L'Unità - anno VIII - n.14 - 5 aprile 1919

86 • dl3l.'.l o rutura. pro--i1ma, dd ncnuco di-.t.rutto, • e menano il loro pa~c vincn.orc ncUa situa– « zlone del vinto. ,e Qualslai1 mercatt), su c1ueato punto. deve • cs~rc re!pinto: pcrchè non si mercanteggia e il fnmo principale della vittoria ,. Il O,rri'tr, della sera avrebbe ragione, se c. ~rutw prlncJp:ìlc della vittoria• fos'ie ';7 l'on. Sonnino quello stesso, che dall!1J!e':!~ a.spelta il 0,11ùr" e a~ettiamo noi. L'on. Son– nino not;i";,;cnt; ~on -;;r 1;;aiav\•isto~e la guerra 1ia ~tata rau! per ..Jlli: ___ ~ :J. aitcma .. auatro-ungar:!.(J),Jlla ha sempre ritenuto che qùc!tta foliC una pa,.tia. L'on. Sonnino ha f~~rr:!_. tolamcnte per IOS~i.l, ,·e<.– chia Triplice Allc:anu, m cui le tre Potenze alleale 11 itegu1,•ano nella graduatoria: 1. Ger- mania, 2. Aujtria, 3. Italia, una nuova Tripli- ( cc. tn tui .la graduatoria f033C : . 1. Germania: l. ftalli, J. Au1trfa. Da quC'tlOp1ogramma l'o- 0>1rtv ,!t· Sonnin,, nnn i è in.; 1 allonti).nato: e l" p, ..q:;u, tempre c.:on f,·rrea tenacia: on rni11•1f ltJ"JOf/'1 n ,,.,, p,-t',,utr onun1r. lotanlO li'rau Stefania Torr paiSa dalla Ntnio11e di Flren,e al GiorMI~ d•/Ja/i'a adcli• ritturn, a fare la cnm1:mgna per l.1 nuova In• teta ltalo-magiarn ; e Arm;mclo llodnig SC• conda la manovra di Frnu Stefania ncll' /dt'a '"''io""/,., Jt: anche per qucato lavoro :ii uti• li1za 1..·ome leva, la lotta italo-slava, che si è voluta per quattro anni allargare, invelenire, c1aspernre, nppunto perchè na il ,assaggio ol>6lil(tllo per ri'Jon,are aJ/'allt'a,,:a ilolo-ln/uro– ""'linm, Pccc-ato che l'amico Karoly, a un tratto, abbia a,·uto la strana Idea di mettersi a fare Il bol.cevtco: l'on. Sonnino amico di un bol– scevico r l'on. Sonnino è destinato a non auec– came un,! Ma ci pensano gli lugosla, i, nella loro inftmtile e groaolana esasperazione me– galomJne, a rlmeuere in tella l'on. Sonnino ogni volta che 1ta per capotombolare su un nuovi) sproposito. La fiumana sonnlnlana. I fini della polltlca rhe tende a perpe• tuare cd CIUJ>erare le lotte italo-slave sono stati sempre chiari per chi aveva gli· occhi per vedere. Sull'U,,#à del 3 maggio 1917, dici111nomlllcnovecentodlciaesctte, noi scrive• va~o: • In Germania sono incantali di quC-: • at'aC('CMO di alavofobia, da cui sono stati « presi a un tratto, a cominciare dal no\"em• • bre ciel 1914, tanti italiani, che non hanno « mai 11puto dove ~teucro di cau nè la Scr• e bia nè la Croazia. - Crediamo di non in– • gannarcl (ha acritto la Jf'u,r M1ìtu1g di Brc• « ma dcli' 8 dicembre 1916) se considcnamo « la questione adriatica come la piÒ vera sor• e gente di ruturediacordiencllc filcdeg 1 iodierni « alleati -, Meditino qucate parole quei nostri « slavofobi di buona fede, I quali. inghiottendo '" c.:iec11mcntele pan1.anc di certi giornali, si • « sono meui, senza sapere quel che facevano, ,. al servigi del Vrincipe di BOlow. In questo « problema 11 aggrovigliallo tutti i nodi della « qvestlone europea. J n quc,to problema si sco•- c trano In Italia intcsistl e triplicisti nost.al- • gici, democratici sul scrio e nuionalisti ma• « ~chcratl da democratici, la tradizione nazio- « nalc lt~liana e la mentalità d'importazione « prussiana. Ecco 1>erchè noi Insistiamo con « tanta pertinacia su questo problema •· Ma troppa gente in Italia non sa mccli• tare - a che serve meditare, se non si pos– siede ingegno? - o ha interesse a sfruttare le meditazioni teni.i. ingegno dcll'on. Sonnino. 1. Molti 11anno, sen,.a badare ad ahro 1 IJ <.'91'-l'o~l. Sonnino~ pèr5!§.:~ l~on. ~~~ • un ... uom9 one1t9 •• In fondo, è questo un sin• tomo ussat interessante del cle~iderio di relli• tudlne, che c'è nel nostro paese. e della scarsa fiducin, che ha il medesimo paese nella pro– bit1\ del nostri uomini politici: moti\"O per cui, non appena arriva al go\"crno un uomo di sicura onestà, subito molta gente gli s1 stringe intorno tenacemente. e gli concede un illimitato manda10 di fiducia, senza do– mandare altro. Bisogno di slcureu.a morale, bisogno di non pensare, bisogno di a\"erè un idulo, ceco una delle correnti, e non fra ' le minori, che <.'Ontrtbuiscono alla morbosa suggc~tlone sonninlana. =· J complici di Cavallini e di Bolo P:t– acià esasperano le ambizioni territoriali e le aspettazioni del gr_osso pubblico, per potere L' l.il' \ITA accu..urc a ,uo tempo quelli. che hanno vo– luto la guerra, cominciando dall'on. nnino, d1 cui frattanto sfruttano la politica. di non aver saputo riempinl sufbcientemente le mani ncll'arrnffa arraffa: d,,po a\"er tentato di farci pcrdtrt: la guirr.t, lav, rano a s.:ibotarc la pace. per poter dire finalmente: l'a\e\·amo detto noi! 3. Gl'impcriali~tl e nazionalis1i dall'ani– ma prth'llana. , hc hanno fatto la guerra da Roma o tutt'al più dagli alti comandi, e qualcuno che arrivò al fronte ... vero. scappò a gaml>c levate non appena senti il primo ni. more rlclla 111ma granata e fu rifonnato per ... cardlop.,lma, 1>reparanouDa nuo\"a più grande guerra dOJXl la piccola guerricciola Che .: finua or oi:,1• la guerra per essi è :,,Cmprc ma bella cota : tanto ,ono MCuri di non aria. 4. 1 ",lanau della Ca-'-3 Ansaldo e delle banche Inchiodate della Casa Ansaldo, che 90no 1tnte;: iUTJ>n 'IC Ja11o iCOppio della ~ un anno prima' del tempo previsto, \·edoa, nella pace immechata un guaio, un grllSi,O guaio per I minchioni, che :,0ttoscris!"Cro le obbligazioni del meuo miliardo: appoggiano quindi lo/o ,o,d, la i;<>litlca:,0nniniana, pcrchè Implica nuove minacce di guerr.t e quindi la continuailone dei guadagni della Cas:1. ,s. l municipali cieli' irredentismo. esaspe– rati da me1.J:osecolo di lotte locali iulo-slave,f non riescono a vc-lcre la possibilità e a com– prendere la nece~sità di relazioni pacifiche fra i due popoli: , pt-gglori rra es~i aspettano dall'eatcndeni delle 0<.cupazloni italiane in terre sla,•c la creazione di molti impieghi go– vernativi pagati da noi, ma di cui approfit– Jcrebbcro essi aoli. che conoscono lo slavo. 6. I delllocratlcl, che credono di ,cguirc il peMic.ro di Maulnl facendone un dalmato– manc e uno slavofobo ,cervellato, e tutta la buona gente, che prende sul ,crio le panzane dei giornali e non sa rcslfltere alla tenta• zione di urlare cpannclo gli altri urlano. e tutti coloro cho hanno bisogno di riforsl una ver– ginità t')()litica, di far di111entkare le catti\"e azioni eh.ii quattro anni p,1ss:lli, fanno a chi sbraita di pHt a onore e gloria dell'on. Son– uino, salvo n travolgere l'idolo nella pohere non appen,1 1outl la dire1.ione ciel ,·ento: Ca,. doma 'in1egni. . "T 7. 1 militari di profcs.slone, che sono stati M>rprcsldalla p.1ce come da nn d1sa.stro, e che vedono nel sorgere di nuove complicar.ioni in• temazionali la condizione ncc.'Cssariaper con– tinuare a far carnera nei depositi e nelle re• trovi~, e hanno negli Stati Maggiori dell'eser– cito e della marina i tu1ori dt'I loro interessi di ca.!la, non sono gli ultimi a soffiare nel fuoco e offrono ai giornali gli spunti per la loro propaganda, E nessuno pensa che, se I Governi non mettono giudizio una buona volta, e conti• nuano a dare ai popoli la impressione della mala fede ,. della mala volontà, nessuna forza umann potn\ impedire ali' Europa intera cli precipitare in_un nuovo baratro di sciagure, ancorn più terribili di quelle della guerra. L'USITÀ. La guerra di domani Il Com•cgno nazionalista di Roma ha fatto \'Oto cchc il Go\·emo. considerando che l'lta• e lia non può rendersi inerme in mer.zo a na– « zioni, le quali quando propugnano r aboli– « zionc degli armamenti, intcnd,mo con ciò • privare le 1>0tcnzc terrestri della k>rodifesa, « e accre:,,t•ono intanto la loro poten7.a n~wale, « che assicura loro l'f'sc~u,.f\"opredominio mon– • clfalc, provveda, dopo la conclusione della « 1x1ce,ali' asse:itamento del nuovo esercito, • mantenendo all'Italia i mezzi necessari alla « sua difesa terrestre e un programma navale « pfoporzionn10 alle s'ue necessità cli grande « potenza, in modo da a;:~icurarle nel futuro « i frulli della v1ttori.a 1 la t111cladei suoi emi– « granti e dt'i ~uoi commerci e la sua c~pan• (t: sionc coloniale». Le nazioni. « le quali, quando propugnano» ccc. ccc., sono l 1 lnghìhcrra e gli Stati Uniti. E l'Italia dc,·e, d..t ora in poi, prepararsi a fare guerra non solamente per terra alla Francia e alla ... Jn~o.,Ja\"ia. ma anche per mare a quelle nazioni. « le quali. quando propugnano • e('C. Cl.."C. Perchè cli una Società delle Nazio.nl. che limiti gli armamenti in tutti i paesi, i nadonalis I non ~anno che farsene. Se ne offenderebbero gli aziomsti dei Krupp, e dei Creusot, e de,tli Ansaldo. E senza i sus– sidi di queste oncsti.ssime industrie. come po– trebbero \"Ìvcre i giornali na7.ionalisti? chi fa– rebbe le spese nelle ekzionl al candidati nazio– nalisti? Decentramento o federalismo? Le rag1 111, che nell recente riunione del gruppo di Firenze h-1'lnOrndoth• ah·emini a t opporsi alla 1es1 fcderali.nica per ÙH.hiararsi fautore di una 1>iÙ rno<.lcsm autonomia comu• nale e provinciale. sono in<lubl)iamcnte d'una grande portata. Chi infatti non .si accontenti di 5\'entolare un nuO\'O bancl1erone. ma ,·,glia arnvarc presto a rh,ultati concreo. deve pro– ponti di ridurre e non di moltiplicare le op• t>()-ii:uoni, di \.\lenti degli organi esbtenti, an– z1chè crearne di nuo\ i, d1 tener conto delle tradidom arnrnin1str.atwe ormai saldamente co– stituitesi intorno alla pro\·iDC a. mentre una tradizione amminittr.ativa regionale o non è mai esi~tita, o i!Ì è perduta in 6o anni di go,·emo unitarlu accentratore. Ma se il liCmplice dcccntrame,to ammini– strativo, propugnato da Sah-enuni, r più facile eia ottenere, è per lo rpeno a.s,ai dubbio che eS!IO!>OSS.1 raggiungere l'efficacia rinnovatrice e liberatrice. che tutti noi ne ,penamo. Se gli organi politici e p,arlamcutari rimarranno tutti accentrati a Roma e cli fronte ad essi non si troveranno che i modesti consigli comunali e prO\•ìnciall, è indubi1a10 che, accanto agli organi poli1ici centrali, continuerà a fiorire una burocrazia i1wadentc, prc1xnentc e acc..en– tratrlce., la quale potrà bensi rin~mèiarc in apparenza a qualcuna delle ~ue attribuzioni in ra,·orc degli organi perirerici, ma non \'?rrà mai spogliarsi completamente delle sue fun– zioni di supre.maila e di controllo, e nella sua difesa delle posl1.ioniacqui,lte troverà un alleata validi .sima ndla situazione finanziaria. In un momento, infatti, in cui lo Stato de\'e attingere a tutte le ri30n,c del paese per far fronte ai • suoi impegni, anrl facile trasferire agli enti locali una parto delle ;Htribuzioni statali. ma sar:\ anche più facile rendere effettivamente nullo un tale trasforhncnto, negando ai Co– muni e alle Provincie l meni finanziari per provvedervi. Ma quRncl'anchc si potelt8Crosuperare que- .,o. difficoltà., notl ri\crrc1muo cho i Cvmuni 4 le Pro\incie fos c10 gli org~nt pi~ adatti pe~ adempiere a certe funzioni, come i grandi la• \'Ori pubblici C l'Istruzione media e superiore, che non possano es-ere amministrati con cri• tcri locali, ma ~lltui!k.."Ono qua.si sempre degli interessi regionali. i;: vc·o che la regione. se esiste come unit:\ cli tradizione, di abitudini, di interessi nell'Italia acttentrionale, InToscana in Sicil a, non esiste lnv'°ce nell'Italia Merldier nale, dov'~§., tutt'al più corrisponde alle attuali provincie. Ma è anche vero che appunto l'Italia me• ridionalc. più cli ogni altra parte d'Italia, ha bisogno per le grandi opere pubbliche cliorgani, che si pos-.ano sottrarre alle piccole influenze locali. / Per tutto ciò la creazione soltanto d'organi ~ apprescntativi cd amministrativi regionali con utonomia larghissima e con 1'a"90rbimento di uasi tutte le attribuzioni attuali dello Stato uò con.:,iderarsi come il mezzo efficace per istruggcre l'accen1ramento e l 'elcfant1a.si del potere burocratico. Questo 1r.ezko è indubbiimcnte dl attua– zione assai più difficile; cd oltre ;,.Ile ostilità della burocrazia e di tutti i 1'1UOi alleati. sol• le\"erà. i dubbi, le diffidenze. forse r opposi• xione-di quanti in Italia temono :mcora che il i,cntlmcnto unitario non sia sufficientemente radicato e che un ritorno alle autonomie re– gionali rappresenti un passo addietro cd un salto nel buio. Per fortuna non ..,arebbe diflicilc il dimo– strare che ques11 timori, come anche gli altri, che si 1>0trebbero rdfarciare nei riguardi dcl– l'unit..\ economica nazionale, :,ano per lo meno esagerati. Ma in ogni modo non C quello il punto fondamentale. Se si è con\"inti che la necessità 2iù~!!~!!t~,clella nostra vita e~ è quella di cll'Struggcre l'accc.ntramento ~– crt'tico, sf de,·e anch~ooscere che~ d1Struz1one rapprC!tenta una vera e grande ri– voluzione, che spo terebbc e sconvolgerebbe una. rete fonnidabile di interessi. Ed una tra• sformuionc di questo genere, che solo in ap– parenza sarebbe amministrativa, ma nella so- stani.a :,a.rebbe pohtu:a. e :,0eiale, non si può raggiungere senza atTrnntare I rischi e le tn• cognitc d1 tutte le rivoluzioni. C. LUZZATTe. PùSTILLA LI mio pen~icro non è stato afferrato in tutti i suoi clementi dall' :1mico Luuauo. ln– fatti sono com•into :rnch 'io che un ,c:ZS!ce e decentramento amminl.strath"O• non · ye,.. ~~'!!l _pr~lema : es,o - non fare~ ;; non trasferire della burocrula statale centrale alla burocruia statale pronnclale alcuae o molte delle funz·onl oggi monopollua1e dal minl:>teri. Quel che, invece:, Importa ,c:iprattato è che la. intera burocruia statale, centrate e~ provinciaJc, ia •pos~tiat:I di molte dette at• tuali funzioni. F. questo s~nto dc,·e av\·enlre a fa\"Orcd1 enti locali, ,J,11;,,,~ ,-,,._ pnub11t, dal/,, 611rocr,1:la 1/Jlo/r, e fomiti delle risvrse finanr.i.1rlc corris1>9ndentl alle auove funzioni, riiOnse che de\·ono c.11erc trasferite, insieme con le dette funzioni, dallo Stato agli cuti locali. J nsomma, bi.!tOgnadlsllngucre il « deceatra– mento ammmi.trativo » dalla • rkostit~ delle autonomie locali .. o • rederali»mo • che dir si voglia. li rcderalismo oppone le autonomie locali alla bu.rocralt"i""za1.ione statale ; il decentramento oppone gli organi provinciali deU•= zionc. :,tatale ai ministeri.~ ~ sono op_poste: sono dh:e~, e deb,l?ono ~ coo,.!P.lcrnentari. C,oè tanto Il fcderalla>o q~anto ff dec~ntrame ilo sono necellllri: Il primo per liberare li paese dalla aoffocask>oe della burocrazia statale sia t'entrale, ria pn> vindale: Il secondo otterrà che le run&tonj, che alla burocras1a statale rimarranno anche nel nuovo regime, non continuino ad ouete monopoliz1.a10 e :mbotatc, come aono ora, dal• l'accentramento miniiterlale, Stabilita questa ma~ima, Il problema da rWOlvere ò MS !a ricostilUz:one de.Ile a11&onomie IOCallo fc<ienlliamo d.bb.U a\!\'e•ire IOtto la forma di rtgHl#OlùtftO, oppure ac il trasferimento delle funzioni e delle entrate 6nanalarie lt.atall debba a\"\"Cnirea vantaggio dei comuni e delle provincie. Io sto ;'!Crquc,ta eeconda toludooe: pcrchè i comuni e le P.rovmclc già caistooo, mentre le reg,ona .ono organismi lneailteall. I comuni e le provincie sono, certamente, or-– enimu Cleboh e m&tesii, offi.B& WWW fil! appunto w~~è~ Er~a.iraltat:re _n. ria • "vuotati cU.9JOl~Jo,e.frnnfcri tnH· e bisogna appunto rc,titulrle alle loro fumiooi, cioè fortificarli e renderli liberi dalla buro-– crazia statale. Ma ,nchc in que,to, se non m'inganno, il dissenso è pili di forma che di SO!ltan1.a,più di oppor1unità che di programma. lo, infatti, ritengo che le pro,•incic attuali, arricchite df funzioni e di redditi e rese perfettamente au– tonome, debbono, nella loro incondiaionata autonomia, a\"erc racoltà non solo di eoat0r– ziani per Intraprese d'interesse comune (la• \"Ori pubblici, istruzione Inferiore e media, cc.). ma addirittura di fondersi in amministrazioni regionali più ,·aste e più compleuc. Ma questi con~rz.i e queste fusioni deb– bono nascere dai bisogni locali, ~sere volute da!le amministr:izioni autonome locali, e aon deliberate e di-,egnate n priori dal Parlamento centrale. Se la riorgani:r.1.azioneregionale è una neccssi13.,ci penseranno gli enti locali, che sen– tiranno quecita nc:cc.. ~it:ì, a trovare le vie per soddi~farla, second , le loro convenienze, che nessun parlamento centrale può a priori e une. volta per sem~re definire. O io m'inganno, o credo di eaSCre ancora più foderalista dell'amico Luzz.atto: pcrchè egli farebbe nascere le regioni da un atto di v~ lont:\ dei poteri ct:nlr:tli : io l..1scioche nascano, se proprio sono nects3aric, da libere fu.sioni delle autarchie locali. g. :i. Abbonatevi subito: la forza di un giornale settimanale è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: ::

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