L'Unità - anno VIII - n.17 - 26 aprile 1919

100 strada e inteso il significalo reli'gioso del pe– riodo che s'è iniziato - noi vediamo raccon– tata la diretta appropriazione da parte di So– viety locali di ac{lue pubbliche: di quelle ot911t di nolt'VO/e ,;,1porloma, di cui parla la .Di'c/11"arazùme dei dirilli, e che negli stessi paesi a regime capitalistico non possono es– sere usufruite a vantaggio privato, senza una concessione dello Stato e :1 p.'tgamento di un cànone, che significano riconoscimento di pro– prietà pubblica. E Gorki ci assicura che quello che egli racconta, pare un muddolo, ma è "" /allo provalo. In un mir della Siberia, presso Omsk, ar– riva un'eco lontana della rivoluzione sovieti– sta ; si manda alla città, e viene un soldato bolscevico a dar notizie ed istruzioni; fa co– stituire il Soviet e dice : se siamo comunisti, dobbiamo requisire: avete una borghesia? - No; la borghesia non c'è, e non è conosciuta. E allora se ne va in cerca fuori : si prendono ostaggi in un villaggio lontano, e si obbli– gano a versare una somma. Avuto il danaro, sorge il problema : che farne ? Comprare un automobile per andare a spasso? Manca la strada. E il bolsce\ ico suggerisce : pigliamo una macchina per aver la luce elettrica. La macchina è presa e montata ; l'energia è data dal fiume, affluente dell'Obi; la luce vien messa in tutte le case. E allora nei paesi vicini tutti la. vogliono. Ma il bolscevico impone: fate prima dei ~ viety. Tuttavia gli altri mir sovietizzati non vengon trattati da confratelli: ad tSsi 11011 1',iutgna il stgrtlo, nè si co11ctde/'ug11aglifl11~a nel godimento del nu«•o blue,· si lime il mono– po//o dell'acqua e dtlln mauh,iza, e rosi si sjrul– /0110 fralernamenle i comunisti vi,ù,i. E qui bisogna citare testualmente: « I vi– « cini cercarono una borghesia ;1datta, requi• « sirono 6o,ooo rubli, costt uirono una scuola « per bambini e per adulti, fecero venire un -4' buon maestro, e posero quattro lampadine. « Uno dei nostri sorveglia le lampadine: va « nelle scuole col pretesto di voler imparare, « ma ha un orologio in tasca: e sorvegFa se ~ fanno ardere le lampadine più dello sta.bi - ~ lito. L'affare è "" tesoro, e noi euadog,uremo « tlOfl poco>. Pare un aneddoto ed i un fallo pr<r.;alo, com• menta Gorki. Ed è senza dubbio pieno di umorismo il fatto di una colletti\fità commista da secoli, alla quale il sopraggiungere di un rappresentante della repubblica sociale inse– gna la via della appropriazione monopolistica e dello sfruttamento commerciale. Abbiamo, nel mir della regione dcli' Obi, una comunità che, appropriandosi mezzi di produzione comuni, sfrutta le altre comunità circostanti. RODOLFO Mm,"DOLFO. (dalla CritiCasoàa!t) S. E. Fradeletto ci ba. telcgrnfnto e ha comunicato 11,rbi et ot·bi, che sporl!0 contro di noi qncreln. per diffamazione « con :unpin. fncolti\ di prove•, per l'nrticolo da. uoi pubblicato nel numero passato snlln. sua, multiforrne nttivit1\ di conferenziere, deputato, urchi– tctto, professore, impiegato com11nalc, ministro. S. E.•ignora, cvidcntomcnto, l'art. 39.1. ciel codice penale, in cui sj legge: « La 1>rova delJn vcriti\ è nm111c sa: 1° se In. « persona offesa sia un pubblico ufficiale, e e il fatto ad esso attribuito si riferisca « alPesercizio dello snc fuuzion i ». Attcsochè S. E. sia ministro; - atte• socilè un ministro sia pnùblico ufficiale; - nttesocl1è i fotti a lui attribuiti nel nostro articolo si riferiscono a.ll 'csercizio delle sue molteplici pubbliche funtioni (li deputato, professore univcrg;tario, i,n– picgato comunale, architetto goYcrna.tivo ccc. ecc.: - ne conseguo che non S. B. ci 0011eede facoltà. di pron1. ma noi abbiamo di diritto la facolt.i\ dcli!\ prorn. Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale è tutt:i negli abbonamenti :: :: :: :: :: :: L'UNITA Decentramento universitario Si è costit11,ila i11, questi !JÌGnii wn,·« As– sociazione clei laureati ,,ell' Università di Pndova •, che si propone di fc,vorfre con proprie ·in-iziative la JH"OBpe,·itcìdi quel– l'Ate-ueo. L'idec, - lodevol-issim<i - è d' oriaine tmwricntui. Ne9U Sl<lt·i Uni.t-i non v'è Uui– versità, pt"ivata o d't, Stato che sia, c1,i non acle,·isca un'assocfozfone consimile, i cu.i soci, ,iell'esercizio dei commerci, delle in– cluslrie, delle p,·ofessioni, dei p·ubbUci ·uflici, 1tou, dimenticano l'alma mater, e uon la– sciano passare occasione seuzc, di-mostrare ti suon di clollari il loro attaccam,,uto al• l'istituto, ctii devono la lo,·o cuUm·ci e presso il quale pnsstirono ·i miglio1·i am1,i clella lo1·0 •vitn. Questo attaccamento <lelln bo1·ghcsit, cw1e1·icun(I,alle Università è loie, che le clonnzioni pt·i-vate costituisco110, miche per le flnive1·sitcì di Stato, la parte ,na.ggiore dei pro·veuti ordium·ì, provettti che a noi - cittaclin·i del paese della lesina - ap– paiono funtasUci. Vi sono Uni-versittì con u-n bilcmcio a,umale elcisei a otto miUoni cli dollari. Le Universittì pr-i'vate, che sano poi le pUi antiche e rinomate, possiedono, a fo,·za di lasc,'.ti e donazioni, fondi patri- 1)ionit,li di pm·ecchie decine cU mffioni di dollari. .F'atte le debite propo,·zio11i tra la ,·ic– chezza cwieriGmu, e la nostra 1Jovertcì, per qmde ,·agione nullu di simile tivvie11e in Italici P AHche fra ·noi si h·o·vano dei t·icchi sfonclati, che lnscicm.o sommo cospicue ad ospedali, istituti tU be11cfìcenea, opet·e pie. Ma JJerchè 11,on e' è ness,uio che clia, vivo o mo,·to, una palanca aree<, alle Unive,·– sità P La ,·auioue è semplicissimd. Chi elci del denm·o, lo elci pe,· un determ·innlo fine, e v11,olealmeno esse-re cedo elio il sno denaro sia, i1111>iegnto seco11clo il suo desiderio, e uon alfrimeuti. Le Uni-versità a-mericn11c, con le, sciol– tczzu clella lo1·0 autonom,ia, dcìu110a que– sto t·i91w·rdo pieno afliclame11to. Chi. vuol fm·e una clonazione, pu.ò fnrla all' 011,iver– siUi ,iel suo insieme, pu.ò fat·lc, ad una si11gol" ltacoltcì o Scuola, cid nn siuaolo Istitu.to, pu6 fcirla, J)erchè 'fizio compie, la tcilc o Ili tal' altre, ricerca,, Il mifiarclcirio Carnegic va alla caccia. di 1t.omi·11i capaci, cli 1w111ini proinelte11ti, e fontl<1,espressa– meulc per essi 'ish"llfti forniti dei più a-mpi ,uezzi. Rockefeller fomla intc,·e Università, cliniche ist.ituti di ,·ice,·ca pm·a . .li: tu.tte queste fondaziowi sono vilnlissime, e damto pi-h cli ff"el che se ne poteva sperare. In ltaliu la generosif.ci dei p1'ivati è soffocala dal livellamento ccufralista e dal– l' •i11frcmu11ettenza dei politicauti e della, b-nrocrC1zia. In ltaUa le spese arosse pe1· le /'11ivcrsit& le fa lo Stato. I Consorzi unfrersifarb, costituiti JH"esso le singole t.:ufrersità dal Comu.ne e dalla Provincia, souo estremamente mi8cri: sono ,u,a. fìn– zi01ic per snl·vnre la fnccia., JJer mosl,·are che cuiche gl-i Enti locali prendono ci cuore l' Universit<ì. lllnlgrt1do i Consorzi, le Uni– ·versilà son.o e rimtmgono di Stato. Non si mette su ,,ni Istituto, se non p-iace a, Rouia: 1,011, si otlicne 1111, soldo, se 11011 si passcwo delle 9ioniatc nelle m1ticamere del llfinistero; non si può compnu·e un ,·anocchio o 11-11, 9omdolo cli spayo, senza i11vim·c a Romc, le .e pezze 9i11sti{icativc». E' se fotto deve dipendere eia Rom.a, è btm naturale che ness,mo VO{Jfia, -i-mpic– ci<u-scne. Chi in mio slcmcio cli malinl sa generosità. mettesse mano al porta/09/i. po– trebbe sta,· siclwo cli do-ve,· lolta,·e cont·ro ostacoli btwoc,·aUci sne,·va11-ti, e 11eanclteci campare ce11t'anni t·iescfrcbbe a t•edere nltuato il suo intento. Durcmtc le, gue,-ra. p~rsuasi della ne– ccssitcì cli un cel'lò afliatamcnlo frc1,le ri– cerche di foboratorio e le applicazioni lccuiche, alcm,,i iu.cl11st1·iali1n·omiscro nn paio cli milioni ai Labo,·afod cli fisicu e di eh h11-·ic(1,. Ed ecco che le,, b1iroc,·ozic1, cen– trale allml!Jll lo ZlltllJ)illO: sarei ('OllCCSSO <it.utti gli Istituti uuiL·e,·sitart tli /a1,•01 ·a.re per il pubblico, ma !Jli incassi andrnnno a Roma; penserà la biwocrazin, a ,-ipar– tfre al,. utili, tratle11eudo il 20 o O per il il-suo dist11,rbo. Se ali ù1<l11:striali di fronte a si11iili patti, si rifiutassero di ·uunitenere le to,·o promesse, av,·ebbero ni!Jio11e da– vcnclc,--e. Gl-i cuti loca.I.i,a questo moclo, si avvez– zano a. consicle,·a,·e l'Univers-if<ì come 1,u ·ufficio bu,1·ocral.ico qualunque; e pensano che, se va male, è colpa esclusiva ciel Go• verno. Le mnministrazio11i ospedaliere nei rappo·rl.i con le Cl-iniche vedono wi affare, si c,ccmiiscono a cavm·e dallo Staio tutto qti.anto 1>ossono, e lo Stato clal cm,to suo s·ciccan.-isce<1, t.frare 1(1, corcl<1, dalfaltro loto. Ne ve, <li mezzo, 1wt1wal,mcnte, l' Uui ver– si/ci, clte finisce coll'esse,· vistt, cli mol'oc• chfo, come 1111 o,·9nn.ismo parassitario, specialmente nelle 9,-ancli citlcì. Sen2:c1, dubbio, l"·inseanmnento 11,nh-ersi– tm·io ,·ieulra, fra ·i dove,-i dello Stato, e lo Stato dov-rebbe sempre foniit·e il 111,iuimo di mezzi 11.ecesscu-ioperchè l'Universiftì fu.nzioni 1.,ti/11/ente e con dccot·o. ..ilfa ciò/ non osta11tole Unfoe,·sità dov,·ebbcro cosU– tu.il· e, dal lato annrtinislt-ati vo, de{Jli orua- 11ismi <mlonomi. Di ,mc, ce,-fa, autonomia gode in Italia l'Istituto <li studi su11eriori. cli Firenze, che dal 1m,uto di vista didattico è un· Un·i– -ve1'sitc'i come le altre. Di questa tutlo11omia s' "vvcmttiyaia assai, non t-rdtc,·via,qucmto clovrebbe. An.clte u Fi,re,ize si riverbera l' opin-ione generale italianu cfrc<i 1c Uni– versità; e {rei le versone colte la massima pm·te tron sa che l'istituto di Firenze ~ ci-u.touomo, e lo considerc, come quattrnque altra scuotei di Stato. ilnch.e !Jli lstit"ti cli11,ici di 1llilano -vanno soraenclo con uu regime di a,ito– nom.ia: cippuhto pe,· qne.do sono ciss<ii favo,·iti, day/i Enti locali e dalla cittacli- 1uinza, e vengono su cou 1uur, soliditii di imJJia.-11ti ed m,c, laryhezzu di 1n·o9rnmmi, che s<irebbe -vcmo altemlersi eia 1m.' islit1t• ziouc del t-11tto soa9etlc1,alla, ;lfineri;a. Se si culottasse per tutic le Un,ive,·sittì il t·egitue di autonomi<i in viao,·e ti Fi– t·enze ed e,, lllilcrn.o, si scirebbe fatto 1,n areni pcisso. L(1,via è. se9nalt1,,mc, non si 1>1wlese91iirln,: s' opponaono gli interessi delle, bnroC'razici romane, e ciel poliUca n– tismo che le è strettameute teuato. Anche con un' cudo11omil1,moderai<,, il pubbUco si abit,iet·cbbe n consiclerm·e le Univc,·siU, come istituti citladin,i, che datici ciltù pos– sono attinae,·e forze per 1,n<i beniHtesti gara co,i ali nitri; e l'aiufo del/" mmiifi– cenzti privafo 110,i mancherebbe. Solltt11to <illo,·c1, si potrebbe clite che le Uuiversifcì poco {reqaentate e poco protlulUve mc,·i– fa-no d'esse,·e abbrmclo,wfe al loro clestino; culesso "t1lveccle U,iivcrsilà, anouli opic– cole, prospere o t·isiclic, souo com..e il Go• verno le rtwle. E soltanto nllon, 1wscercbbe spoutmietuueufe quel cliffere11zia111r11to e queltri divisione di lavoro {rei le Univer– siM, che i·11 vcuio s · ·i11,voccmocol rea ime atl,wle. ]lotto ci snrcbbe da i1wif.are 11e'lc l!u-i• versil.<ìamericane; 1na non tnlto. Jluchc le Unitic,-sità u.mc1·ica11e hamw i loro clifctti, chial"i e riconosciuti, tali da provocare ahì 101, vivo m.odme11lo pc,· la rif,,ruia. 1 Con– siyli anmtiaisfrafid delle l"uircrsitù ame– t·iccrne sono pieui di 1,omini cl'affari; i professo,·i, cli reaoic,,,ne sono esclusi. Per– ciò le ll-1J,il:cr~itci sono ffo,·iclissime clal lato vatrimoniale, hanuo dencwi fin che ne vo– gUono. 11e hmnio troppi, e 11e sperpertuio 11na buo11a1)nl°fe . .Jfa anche perciò lasciano ti clcsiclenirc dal lato del/ci p1·ocl11zio1tc 8cien– tifiw, in arucrelic scarsa. e meclioc,·o: sono troppo <tsso1·bilc nel/" preparazione 1n·o– fessio1wle, che ciel resto è piu.ltqslo som- 1,w,·i", per <Jltlmlo ispi,·alti a criteri assai pratici. C'è poi il cliteuo - cleploratissi1110 - 11cllc1,11omina dei p1·ofcs~o,·i, n/fillal<i fl'i consi[Jli incompeteuti ccl al Pre1:Jidculeche C8CJ'Cita, 1111' cwtor·itlÌ clispotiC(I,, s· è dato persino il wso di 101, Presidente fa- ·natico a11.tialcoolista, che ha licenziato s1t due piedi i professori non nstemi. Ma questi difetti snranno c0t-relti dall<i p,·os– sima rifonua. Per tutto ciò che si rifedsce allu car– rie,·a dei p,-ofessori, sarebbe bene che le cose rimnnessero da noi come sono: car– rie,-a di Stoto; ·no11ii11e pe,- concorso; gin– d-ici com.petenti nominati per elezione. Resti alle Facoltà. il diritto cli chia,mata. Ma aua·i se si o/fidasse ai contJiyli delle singole univel'sifcì autonome la uomina dei professori: ve,·-rebbe st, una fungaia di nullitcì, lrioufernbbero le celebrilcì claq1ia,·ta pa9iua, am·ebbe,·o libero corso ali i11trighi e i compromessi clell<i piccola politica di p1·otiincia. Qucnido si J)arla tli rifonn.<1, 111iive,-si– laria, si 111ctto110 d·i so/-ito le mani avm,ti, facenclo vecle,·e che il p,·oblema è compUca– tissiino, diflicilissinio. È 101, comodo espe– diente per non fat· nulla,. In ,·calttì le ri– forme d" fa re sono semplici e poche, e •uo,,. ci von·ebbc che un po· cli buona 1,.10/ontà atl attuarle. Le Università ital-inue hnmio 1.m.a, buona impalcai ,wa, 11,11, buono scheletro: ""' 11ca.11,o di polpo. E so,io troppo inceppate dalla burocrazia. Provveda lo Stato a dotarle del minimo di fondi necessario per 101, con·etto funzionmnento, e lasci poi che le Unive,·sitci faccia110 da sè. Pe,· quanto l'Italia sia lm,ui dal posseclcre le riccltezee americane, c'è cla esser sic tu-i che a,,cl,e fra noi le Università saprebbero cattivarsi lei stinm 1nibblica e una generosa sitJipatia,_ fonte di la,·yhi cifuti. ERNESTO LUOARO. La Soc. Anon. Editrice " La Voce "• direlta dal nostro amico Giuseppe Prezzo– lini, in Roma (Trinità dei Monti, 18), ha iniziato la pubblicazione degli Opuscoli dell'., Unità!. dove si andranno esponendo i punti princi– pali del nostro programma, e chiarendo i problemi politici della vila italiana. La collezione si è iniziata con l'opuscolo di C. Boscolo, dedicato a la ·ra~~m~ntanrn ro1oriiona . (un opuscolo di 32 pagine, ceni. 30; per IO copie lire 2.50; per 100 copie lire 20; per 1000 copie L. 180). L'opuscolo, che si può chiedere a tutte le edicole, è concepito con grande chl-a– rezza, ed è ul:lissimo per la propaganda di questo postulato del nostro programma di aziéÌ1c. Seguiranno ad esso i seguenti opuscoli: Lega democratica per il rinnovamento della politica nazionale: Che cosa ~ogliamo? On. Prof. Antonio de Viti de Marco: I problemi del dopo guerra; Raccomandiamo vivamente a tutti i no– stri associati e simpatizzanti, ma particolar– mente ai gruppi d'azione, l'acquisto di questi opuscoli e la loro diffusione. Ogni gruppo dovrebbe acquistarne un certo numero, da rivendere ai propri aderenti e simpatizzanti, come ogni aderente dovrebbe chiederlo alle edicole, domandare che fosse messo in ven– dita dappertutto, parlarne nei giornali, a cui collabora. L'opuscolo del Boscolo si può otlenere, chiedendone più di dieci copie, e invianòone l'importo al nostro giornale: Via S. Zanobi n. 64, Firenze. Si può aiutare l'"Unità" pagaudo subito l'abbo11ame11to, se,r;aaspe/– tare sollecila.1io11i, che richieJono ingenti spc<ie p1>stalie rendono pill gr..1v.!il lavoro dell'amm ini1;trazi 1nc- E01/JTO CASAGU Germu rup,t,usa6i/, Tipografia Galilcinna Via S. Zanobi n. 64 /

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