L'Unità - anno VIII - n.34 - 21 agosto 1919

174 ha incluso il sughero greggio nelle materie prime dt cu~tinua ad essere vietata l' im– portazione in Italia. Ora avviene questo. li sughero della Sar– degna è tenuto al prezzo di 250 a 2jo lire al quintale, mentre il sughero spagnuolo e por– toghese importato in Italia verrebbe a costare, tutto compreso, dalle 100 alle 110 il quintale. Abbiamo visto noi stessi le domande <l' im– portazione respinte ad una Ditta lombarda, la quale ci ha dichiarato che se il divieto non sarà revocato essa sarà costretta a licenziare i suoi 300 operai j mentre, potendo importare rnghero spagnuolo o portoghese, sarebbe in grado di aumentare la sua maestranza a 500 operai, producendo mezzo milione di turaccioli al giorno, di cui buona parte per la esporta– zione - quella esportazione che secondo l'on. Nitti, non saprebbe come alimentare. La stessa Ditta ci ha fatto vedere come dal sopracciò della nostra Burocrazia romana le sono state respinte domande di esportazione regolarmente appoggiate alla Soà"eléSuisse de Survtilla,,tt &owmique per i cascami rrati dalla lavorazione del sughero. Questo divieto di esportazione è stato giu– stificato col pretesto che il Governo potrà avere bisogno più tardi dei cascami di sughero per la fabbricazione degli apparecchi refrigeranti. Viceversa questi non li fanno per tà'nte ragioni, non esclusa quella che essi costano troppo cari per l'alto prezzo del sughero e delle macchine! Così per proteggere una industria se ne paralizzino molte altre, E questo si chiama e proteggere l'industria nazionale». La carta .... genere di lusso ! Durante la prima quindicina del passato luglio, quando la Curia dei calmieri aveva in– vaso tutta l'Italia, Il Governo sentì la neces– sità di mandare una circolare a tutte le Com– missioni provinciali per indicare loro le merci che si dovevano considerare di lusso e quindi non calmicrablli. Le merci erano una sola : i libri. Sissignori, I libri. Gli editori temerono - vano timore, data la mentalità del nostro popolo - che ai nostri rivoluzionari saltasse in mente di calmierare i libri; corsero a Roma; e ottennero la circolare salvatrice. Due settimane dopo è \'enuta la volta della carta. li Ministro Ferraris ha escluso dalla importazione, come genere di l~o. anche la carta. La carta costa, oggi, jn Italia più del dop– pio di quanto non costi in Francia, in Sviz– zera, in Germania. Se non fosse un genere di lusso, potremmo averla a buon mercato. E di fatti i giornali l'hanno a buon mercato: il Governo, per chiudere la bocca ai giornali, si fa vendere dalle cartiere la carta ad un prezzo che rappresenta un terzo del prezzo libero, poi paga alle cartiere la differenza, e così i giornali stanno buoni. Dovrebbero protestare gli editori. Ma que– sti sono riusciti a proteggersi contro la con– correnza dei llbi1 inglesi con un dazio fortis– simo sulle rilegature; e contro i libri francesi e tedeschi sono protetti dall'altissimo cambio e dall'ostruzionismo che il no,tro Governo fa in tutti i modi alle importazioni anche dei libri. Una mano lava l'altra. Conseguenza. Un libro, che nel 1915 costava cinque lire, ora costa dicci lire. La spesa delle famiglie per i libri scolastici è raddoppiata. Il contadinello, che vuol comprare il sillabario,• devt pagarlo, non più sci soldi, ma dodici soldi. E il Ministro dell'Istruzione lascia correre, e prepara « rigorosi » provvedimenti per la lotta contro l'analfabetismo. Il monopolio del non far niente Quando leggemmo sul giornali che i depu• tati socialisti ufficiali - dei deputati sociali– sti.... indipendenti non è neanche il caso di parlare! - avevano presentata una interroga– zione contro il decreto proibizionista del 24 lu– glio, ci si spalancò il cuore come uno spor– tello: Ugo Guido Mondolfo - pensammo fra noi - non sarà più solo soletto e solitario fra i socialisti rrrrivoluzionari a predicare la lotta contro i pescicani del protezionismo per ragioni di giustizia Interna e per ragioni di solidarietà economica, e quindi politica, inter– nazionale. L'UNITA La nostra speranza, poi, non ebbe limiti, quando leggemmo sull'Avanti questo rrrrr~volu– zionario trafiletto: «li decreto le&gedel 24 luglio « serve a tutelare il più sfacciato protezionismo. « Gli industriali italiani mai come in questa oc– • casione han mostrato la loro potenza sugli « organi dello Stato. L'art. 4 1 poi, è straordi– « nario. EiSO dice: - Il ministro delle Finanze, « sentito il comitato consulti-,•o di cui al pre– « cedente articolo, e anche su domanda degli « interessati, potrà concedere derogll.e al divieto « di importazione, sia in generale per talune « merci e per determinati! provenienze e sia « per detenm"nati contù1ge11ti cqmpltssiv,: - E fa• « cile capire che cosa si nasconda in questi e determinati contingenti complessivi. Un • certo gruppo di industriali e commercianti « un bel giorno accaparra le merci disponibili • di un dato paese, e con l'autorità che ad « essi viene dal!J imponenza dell'affare, µre• e mono sul ministero delle Finanze e sulla • commissione consultiva e si rendono padroni e: del mercato lasciando passare i contù1gmti « compirssi'vi. I precedenti di commis,;ioni di « questo genere - vedi quelli delle esporta– « zioni cascamistiche - ci dànno il diritto di « essere molto sospettosi e guardinghi. E non « è difficile prevedere che gli scandali delle e importazioni precederebbero quelli delle e• « sportazioni. li gruppo sociali.sta con questa • interrogazione ha mostrato di volere affron• « tare presto il pericolo delle rinascenti brame • protezioniste e di richiamare su questo gra"e • argomento l'attenzione del prolelaria10 ». Ma la speranza, durò, come la r sa, lo spazio di un mattino. Quando avemmo sotto gli occhi il testo dell'interrogazione, notammo che essa ~ra firmata da appena una d:ecina di deputati: gli altri si disinteressavano della questione: cioè facevano capire all'on. Nitti e all'on. Ferraris che, per conto loro, non se la prenderanno calda, lasciavano, bensì, che l'on. Modigliani - che crediamo sia il solo anti• protezionista sincero fra i deputati socialisti - desse prova ancora una volta di quello zelo, che arreca tanta nota all'on. Marcora; ma non bisognava preoccuparsene; nel gruppi parla– mentari bene costituiti le iniziative degli sca– vezzacolli, purchè non portino a conseguenze pratiche, ,ono preziose per preparare un alibi all'azione di retroscena dei t: personaggi auto– revoli »: gli scavezzaco11igridano alla Camera, e i personaggi autorevoli, mentre contrattano nelle anticamere, hanno modo di dire agl'im– becilli del loggione che il • gruppo parlamen– tare • ha protestato, ma la borghesia non ha voluto sentire. li e gruppo -., però, questa volta non ru," saputo organizzare bene la commedia: sia che la voce del cuore abbia prevalso su la voce della ragione, sia che il pronunciamento dei cento e più deputati, che avevano firmata la interrogazione Giretti, abbia fatto sentire ai pl!SCicanidel protezionismo l'intervento attivo· in loro difesa dei deputati socialisti, - sta il fatto che questi hanno gettata la maschera, facendo una indecente cagnara contro Giretti, mentre questi protestava contro il decreto del 24 luglio. Una delle abilità dei gruppi parla– mentari bene organizzati è a!"'punto questa: guardarsi bene dal difendere apertamente de– gl' interessi inconfessabili, ma sabotare l'azione di tutti coloro, che combattono quegl' interessi inconfessabili. In questo caso, il pretesto per interrompere e cercare di svalutare la protesta di Giretti, è stato trovato nella guerra: già, la guerra. Giretti ha voluto la guerra; la guerra ha ar– ricchito i pescicani; dunque, finit1 la guerra, Girelli non ha più il diritto di combattere i pescicani. Sarebbe come dire che se io, sof– frendo di indigestione, ho dovuto prendere un'oncia di olio di ricino, pagando due lire al farmacista, sono obbligato da quel momento in poi a bere r.empre olio di ricino e a cedere tutto quel che posseggo al farmacista. Quando un deputato giolittiano, meno vile degli altri, faceva negli anni scorsi un discorso più o meno insidioso"'contro la guerra, i deputati socialisti non lo interrompc\'ano, rimproverandolo di averla votata anche lui la guerra, ma )o ascol· tavano con beatitudine, e assumevano la di· fesa della « libertà di parola », quando quelli del Fascio interrompevano. Gli è che la lotta contro la guerra stava loro a cuore, e perciò accetta\'ano in essa l'aiuto anche di chi vii- neo mente aveva votata la guerra; della lotta con~ tro il protezionismo non vogliono saperne, pur non a\'endo il coraggio ci\'ilc di proclamarsi legati ai pescicani, e perciò presentano una interrogazione antiprotezionista per coglionare il loggione, ma fanno il sabotaggio di ogni sincera azione anti-protezionista degli altri. Il monopolio della lotta contro il protezio– nismo lo arrogano a sè, con la intenzione di non farne niente. Si realizza cosi il contratto, che fu con– chiuso sulla fine del 1913, fra i pescicani del protezionismo industriale e i caporioni del so– cialismo rrrrrivoluzionario: i socialisti non si opporranno sul serio al protezionismo, e i pro– tezionisti largiranno nuove leggi sociali ai soli proletari organizzati e coscienti del triangolo Genova-Ravenna•Milano. La guerra ritardò la esecuzione del con1ratto. Finita la guerra, e dovendosi rinnovare Il regime doganale, il con– tratto riprende vigore. I 90Cialisti rrrrri,•oluzionari hanno già ot• t'tenuto le pensioni per la vecchiaia in quel modo, che I' [/111/d preannunciò pure dal 1913, non appen;;, ebbe notizia dell'avvenuto con– tratto; tocca ora ad essi compensare l'altra parte. E hanno cominciato a mantenere la pa– rola, organizzando la cagnara sulla interroga– zione Giretti. La lotta contro i pescicani in astratto, si; la lotta contro i pescicani concreti, no. La lotta per la confisca della proprietà privata, attraverso una generale rivoluzione economica 1 sì; la lotta per la confisca della proprietà privata di quei dati borghesi, che s'ingrassano con l'aiuto di leggi camorristiche, le quali con niente si possono abolire, questa lotta, no. La lotta per una riforma tributaria rivo– luzionaria, che nessuno sa cosa sia, si; la lotta per una riforma tributaria, facile, chiara, e immediata, per alleggerire la intera popola• zione di centinata e centinaia di milioni annui, che sono prelevati non dallo Stato, ma da poche migliaia di g:ro~sLpesclcani attraverso la protezione industriale, questa lotta, no. Nota bene. VAva111t: dopo avere mostrato di volere anche lui <i: affrontare presto il pe– ricolo delle tinascenli trame protezioniste »", si è subito rimesso a fare il morto. Gli è ba– stato prepararsi un alibi: un articoletto da citare come documento di avere lottato con– tro il protezionismo ogni volta che qualcuno come noi vorrà • insinuare » che esis"'teuna cordiale collaborazione di classe fra i pescicani e certi loro apparenti nemici. Fare e disfare Dopo lo svolgimento della interrogazione Giretti, il Comitato consultivo presso il Mini• stero delle Finanze si è affrettato ad accettare in blocco numerose domande di permessi di importazione, giacenti da tempo. Tra queste domande ve ne erano per in. genti quantità di lamiere di Cerro e di mobi– glio (sedie di legno curvate, ccc. ccc.). O il decreto del 24 luglio è buono, e questi per– messi non dovevano essere conccati; o i per– messi sono giustificati, e allora perchè il de– creto non viene abrogato per tutti? La verità è che il Governo ha cercato di attenuare le proteste, acquetando gli interessati più nume– rosi e più potenti. Il nostro è il paese dei pri\·ilegi, in cui è assente il concetto della legge eguale per tutti. li Governo inglese ha protestato contro i nostri decreti di importazione. I pescicani prù• testeranno contro quest'intervento di un go• verno estero, che per giunta è un governo alleato, nei nostri affari. Ma a costo di essere accusati di prendere denari dall'Inghilterra, noi ci permetteremo di fare osservare che, dal momento che chiediamo all'Inghilterra il car– bone, questa ha bene il diritto di chiederci quako.sa in cambio : se noi \'ictiamo Jl impor– tazione del ferro, essa può vietare l'esporta– zione del carbone, che ci è necessario per lavorare il suo ferro. O vogliamo la solidarietà economica, o la lotta: non si può pretendere la lotta per il forro e la solidarietà per il car– bone. Non sarà inopportuno notare che il Go– verno inglese, alcuni mesi or sono, protestò anche contro divieti analoghi di importazione istituiLi dai pescicani francesi. E la Francia dovè ritirare quei decreti. Lo stesso probabilmente fa remo noi, dopo molte pro'e!>te di indignato nazionalismo side– rurgico. Ma che bisogno c'era pel Governo italiano di imitare e ripetere l'errore del Go– verno france'ie; col solo rl.sultato di aggiun– gere nuove difficoltà a quelle, che già abbiamo, per ottenere dall'Inghilterra il carbone e le altre materie prime delle quali abbiamo neces– sità così urgente ed assoluta? Maestri supplenti Un Decreto Luogotenenziale del t 5 mag– gio 1919 n. 88z, prescrive che nei concorsi magistrali potranno concorrere ad una metà dei posti vacanti tutti coloro, che si sono di– stinti per speciali meriti di guerra, e quindi mutilati, feriti ecc.; all 1 altra metà poi potranno concorrere: a) i mtUstri "1e all'alto tklla chù1• mala alle armi era110,"n servizi(} magistrale prOfJ– visorio purclù a/,/)l"anoprestalo senn'zio m11ilare per un 6i"ennioalmeno nel ptnodo 1915-918 / I,) i maestri ckt si'eno allualmtnte it, strv,~i'o provvi– son'o e supplenti ,li maestri n(JuOmati alle arm,: Orbene vi sono molti maestri, i quali, per– chè fatti idonei nel novembre del 1917, non hanno prestato a tutto il 1918 un bie1111io di servizio militare, e, pur avendo cornpiuto il loro dovere militare, vengono senz'altro esclusi dai concorsi i viceversa a questi vi sono ammessi coloro, che attualmente si trovano in servizio pro"visorio, cioè quti rtfonnati che hanno oc– cupato i posti abbandonati da quei maestri, che nel 1917 furono arruolati alle armi! Questa disposizione è di una evidente ingiu– stizia: è stata. fatta forse per continuare a pro– teggere chi nel momento del pericolo se n'è stato in casa. Infatti, (ironia delle cose!) chi fosse stato riformato nel 1917, avrebbe continuato ad in– segnare, e ora si sarebbe trovato in servizio in qualità di provvisorio o di sur•plente, ed avreb– be quindi potuto concorrere. Chi invece fu fatto idoneo al servizio militare, e ha messo a repentaglio la propria vita, quando è tornato a casa, non solo ha trovato il posto da lui abbandonato, occupato da un riformato, ma s, vede escluso dai co11cors1~ e rischia di restar– sene a guardare il sole l'anno venturo! Parecchi di tali maestri hanno prestato an– che parecchi anni di servizio scolastico pro,·• visorio prima di essere militare. Ve n'è uno, per esempio, il maestro Castore Felice della classe del 1883, il quale, dopo a,·er insegnato in qualità di provvisorio per circa ci1l9uea11n,: abbandonò nel novembre dal 1917 la scuola, perchè arruolato alle anni, ha fatto il suo do– vere quale uffi iale di fanteria, è stato parec- . chio tempo sul Piave, ha preso parte all'or– fensiva di Vittorio Venento; ed ora congedato .... si vede preclusa la via (M:rprocacciare il pane a sè ed ai suoi numerosi figli. Nelle medesime condizioni del Castore vi sono tanti e tanti altri maestri; cd è bene che ci sia chi prenda a cuore la loro sorte. È necessario che il Ministero della P. I. ri– pari ali' ingiustizia contenuta nel succitato D.L., disponendo che simo ammtssi ai concorsi lulli coloro,du al molfunto dtlla d,it,mata alle armipre– s/ar,anoservi'zi'o in qua/,~d di prowisoni: i11dipe11- dentonente dalla durata dtl servi.t:iom11itarepre– stalo. Senza questa disposizione riparatrice non pochi maestri dovranno maledire di aver com– piuto il loro dovere di italiani. ERRICO GAETA.NO . L'onorevole Caso ci invia una filastrocca :li insolenze e contro– accuse in risposta ali' articolo di Tommaso Fiore sull'Assalto al m1mkipio. Noi cestiniamo la filastrocca : 1° perchè la legge sulla stampa ci ob– blica a pubblicare le difese, 11011 le insolenze e le controaccuse dell'acc 1 1sato; 2° perchè conosciamo il Fiore e I' ono– revole Caso : e perciò mentre crediamo alle accuse del Fiore, non crediamo alle controac– cuse dell'on. Caso. Si può aiutare l'"Unità" pagando snbito l'abbo11ame11to, se11;a soet– lare sollecita;,ioni, che richiedono inocnri spese postali e rendono più grave il la~oro dell'amministrazione.

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