L'Unità - anno VII - n.34 - 24 agosto 1918

166 dcll'on. Sonniuo ai collaboratori in ,ottordine del– l'on. Sonnino? La lattica dello struzzo 11011 è riuscita mai utile a chi l'ha seguila. 'cl cafo attuale essa consista nel non volei· \'edere quello che sfonda gli occhi da ogni lato: che cioè l'on. Sonnino rimane sem– pre ancorato alle dichiarazioni dell'ottol>re 1917 e del gennaio 1\118: egli non ha a\'ulo mui e non in– tende avere mai nel suo programma di iUerra una lotta a fondo per la dissoluzione dell'Austria nei suoi elementi nazionali; parlanelo degli Slav, del sud arlopera sempre il plur.1le, 1° 1>aoionalità jugoslave, per indicare che a suo rmrere una 11a– zione jugoslava al singolare non esiste, ma esisto– no solamente serbi, croati e sloveni, destinati a essere sempre cani e galli; unico sen(irnenio comu– ne agli Slavi del sud sarà sempre, secondo l'on Sonnino, l'odio per l'Italia, perciò l'l talia farà be. ne a non seguire la fisima d'un compromesso con essi nella questione adriatica, si prenda a ioro fll>e– se tutto quello che può afferrare, e ne abbandoni quanto più è possibile allo sfrutlamente del' tede– schi e dei magiari, Questo era il pensiero politico dell'on. Sqnnino nell'aprile 1915; questo è .il pen– siero polilico dell'on. Sonnino oggi. Se riteniamo che·l'on. Sonnino siR il solo uoi'n~ politico possibile oggi al ~linistero degli esteri; se rityiiamp che non noi inlerventis,i abbiamo soste nuto fìnora l'on. Sonnino, ma !'on. Sonnino sostie– ne noi interventisti; se riteniamo che se l'on. Son nino lasciasse ii' :vlinistero degli "esteri, l'Italia non avrelbbe ])iù esercito ca.pace di battersi; e v&– drebbe l'on. Giolitti a Roma II i:li austriaci a Bo– logna,, - se questa è la nostra opinione, inghiot– tlJJ,mo a occhi chiusi anche le idee dell'on. Sonni– no; smettiamo di invocare una politica, che !'on. Sonnino si rifiuta di darci; nhbari_doni~mo la tatti- Nel ·porto I L'.-n. Ca11eipa,preoccupato di difendere li< buo– na faJUa dei lavora.lori t.lel porto ,li Genova, ha volut,, smentire una « leggenda calunniosa "• a cui nell'a.rticolo, cui egli si riferisce '(La moda delle cos(ru:iom navali, nuroern 4 agosto del• l'Unftà) non era làtto nessun accenno neanche accidentale. L'on. Canepa ha letto i queU'a1 licolo: « coope– rativismo operaio •, e ci ha visto senz'altro una « manifesta allusione " al porto di Genova; ed ha reclamato a nome della classe operaia. Ma in un articolo, in cui enumerali pa.recchi fattori clfe a pace fatta ,dovranno provocare un aumento del tonnellaggio disponi bile in tutto il mondo, è evi– dente cheJaccenno al cooperativismo non pote– va a.vere· che carattere generale; il limitarlo, non dico al porto di Genova, come ha sospettato l'on. Canelpa, ma a tutti i porti d'Italia, avrebbe ridotto a poco meno di nulla il conircbuto che, n mio giudizio, questo daitore <potrà, esercitare sulle dispo_nibilità: di tonnellaggio mondiale. Le limitazioni imposte dal cooperahvismo al traffi– c1J mondiale non sono, infatti, una specialità ita– liana, e tànto meno.,genovese; ma hanno un carat– tere universale conispondente all'universalità dei mezzi di lotta e di resistenza. addperati dalle or,ganizzazioni dei Ja,vorqtori dei porti. · La difesa, che l'pn. Cane1>a ha falla, dunque, al porlo di Geno\'a. era perfeilamnnte. superflua: salvo che la sua lettera non debba interpekarsi nel senso che il coopérativismo operaio, se è di regola, una ca.usa di ritardo nelle d!>Cil'azionidei porti, ciò per il porlo di Genova non è vero. Da questo punto di vista; oggi rion ho difficol– tà a. riconoscere, in massima, fondate le osser– vazioni den·on. Canepa, pe,,chè sare.tfue troppo semplicistico addossare ai lavoratori la causa del ritat'<li con cui si svolgono in quello se.alo alcune operazioni portuali e degl'ingorghi che vi si ver( fica.no periodica.mente. Ma sarebbe desidera.bile che l'ardore della. lotta contro le « cose 1a.lse " non velasse iI nostro sguardo ·finn a nasconderci _ qua.lche verità un po' amara. In 'aJcuni porti, -Genova compresa, la guerra ha L'UNITA Cd. funelola di voler fare una politicu nuova con un o<>moche non vuol saporne, e al quale uon è tie facile nè lecito cambiare le cane in tavola. Opp1,1rerite11ia1no che ì~ politica dell'aprile 1915 siu. divenuta. ora,nai insostenibile'/ E allora smet– tiamola di prende1·selà coi funzionari dell'on. Son– n1110;srnettiamQ di lmuere la ~ella invece di bat– tere l'asino. Una volta avevamo j re, della cui o· pera erano resp.onsabili i ministri; vogliamo in– venta.re per l occasione la figura del ministro, della. cui oilem sii: resvonsabile ... jl portinaio del Mi. nistero'> I Quanto al dissidio Orlando- onnino, il ,lusso– lini ha roille ragioni a J}()nsare iv ~l di logica che. se esistrsse, a quest'ora ,wrebbe già avuto la sua soluzione. ~fa. la logica non sembra molto in ono– re, nelle sfere gornrnative italiane, in questi tem– pi cala1nitosi. ,. 'on ave1nmo, forse, per sedici mesi, fra l'estate del 1916 e l'autunno del 1917, un Mi– nistero Bos.elli, che fu nn continuo obbrobrio !llla logica? · Anche in questo non l!i è lecito chiudere gli oc– chi per non vedere. Chi Yuole sul serio la politica! nuova - e ,Iussolini è Ira questi - deve decidersi a parlar chiaro l\nche all'on. Orlando: de\'c dir– gli, cioè, che la politica da lui iniziala minaccia di nimfragare nella più disastrosa diffidenza ge· nerale, se egli non ,•iesce a \'Olerla energicamente come ha saputo vederlri chiaramente. L'antica. po– litica dell'on. Sonnino avev,i tutti i difetti di que– sln mondo. ma era una politica rettilinea, çhiara,, oriranira. Or rimanere fedeli a quella politica; o adottarne francamente un'a.ltra., che sia anch'e!l-"-9. ,·rllilinen. chiara., organica. Una poliliCil in pàr– lita doppia non la voglia.mo. Non può essere e non sarò.. g, s. di Geriova. imposto ai lwvonanti la rinunzia a qualcuna delle condizioni -di privilegi~ preesisteuti, riunu11zi11, che dalle classi la:vornu'ici è stata accettata, e qualche voi ta. è staia. fatita sponianeamen.te , gra– zie ad un fattore che io oso metter~ alla stessa al– tezza cli q1iel ,dovere cit•ico, che l'on. Canepa - in, questo più fortunato di molti colleghi e compa– gni di fede - è riuscito a in(ondere ·nella massa operaia di Genova. li fattore, a cui alÌudo, è l'elev.amento dei sala- 1•ie _-1aloro regolarità: Non è un segreto per nes– suno, che la retribuzione del lavoro portuale ha dappertutto raggiunto cifre, che è stato possibile tocca.re ·solo 1>erchè lo Stato, unico ricevitore og– gi, preoccupato oei problemi di urgenza più che di costo, non .ha esita.LOa Sdpportare gravi sacri– fici flnanzi~ri prn· di ottenere la voluta celerità. I miracoli accennali dall'on .. Cane,oa sono dun– que il corrispettivo di salari ... miracolasi. 1n·mol– ti luoghi questi a,umenii sono stati ottenuti con sospensioni cli lavoro, sia pure brevi, 0 col ri– fiuto di c:ompiere opere meno retribuite, e con si– stemi analoghi. E' possilbile che a Genova non si sia verificato nulla di tuttio ciò, e 1 che ogni cosa vi si sia svolta senza dar luego i1 quegli ~isodi d.i indisciplina « ci,vica " che fecero chiedere, in altri porli, la militarizzazioné dei lavoratori &11· che da loro capi autorevoli? Anche quando a quc~ta domanda si risponda affermativament.e. cioè' .resultasse c:he so/tanto a Genova si è avuta, delle esigenze del Paese, ima coscienza, che altrove è in parte mancata - re– sta sem 1 pre il fatto che la celerità e stata ottenuta. sopratutto grazie ;_ll'elevato guadagno. E questo. dico senza. ombra di 'malevolen.za per i lavoratori del parlo, non diversi, da questo lato, da tutti gli altri operai. Ma !'on. Ca.nepa sa bene 1) che in tem1ii nor– mali vige la ferrea legge economica che non con– sén,te retribuzioni tanto elevai.e quanto· quelle og– gi coni,sposte dallo Stato : 2) che l'organizzazione della mano <l'opera l)nò ·a.veo·e un effetto noteYOle sullo s,,iluppo del commercio portuario. Ora nei regolamenti di ,lavoro in vigore a Ge- nova si ha una edizione moderna degli statuti delle cooperazion.i di mestiere medievali: nume– ro di lavoratori limitato, divieto di passaggio da una categoria all'altra, eslusione di lavoralo.ti per ragioni di età, obbligo di 1111a certa parentela con altri lavoratori 1lCr ceni mestieri, divieto di la– vora.re in zona chvel'98 dalla propria. E~ eiic. • un insieme di norme, che non. ~i sa fino a. qwi.l i,unto pos.,nno essere giustifica.te, e che nella pra– tica flnbcono col crea, e una rete di interessi e di divieti, in cui Mn è più facile vedere l'interesse ge– nerale, e dietro cui si nascondono comoda.mente appunto quelle !persone che sono interessate ai ri, ta.rcli per i !orli lucri che ne derivano. E' appun– to da quosta regolamentazione mir,uziosa ed asfls– siant.e che sono derivati sem1)1-e molli ma.li del porto di Genova. Questo ri ergere delle' Corporazioni medievali tende forse ad accelerare il commercio? ;'son deri– va da e,sso un maggior costo e una ma,ggior len– tezza per tutt.e le opernzioni 1>01·t11ali? Non permel– iP questo complicato organismo a un grande nu– mero di para sili di vivere sui lavoratori e sui comme,rcianti? Quando io nell'articolo, rhe ha cl11tooccasior.e alla lettera dell'on. Can.epa, aCC'lnnai alle (orche caudine del cooperalismo operaio, non ,Intendevo fa.re un semplice proolema. di tempo - qual'è oggt di tronte a!le necessità della guerra. - ma anche un '1>roblem~ di costo nel quale, in deftniiiva, si. risolve il tempo in condizioni normali. E non v,– do perchè lo stesso problema non debba. sot1iere per il porlo di Genova, nel quale il fenomeno p<r– trà avere minori proporzioni che altro\'e, ma il cui o, di11amento è lungi dall'eesere ancora per– fei\O. E' an.cora fresco il ricordo delle polemiche itul– le spese che navi e merci affronta.vano nel porto di Genova, in confronto di altri concorrenti ; ed al Consorzio· devono essere ancora visibili le tracce oi quei miracoli di acro'bati~o sia ti~tico, con i quali 'si voleva dimostrare cbe a. Genova tutto an– dava per lo meglio. Non è I) momento di riaprire polemiche ora sopite; ma mi permetta !'on. Cana– pa di essere com;nto r.he nonostante U buon vole– re della ela.sse 0QC1-aia,anche a Genova il coopera– tivismo non i>uò non a.vere gli effetti, che d•rivano dalla sua intima natura eminentemente protezio– nista. _Compiacciamoci, dunque, che le condizio– ni eccezionali della gue1Ta abbiano condotto a notevoli e benefiche innovazioni néll'or\:tinamenlo del lavoro del pòrto di {;enova ; ma riserviamoci di vedere a suo tempo in condizioni normali, come andranno le cose e se nel dopo-guerra, - come scrive l'~n. Cane1pa.,- '« gli operai saranno lroi>– " po accorti per non sapere ch,_e il loro benesSlre u è in !unzione dello sviluppo del commercio por– ,; iuarlo e che questo alla sua volt.a è in rappor– " to diretto coi perfezionamenti tecnici. ,, - Au– guriamoci insomma che ci sia dav\'ero uo coope– rativismo. opera.io - quello di Genova - diverso dagli altri, e in materia di tariffe, ruoli e tur– ni, più illuminato che altrove. Ma, !LSP,ett!amo per vederlo aJl'aito pratico, a guerra finita. Epicarmo Corbino. LA CARRIERA DIPLOMATICA Un decreto Luogotenenziale mòciiflca 'le nonne dell'esame di concorw per l'ammisssione alla cat•riera., sta !hilen.do che la slanogra.fla debba or– nare la mente e il cuore de'i futuri diplomatici e consoli italiani. Non solo, ma la slenogrwfia di– venta materia principale nel concorso: nella. tr.– beUa delle votazioni, 1tll'esame di slenogra.fta (18 minuti di scÌ 'itlu.ra e 50 minuti di trascrizione) spella il coetfici ente cl i voto «600u - mentre alle lingue straniere, al Di1itlo civile, commerciale, costituzionale, ammini~lrativo e penale è fissato un coefficiente di voto «450" o giù di l}: e il coel– fìciente «600n è uguale tanto per la Stenografia che per la Storia ~ per la Geografia ... E' noto - commenta l'EpOca - che gli amba· sciatori della Repubblica Veneta erano degli ste– Pografl celerissimi. E che la sten~grafla eta fra le arti-belle predilet~ a Cnvour e a Bismarck. \

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