenze maggiori. E così nella « diresa, l'arretramento imposto dal nemico in « un tratto della fronte, non deve necessaria• « mente indurre al ripiegamento di tutta la « linea; l'azione sul fianCo del nemico che si « incunei nella fronte è il miglior ostacolo alla « ulteriore avanzata ... La preparazione ..morale « è il fondamento del buon successo... La di• « fesa solamente passiva è destinata presto o « tardi ad essere soprafatta. Fìnchè è possibile, « ci si difenda attaccando e contrattaccando. > In queste norme sono rlassunti i migliori prin• cipii, sebbene non vi si parli esplicitamente del metodo da seguire nello schieramento in pro– fondità. Certo un comandante non si deve li– mitare ad emanare dei buoni ordini: ha anche il dovere di controllare se questi ordini ven• gono eseguiti; ed è appunto ciò che troppe volte non avvenne. Responsabilità del Coman• dante; ma responsabilità anche dei Comandi che non eseguivano, e dello Stato Maggiore che non controllava: il Capo supremo non poteva mica essere lui in tutti luoghi! Ecco pcrchè in tutto questo scritto ci siamo quasi sempre riferiti allo« Stato.Maggiore sotto il vecchio Comando ». Se abbiamo usata que– sta espressione 1 vuol dire che noi non attribu• iamo direttamente al vecchio Comando supre– mo tutti gli errori, che abbiamo ricordati. Di– ciamo semplicemente che questi errori furono commessi da tutta la gerarchia sotto il comando del generale Cadorna. Al quale incombono certo tutte le responsabilità, il caporale è re– sponsabile della fuga dei suoi uomini, il Capo st1premo è responsabile degli errori di tutti gli alti comandi, (specialmente delle Armate). Ma esaurite le responsabilità di Cadorna, debbono saltar fuori e avere sanzioni le responsabilità di tutti gli altri: e non solamente di quei pochi che la Commissione d'inchiesta ha indovinati per il solo fatto di Caporetto, ma di tutti per tutte le responsabilità. È lecito, per es., ammet• tere che il generale Marini e il generale Pirozzi continuino a godersi i loro stipendi e le loro pensioni, essendo responsabili della morte non necessaria di migliaia e migliaia di uomini? E lecifo consentire che i Comandanti di grandi unità responsabili di assenza di iuiziatiyee di er– rori, in genere, e i responsabili dell'insuccesso di • Carrnno continuino a far carriera come se nulla fosse avvenuto? È possibile che certi immortali dello Stato Maggiore, che h:rnno fatto carriera sui cadaveri dei loro colleghi senza avere mai visto un giorno di vera trincea, è possibile che costoro continuino a sfidare con la loro fortuna il senso morale degli ufficiali, che la guerra l'hanno fatta sul serio, e non ne sono usciti al– trettanto onusti di promozioni e di decorazioni? Cadorna, secondo tutti quei militari di pro– fessione, che hanno qualcosa da far ~imenti– care e tutto da conservare, - Cadorr.a deve essere il capro espiatorio di ogni errore e di ogni colpa. No, no, no. A Cadoma resterà sempre 11 grande merito - merito che lo rende una persor1alità storica, nell'insieme, rispettabile - di avere voluta e sentita corag– giosamente la guerra, di avere creato dal• fagosto ~el 1914 al maggio del 1915 un eser– cito di 35 divisioni (io tempo di pace il no– stro esercito aveva 25 divisioni .... sulla carta), di averlo raddoppiato durante la guerra por– tando le divisioni da 35 a circa 70 1 mentre - e questo è merito particolare del generale Dall'Olio, che fu due volte creatore dell'arti– glieria italiana - mentre l' ,1rtiglieria si quin• tuplicava: questo per quanto riguarda special– mente la parte militare. Per quanto riguarda la parte politica, il generale Cadorna elibe in• tuiti felicissimi ed una larga dsione della no– stra guerra: volle la guerra alla Germania; fu favorevole alla guerra insieme ai nostri alleati, e non a fianco dei nostri alleati; vide chiaro nella questione albanese e nella questione ma• cedone 1 comprese il problema del « delenda Austria ». Nè è lecito negare al genera]e Ca– doma una grandissima attenuante; quella di aver dovuto collaborare con un governo, che fu spesso, passivo, se non addirittura dannoso, per l'azione di guerra. Il governo italiano non si sognava di credere che la guerra durasse oltre l'ottobre del 1915, e in questa convin• zione basava i suoi calcoli, lesinando f~ndi specialmente per la costruzione dell'artiglieria. Non sappiamo esattamente quale fosse l'opi• nione del gen. Cadorna sulla questione della durata e della gravità della nostra guerra; in ogni modo il geo. Porro nei colloqui di Milano si mostrava piuttosto facilone. In ogni modo cl volle del bello e del buono, perchè il Governo si accorgesse che la guerra era uoa cosa seria. E anche quando si vide che era una cosa seria, Sonnino continuò sem– pre ad opporsi alla collaborazione di truppe alleat~ sul nostro fronte. E il paese, il famoso « paese ~. a cui si tende ad attribuire tutte le responsabilità, pcrchè non è una persona in carne ed ossa, che abbia posizioni politiche o carriere personali da difendere, il paese fu con– tinuamente disorientato dal suo governo: non doveva sapere per quale programma lottava, gli fu dato da intendere che la guerra era un giuoco, non gli fu detto mai la cruda verità, lo si lasciò indifeso da tutte le peggiori pro– pagande, e poi ci si scandalizza se il suo mo– ra!~ dopo due anni e mezzo era basso e reagiva su quello dei soldati. Però, quando venne la grande e« verità »» di Caporetto, e ruppe-tutti i veli e le croste messe sulla guerra dai nostri uomini di governo, allora il paese tenne un contegno, che resterà memorab,le nella sua storia. Quando si pensa al Governo, che abbiamo avuto fino a Caporetto, vien voglia di doman– dare come mai i soldati abbiano tenuto duro fino a Caporetto ! Or se al primo Generalissimo va attribuito, sia pure in parte, il male che fu fatto sotto il suo comando, non è possibile che gli si neghi il bene che fu fatto, sia pure in parte, sotto il suo comando. E per questo bene spetta a lui per lo meno il rispetto della nazione. Tornando, alle responsabilità, il torto fon– damentale di Cadoma fu quello di esse,e il capo di uno Stato Maggiore, che commise dei gravi errori di opere e di omissioni. Stabilire quale parte di questi errori si debba attribuire alla persona del Capo, quale parte al suo « en– tourage», e quale parte ai comandi dipendenti, è difficilissimo. Uno dei punti più difficili da precisare è sempre l'esatto campo dei compiti dei singoli comandi della gerarchia militare. Fino a che punto i comandi medi debbano integrare con la loro iniziativa le disposizioni dagli altissimi comandi, e fino a qual punto gl} altissimi comandi devono spingere il loro controllo diretto sui comandi medi, resterà forse sempre una incognita. Resta, però, si– curo il fatto che il generale Cadorna assunse nel 1914 la responsibilità di un esercito, in cui grande era la deficienza morale ed intellettuale di troppi nostri comandanti medi; sta il fatto che nel primo periodo della guerra 1 ossia prima e durante la cruda opera di epurazione fatta dal generale Cadorna, il valore medio dei no– stri comandanti di brigata, divisione, corpo d'armata, era piuttosto basso, e molti enori della nostra guerra si devono a questo triste fatto. Ebbene, questi elementi di scarso valore intellettuale e morale non sono stati tutti eli– minati dall'esercito. Troppi fra essi, inorgo– gliti da una vittoria, che non è opera loro, ma di cui essi si Mno dati a vendemmiare senza scrupoli i frutti, troppi fra essi minacciano di diventare i padroni della nuova organizzazione militare, perpetuando in essa tutto il marciume dell'antica. Questo non deve avvenire. E perchè oon avvenga, è necessario che la riorganiua.zione dell'esercito sia preceduta da una revisione dell'opera di tutti gli attuali ufficiali superiori da generale di brigata in su. La revis:one dev'essere compiuta da una com– missione di civili, cioè di uomini non legati a nessuna clientela e a ne:;suna solidarietà miU~ tare, E deve essere il frutto di una inchiesta fatta pubblicamente, cominciando da quel pie,. colo nucleo di senerall, di cui si sa benissimo che resisteranno vittoriosamente alla prova, e affidando ad essi l'opera di riorganizzazione, e continuando poi nella spietata eliminazione di tutti gli inetti, di tutti gli intriganti, di tutti i vili, alla luce del sole. · Gli elementi buoni dell'esercito permanente, quelli che hanno resistito alla demoraliziadone del vecchio ambiente, quelli che sono stati esempio magnifico di abnegazioo~ e di bontà ai nuovi venuti, quelli che hanno veramente salvata l'Italia, raccogliendo intorno a lè le forze attive date all'esercito dalla vita civile, - questi elementi migliori, seleaionatlsi attra– verso la guerra, debbono lavorare coraggiosa ... mente dal di dentro dell'esercito alla rinnova• zione. Gli clementi migliori degli ufficiali di complemento debbono lavorare dal di fuori. p... Un'interpellanza dell'onorevole Giretti L'on. Giretti ha mandato al Ministro della P. I. la seguente Interrogazione: Chiedo di interrogare Il Ministro per l'Istru– zione per sapere se egli intende riparare le ingiustizie delle quali sarebbe cagione l'applt• cazione del Decreto luogotenenziale del 15 maggio 1919, n. 882, in confronto a maestri che hanno compiuto il loro dovere militare verso la patria, meditmte un nuovo provvedi– mento, per il quale siano ammessi ai concorsi magistrali tutti coloro che, forniti dei titoli richiesti, al momento della chiamata alle arml prestavano servizio in qualità di provvisori, indipendentemente dalla durata del servizio militare prestato. Chiedo la risposta scritta. EDOARIX> GIRE'ITI. È uscito il 3' degli OPUSCOLIDEL– L' "UNITÀ": La riforma burocratica opuscolo di pag. 64. È opera di un gruppo di impiegati e tocca il problema forse prin– cipale di questo critico momento. Tutti in– sorgono contro la burocrazia, ma soltanto chi vi è addentro può conoscere le vie per rimediarvi. L'opuscolo è st~to vivamente elogiato dal prof. Luigi Einaudi in un arti– colo del Corriere della Sera. Contiene ma– teria di un volume, ma per la sua agile forma si legge con facilità e rapidità. Costa soltanto 70 centesimi. Inviare vaglia a LA VOCE, Trinità dei Monti, 18 -. Roma (6), I due primi opuscoli del/'" Unitd., sono: 1.° CLEANTOBOSCOLO, La rappresentanza proporzionale, ceni. 30. 2.' LEGA DEMOCRATICA PER IL RINNOVA– MENTODELLAPOLITICANAZIOlsALE,Che cosa vogilamo, cent. 20. Di prossima pubblicazione il 4° opuscolo: ANTONIODE VITI DEMARCO,Problemi del dopo guerra. EGISTO CASAGLI Gçrente rupo,isa6ik Tipografia Gali! ein.na, Vi:i. S. Zanobi n. 61_

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