L'Unità - anno VII - n.31 - 3 agosto 1918
154 score la necessllà El la convenienu, in ogni zona bilingue o di genti commiste, di contemperare le raoioni etniche con i fatti ai ordtne storico e to– pografico. Essi medesimi questi criteri I, hanno invocati ~er giustificare le loro aspirazioni uei il1.,trelt1 contestatissimi di nar.ionalità. bulgara, greca o albanese, sopra i quali od oltre i qual, la Serbia tlistese i suoi confini, dopo l'ultima guerra bal– canica del 1912-1913. Quelle ragioni geografiche in– vocate 'allora dalla Serbia per sè, valgono a for– tiori per l'Italia. E non occorre insistervi per chiunque non ignora le innumerevoli pubblicazio oi in contradditorio sulle miste nazionalità della Macedonia. Essi sanno quali af!E:tli, quale debito di tradizio– ni, avvinca l'Italia alle sue care ciltarline di Zara e di Fiume, che l'ossequio alle convenienze del nuovo Stato Jugo-Slavo ci fa riconoscere come co– lonie dentro a un territorio di altra nazionalità. Similmente considerino essi (e da noi avranno !'ugual trallamenlo, tatto alle colonie etniche al– banesi, francesi, ecc.), le loro colonie dell'Istria e del Carso. Perchè l'intesa sia durevole e fecondn occorre che i più illuminati apostoli della Jugo– SlaviR s'adoperino presso i loro seguaci per aiu– tarli a disimparare la lezione delle geogra{le au– striache e ad orientarsi, invece, nel loro stesso in– teresse e per la loro più feconda unità, verso ·1e ooncezioni mazziniane. * * * 1n quel medesuno passo di ~1azzini, che essi ci– tano tanto volonieri: " _\,fa da Fiume lungo la cc sponda dell'Adriatico, fino al fiume Bojano sui cc confini dell'Albania, scende una zona sll.lla qua– cc le, tra le reliquie delle nostre colonie predomina cc l'elemento slavo ... ». Queste parole hanno uru premessa apodittica: « L'Istria e nostra». E per comprenderla ~arà bene rileggano le pagine da lui seri tte, prima e dopo la in fausta campagna di quell'anno, nel 1866. (Voi. XlV delle 071~rc /,d. e lned. dell'ediz. incominc'iata lui vivente). Vi tro– Yeranno sviluppale le sue costanti previsioni in– torno al fatale destino dell'Impero d"Austria e del– l'Impero Turco in Europa, destinali a sparire ner lasciar posto al libero costituirsi delle nuove na– tionalità. della penisola balcanica e della regionr danubiana; ribadito il concetto della mi8sione ila liana, iniziatrice e alleata del molo d'emancipa zione delle popolazioni slave, soggette ai due im– peri moritUii; ma vi troveranno anche più che mai chiarito il senso e il perchè del con(!ne naturale delle Alpi necessario all'Italia, non solo come ne– cessità s;trategica, ma come reintegrazione di carne vi-va appartenente al corpo della nostra patria. " * " Quando le sorti della: guerra del 1866, condotta secondo le frodolenli combinazioni della diploma– zia segreta, non secondo gli 'interessi dei popoli, terminiva per noi co11una Pace, che :vtazzini sti– gmatizzò come udisonorc e rovina 11 1H1C'ht· ccalt– " bandonava al nemico il Trentino, i passi delle • Alpi Friulane' e l'Istria, chiave della nostra cc frontiera orientai e, la porta d'Italia dal lato del– "l'Adriatico», il dolore dell'Esule, che aveva so– gnata la Patria finalmente unila, prorompe in quel suo scritto del 2:'> agosto (voi. XIV, p_ 212) nel• quale la sua antica fede unitaria proclamava an– cora una volta, innanzi alla diplomazia d'Europa, il porro unum necessarium del programma ita– liano: « La religione italiana di Dante ( cc a Pola « presso del Quarnaro - che Italia chi ude e i suoi « termini bagna») è la mia e dovrebbe esser quel– cc la di tutti noi. Le Alpi Giulie son nostre come le " Carniche delle quali sono appendice. Il litorale "Istriano è la parte orientale, il compimento del • litorale Veneto. Nostro è l'Alto Friuli. Per con– .• dizioni etnografiche, politiche, commerciali, no– " stra è l'Istria: necessaria all'Italia come sono " necessar; i porti della Dalmazia aoli slavi me- cc ridionali. ' cc Nostra I!. Trieste: nostra t la Postoino o Car– " sia, sottoposta amministrativamente R Lubiana. « Da Cluverio a Napoleone, dall'Ultraeque (Vene– " da 8 Istria\ pro una pro_vincia habentur di Pao- e .o Bi L'UNITA " lo JJia~ono, al " due grandi montagne dividono "l'Italia dai barbari; l'una addimandata monte « Calvera, l'altra moute Maggiore nominata w di "Leand,·o Alberti, geo,i-rafl, storici, uomini poli– " lici e militari asseonarono al!' llaliu i con{tni uc– " cennati dall'.1.ligh1eri e conferma,i dalle tradì– " zioni e dalla favella ... Questa pace, rovina al « paese, ci condanna alla necessita di una nuova " v1ierra; e la guerra, non gipva illuderci, u·ove– " rà. l'Austria più forte e com1>atta di prima"· (voi. cit 1>. 216, 227. E' per questa nuova guerra fututra indepreca– bile ch'egli tracciava il suo profetico programma· « Siano le alleanze del l'Italia coi Popoli aggioga li « forzatamente al carro dell'Aust1 ia, coi popoli « che devono essi pure rivendicarsi libertà e indi– " pendénza. Sia la nostra yuer.-rt la gueri-a delle "!\'<Lctoni. Levale in alto la bandiera, non sola– " mente d' lln interesse locale, ma d'un principio, « del principio che da oltre mezzo secolo ispir(\ n "signoreggia ogni moto europeo. Scrivete sulla « vostra le sante parole: per noi e ]Jer voi; e agi– " tatela, protetta da tutte le sparte che possono « snudarsi in Italia sugli oochi :li Boemi, ai Serbi, « ai Romeni, agli Slavi meridionali. alle popola– " zioni bipartite fra l'Impero .\ustriaco e il-Turco. " Là stanno le soni d'Europa e le vostre». (voi. cit. p. 184). Parole che raccomandiamo nel loro spirito e per i'alta concezione, ai pubhlicisli jugo-slavi, percbè, liberandosi dalle suggestioni d'un passa– to rec(lnle (ma ormai seppellito sollo questa ma– rea di sangue versalo dfl.i po1,oli, vittime delle ultime autocrazie feudali d',Europa), sappiamo edu– care le masse della loro nazione dai tre nomi a •seguire la bandiern, non più ct'un interesse locale, ma ct'un pl'Ìncipio. Quello spirito di litigio, che l'Austria pe' suoi fini malvagi tenne acceso sui margini delle nostre nazioni, dev'essere spento: chi lo ,riattizza è traditore, serve al nemico._ I.a nuova J ugo-Slavia guardi a' suoi nuovi porti, ai suoi dilatati orizzonti, alla sua grande missione che l'assorella all'Italia, Sarelihe indegna di que– sto suo av,·enire, se non sapes,e detergersi dal!e anguste diatribe di ieri. Si volgano gli Slavi meridionali a questi nuovi orizzonti. " I grandi pensieri creano i grandi po– poli ,, scrisse Mazzini. I centri di gravitazione delle nazionalità con– finanti con noi non sono a Gorizia ,nè a Trieste, ma a Lubiana, a Zagreb 1 a Osek, a Sarajevo e in quei porti della costa adriatica, che l'Italia stes– sa of!i;irà domal\i ·alla loro attività fraterna per un avvenire di prosperità e di amicizia feconda, da svolgersi insieme sul mare comune. Couvinti propugnatori di una intesa coi jugo-slavi, confi– diamo che al mutato orientamento degli spiriti. di cui fu solenne manifestaziene il Congresso del– le nazionalità oppresse dall'Austria tenutosi in Roma, rechi qualche contributo non inutile que– •sta no;tra scrittura, dettata dal desiderio di leali durevoli accordi per la liberazione dei po– poli dalla incorreggibile e sanguinaria autçcrazi"– de~li Ah~burgo. Arcang-elo Gbisleri. Detti · memorabili ln uno scritto. presumibilmente deJl'agosto 1915, il commendatore Cavallini espone al Kedhlve il piano d'azione, che si deve seguire pe~ lpromno– vere gl'lnteressi della Germania in Italia. « Imprudente sarebbe - scrive a un certo punto « - andare bruscamente contro corrente: occorre « invece una cura di anni fatta con calma, pru– " dP.nza ed abilità... occorre creare screzi fra g!t " alleati, occorre contrq.stare le pretese serbe, per " far credere ad aspirazioni imperialistiche ita– c< tiane, ecc. o. L&:.:itifl;lif'. tr.'e: •; t"'~ 1'-"\';;'ii,!" '1/tllUI X!!UZ:::tA*'i'C'"&7i7"'-".i J • iflr-~– l!!IQI JiMli!.r,,'!'iiilt'/J m: iJ?i ;.o"':O 1~r • ~ 4 : e~•b illitlii\\ltt,M."'11-N'J.•;otialn'lì::'i:e'-'.,,y~{t:.:I IR'llmflH'l!'t»!!W l!ì!'e?i!ir'•lKr•:•l~;t~ • B(,em1a, Jugosìavia e ltalia Dèdichiamo il seoue11le scritto di Edoarcto IJenei IL quei 11ostri c;eco{lli, che sono nello stesso tempo e in buuna fede iuqoslavofobi. r.'autorild del He- 1tes ctuvrebbe deciderli a scegliere la loro ·via con clii«recz<L di idee e con serietà. ~:on si può esse1·e amici degli uni e nemici degli altri: o allearsi con entrambi i popoli contro C<1sa d'Austria, op– pure allearsi cou Casa et' Austria contro l'uno e l'altro popolo. /Jisoona decidersi. La questione dell'Adriatico ed i (apporti degli ,uiliani Cùn ,i jugoslavi, sono problemi che richi&– do110 la maggior attenzioni¼ ed i czeco-slovacchi, rhe vi sono direttamente interessali, hanno for– n,ulato con molta precisione le loro idee in propo– sito. La quesiione _Per loro si pre5enia nel modo segnente: t• I czeco-slovacchi considerano 'come uno de– gli articoli essenziali del loro programma politico l'unificazione di tutti i jugoslavi senza eccezione. Essi non potrebbero esser liberi se anche una sola piccolissima parte dei jugoslavi restasse al– l'Austria-Ungheria poichè trasi!lnerebbe necessa– riamente l'Intesa ad accettare la conservazione della -'1onarchia dualista. 2° I czeco-slovacchi considerano come condi– zione essenziale di una 1>ace duratura l'accordo rlef!nitivo fra ju(Joo·lavi ed italiani in confor.mità ai principi democratici morle·rni. Questo accordo non deve essere imposto, ma stabililo e riconosciu– to dalle ùue parli e seguilo inoltre da trattati di alleant.a fra i due popoli contro il comune nemico: i tedeschi ed i magiari. In questo modo sarebber" vossibili relazioni economiche fra l'Italia da un lato ed i Balcani, la RomnniR e la Boemia dal– l'altro. La question~ dell'Adriatico e dei rapporti Ira italiani e jugoslavi comprende pure le relazioni fra la Boemia e l'Italia. Noi ubl)iamo dei grandi interessi in Italia: la nostra metallurgia e le in– dustrie meccaniche potrehbero trovarvi• degli sbocchi importanti: la nostra produzione di zuc– chero, le industrie tessili, ecc. sono legale ai no– stri buoni rapporti COI]l'Italia. Noi consideriamo Triesle come il n,,stro sbocco commerciale nel– !' Adriatico pcrchè è da Trieste che vengono espor– tate ogni anno le nostre merci per centinaia di milioni di corone. Le nostre relazioni con l'Italia saranno molto frequenti e necessariamente molto cordiali perché l'Italia potrà sempre considerarci éome un con– t.·appe~o politico a Vienna e a Budapest - nemi– ci suoi tradizionali e secolari - ed un ostacolo economico alla venelrazi~ne tedesca nell'Europa centrale e nei Balcani dove l'Italia vorrà penelrn– re per conto suo. Noi desideriamo quindi che gli amichevoli rap– porti fra gl'italiani e i jngoslavi non siano turbati .da discordie poichè i nostri interessi riguardo agli uni e agli altri ne soffrirebbero enormemente e le uostre relazioni economiche sarehbero compro– messe senza rimedio. Ma ciò che più importa è il fatto che ogni con– flitto {)Olitico tra l'Ttalia e lo Stato jugoslavo mi– naccerebbe il nostro Stato e la nostra Nazione nel– la sua stessa esistenza. La German,a coglierebbe il pretesto per un intervento servendosi dei jugo– slavi o degli italiani. Il nostro Stato sarebbe fatalmente coinvolto nel conflitto trascinando inmmerliatarnente nella guerra tutte le costellazioni di Stati dell'Europa Centrale. E ciò è ancora più verosimile se si con– Rideri che Vienna e Bi)dap_est, che non dimen ti– cano mai, vorranno approfittare di occasioni i– mili per vendicarsi e per ristabilire nell'Europa centrale la loro dominazione. E' necessario quindi in modo assoluto che fra l'Italia el i jugoslavi ed i czeco-slovacchi si stabi– liscano delle relazioni amichevoli completate dalla al)eanza con la Grande Romania, la cui creazione sarà il risultato di questa guerra, e che, vicin~ dello Stato czeco-slovacco e della Jugoslavia, chiu– derebbe il cerchio intorno all'Austria-Ungheria, obbligandola a re8tar pacifica < a non servir ~ istrumento agli intriihi pangermanisti.
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